L’Inghilterra ha creato diversi sport, come il calcio, il rugby, la boxe, il golf e il polo.

Meno nota è la lotta, che ebbe origine nell’Ottocento in una regione periferica della Gran Bretagna, il Devonshire, che fa parte della penisola di Cornovaglia, una delle zone all’epoca ancora di lingua e tradizione celtica.

La lotta chiamata Devon wrestling, era insolita in quanto ai concorrenti era permesso di prendersi a calci a vicenda sotto le ginocchia. Venivano indossati scarpe e parastinchi (ghette), a differenza delle controparti della Cornovaglia che generalmente combattevano a piedi nudi, senza calci. I concorrenti indossavano camicie di tela; lo scopo era gettare l’avversario sulla schiena. Le gare generalmente erano a eliminatorie, a volte duravano diversi giorni. Il Devon wrestling si estinse intorno alla fine del diciannovesimo secolo.

 

Il campione Baker (biondo) batte Oliver nel 1875

Il lottatore del Devon più famoso fu senza dubbio Abraham Cann (1794-1864) di Colebrooke. Fu campione del Devon negli anni venti dell’Ottocento. Gestiva un pub a Exeter. William Wreford (1793-1866), nato a Morchard Bishop ma che in seguito visse a Tiverton, fu un altro talentuoso lottatore di quel periodo.

Tra il 1852 e il 1860 si tenne una gara annuale di wrestling in luglio o agosto al locale del White Hart di Bow.

Nel 1855 due concorrenti furono ricoverati al Devon and Exeter Hospital, uno con una spalla lussata, l’altro con una coscia fratturata.

Durante gli anni ’70 dell’Ottocento il Devon Wrestling conobbe una rinascita; molti dei lottatori di quel tempo erano braccianti agricoli, nati e cresciuti a Bow.

Per esempio, nel maggio 1870 sei uomini di Bow gareggiarono a Exeter. Tre tornarono a casa con dei premi. R. Baker vinse il primo premio di 20 sterline.
William e Mary Baker gestivano una piccola fattoria, East Langford a Bow. Il loro figlio Robert nacque a Bow nel 1846 e sarebbe diventato il wrestler più famoso di Bow. Nel 1871 divenne proprietario dell’Angel Hotel
a Crediton, Nel maggio di quell’anno organizzò un torneo di lotta di cinque giorni, nel giardino dietro l’hotel.

Nel 1873 Baker batté Joseph Milton (che si infortunò alla spalla in una caduta) per vincere la cintura del campionato a Exeter. Quell’anno si trasferì da Crediton a Exeter e gestì per cinque anni il locale Foresters ‘Arms in Commercial Road, dove organizzò anche gare di wrestling. Robert Baker si ritirò dal wrestling dopo aver battuto Richard Pike (vedi sotto) nel 1879. Dopo la morte di sua moglie nel 1881, si risposò nel 1883 con Jane Lee. Morì a Christow nel 1916.

Suo fratello, Thomas, aveva tre anni di meno. Iniziò a lottare quando aveva 18 anni, mentre lavorava nella fattoria dei suoi genitori.

Nel luglio 1869 un articolo di giornale descriveva come, un sabato sera, sotto gli occhi di diverse centinaia di persone riunite al Burston Inn a Bow, Thomas affrontò William Peake, di Zeal Monachorum. Entrambi gli uomini mostrarono una buona abilità e il giudice alla fine diede la partita a favore di Thomas Baker. Questo incontro era per 5 scellini a partecipante.

Nel maggio 1872 ebbe luogo un concorso al Tradesman’s Arms di Bow. Robert e Thomas Baker vinsero il primo e il secondo premio. Thomas sposò Elizabeth Gibbings di Exbourne nel 1875. Per diversi anni furono agricoltori a East Risdon, Jacobstowe, ma accumularono debiti. Nel 1888 si trasferirono a Nailsea, Bristol, dove gestiva la Butcher’s Arm. Dopo la morte della moglie, nel 1896 si risposò e si trasferì nel pub della nuova moglie, il Ring of Bells. La coppia in seguito si separò. Il locale andò in fallimento nel 1899 e Baker morì qualche tempo dopo il 1911.

Altri due famosi lottatori del paese di Bow furono Richard Pike (1850-1909) e Simon Battishill (1855-1902).

Come si vede, questo sport nato nelle campagne non arrivò mai a grande diffusione, restando un avvenimento locale. La lotta libera, simile a questo wrestling si sviluppò nei successivi giochi olimpici dal 1896 in poi. I grandi campioni di quei tempi furono il tedesco Carl Schumann e i fratelli Raicevich di Trieste.

Jean Veber (1864-1928) fu pittore e caricaturista. Lavorò specialmente per i giornali umoristici Le Rire e L’assiette au beurre. Quest’ultimo era un po’ il predecessore di Charlie Hebdo per la violenza della sua satira sociale.

 

Jean Veber – Lottatrici nude

Nel 1896 l’artista francese ebbe occasione di assistere nel Devonshire a spettacoli di wrestling locale praticati da donne. In un suo disegno e alcuni schizzi conservati nel Mimara Museum di Zagabria in Croazia, due attraenti ragazze completamente nude lottano stringendosi con le braccia e colpendosi a ginocchiate. Il loro pubblico sono altre donne che le incitano. Queste però appaiono anziane e misere, con vestiti vecchi, logori, sudici e rattoppati. Sul pavimento un piatto contiene le offerte per la gara, ma sono poche piccole monete. Lo spettacolo mostra l’indigenza di tutte le presenti, sia le vecchie in stracci che le giovani costrette per pochi soldi a imitare una gara maschile di forza fisica, senza neppure disporre di un costume sportivo. Le lottatrici, infatti, sono nude perché le sottane impedivano loro i movimenti, ma qualsiasi altra sottoveste o mutanda poteva lacerarsi, e in povertà la spesa per le biancherie sarebbe stata eccessiva.

 

 

In un altro disegno Veber illustra come il wrestling più popolare venisse praticato anche dalle persone disabili, come negli attuali giochi paralimpici. Questa volta i presenti sono dei “cul de jatte”, cioè mutilati delle gambe che ai tempi non avevano la carrozzina, ma solo una specie di cassetta in legno con quattro piccole rotelle. L’infortunato riusciva a spostarsi maneggiando due specie di ferri da stiro.

 

Le feroci lottatrici mutilate “cul de jatte”

Due donne mutilate delle gambe, nude pur esse, si rovesciano per terra dalle loro cassette. Queste sono adulte di circa quarant’anni, ma piene di rabbia, e la panciuta vincitrice colpisce la faccia della perdente fino a farla sanguinare. Assistono altri tre “cul de jatte” che si divertono allo spettacolo violento. Persino un cane sembra partecipare abbaiando allo scontro tra le due furiose femmine. Questa evidentemente non è una gara sportiva, ma lo sfogo di due esseri colpiti dalla cattiva sorte.
L’artista disegnando la scena vendica le sofferenze di queste infelici, facendole conoscere attraverso i suoi disegni che pubblica come denuncia sociale.

 

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