Nella seconda metà degli anni novanta la Marvel cade in una profonda crisi economica e creativa che la porta a sfornare le sue idee peggiori.

Dopo aver trionfato nelle classifiche di vendita per tutti gli anni ottanta, le sue serie avevano avuto un crollo qualitativo enorme. Aldilà della crisi finanziaria che la colpì quando venne acquisita dal discusso imprenditore Ron Perelman, il livello di molte serie si abbassò notevolmente nei testi e nei disegni. Oltretutto certi nuovi look nei personaggi classici fecero storcere il naso a molti lettori, costringendo la dirigenza a tornare sui propri passi.

L’ARRIVO DELLA IMAGE E L’INIZIO DELLA CRISI

L’inizio dei guai per la Marvel comincia con la fuga dei suoi disegnatori di punta. In quel periodo Todd McFarlane ed Erik Larsen su Spider-Man, e Jim Lee, Marc Silvestri e Rob Liefield su X-Men e X-Force sono in cima alle classifiche di vendita e risultavano i disegnatori più apprezzati dai fan. Il loro caratteristico stile di disegno ipercinetico dalle anatomie ipertrofiche, con personaggi armati fino ai denti e l’impostazione delle inquadrature innovativa, segnano una nuova linea di tendenza.

Nel 1992 questo team di artisti decide di mettersi in proprio fondando una propria casa editrice, la Image Comics, terzo incomodo nel duopolio dominante di Marvel e Dc.

L’Image propone nuovissimi personaggi dai look estremi, con muscoli sproporzionati, armature cibernetiche e capelli lunghi e indomabili, armi irrealistiche giganti che sembrano cogliere il gusto dei lettori.

LE IDEE PEGGIORI DELLA MARVEL


La Marvel sente il vento spingere verso quella direzione e cerca di adattare i suoi personaggi, andando a compiere stravolgimenti, estetici e di caratterizzazione, che ancora oggi suscitano discussioni tra i lettori.

In seguito, soprattutto con l’arrivo nel 1998 di Joe Quesada alla direzione, la produzione torna a un livello qualitativo migliore.

Vediamo allora alcune di queste idee peggiori della Marvel.

FORCE WORKS E VENDICATORI: LA TRAVERSATA (1994 – 1995)

Verso la fine del 1994 la Marvel decide di chiudere la serie Avengers West Coast con il numero 102. Al suo posto, con ai testi il duo Dan Abnett e Andy Lanning, viene lanciata la nuova serie Force Works, ovvero i Vendicatori Ovest rivisitati.

A Scarlet, UsAgent, la Donna Ragno e Iron Man si aggiunge il misterioso alieno Century (che va a prendere il posto del defunto Wonder Man, protagonista di una serie da solista durata 3 anni ed eliminato proprio nel primo numero della serie). I Force Works si ergono a protettori della Terra grazie a un computer che, alimentato dalla magia di Scarlet, anticipa le catastrofi.

I protagonisti sono irriconoscibili rispetto ai loro precedenti, in particolare Scarlet, ora con un abito più succinto e priva di legami affettivi, lei che fino a quel momento era stata caratterizzata dal ruolo di sorella, moglie e madre. Nel frattempo UsAgent perde ogni somiglianza da Capitan America (di cui era speculare ma opposto) apparendo privo di significato.

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Anche i Vendicatori non se la passano bene. La loro formazione è lontana anni luce da quella che gli spettatori odierni ammirano nei film, con i personaggi di punta della Marvel.

Nelle loro file c’è una squadra che nei look e nelle personalità sembra totalmente diversa rispetto a quella tradizionale. C’è un serioso Ercole privo di barba che non parla più in stile shakesperiano. C’è l’anonima Deathcry, un adolescente Shi’ar, un Giant-Man dai muscoli pompati e i ciuffi ribelli, l’inumana Crystal alle prese con il burrascoso matrimonio con Quicksilver e una Vedova Nera con i capelli corti nell’insolito ruolo di leader. Anche Occhio di Falco ha perso la caratteristica maschera e la lingua tagliente, per un look con i capelli al vento e un atteggiamento più rabbioso.

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I due team sono tra i fanalini di coda dei titoli Marvel. Si uniscono nel crossover “La Traversata”, che vede Iron Man spia inconsapevole di Kang, e che impazzendo si rivolta contro i compagni. Per salvarlo i Vendicatori vanno indietro nel tempo per reclutare un Tony Stark ancora adolescente. Durante la saga Wasp viene ferita a morte e nel tentativo di guarirla viene rinchiusa in un bozzolo da cui riemerge come creatura ibrida tra insetto e essere umano.

