Numero 3571 dell’1 maggio

–    Copertina di Freccero, che introduce alla grande il ritorno di Paperinik o meglio, del Paperinik gervasiano, più eroe e meno macchietta di quello “tradizionale”. Purtroppo Freccero, che nel numero 3541 aveva creato un vero capolavoro raffigurando Fantomius in azione, stavolta è solo discreto: il suo Paperinik appare un po’ goffo, sgraziato, col mantello che svolazza nella direzione sbagliata; anche lo sfondo appare confuso, e non aiuta a capire dove si trova il nostro eroe: nel castello delle Tre Torri o da un’altra parte?


–    Trappola al Castello, di Gervasio e Baccinelli: torna alla grande Paperinik, che da quasi due anni non era protagonista assoluto di una storia lunga ed importante; con lui tornano il tenente Sheriduck, Red Duckan, il castello delle Tre Torri, i ragazzi dell’area 15 e un vecchio, ma carismatico villain. Troppa carne al fuoco, troppo in alto punta Gervasio, che costruisce una storia straripante, spesso “eccessiva” – i sacchi volanti, i poteri del villain, Archimede deus ex-machina – e che ci presenta un Paperinik che è una via di mezzo tra quello “classico”, martiniano, e il PK supereroe pienamente consapevole del suo ruolo. Per quanto la storia sia avvincente, spesso affascinante, questo Paperinik-di-mezzo ha qualcosa che non convince del tutto, con i molti acuti della trama che non riescono a fondersi in una storia davvero memorabile. Resta comunque straordinaria la riproposta della torcia a pagina 30 come pure l’autocitazione a pagina 57 (“affronta faccia a faccia Paperinik, il diabolico vendicatore!”). Pure altalenanti i disegni di Baccinelli, volutamente più “sporchi” del solito e colorati in modo da rendere più cupa l’intera vicenda. A momenti eccezionali – la già citata torcia a pagina 30, oppure il Paperone celoniano, ma privo degli eccessi del disegnatore lombardo – si alternano dei cedimenti inaspettati – i troppi becchi spalancati di Paperone, alcune inquadrature “penzolanti”. La speranza è che l’accoppiata Gervasio/Baccinelli, che ha al suo attivo solo tre storie lunghe con Paperinik, riesca a trovare la “quadra” definitiva in un prossimo futuro.

Baccinelli efficace nel riproporre “la torcia”, un classico del personaggio

 

Un Baccinelli celoniano ma ancora nei limiti del Paperone classico

–    La Spectralia Antartica, secondo episodio, di Casty: continua alla grande, anzi alla grandissima, la nuova storia dell’ormai mitico autore friulano. Questo è il secondo episodio di tre, cosa che permette a Casty di soffermarsi – sfruttando la transizione verso il gran finale – su tanti piccoli dettagli che restano in sottofondo ma che lasciano un segno nel lettore e arricchiscono la trama. Questa si sviluppa con ritmi cinematografici, con sequenze memorabili come la fuga dalla Inkombentz, lo sconforto notturno dei nostri eroi, o la lentissima avanzata del loro battello nel mare antartico, col lettore che quasi riesce a seguire il movimento del sole, il succedersi degli iceberg e infine l’apparizione della Spectralia quando ormai si è fatto buio (sul redivivo Papersera qualcuno ha accostato questa navigazione al finale del capolavoro di Poe “Arthur Gordon Pym”). Il disegno è sempre ai massimi livelli, senza eccessi, con le gabbie tradizionali (ma non sempre), formidabile nelle prospettive, nell’uso delle ombre (fondamentali in certi passaggi), nelle panoramiche ed ovviamente nelle espressioni, sempre misurate e per questo particolarmente efficaci.

Casty usa con abilità l’alternarsi di luci ed ombre per rendere ancora più ambiguo il “cliffanger” conclusivo

–    Un giornalista, di Mastantuono: storia che chiude la serie di “Blue Peaks Valley”, serie in verità piuttosto breve anche se apprezzata, e che ci propone un Paperone post-Klondike ma non troppo, diventato editore del Papersera e giornalista d’assalto. A differenza delle precedenti, questa storia presenta poca azione ma molta introspezione, con un Paperone tormentato dai dilemmi e che finalmente ci mostra un lato di sé più autentico ma lontano dai soliti cliché. Molto efficace con i comprimari, il disegno di Mastantuono mostra dei limiti proprio con Paperone, stranamente carente di espressioni: probabilmente l’autore romano non ha ancora inquadrato bene questa versione del personaggio, troppo distante dalla sua ambientazione tradizionale. Se in futuro tornerà non potrà che migliorare: per ora la storia chiude in modo soddisfacente un piccolo ciclo che forse non lascerà un segno profondo ma almeno si è fatto leggere con piacere.

