Janet Agren nasce il 6 aprile del 1949 (alcune fonti riportano 1951) a Lund, in Svezia. Una bionda svedese che fa subito sognare gli italiani, al tempo in cui da noi si fantasticava sulla Svezia come il paese dei facili amori e della liberazione sessuale. Janet Agren conquista il titolo di Miss Svezia, lavora come fotomodella e alla fine degli anni sessanta comincia a lavorare nel cinema italiano. La bionda svedese è alta un metro e settantaquattro, mette in mostra gambe lunghe e perfette, occhi verdi e sguardo sensuale: per lei la strada del cinema è subito in discesa. Viene soprannominata la Anita Ekberg degli anni settanta a causa della stessa patria di origine ma, in realtà, Janet è così delicata e minuta che aveva poco in comune con la giunonica attrice.

I suoi primi film sono piccole parti in pellicole come “Colpo di stato” di Luciano Salce (1968), “Donne, botte e bersaglieri” di Ruggero Deodato (1968) e “I due crociati” di Giuseppe Orlandini (1968) con la coppia Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Nel 1969 interpreta la commedia “Il giovane normale” di Dino Risi, ispirata al romanzo di Umberto Simonetta. Janet Agren è la maliziosa e giovane moglie di un ricco archeologo, che fa perdere la testa a un ragazzo milanese interpretato da Lino Capolicchio. La pellicola non piace per niente al critico cinematografico Paolo Mereghetti che la definisce “pretenziosa e poco riuscita”, ma è un successo personale della nostra attrice: le vale un contratto per sette anni dalla casa di produzione Vides di Franco Cristaldi.

 

Janet Agren compare in seguito, come protagonista femminile, in “Io non spezzo… rompo” di Bruno Corbucci (1971) e “Io non vedo, tu non parli, lui non sente” di Mario Camerini (1972), entrambi prodotti da Dino De Laurentiis e interpretati da Enrico Montesano e Alighiero Noschese. La coppia formata dal comico romano e dal grande imitatore napoletano ebbe un periodo di successo e popolarità all’inizio degli anni settanta. Nello stesso periodo, la bella attrice svedese si iscrive alla scuola di recitazione di Alessandro Fersen e inizia a lavorare nei cabaret romani. Interpreta una piccola parte da infermiera insieme a Yanti Somer (altra bellezza nordica) nella commedia brillante, ambientata a Ischia e diretta da Billy Wilder, “Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?” (1972). Nel 1972 interpreta il ruolo della cameriera Simonetta, angelo-demonio che guida il protagonista incontro al tragico destino, nel bel film di Ettore Scola “La più bella serata della mia vita” (1972), tratto da un racconto di Friedrich Durrenmatt, che vede attore principale un ottimo Alberto Sordi.

Janet Agren è un volto che si ricorda anche nella stagione dei cosiddetti decamerotici, filiazione apocrifa e non voluta di pellicole ispirate più o meno al “Decameron” di Pier Paolo Pasolini (1971). La bellezza di Janet non poteva passare inosservata, pure se non è proprio la tipica bellezza abbondante da decamerotico. La incontriamo nel gineceo di “Racconti proibiti… di niente vestiti” di Brunello Rondi (1972) e di “Fiorina la vacca” di Vittorio De Sisti (1973), tratto dai racconti del Ruzzante. In questo ultimo film ricordiamo Ornella Muti in una delle sue prime prove, dove interpreta la particina di una servetta che crede di aver perduto la verginità. La pubblicità della Vhs Avo Film insiste molto sulla presenza della Muti e la inserisce pure in copertina, come se la bella attrice mostrasse chissà quali nudità, si tratta invece di un film piuttosto casto.

Il regista e sceneggiatore Brunello Rondi vuole Janet Agren accanto a Erna Schurer (alias Emma Constantino) sul set di “Tecnica di un amore”. Il film, scritto da Rondi insieme ai coniugi Silvia e Piero Regnoli, fa interpretare alla Agren il personaggio di Monica, una giovane e libera ragazza svedese capace di mettere in crisi l’intellettuale Andrea (Silvano Tranquilli). La Agren è divisa per tutto il film tra i due partner Franco Botti e Silvano Tranquilli. L’interpretazione di Janet Agren è molto sensuale e si può dire che questo ruolo di svedese spregiudicata si addice alla sua espressività di attrice. Mereghetti definisce il film come “un fotoromanzo con velleità intellettuali, inserti turistici e svolazzi erotici”.

