I fumetti ambientati in Oceania non sono poi molti.

Naturalmente si contano vari episodi di singoli personaggi famosi ambientati in Australia, come “Donald Duck in Adventure Down Under” (Paperino cacciatore di canguri – 1), una storia di Carl Barks del 1947 che si segnala per le accurate ricostruzioni dei costumi aborigeni.


O “I Figli del Sogno” e “Moha-Moha” (2), avventure di Martin Mystère scritte da Alfredo Castelli e disegnate da Ferruccio Alessandrini tra il 1984 e il 1985, in cui i deserti australiani fanno da sfondo ad apparizioni di alieni e altre creature misteriose.


Tra le poche ambientate interamente in Oceania, troviamo due serie a fumetti pubblicate dalla rivista francese Pilote.
Norbert et Kari di Christian Godard, le disavventure comiche di due amici, un europeo e un indigeno, in un’isola della Polinesia.


E Ian McDonald di Vidal e Parras, i casi di un “medico volante” australiano che accorre in aereo dove c’è bisogno di lui (3).

Merita di essere ricordato anche un bell’episodio pubblicato da Paolo Bacilieri nel 2001, sul n. 22 della serie Napoleone: “Quando Muoiono le Balene”, in cui il maori Tarao si aggira un po’ sperduto nella città di Ginevra, alla ricerca di un importante manufatto sacro neozelandese, indispensabile per impedire che le balene si arenino sulle spiagge.


Un altro maori di nome Tarao, molto più giovane e minuto era apparso oltre trent’anni prima in quella che è sicuramente la più importante opera a fumetti ambientata in Oceania e non solo: “Una ballata del Mare salato” di Hugo Pratt (4), nota soprattutto perché vi esordisce il personaggio del romantico marinaio giramondo Corto Maltese.
OCEANIA DI HUGO PRATT E DEGLI ALTRIDifficile dire su questo fondamentale romanzo disegnato qualcosa che non sia già stato detto. Ci si potrebbe soffermare sulla efficace e solo apparentemente semplice espressività dei disegni di Hugo Pratt, o sul ritmo narrativo all’epoca inedito e innovativo, in cui in montaggio quasi cinematografico lega insieme sapientemente lunghi dialoghi con azioni che si svolgono in significativi silenzi, senza aver bisogno di ricorrere a didascalie che in modo marginale. Con la rilevante eccezione della prima, che recita: “Sono l’Oceano Pacifico e sono il più grande di tutti…”, fissando immediatamente l’ambientazione e il tema del racconto.

I due giovani protagonisti, Cain e Pandora, passano due anni sperduti in quell’oceano, da prigionieri o da fuggitivi, in balia di pirati indigeni agli ordini di un misterioso capo detto Il Monaco, in una trama che a grandi linee rievoca e amplia quella della prima avventura di Cino e Franco pubblicata in Italia, “Sotto la bandiera del re della giungla”, solo che qui la foresta africana è sostituita da un oceano senza limiti e i due luogotenenti dell’esercito clandestino hanno le complesse e affascinanti personalità di Corto Maltese e Rasputin.
OCEANIA DI HUGO PRATT E DEGLI ALTRIAnche l’ambientazione, tra il 1913 e il 1915, non è poi lontanissima da quella dell’epoca d’oro del fumetto d’avventura. Nel capolavoro di Pratt tutto è costruito in modo estremamente attento e verosimile, dalla forma delle piroghe alle acconciature e i tatuaggi dei popoli polinesiani, dai modelli di navi e sommergibili alle divise degli eserciti dell’epoca, dalla rievocazione delle leggende maori all’esplicita e doverosa citazione al Moby Dick di Melville, nella cui scia l’opera idealmente si colloca.

Unica e ironica concessione alle approssimazioni delle avventure di una volta è far parlare alcuni indigeni in dialetto veneto.

Proseguendo il viaggio a ritroso nei fumetti ambientati in Oceania, troviamo un’altra opera disegnata da Hugo Pratt, questa volta su testi di Alberto Ongaro. Si tratta di Junglemen! (5), un romanzo per immagini ante litteram ambientato in Nuova Guinea e uscito a puntate nel 1949 sulla rivista Asso di Picche, inizialmente con i disegni di Dino Battaglia.

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I protagonisti, provenienti da diversi paesi, costituiscono una sorta di polizia coloniale costantemente in lotta contro le popolazioni indigene che si battono per la propria indipendenza, spalleggiate da un grupppo di avventurieri bianchi guidati da un disertore soprannominato El Muerto.

La particolarità del racconto, anch’esso a suo modo abbastanza innovativo per la sua epoca, è che le scene d’azione risultano quasi secondarie rispetto ai dialoghi, ai rapporti tra i personaggi, alle riflessioni sui pericoli incombenti e le imprese, più o meno disperate, da intraprendere.

Anche chi sta dall’altra parte della barricata è descritto in modo più umano e problematico di quanto accadesse nella letteratura popolare dell’epoca. Atmosfere e intreccio richiamano alla mente più i film e i romanzi di quegli anni che i fumetti contemporanei. Del resto Alberto Ongaro è poi diventato uno scrittore.

