Le prime serie tv giapponesi trasmesse dalla televisione italiana negli anni settanta e ottanta erano soprattutto di due tipi: del genere tokusatsu (“effetti speciali”) riferito a serie fantascientifiche, fantasy o horror; e quelle di genere storico, con protagonisti samurai e altri guerrieri del medioevo giapponese.

La prima serie ad apparire sulla nostra tv è Ultraseven (Urutora Sebun, 1967), trasmessa alle 17.30 all’interno della “Tv dei Ragazzi”, mercoledì 28 ottobre 1970 nel programma “Giro del mondo in 7 televisioni” (a cura di Mario Maffucci e con la regia di Luigi Martelli). In quella settimana il programma si occupava del Giappone mostrando i programmi tv che venivano trasmessi in quel periodo per i ragazzi del Sol levante. Per la prima volta abbiamo visto all’opera un supereroe gigantesco che combatte mostri altrettanto enormi e gli invasori alieni.

Questa serie della Tsuburaya Productions era un sequel di Ultraman, con la Forza di Difesa Terrestre che formava la Ultra Guard per fronteggiare i mostri invasori, a cui si univa, sotto falsa identità, Dan Moroboshi, un alieno della nebulosa M-78, che poteva trasformarsi nel grande Ultraseven.

Salvo quest’unica trasmissione della televisione, in Italia potevamo vedere i mostri giganti provenienti dal Giappone solo al cinema, nei film con protagonisti Godzilla e Gamera contro mostri provenienti dallo spazio o risvegliati dalle profondità terrestri, che cercavano di fare più danni possibili, contrastati dalle insufficienti forze di difesa terrestre.
Gamera, una specie di enorme tartaruga volante in grado di lanciare fiamme, provava a dare una mano agli esseri umani, anche se nel suo film d’esordio faceva il contrario. Fu protagonista di diversi film dal 1965 in poi, da noi trasmessi sulle tv locali solo nella seconda metà degli anni settanta. Così Godzilla, arrivato per primo nel 1954, nasce come mostro distruttore, ma poi, dal 1964, difende anche la Terra contro altri bestioni, come Ghidorah, il mostro a tre teste. Per poi diventare di nuovo distruttivo negli anni ottanta.

La prima serie giapponese di fantascienza trasmessa con continuità in Italia, dall’11 settembre 1979 sulle tv locali, è Spectreman (Supekutoruman, 1971), della P Productions e Krantz Films.

Spectreman (Koji Uenishi) è un cyborg con costume dorato. Le sue dimensioni sono quelle di un comune essere umano, ma può crescere diverse decine di metri fino a raggiungere le dimensioni dei suoi avversari, grandi mostri tipo Godzilla.

Mostri sguinzagliati dal dottor Stragor (Gori in originale), interpretato dall’attore Takanobu Tohya. Un uomo scimmia esiliato dal suo lontano pianeta, che sfrutta l’inquinamento terrestre per creare le bestie mostruose e scatenarle per conquistare la Terra. Ad aiutarlo c’è il fedele Karash (Karass in originale), l’attore Koji Uenishi, anche lui dall’aspetto simile a un gorilla (forse per influenza del recente film americano Il Pianeta delle scimmie).

A fronteggiare la minaccia aliena c’è l’Alleanza Spaziale di Nebula 71, su un satellite artificiale che sorveglia la Terra dallo spazio. Sono loro a inviare Spectreman in aiuto dei terrestri.

Lo “spettro” assume l’identità segreta di George Kandor (Jôji Gamô in originale), l’attore Tetsuo Narikawa, che indaga sul grave problema dell’inquinamento e che si pone al servizio di un’organizzazione governativa guidata dal capitano Kurata (Toru Ohira), la quale pure si occupa di analizzare i fenomeni che provocano l’inquinamento.

Nel momento del bisogno si trasforma in Spectreman: con spade, shuriken, pistola laser, proiettili di energia e soprattutto pesanti “mazzate”, abbatte i mostri nemici.