 

Numero 3572 dell’8 maggio

–    Copertina di Perina, dedicata alla storia celebrativa del tennista Jannick Sinner, qui “paperizzato” come molti altri VIP prima di lui. Il tennista non viene raffigurato in azione, ma circondato dai nipotini acclamanti: la sua aria perplessa ben si accorda col tono della storia a lui dedicata, anche se la copertina non è di quelle memorabili.


–    Il coach inconsueto, di Gagnor e Perina. Quacknik Spinner, versione paperizzata di Jannick Sinner, gioca (e vince) il Duckburg Open, sponsorizzato da Paperone. Inutili i tentativi di Rockerduck di far vincere il suo campione, Rimpallo Arroganz.

–    Una salsa in rosso, prima parte, di Enna e Mottura. Parodia del primo romanzo con Sherlock Holmes: Pippo fa la parte di Holmes, Topolino quella di Watson.

–    La regale ispirazione, di Sisti e Perina. La reggia di Caserta fa da sfondo all’ennesimo scontro tra Paperone (e nipoti) ed i Bassotti.

–    La Spectralia Antartica, terzo episodio, di Casty: termina letteralmente “col botto”, con un finale molto classico – l’antica città ritrovata che crolla e viene distrutta – ma non per questo meno riuscito, il capolavoro dell’autore friulano, che riesce, dopo tanti anni, a uscire dall’ombra del suo maestro Romano Scarpa e ad acquisire una dimensione tutta sua, più vicina a quella di Gottfredson che a quella dell’autore veneziano. L’insolita – per Casty – lunghezza della storia risulta decisiva nel salto di qualità, e gli consente di raggiungere un livello di complessità e di introspezione tipico delle mitiche storie a strisce, con le migliori che avevano infatti una lunghezza analoga. Anche il ritmo della storia ricorda i capolavori di Gottfredson, con la trama che avanza a piccoli passi, le sorprese che si accumulano, a volte inaspettate, a volte attese, sino al “gran” finale, foriero di nuove avventure e che – anche questo in linea con le storie a strisce – non conclude veramente una narrazione ormai diventata saga.  Cosa manca per uguagliare Gottfredson, in una storia del tutto priva di punti deboli, sia come sceneggiatura che come disegni? Il superamento delle note censure, che impedisce a Casty di realizzare un finale veramente drammatico, alla Indiana Jones, e che ci sarebbe stato benissimo. Ma Casty fa già un mezzo miracolo, e gliene va reso merito.

La perfezione espressiva di Casty, il suo tratto finissimo, l’uso delle ombre: siamo di fronte ad un capolavoro

 

Numero 3573 del 15 maggio

–    Copertina di D’Ippolito, ispirata alla prima storia del numero, che racconta l’ennesimo scontro fra Paperone e Rockerduck: come sempre, questo termina con la vittoria del primo e col secondo che “degusta” la sua bombetta. La scena è ben disegnata, statica nel rassegnato Rockerduck, dinamica col vittorioso Paperone, e riesce a dare interesse a una situazione trita e ritrita, inutilmente umiliante anche se ancora permessa dalle onnipresenti censure disneyane: meno interessante, invece, la storia in questione, come tutte le altre di questo numero.

–    Rockerduck e il Bombetta business, di Badino e Intini. Ennesimo scontro fra Paperone e Rockerduck, col secondo che sfrutta la sua “passione” per le bombette creando un ristorante a tema. Finirà comunque sconfitto dal rivale.

–    Una salsa in rosso, seconda parte, di Enna e Mottura. Seconda e ultima parte della parodia holmesiana, con un finale ben più allegro rispetto all’originale.

–    La prima amaca, di Stabile e Marco/Stefano Rota. Breve storia incentrata sulle vicissitudini della prima, storica amaca di Paperino.

–    Invasione aliena, di Aicardi e La Torre. Paperino Paperotto (cioè Paperino da piccolo) sogna di sventare un’invasione di alieni (in realtà Nonna Papera e il suo aiutante Eraldo che stanno cercando di irrigare le loro piantagioni).

–    Il volo di ArchiDedalo, di Barbieri e Soldati. Parodia della storia di Dedalo e Icaro (qui Archimede e Newton).