In ogni caso, ritroviamo la bionda attrice in un nuovo film di Rondi, “Ingrid sulla strada” (1973), a interpretare un ruolo di giovane e tormentata finlandese finita nel mondo della prostituzione romana. Pare che tra Rondi e la Agren ci fosse pure del tenero, così almeno spettegolano i giornali del tempo. La storia racconta la vita di Ingrid, una ragazza violentata dal padre che finisce a fare la puttana a Roma diventando amica di Francesca Romana Coluzzi. Franco Citti è il magnaccia nazista e perverso che incombe minaccioso sulle due donne. Ingrid è destinata al suicidio, dopo essere stata vittima di una violenza carnale di gruppo e di vari atti di sadismo. Un film che sta a metà tra il cinema di genere e le vocazioni autoriali, dove Rondi cerca di fare denunce e lanciare messaggi, ma che resta incompiuto. Il critico Maurizio Porro ricorda solo la bellezza di Janet Agren e parla di “scene truculente in cui comunque la bionda beltà di Janet Agren ha modo di troneggiare” (“Il Giorno” del 12 maggio 1974) e lo stesso Guglielmo Biraghi, pur avanzando riserve sul lavoro di Rondi, mette in risalto “l’ombrosa sensibilità di Janet Agren” (“Il Messaggero” del 26 ottobre 1973).

Si tratta di due film che nascondono un’esplicita trama erotica sotto una parvenza di critica sociale, mostrando la bella Janet Agren decisamente nuda. La bella svedese sa dare il meglio di sé nella mise poco vestita, brava anche come attrice sa sfoggiare la sua bellezza conturbante con grande classe senza imbarazzi di sorta. Non ha mai amato i film erotico-soft che definiva “pellicole per guardoni”, ma se la storia imponeva un nudo giustificato da soggetto e sceneggiatura lo recitava senza problemi. I film di Rondi erano coprodotti dalla Tattilo, editrice del mensile erotico “Playmen”, e ciò fece scaturire la scintilla tra Janet Agren e il produttore Carlo Maietto, che di lì a poco diventerà suo marito. Maietto era legato sentimentalmente ad Adelina Tattilo, che mollò per la bionda svedese divenendo suo compagno e pure fotografo ufficiale.

Negli anni settanta Janet Agren fa di tutto. La ricordiamo nel western comico “La vita a volte è molto dura, vero Provvidenza?” di Giulio Petroni (1972) accanto a Tomas Milian, ma anche nel giallo erotico “L’assassino ha riservato nove poltrone” di Giuseppe Bennati (1974). La incontriamo nella commedia erotica a sfondo satirico, “L’erotomane” di Marco Vicario (1974), in un erotico sui generis come “Il saprofita” di Sergio Nasca (1974), che si ricorda soprattutto per la sua equivoca presenza di donna che contende a Valeria Moriconi le attenzioni di un giovane prete.

La bionda attrice diventa un’icona del genere poliziottesco, dove la ricordiamo in una rapida apparizione nei panni di una nobildonna amante del capitano di pubblica sicurezza Leonard Mann (Leonardo Manzella) in “La polizia interviene: ordine di uccidere!” di Giuseppe Rosati (1975), poliziotto-movie dalla trama banale riscattato da alcune sequenze di forte impatto emotivo (la morte di Antonella Murgia, la strage nel casello ferroviario). Janet Agren compare poi nel ruolo della ricca ex moglie del duro poliziotto Maurizio Merli nell’interessante “Il commissario di ferro” di Stelvio Massi (1979) e anche nella parte di Giulia, sorella di un gallerista assassinato, concupita dall’investigatore Luc Merenda, nel giallo-poliziesco “Il commissario Verrazzano” di Franco Prosperi (1979).

Nel 1975, Janet Agren diventa attrice di culto anche del piccolo schermo interpretando lo sceneggiato di successo “L’amaro caso della baronessa di Carini” di Daniele D’Anza. La Rai trasmette il film in quattro puntate a partire dal 23 novembre, sfornando un prodotto nuovo e atipico che parte da una ballata popolare siciliana del 1500, dove vengono mescolati giallo e magia.

Negli anni settanta e ottanta la carriera di Janet Agren procede toccando tutti i generi popolari del cinema italiano, privilegiando soprattutto la commedia e il comico-erotico molto soft. “Paolo Barca maestro elementare, praticamente nudista” di Flavio Mogherini (1975), protagonista maschile Renato Pozzetto, fu un vero successo. La ricordiamo ancora completamente nuda davanti alla finestra, che ci mostra il suo stupendo sedere: una “campionessa di smarrimenti maschili”, come dice Pietro Bianchi su “Il Giorno” del 15 marzo 1975.