 

Altra serie tv di fantascienza: dal 16 settembre 1979 sulle tv locali va in onda Capitan Ultra (Uchu Tokusatsu Series: Captain Ultra, 1967), prodotta dalla Toei Company. Una serie ispirata a Capitan Futuro, il personaggio creato dallo scrittore americano Edmond Hamilton.

Protagonista è Capitan Ultra (Hirohisa Nakata) che, pur non assumendo dimensioni gigantesche, affronta le orde aliene di Balden Sijin a bordo di astronavi e con pistole a raggi. Ad aiutarlo ci sono il robot Huck (Jiro Sagawa), l’alieno Joe (Nenji Kobayashi), il giovane Kenji (Shigeru Yasunaka), la bella Akane (Yuki Jono), e il professore Munamoto (Ichiro Izawa).

 

Dal 15 ottobre 1979, sulle tv locali va in onda Guerra fra galassie (Uchu kara no messeji: Ginga taisen, 1978), serie di fantascienza prodotta da Toei Company per Tv Asahi. Tratta dall’omonimo film giapponese dell’aprile 1978, a sua volta ispirato al film Star Wars uscito l’anno precedente.

Anche qui abbiamo eroi di dimensioni “normali” e astronavi. I terrestri migrano verso altre galassie, nel 15° sistema solare ci sono i pianeti Sheita, Ahalis e Belda. Pianeti pacifici che vengono attaccati dalle truppe bellicose dell’Impero gavaniano sotto il comando dell’imperatore Roxeya XIII.
A opporsi agli invasori si ergono due giovani eroi: Ayato, il “Fantasma” (Hiroyuki Sanada), e Ryu, la “Meteora” (Akira Oda). Ad aiutarli ci sono l’uomo scimmia Baru (Ryô Nishida) e la principessa Eolia (Sophia in originale), l’attrice Yôko Akitani, e in più il piccolo robot Tonto.

I due ragazzi si trasformano in abili guerrieri che, con spettacolari colpi di arti marziali, affrontano gli sgherri imperiali, solcando lo spazio a bordo della loro astronave.

 

Prima serie giapponese di genere storico sulla tv italiana, anche se condita da elementi di fantasia: inizia lunedì 15 settembre 1980 alle 19.20 su Tv1 La Frontiera del Drago (The Water Margin, 1973). Con Atsuo Nakamura (Lin Chung), Sanae Tsuchida (Hu San-Niang), Kei Satô (Kao Chiu), Isamu Nagato (Lu Ta).

Conosciuta in Italia anche con il titolo L’artiglio del drago, è una serie basata su un romanzo classico della letteratura cinese.

Circa mille anni fa, un governatore corrotto e crudele, Kao Chiu, profana una montagna sacra: di conseguenza 108 spiriti ribelli si reincarnano in nuovi guerrieri e intraprendono un’epica lotta per spodestare il malvagio.

 

La fantascienza torna con un supereroe gigante sulle tv locali dal 28 dicembre 1980 con Megaloman (Megaroman, 1979), serie prodotta dalla Toho Company Ltd.

Il giovane Takashi Shishido (Yuki Kitazume) è costretto a fuggire dal suo pianeta, Rosetta, insieme alla madre Rosemary. Scappano da Capitan Delitto, che guida l’esercito della Tribù dal Sangue Nero pretendendo il controllo del pianeta dopo aver ucciso il padre di Takashi, Gou. I due fuggitivi raggiungono la Terra, dove il ragazzo inizia a frequentare una scuola di arti marziali sotto mentite spoglie.
Il suo insegnante Takamine conosce il suo segreto, che scoprono anche i suoi nuovi amici: Seiji Kurogawa, quello tosto del gruppo; Hyosuke Yuri, il simpaticone; Ran Takamine, la figlia del maestro innamorata di Takashi; e il piccolo Ippei Mashira. Insieme lottano contro Capitan Delitto, che, ovviamente, vuole conquistare la Terra.
Per combattere ad armi pari, Rosemary dà al figlio e ai suoi amici i Braccialetti-Megalon. Grazie ai quali Takashi è in grado di diventare Megaloman, un gigantesco guerriero con la chioma fluente che sconfigge gli altrettanto giganteschi mostri inviati da Delitto. In realtà Delitto è Hiroshi, il fratello gemello (e malvagio) di Takashi.