Da parte sua, Hugo Pratt cerca già di rendere gli scenari esotici reali e verosimili, con una certa ricchezza e varietà di dettagli nonostante l’evidente scarsità di documentazione a cui poteva avere accesso in quel periodo.

Se i costumi dei guerrieri papua possono apparire oggi un po’ approssimativi, così come il suo stile ancora piuttosto acerbo, non per questo le loro elaborate acconciature risultano meno affascinanti, rappresentando bene la fierezza degli abitanti di un’Oceania ancora non del tutto addomesticata dall’uomo bianco e purtroppo oramai scomparsa.

A questo proposito vale la pena di citare anche un albo a fumetti dello spagnolo Carlos Gimenez intitolato “Koolau el leproso” (Koolau il lebbroso) (6), tratto nel 1979 dall’omonimo racconto di Jack London e ambientato alle Hawaii, dove “le malattie introdotte dagli occidentali produssero un calo drastico nella popolazione … [Si] ipotizza che, al momento del contatto con gli europei, gli hawaiani fossero all’incirca un milione, mentre nel 1823 i missionari contarono solo 134.925 persone” (7).

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“Siccome noi non volevamo lavorare le enormi distese di canna da zucchero dove in passato avevano pascolato i nostri cavalli, quelli fecero venire d’oltremare gli schiavi cinesi. E con loro giunse la malattia cinese: quella di cui soffriamo e a causa della quale ci imprigionano a Molokai” (8) fa dire Jack London al protagonista del suo racconto, un capo nativo che tenta di opporsi ai soprusi dei bianchi ma, abbandonato dal suo popolo ormai distrutto dalla lebbra, non potrà far altro che morire da uomo libero.

Nella fedele trasposizione a fumetti di Gimenez, la disperata difesa armata di Koolau, solo contro un esercito, che rimpiange il paradiso perduto della sua giovinezza, esprime la rabbia di ogni popolo umiliato, di ogni minoranza oppressa, di ogni diverso emarginato che nonostante tutto rifiuta di arrendersi.

 

Note

1) “Paperino Cacciatore di Canguri” di Barks fu pubblicato in Italia da Mondadori sul Albo d’Oro n. 82 del 1947 e ristampato su Paperino d’Oro n. 12 del 1980 e su Zio Paperone-Speciale Paperino n. 2 del 1988.

2) Le due storie di Martin Mystère, “I Figli del Sogno” e “Moha-Moha”, sono apparse rispettivamente sui numeri 26 e 27, 35 e 36 della collana omonima.

3) Storie brevi di Norbert et Kari e di Ian Mc Donald sono state pubblicate in Italia da Mondadori nel tascabile SuperAlbo Audacia tra il 1969 e il 1970.

4) “Una ballata del Mare salato” di Pratt è stato pubblicato a puntate dal 1967 sulla rivista Sgt. Kirk e poi ristampato varie volte, per esempio a colori sulla rivista Corto Maltese nel 1985/86. Varie edizioni in volume sono state pubblicate da Mondadori, Albatros, Rizzoli-Milano Libri, Lizard, Repubblica-L’Espresso.

5) La pubblicazione di “Junglemen!” di Ongaro/Battaglia/Pratt fu presto sospesa in Italia per la chiusura della rivista Asso di Picche e proseguì in Argentina dove gli autori si erano trasferiti. La storia fu ripubblicata per intero sulla rivista Sgt. Kirk alla fine degli anni sessanta e raccolta in due volumi dalla Fabbri nel 1980.

6) “Koolau il Lebbroso” di Gimenez, in Italia è uscito in album su Collana Nera n. 10, Nuova Frontiera 1983.

7) Da Cristina Notarangelo, “Gli indigeni hawaiani”, Xenia 2000.

8) Da Jack London, “Racconti dello Yukon e dei Mari del Sud”, Oscar Mondadori 1989.

 

(Da Segreti di Pulcinella).

 

 

Un pensiero su “L’OCEANIA DI HUGO PRATT E DEGLI ALTRI”
  1. In aggiunta: nel 1956, autori Guido Martina (testi) e Giovan Battista Carpi (disegni), apparve su Topolino il racconto di Paperino alle Olimpiadi. Il personaggio disneyano veniva portato volente o nolente in Australia da zio Paperone, per partecipare alle olimpiadi di Melbourne*
    Nell’Aprile 1986 io e Nives Manara pubblicammo sul mensile Corto Maltese le otto pagine di “il fiume prende, il fiume dà”, storia di un immigrato italiano che diventa battelliere sul fiume australiano Murray. La vicenda deriva da un libro della scrittrice australiana Nancy Cato, dove la protagonista è una ragazza locale che vive in un’Australia di inizio ‘900 ancora molto pionieristica.
    * Ma all’olimpiade di Melbourne, mio suocero Alberto Pigaiani c’era davvero, e vinse per l’Italia una medaglia di bronzo nella sua specialità atletica: il sollevamento pesi. Suo amico altro azzurro olimpico in Australia era il nuotatore Pedersoli, alias Bud Spencer.

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