Luigi Proietti è il compagno maschile che interpreta un emigrato bisognoso d’amore, mentre lei è una donna-sacerdote svedese in “Chi dice donna dice donna” di Tonino Cervi (1976). Il ballerino-fantasista Jack La Cayenne (Alberto Longoni) è invece suo partner, mentre lei è una bella contadina, nella commedia musical-agreste “Vai col liscio” di Giancarlo Nicotra (1976). L’escalation di Janet nella commedia prosegue con la divertente pochade, interpretata dalla coppia italo-francese Enrico Montesano e Claude Brasseur, “Aragosta a colazione” di Giorgio Capitani (1979); con il farsesco “Prestami tua moglie” di Giuliano Carnimeo (1980), fiacco tentativo di rilancio di Lando Buzzanca accanto a Renzo Montagnani, Massimo Boldi e Diego Abatantuono; con il giallo comico “La gatta da pelare” (1981), diretto e interpretato da Pippo Franco; e con il comico-surreale “Sogni mostruosamente proibiti” di Neri Parenti (1982), variante del filone fantozziano interpretato da Paolo Villaggio.

Janet Agren è la musa ispiratrice dell’arruffato disegnatore Renato Pozzetto in “Questo e quello” di Sergio Corbucci (1983), moglie fedifraga del finto cieco Johnny Dorelli in “Vediamoci chiaro” di Luciano Salce (1984) e madre di un novello Aladino, supportato da un monumentale genio della lampada incarnato da Bud Spencer, in “Superfantagenio” di Bruno Corbucci (1986).

Particolarmente felice è il sodalizio artistico tra la bionda e bella Janet e il grasso e calvo Lino Banfi, inaugurato con la commedia sexy “L’onorevole con l’amante sotto il letto” di Mariano Laurenti (1981), che li impegna nei rispettivi ruoli di cui al titolo, proseguito con un episodio di “Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande” di Sergio Martino (1982), dove Janet è una bella truffatrice che inganna un Banfi arrapato cronico, e concluso con il divertente “Il pelo della disgrazia” (episodio del film “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio”, 1983) di Sergio Martino, che vede lo sfortunato Banfi corteggiare senza successo Janet che fa la professoressa di ginnastica. Lino Banfi vuole la Agren come soubrette e spalla comica nel varietà televisivo “Se Parigi”, diretto da Gino Landi, scritto da Mario Amendola e Bruno Corbucci, trasmesso da Rai Due in sei puntate a partire dal 31 ottobre 1982.

Janet Agren è presente anche in un giallo esterofilo come “Indagine su un delitto perfetto” di Aaron Leviathan (Giuseppe Rosati;1979) e in una spy-story con venature gialle come “Mystère” di Carlo Vanzina (1983). La Agren è un’icona del cinema horror italiano: indimenticabile la visione della bella svedese abbigliata solo di una leggera tinta color oro, nel cannibal-movie “Mangiati vivi!” di Umberto Lenzi (1980). L’attrice è una delle vittime degli zombi nel capolavoro di Lucio Fulci “Paura nella città dei morti viventi” (1980): subito dopo la bionda attrice si trasforma in uno zombi assassino. Janet assiste a incredibili mutazioni genetiche nell’horror-ecologico “Bakterion” di Anthony Richmond (Tonino Ricci; 1982) e nell’horror-trash “Quella villa in fondo al parco” di Anthony Ascot (Giuliano Carnimeo; 1988) è oggetto delle malsane attenzioni di un repellente roditore antropomorfo.

L’ultima parte della carriera di Janet coincide con una serie di apparizioni nei residui filoni del moribondo cinema di genere tricolore, ridotto a confezionare prodotti derivati dai grandi successi americani e destinati a mercati esteri poco esigenti. Janet è la protagonista femminile del Terminator all’italiana “Vendetta dal futuro” di Martin Dolman (Sergio Martino;1986), interpretato dal culturista americano Daniel Greene e noto soprattutto per la tragica morte di Claudio Cassinelli durante le riprese, e dell’avventuroso “La notte degli squali” di Anthony Richmond (Tonino Ricci;1987), interpretato dall’attore americano Treat Williams. Janet è, inoltre, nel cast de “Il ragazzo dal kimono d’oro” di Larry Ludman (Fabrizio De Angelis;1987), interpretato da Kim Rossi Stuart, figlio del grande caratterista Giacomo, e primo capitolo di una saga ispirata al successo della fortunata serie americana Karate Kid. L’ultima apparizione di Janet sul grande schermo è datata 1991, per lo sconosciuto “Forever (Per sempre)”, diretto da Walter Hugo Khouri, scritto e prodotto da Augusto Caminito.