L’arma finale del nostro eroe è la Fiamma di Megalopoli, una sfera infuocata che si accumula nella sua folta criniera per poi essere lanciata con forza esplosiva.

 

Ancora fantascienza: dal 24 marzo 1981 sulle tv locali va in onda Ultraman (Urutoraman – Kûsô Tokusatsu Shirîzu, 1966), il capostipite dei supereroi giganti giapponesi. Ispirati per la loro stazza ai mostri nati con Godzilla.

La Pattuglia scientifica guidata dal capitano Toshio Muramatsu (Akiji Kobayashi) difende la Terra da mostri giganti e invasori provenienti dallo spazio. A loro si unisce Shin Hayata (Susumu Kurobe), in grado di trasformarsi in Ultraman, un supereroe grande quanto i mostri. Hayata acquisisce questa capacità dopo che la sua astronave, in missione di pattugliamento, si scontra accidentalmente con quella di Ultraman. Ultraman è un membro della squadra degli “Ultra” che lottano contro questi mostri spaziali e difendono la giustizia nell’universo. In seguito all’incidente, Hayata muore e per riscattarsi Ultraman lo riporta in vita unendosi al suo corpo per permettergli di proteggere la Terra dalle minacce.

 

Dal 1 settembre 1981 sulle tv locali va in onda Zaborgar (Denjin Zabōgā, 1974), serie tv di fantascienza del 1974 realizzata dalla P Productions.

L’organizzazione criminale Sigma guidata dal dottor Akunomya (Ken Okabe) minaccia il mondo. L’agente di polizia Yutaka Daimon (Akira Yamaguchi) prende il comando di Zaborgar, un robot guerriero realizzato da suo padre ucciso dal malvagio dottore. Yutaka riesce così a opporsi ai mecha animali scatenati da Akunomya e dal suo braccio destro, Miss Borg (Ritsuko Fujiyama). Per sconfiggerlo viene ingaggiato anche l’abile sicario Gen Akitsuki (Ken Kazato), ma sia lui sia la Sigma vengono sconfitti. Senonché arrivano altri cattivi più pericolosi de L’Armata dei Dinosauri, guidati dal terribile mostro Majin Mitsu Kubi, un dragone con tre teste. I suoi luogotenenti sono Akuma Hat (Takanobu Toya), che fabbrica i dinosauri robot, e la Regina Meza (Mitsuko Tsutsumi), che si occupa di spionaggio. Ma anche Yutaka trova un valido aiuto nell’agente Ken Matsue (Tatsuya Sakada).

 

Dal 14 settembre 1981 sulle tv locali va in onda Koseidon (Kyôryû sentai Koseidon, 1978), serie tv di fantascienza prodotta da Tsuburaya Productions.

I G-Men, viaggiatori del tempo guidati da Go Toki (Goh Toki), dispongono della macchina del tempo Koseidon. Il loro compito è debellare l’Impero Godmess (Godomesu Seijin), malvagi alieni che hanno alterato il corso del tempo arrivando fino all’età preistorica, dalla quale scatenano la forza dei dinosauri.

 

Dal 7 ottobre 1981 sulle tv locali va in onda Denziman (Denshi Sentai Denjiman, 1980), serie tv di fantascienza prodotta da Toei Company per Tv Asahi.

I Denziman sono cinque ragazzi discendenti dal popolo del pianeta Denzi, che lottano contro i malvagi del Clan Vader, guidati dalla regina Hedrian (Machiko Soga) e dal generale Hedrer (Kaosube Kayama). Il Clan aveva distrutto in passato il loro pianeta d’origine. Alcuni abitanti riuscirono a mettersi in salvo su un’isola della Terra.
Dopo molti anni, all’approssimarsi del Clan Vader verso la Terra, il computer dell’isola risveglia il cane robot IC che individua i cinque ragazzi e li addestra per farli diventare Denziman. I giovani si distinguono per i diversi colori del loro costume: rosso – Ippei Akagi (Shin’ichi Yuki), blu – Daigoro Oume (Kenji Ohba), giallo – Jun Kiyama (Eiichi Tsukiyama), verde – Tatsuya Midorikawa (Naoya Uchida) e rosa – Akira Momoi (Akira Koizumi). I cinque hanno a loro disposizione il grande robot Daidenzin, con cui affrontano gli invasori.

