Non ricordo quando e come ho conosciuto Luca Boschi (il primo a sinistra nella foto in alto). Troppo tempo è passato e troppe esperienze abbiamo condiviso nel frattempo.

Di sicuro era con me, Paolo Di Pietrantonio e Stefano Casini nel gruppo di coraggiosi che negli anni ottanta provò a portare in edicola, con tanta voglia di fare e pochissimi soldi, una rivista a fumetti (ne parlo qui).
Luca Boschi contribuì a Fox Trot! con la parodia “Enciclopedia Gions e lo zufolo di Keraness” e “Tyrus P. I.”, entrambi su testi di Renzo Sciutto.

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Poi ci siamo ritrovati in cento occasioni, progetti, fiere, convegni, incontri e pure per lavorare a una proposta di cartone animato. Io mi sono trovato fuori dopo pochi incontri: da fumettista, non sopportavo i tempi lunghi necessari per calibrare il progetto (che poi era quello, un po’ triste, di fare una serie simil-Winx che in quel periodo andavano alla grande). Non ho mai saputo se poi la cosa è andata avanti o no.

Luca Boschi (come per Pini Segna, penso a lui con nome e cognome, inseparabili) era con me anche quando insieme ad altri abbiamo fondato l’Associazione Fumettisti (presto naufragata pur essa).
D’altronde, era stato uno dei primi a occuparsi dei diritti dei fumettisti su L’Urlo e in ogni altro spazio utilizzabile. Per me, un faro nelle nebbie della professione di quegli anni.

Per un’altra idea balzana, quella di mettere su insieme un sito capace di fruttare guadagni, ero tornato per la seconda o terza volta a casa sua a Pistoia. Il suo “studio”, un appartamento a piano terra vicino a quello in cui abitavano i suoi genitori. Era un caos totale di fumetti stipati in librerie e ammucchiati in ogni dove.

Su un grandissimo tavolo giacevano accatastati quintali di albi di ogni genere, con prevalenza di “giornalini” degli anni cinquanta e sessanta che amava moltissimo e ai quali ha fatto in tempo a dedicare almeno un volume (Italia ride, pubblicato da Anafi), ma altri dieci ne avrebbe potuti scrivere, tale era la sua conoscenza di quei personaggi perlopiù dimenticati: i Cucciolo, Tiramolla, Bombolo, Oscar, Miciolino, Lupettino, Bingo, Soldino con i quali ero cresciuto anch’io.

Se capitava di citarne uno, tuffava le mani in quel marasma e nove su dieci riusciva a pescarlo al primo colpo. Non posso fare a meno di immaginarmelo, diventato un Luca Boschi a fumetti, tuffarsi lì in mezzo come Paperon de’ Paperoni tra le monete del suo deposito.

 

Luca Boschi era una persona tranquilla, pacata, quasi dimessa in mezzo a noi esagitati fumettisti arrembanti e caciaroni. Sempre gentile, sorridente, pronto a fermarsi per chiacchierare della nostra passione per il fumetto e mettere insieme idee e progetti, e pure spettegolare un po’ sui protagonisti dell’ambiente che conosceva dal primo all’ultimo.

Eppure, con quel fare quasi umile, era un vulcano sempre attivo: sceneggiatore, disegnatore, giornalista, critico, saggista, curatore di collane, direttore artistico di eventi di livello nazionale come Lucca Comics o il Comicon di Napoli e chissà quante altre cose.

(Di seguito alcune pubblicazioni ideate, scritte, curate o dirette da Luca Boschi).

Alle fiere era impossibile dargli un appuntamento: anche se lo vedevi a cento metri da te, sapevi che per percorrere quello spazio gli sarebbero occorse ore, visto che a ogni passo incontrava altri amici, colleghi, lettori e appassionati e con tutti si fermava a parlare regalando sorrisi e perle di conoscenza.