Janet Agren rimane per noi una bellezza maliziosa e bionda che ci ammaliava sorridente dal grande schermo. Il suo volto dai tratti dolci e delicati resta immortale e perennemente giovane grazie alle pellicola consumate nel buio e nel silenzio di una sala. Non diteci che è invecchiata pure lei, tanto non vi crederemo.

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“L’ONOREVOLE CON L’AMANTE SOTTO IL LETTO”

Questa tarda sexy-commedia del 1981, con Janet Agren protagonista femminile, è diretta con mano sicura da Mariano Laurenti. Il film è basato su una raffica di equivoci che sconvolgono l’esistenza dell’onorevole Armando Battistoni (Lino Banfi), impegnato a inseguire la bella Anna Vinci (una Janet Agren davvero in forma) e, allo stesso tempo, a mantenere segreta la relazione agli occhi della moglie Virginia (Marisa Merlini), la quale è a sua volta invaghita del sottosegretario Sgarbozzi (Leo Gullotta). Se poi aggiungiamo un Gigi Reder nella parte di un vescovo petulante e noioso e un Alvaro Vitali angariato da Banfi, non possiamo che ottenere una serie di gag che rendono il film degno di essere menzionato tra i molti che invasero gli schermi in quegli anni.

Banfi sfoggia l’intero repertorio di schiaffoni, craniate, rime baciate, smorfie e duetti con Vitali. Troviamo in una particina anche Jimmy il Fenomeno, nei panni di Suor Consuelo. La vicenda prende il via quando la bionda e statuaria Anna, professoressa di educazione sessuale, viene licenziata per aver punito i figli del sindaco. Rimasta senza lavoro, non le rimane che prendere il primo treno e partire alla volta di Roma, dove vive il suo amante, l’onorevole Battistoni, sul quale conta per farsi assegnare una nuova cattedra.

Il poveretto, però, conta davvero poco. Angariato dalla moglie Virginia, la quale gli rinfaccia continuamente che deve a lei la sua carriera politica, e tormentato dalla bruttissima segretaria (sempre Gullotta, impegnato in un doppio ruolo, in una scena memorabile addirittura “molestato” dal solito Vitali) che nutre per lui sentimenti d’amore, l’onorevole Battistoni sfoga la sua rabbia sul portaborse gay Teo Mezzabotta (Alvaro Vitali). Scambiata per la visagista attesa dalla signora Battistoni, la bella Anna viene inviata dalla segretaria nella villa in campagna dell’onorevole, gettando quest’ultimo nel panico più profondo, dato che deve inventare una scusa per giustificare alla moglie la presenza dell’amante.

Ricattato da una registrazione in possesso di Anna, la quale minaccia di farla ascoltare a Virginia se non le trova una nuova occupazione, Battistoni cerca di far passare Anna come la fidanzata del sottosegretario Sgarbozzi. Peccato che Virginia sia l’amante di Sgarbozzi, naturalmente ignaro dell’arrivo della sua presunta nuova fidanzata. Dopo gli insulti e gli schiaffoni di rito tra Virginia e il sottosegretario, Battistoni cambia le carte in tavola dichiarando che Anna è la moglie di Teo.

Complice la notte, la villa si anima di personaggi alla ricerca della propria anima gemella, nel solito gioco di rito da pochade. Vediamo così Anna buttare fuori dalla camera un Teo per nulla omosessuale, ma costretto a fingersi tale per sfuggire alle avances di Virginia, e Battistoni zampettare sopra il tetto per raggiungere la stanza dell’amante. Ovviamente, nessuno finirà nella stanza giusta… Battistoni si ritroverà in quella della stuzzicante camerierina (Lori Del Santo), dove viene sorpreso dal sottosegretario alla ricerca della camera di Virginia. Per salvare le apparenze, Sgarbozzi si finge sonnambulo e batte in ritirata, non prima però di aver allegramente passeggiato sui testicoli dell’onorevole. A sua volta Anna, alla ricerca di Battistoni, finisce nella stanza dello zio Efidio, prelato parente di Virginia.

Il mattino dopo, Battistoni è di nuovo impegnato a organizzare una trama che gli consenta di incontrare l’amante senza insospettire la moglie. Inventa così una finta partenza per Bruxelles con l’obiettivo di raggiungere, in un secondo tempo, il treno sul quale viaggiano Anna e Teo come sposini in luna di miele. Giunto in stazione, l’onorevole si lascia incastrare da un vescovo (il grande Gigi Reder) in cerca di finanziamenti e, dopo una serie di tragicomiche avventure in vagone letto che ricordano il grande Totò alle prese con l’onorevole Trombetta nel film “Totò a colori”, ancora una volta per l’onorevole sfuma l’occasione di trascorrere la notte con Anna.