 

Da domenica 10 gennaio 1982, su Telemontecarlo torna il genere storico con Monjiro, samurai solitario (Kogarashi Monjiro, 1972).

Atsuo Nakamura veste i panni di Monjiro, uno yakuza che vagabonda qui e là. Abile con la spada e amante del gioco d’azzardo, pur sostenendo di agire solo per tornaconto personale aiuta chi subisce dei torti. È solito avere uno stecchino di legno in bocca e indossare un grande cappello di paglia.

 

Di nuovo la fantascienza dal 15 gennaio 1982: sulle tv locali va in onda Tiger Man (Tetsujin Taigā Sebun, 1973), serie prodotta da P Productions.

Nel deserto del Sahara il professor Takigawa (Shizuo Chujô) scopre le rovine dell’antico Impero Mu e causa il risveglio dei suoi abitanti, esseri malvagi che ora vogliono conquistare la Terra. Durante un loro attacco il figlio del professore, Go Takigawa (Tatsuya Nanjô), resta gravemente ferito. Il professore allora innesta in suo figlio un cuore artificiale rinvenuto tra le rovine, ma poi i malvagi attaccano di nuovo e provocano la morte del professore.
Grazie al cuore artificiale e al medaglione rinvenuto tra le rovine, Go si salva e scopre di poter diventare Tiger Seven, un super-guerriero dotato di grandi poteri. Anche la sua moto si trasforma diventando Spike Go, in grado di agire in modo autonomo e prestare aiuto al suo conducente. Go si unisce a un gruppo di ricercatori guidati dal dottor Takaido nella lotta contro l’Impero Mu.

 

Anche se in realtà si tratta di uno sceneggiato, segnalo Gengis Khan. La leggenda del Lupo Azzurro (Gengis Khan, 1980), in onda da sabato 6 febbraio 1982 alle 20.40 su Tv2 per 6 puntate, tratto dal romanzo di Yasushi Inoue “Il lupo azzurro”, regia di Horizaki Harada. Con Go-Kato (Temujin), Michiyo Ojkusu (Oelin), Mitsuko Baisho (Borte), Kumie Tanaka (Burchu), Ichiro Nakaya (Thogil), Ai Kanzaki (Khulan).

È la storia di Gengis Khan, il fondatore dell’Impero mongolo tra il 1155 e il 1226. Temujin, figlio del capo di una tribù di nomadi, unifica tutte le tribù della Mongolia e parte alla conquista della Cina. Lo sceneggiato ci racconta soprattutto la sua giovinezza.

 

Dal 16 settembre 1982 sulle tv locali va in onda la serie tv poliziesca Superdog Black (Keijiken Karl, 1977), prodotta da Tokyo Movie e Watanabe Planning per la rete Tbs.

Yoko Takasugi (Midori Kinouchi) è un agente di polizia che con l’aiuto del cane Karl risolve i casi investigativi, catturando ladri e sventando rapine.

 

Di nuovo il genere storico protagonista, da lunedì 28 febbraio 1983 su Italia 1 alle 22.15, con Samurai (Kozure Ōkami, 1973-1976), serie tv tratta dal manga conosciuto in occidente con il titolo inglese Lone Wolf and Cub, dello sceneggiatore Kazuo Koike e i disegni di Gōseki Kojima.

Itto Ogami (Kinnosuke Yorozuya), samurai senza padrone, vede uccidere i propri familiari accusati ingiustamente di tradimento. Itto si sente ora responsabile verso il figlioletto Daigoro (Takumi Satô), unico sopravvissuto, e nello stesso tempo deve punire chi lo ha incastrato. Così iniziano le loro avventure, con Ogami che fa fuori avversari a destra e a manca facendosi pagare per i suoi servigi. Infatti, per racimolare il denaro per sopravvivere intraprende la carriera di assassino a pagamento.