Ne aveva a vagoni. Sulla Disney, sui citati “giornalini” ma anche sul fumetto statunitense, francese e argentino. Una volta eravamo andati insieme con la mia auto a una fiera dell’Anafi a Reggio Emilia. Avevamo stabilito di ritrovarci a uno stand a un’ora precisa per tornare indietro. Hai voglia ad aspettare!

Alla fine fui costretto a sguinzagliargli dietro mia figlia: i bambini, gioia del mondo, sanno essere dei cani da pastore implacabili, e infatti me lo ricondusse in cinque minuti. Qualunque adulto avesse provato a richiamarlo all’ordine avrebbe sprecato il fiato.

Ero convinto che tra noi ci fosse un rapporto di amicizia speciale… finché non ho capito che ce l’aveva praticamente con tutti e tutte. E che l’unica cosa speciale era lui, attorno a cui ruotavamo attratti dal magnetismo della sua sconfinata sapienza fumettistica (e non solo) e dell’infinita gentilezza.

Sapevo da qualche anno che combatteva contro non so quale aggressiva forma di tumore, ed ero stato felice di incontrarlo all’ultima Lucca Collezionando prima che la pandemia ci rinchiudesse tutti in casa. Era provato, ma sembrava aver superato il peggio e poter guardare con qualche fiducia all’avvenire.

Ero felice di sapere che, dopo il monumentale lavoro di pubblicazione di tutto il Popeye segariano nella collana di collaterali della Gazzetta dello Sport, (dove si era divertito a infilare anche il mio nome in una strip) era al lavoro per la riproposta del Braccio di Ferro italiano sulla collana della Cosmo.

 

Un paio di giorni fa avevo pensato di mandargli una mail per sapere come stava, poi per un lutto in famiglia ho dovuto pensare ad altro, e ieri mattina Stefano Casini mi ha dato la terribile notizia della sua scomparsa.

Da ateo, non immagino sue rimpatriate celesti con gli autori amati e amici e colleghi che ci hanno lasciato prima di lui. Riesco solo a pensare a tutti quei giornalini sul tavolo, rimasti orfani – come noi – della sua passione e della sua grande conoscenza.

 

 

 

2 pensiero su “LUCA BOSCHI COME LO CONOSCEVO”
  1. Non ho mai incontrato Luca Boschi eppure posso dire che negli ultimi quarant’anni mi ha accompagnato nella lettura dei fumetti: il suo nome compariva piacevolmente inaspettato ovunque si parlasse di fumetti seriamente o anche in maniera dissacrante. Ricordo un numero di Totem in cui nella lista di cose da infilare non ricordo dove e a chi (e probabilmente è meglio non ricordarlo) c’era Luca Boschi. Credo di aver riso per mezz’ora.
    Per me Luca Boschi è stato un compagno sconosciuto ma affidabile e lo rimpiango pur senza averlo conosciuto. Anzi il rimpianto è proprio quello di con averlo mai conosciuto di persona.
    Mi piace l’immagine di Toninelli: un Luca Boschi diventato lui stesso fumetto che si tuffa nei fumetti come Zio Paperone nei dollari.

  2. Fra tutti i professionisti dell’area “Fumetto” e dintorni, Luca Boschi è stato sempre gentile ed educato con il sottoscritto, che pur diventa “pesante” quando il vento tira storto!! Questo è un dato personale che fa l’eccezione alla regola di tutti coloro che nel campo del fumetto mi hanno preso a pesci in faccia! Inoltre Luca Boschi era veramente innamorato del suo mestiere, la cosa si può evincere solo guardando uno dei suoi ultimi impegni, la presentazione delle storie di Jacovitti edite da “Hachette Italia” e andate direttamente settimanalmente in edicola con un ogni volume ben rifinito con i testi sempre ben calibrati! Lavoro veramente immane, con poco tempo per fare le cose con calma, visto il ritmo di lavoro condizionato dalla cadenza di uscita ravvicinata di ogni numero di “Tutto Jacovitti , non solo Cocco Bill”, parafraso io!. Addio Luca, io non credo nell’anima e nella vita post mortem, rimangono i tuoi lavori, a quelli almeno posso tenerli ben stretti!!

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