L’appuntamento viene rimandato all’albergo in montagna, dove, per un beffardo gioco del destino, si riuniscono tutti i protagonisti. Troviamo Teo e Anna, Sgarbozzi e Virginia, che vuole vederci chiaro sul motivo per cui la ragazza era stata fatta passare per la fidanzata del sottosegretario, il ferroviere Teo Teocoli (giovanissimo con baffi e capello lungo) che insegue dall’inizio del film Janet Agren e ovviamente Battistoni, impegnato come sempre a salvare le apparenze.

Dopo alcune disastrose evoluzioni sciistiche in cui vediamo Banfi e Vitali irrompere rovinosamente con lo slittino dentro un bar, per una girandola di equivoci, complice una telefonata fatta da Virginia e giunta ad Anna, si scatena il consueto carosello di coppie con scambio di camere. Battistoni cerca Anna, Virginia cerca Teo, il ferroviere cerca Anna… E alla fine, come sempre, lo sfortunato onorevole si vedrà soffiare l’amante dal prestante Teocoli. Da ricordare come scena culto quella in cui ammiriamo Janet Agren che si insapona sotto la doccia, spiata da Alvaro Vitali.

“L’onorevole con l’amante sotto il letto”: cliccare sull’immagine per vedere alcune sequenze del film

 

FILMOGRAFIA DI JANET AGREN

Colpo di stato di Luciano Salce (1968)
Donne, botte e bersaglieri di Ruggero Deodato (1968)
I due crociati di Giuseppe Orlandini (1968)
Il giovane normale di Dino Risi (1969)
Io non spezzo… rompo di Bruno Corbucci (1971)
Io non vedo, tu non parli, lui non sente di Mario Camerini (1972)
Che cosa è successo tra mio padre e tua madre? Di Billy Wilder (1972)
La più bella serata della mia vita di Ettore Scola (1972)
Racconti proibiti… di niente vestiti di Brunello Rondi (1972)
Fiorina la vacca di Vittorio De Sisti (1973)
Tecnica di un amore di Brunello Rondi (1973)
Ingrid sulla strada di Brunello Rondi (1973)
La vita a volte è molto dura, vero Provvidenza? di Giulio Petroni (1972)
L’assassino ha riservato nove poltrone di Giuseppe Bennati (1974)
L’erotomane di Marco Vicario (1974)
Il saprofita di Sergio Nasca (1974)
La polizia interviene: ordine di uccidere! di Giuseppe Rosati (1975)
L’amaro caso della baronessa di Carini di Daniele D’Anza (1975) (Film per la TV)
Paolo Barca maestro elementare, praticamente nudista di Flavio Mogherini (1975)
Chi dice donna dice donna di Tonino Cervi (1976)
Vai col liscio di Giancarlo Nicotra (1976)
Il commissario di ferro di Stelvio Massi (1979)
Il commissario Verrazzano di Franco Prosperi (1979)
Aragosta a colazione di Giorgio Capitani (1979)
Indagine su un delitto perfetto di Aaron Leviathan (Giuseppe Rosati) (1979)
Prestami tua moglie di Giuliano Carnimeo (1980)
Mangiati vivi! di Umberto Lenzi (1980)
Paura nella città dei morti viventi di Luci Fulci (1980)
La gatta da pelare Pippo Franco (1981)
L’onorevole con l’amante sotto il letto (1981)
Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande (1982)
Sogni mostruosamente proibiti di Neri Parenti (1982)
Bakterion di Anthony Richmond (Tonino Ricci) (1982)
Questo e quello di Sergio Corbucci (1983)
Mystère di Carlo Vanzina (1983)
Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio (episodio “Il pelo della disgrazia”) di Sergio Martino (1983)
Vediamoci chiaro di Luciano Salce (1984)
Superfantagenio di Bruno Corbucci (1986)
Vendetta dal futuro di Martin Dolman (Sergio Martino) (1986)
La notte degli squali di Anthony Richmond (Tonino Ricci) (1987)
Il ragazzo dal kimono d’oro di Larry Ludman (Fabrizio De Angelis) (1987)
Quella villa in fondo al parco di Anthony Ascot (1988)
Forever (Per sempre) di Walter Hugo Khouri (1991)

Gordiano Lupi è autore di “Storia della commedia sexy all’italiana, volume 1 – Da Sergio Martino a Nello Rossati”, Sensoinverso Edizioni 2017

 

 

 

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