 

La fantasia unita alla storia giapponese torna dal 4 Marzo 1984 sulle tv locali con Ultralion (Kaiketsu Raion maru, 1972), serie prodotta da P Productions per Fuji Tv.

Nell’epoca Sengoku (1467-1603), in cui il Giappone era diviso in vari feudi in lotta tra di loro, il maestro Kashinkoji, con una spada magica d’oro, e Gorsun, con una spada magica d’argento, lottano tra loro. Gorsun diventa un demone enorme che vuole assoggettare tutto il regno, mentre Kashinkoji prova a fermarlo, ma viene ucciso. Riesce comunque a passare la sua spada a un seguace, il ninja orfano Shishimaru (Tetsuya Ushio).
La spada permette al giovane di trasformarsi in Ultralion e poter così affrontare ad armi pari gli avversari che Gorsun gli scaglia addosso per farlo fuori, tra cui il suo lacché Tigre Joe (Shingo Fukushima), riconoscibile dalla benda su un occhio, che in seguito passa dalla parte dei buoni. Insieme all’arciera Saori (Akiko Kujo) e al piccolo Kosuke (Norihiko Umechi), cercheranno un modo per sconfiggere il loro mortale nemico.

 

Martedì 30 luglio 1985, alle 18.40 su Rai Due, va in onda Samurai senza padrone (Kôya no surônin, 1972), serie tv prodotta da Mifune Productions per Tv Asahi.

Toshiro Mifune interpreta Kujuro Toge, un samurai errante che difende gli ideali di giustizia e investiga sui vari casi in cui incappa nel suo girovagare.

 

Dal 25 Novembre 1985 sulle tv locali va in onda Jumborg Ace (Janbogu Esu, 1973), serie tv di fantascienza prodotta da Tsuburaya Productions.

Le avventure di Naoki Tachibana (Naoki Tachibana: stesso nome per l’attore), un ragazzo che fa consegne aeree per conto di Daisaku Banno (Jun Tazaki). Suo fratello maggiore faceva parte della Pat (Protective Attacking Team), che lotta contro i mostri giganti del pianeta Groth comandati dal malvagio Anti Go-Ne. Uno di loro lo aveva ucciso. Naoki, per vendicarlo, prova a speronare un mostro con il proprio aereo. Viene salvato da un alieno proveniente da Emerald Star (simile a Ultraman), che gli trasforma l’aereo nel gigantesco cyborg Jumborg Ace, con Naoki che lo pilota dall’interno della testa tramite una tuta di controllo. Da quel momento, a suon di arti marziali e colpi d’energia, inizia la lotta contro i mostri scatenati dai generali del pianeta Groth che vogliono conquistare la Terra.

 

Mercoledì 6 agosto 1986, alle 19.40 su Rai 2, va in onda C’era una volta un samurai (Oshizamurai Kiichihogan, 1973), serie tv prodotta da Katsu Production.

Tomisaburo Wakayama interpreta Kiichi Hogan, un samurai che ha visto i propri genitori uccisi e sua moglie aggredita da uno spadaccino spagnolo. Decide così di lasciare la via del samurai per diventare un cacciatore di taglie, cercando nello stesso tempo il responsabile di quei crimini che gli hanno sconvolto la vita.

 

 