 

Numero 3574 del 22 maggio

–    Copertina di Mastantuono, che si ispira alla storia principale di questo numero, quel “Buonanotte, Poppi” che ricorda una delle più famose storie di Walsh e Gottfredson. Peccato che entrambi i protagonisti sembrino ignorare dove si trovino, per non parlare degli evidenti problemi di prospettiva e delle mani di Topolino (crede di essere un uccello?). La storia di Poppi non è opera di Mastantuono, e forse le istruzioni fornitegli dalla redazione devono essere state poco chiare: purtroppo gli svarioni commessi dai redattori, in questo periodo, stanno diventando sempre più gravi.

–    Buonanotte, Poppi!, di Malgeri e Intini: originale tentativo del giovane Andrea Malgeri – uno dei nuovi autori arrivati negli ultimi anni – di tornare alle atmosfere della famosa “Pippo cervello del secolo”, ultima grande avventura a strisce del Topo, sia pure senza raggiungere il surrealismo e lo straniamento che hanno reso celebre il suo autore Bill Walsh. Questa volta Pippo si sdoppia, nel sonno, nel suo alter ego “Poppi”, capace di ogni impresa, sia artistica che sportiva, sino a rischiare di prendere il sopravvento sulla personalità originale: ci vorrà una trovata geniale di Topolino per mettere a dormire, letteralmente, l’ingombrante Poppi. L’idea è buona, ma il confronto, anche visivo – Pippo porta gli stessi occhiali – con la storia da cui è tratta, non rende merito a Malgeri: pur senza biasimare le “solite”, onnipresenti censure, non si può non notare come manchi, in questa storia, quel retrogusto un po’ sinistro presente in tutte le storie di Bill Walsh e che oggi non può essere riproposto. I disegni di Intini non aiutano: spesso “eccessivi”, quasi caricaturali, anche se efficaci nei momenti più surreali, aggiungono disordine ad una storia già difficile da seguire. Storia che tuttavia si farà ricordare, nel bene e nel male, ed è probabilmente l’unica davvero buona di questo numero.

 

Certi personaggi di Intini sembrano usciti da un cartoon surrealista degli anni ’50: scelta efficace o eccessiva?

–    Una questione di qualità, di Faraci e Faccini. Paperino è incaricato dallo zio di svolgere un “sondaggio di qualità” con i suoi consumatori: tutti insoddisfatti.

–    La corona di Tirnan, prima e seconda parte, di De Feo e Pastrovicchio. Storia a bivi, che mostra i ragazzi dell’area 15 alle prese con un difficile gioco di ruolo.

–    Il riordino estremo, di Naerun e Midthun. Paperino, raggirato da una “maestra del riordino”, finisce per svuotare del tutto la casa, inclusi mobili ed elettrodomestici.

 

Numero 3575 del 29 maggio

–    Copertina di Bigarella, che, come spesso accade, richiama la storia principale di questo numero, “Zio Paperone e l’oro trasmigrante”, in cui i Paperi, insieme ad Archimede e persino a Pico (sullo sfondo), si recano nelle viscere della terra alla ricerca del solito tesoro nascosto. Ivan Bigarella, anche lui tra i nuovi arrivati anche se non giovanissimo, è tra i disegnatori più talentuosi, come ben si vede dalla sua capacità di rendere al meglio, con una sola immagine, l’atmosfera di una storia non troppo originale. Ottimo Paperino, a dispetto di una mano sinistra un po’ troppo stilizzata.

–    La squadra, di Zironi. Terza storia della serie “Cavezza”, incentrata sul giovane Orazio in cerca della sua strada e che stavolta riesce a mettere insieme un’intera squadra di “super-riparatori” come lui.

–    L’oro trasmigrante, di Enna e Soldati. Storia dal sapore ciminiano, vede Archimede e Pico scendere con i Paperi nelle viscere della terra in cerca di un filone d’oro che sembra spostarsi da solo: non è infatti oro, ma una distesa di coleotteri dorati.

–    La città della seta, di Bosco e Pisapia. Storia ricca di paradossi temporali, che vede Amelia viaggiare nel tempo alla ricerca di un abito di seta da indossare al “Gala delle fattucchiere”. Viene aiutata dalla sua tris-trisnonna Mafalda.

–    Profeta del gol, di Bosco e Panaro. Topolino scopre che la squadra di calcio di Topolinia segna un goal ogni volta che lui si allontana dagli spalti. Coincidenza?

–    La corona di Tirnan, terza parte, di De Feo e Pastrovicchio. Conclusione della storia con i ragazzi dell’area 15, alle prese con un gioco di ruolo che finisce per creare qualche problema di troppo al loro affiatamento. Stavolta niente bivi.

 

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