Un pensiero su “LE PRIME SERIE TV GIAPPONESI IN ITALIA”
  1. Cavallo prende molto sul serio queste opere mentre io no. Ero già abbastanza grande allora per dare un giudizio mio personale, dettato dai miei gusti certamente indirizzati ad una visione molto chiara di cosa fosse buono e cosa non lo fosse. Non a caso in questo stesso periodo ci fu quel grande dibattito sul giornale Repubblica dove si parlava di questo problema perché c’erano nuove tendenze che volevano valorizzare il trash che da allora si è chiamato così mentre prima si chiamava kitsch.
    Basta guardare le immagini che avete pubblicato e confrontrarle con quelle di film e telefilm che la televisione trasmetteva ancora, roba di qualità. Hanno rovinato il gusto dei ragazzi e dei bambini e li hanno condotti a abituarsi a questo kitsch-trash tanto è che adesso sono diventati cult tanti film di merda fatti con la merda e il cinema popolare e d’autore è stato mischiato a certe cagate invedibili che nemmeno la tv di oggi ha il coraggio di mettere in onda ma in certi ambienti che contano funzionano forse per giustificare le guerre tra le mafie culturali che in Italia contano eccome e dappertutto.
    Poi questo secondo me quel tipo di telefilm ha aperto le porte al fumetto giapponese ma qui il discorso è diverso perché anche se non ho mai simpatizzato so che c’è stato un movimento culturale di autore veri anche se certi non li ho mai fatti leggere ai miei figli che sono cresciuti con i fumetti tradizionali e i film belli e uno è andato all’università perché ha letto tanto martyn mystere e un altro mi ringrazia ancora di non sentirsi ignorante perché non l’ho lasciato solo davanti alla tv come tanti altri genitori cercando di portarlo al cinema a vedere le cose migliori e fargli leggere i libri e i fumetti che sapevo gli avrebbero stimolato lo spirito di avventura tanto è che si è laureato in biologia marina e fa l’esploratore dei mari, non in Italia questo è certo.
    In Francia dove ha trovato subito lavoro in un laboratorio di ricerche non gli hanno chiesto se aveva visto queste cose e conosceva Mazinga ma se sapeva chi era Blek che io non sapevo allora fosse ancora così famoso in Francia.
    Qui gli autori erano mentecatti i cui produttori nipponici vendevano i loro prodotti del cacchio alle televisioni, sia alla Rai che era diventata mezza dc e mezza craxi dove si rubava a rotto di collo e sia alle tv private che disponevano di budget limitati per certe fasce d’ascolto imponendo qualcosa che era molto lontano dalla nostra cultura e che nella cultura occidentale nel bene e nel male è entrata di forza per forza commerciale e non per cosmopolitismo intelettuale.
    Non perchè erano giapponesi ma perché erano brutti. Non c’è una definizione più gentile e erano brutti come fotografia come dialoghi e erano anche doppiati malissimo.
    Il cinema giapponese mi è sempre piaciuto quando era fatto dai grandi come Kurosawa e Mizogushi e tanti altri che erano molto rispettati e in fondo erano dei veri e propri scambi tra culture (Kurosawa soprattutto che in quel periodo ha fatto un film di successo con un film come Derzu Uzala che poteva essere un capolavoro dovunque lo hanno girato) e ancora oggi qualcosa mi interessa.
    Ma il mondo che alla fine anche nei fumetti ha avuto prevalenza no. Il loro porno riporta l’arte erotica indietro di duecento anni. O forse non c’è da fare confronto perché l’erotismo di quello stile, anche fatto in Italia, è porno non è erotismo.
    E tutto è cominciato così. Con la tv dei ragazzi che ha abbassato il budget perchè si dovevano pagare le amanti di questo e quello messe dovunque e ha comprato cose che avrebbe rimandato al mittente pochi anni prima.
    Non voglio criticare Cavallo che più che altro fa un panorama e non dice molte cose critiche (cosa che Giornale Pop dovrebbe fare perché è una gran bella rivista proprio per il fondo critico che ci mette Pennacchioli e ci mettono altri come lui che non hanno paura di dire la verità e non essere politicamente corretti oltre che per la grafica straordinaria, magari lui mi dirà che ci sono dei fumetti orientali belli e se lo dice lui io ci credo) ma credo che su questo fenomeno dell’invasione dei cartoni giapponesi proprio quando è arrivata la fine della tv seria che faceva indagine e cose di grande valore e il mondo si è trasformato nello schifo che è rimasto dovrebbe essere analizzato criticamente dallo stesso Cavallo o da qualche altro vostro redattore bravo.
    Scusate se mi trovate troppo severo ma spero che almeno qui su Giornale Pop si possono dire certe verità che gli a gli altri fanno paura e una paura un pò patetica se mi sono spiegato

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