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“La Traversata” (Avengers n. 391/395) vede lo Stark adulto sacrificarsi per fermare Kang e il Tony adolescente prenderne il posto.

Risultato: la serie Force Works chiude, con i protagonisti reclutati nuovamente tra le fila dei Vendicatori, che qualche tempo dopo, grazie all’evento “La Rinascita degli Eroi”, li vede rivivere le proprie vite in un universo parallelo e tornare poi da esso con la caratteristiche ripristinate al 1993. Con Wasp di nuovo umana, Stark adulto, Ercole nuovamente allegro e mitologico e Scarlet, Occhio di Falco e compagnia con il costume classico.

“La Traversata”, ideata da Bob Harras, si conclude con un ritorno alle origini, specie nel 1998 quando Kurt Busiek e George Perez riformano una squadra di Vendicatori classica. I membri fondatori tornano a indossare i costumi tradizionali, recuperando consenso tra i lettori dopo lo scempio precedente.

FANTASTICI QUATTRO E FANTASTIC FORCE (1994-95)

Nel 1994 lo sceneggiatore Tom De Falco passa ai testi della storica testata Fantastic Four, con ai disegni di Paul Ryan. Il suo ciclo è ancora oggi uno dei più discussi, al livello di trama ma anche di scelte estetiche.

Durante la sua gestione, decise di donare a Susan Richards una uniforme succinta che la lasciava seminuda, mentre il resto dei Fantastici Quattro arrivarono a indossare cinturoni con le tasche e fucili ingombranti, come voleva la moda lanciata dalla Image.

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De Falco eliminò Mr. Fantastic, apparentemente morto in uno scontro con il Dottor Destino, e mise una Susan non rassegnata alla guida della squadra, andando alla ricerca del marito convinta della sua sopravvivenza. Ad aiutarla c’erano Scott Land/Ant Man e un Namor contraddistinto da un lungo codino inguardabile.

La Cosa portava un elmo di metallo per nascondere il volto deturpato dagli artigli di Wolverine (un mostro di pietra che nasconde la faccia perché si vergogna di una cicatrice…), mentre ci viene rivelato che Alicia Masters, che sotto la gestione di John Byrne aveva sposato Johnny Storm, è in realtà un’aliena skrull di nome Lyla, annullando il matrimonio e riportando il giovane allo status di single e donnaiolo.

Quando De Falco termina il proprio ciclo, la Marvel ripristina il quartetto originale, con tanto di uniformi blu originali (dopo che per tutto il decennio precedente avevano indossato una tuta nera e bianca).

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Sempre Tom De Falco nello stesso periodo lanca la serie Fantastic Force, uno spin off che vedeva un adolescente Franklin Richards (figlio di Reed Richards e Susan Storm) alla guida di una squadra composta da Tara Richards, una zia (?) proveniente dal futuro alternativo; Vibraxas, un wakandiano in grado di emettere vibrazioni e Devlor, un inumano forzuto dalle fattezze scimmiesche. Inutile dire che anche loro indossavano armature ipertecnologiche e armi fantascientifiche che poco avevano a che fare con le colorate calzamaglie della tradizione Marvel.

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Durarono 18 numeri, tra la fine del 1994 e l’inizio del 1996, e a parte un breve revival nel 2009, sono un’idea finita del dimenticatoio della Marvel.

THOR: IL MOTORE DEL MONDO (1995/1996)

Nel 1995 lo sceneggiatore scozzese Warren Ellis e il disegnatore brasiliano Mike Deodato Jr. vengono incaricati di rilanciare la serie di Thor.

Ellis cambia la tipica parlata epica di Thor, facendo esprimere il dio del tuono come un uomo qualunque. Viene privato del suo caratteristico elmo e gli viene donato un discutibile costume blu che lascia scoperto l’ombelico. I suoi capelli sono lunghissimi e selvaggi, sembrano avere vita propria.

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In questo ciclo di storie Thor fa coppia con Amora l’Incantatrice, anche lei priva del tipico costume verde ideato da Kirby e con indosso un abitino aderente estremamente sexy.

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I due devono vedersela con uno scienziato pazzo, Price, che ha trovato il mitico “albero della vita” della mitologia norrena, Yggdrasil, e grazie a un congegno tecnologico accelera la venuta del Ragnarok (il crepuscolo degli dei) per vedere l’avvento della nuova razza umana.

In un’atmosfera completamente diversa, in cui gli dei di Asgard abbandonano le atmosfere mitiche per contesti fantascientifici e urbani, Thor è alle prese con poliziotti, rapinatori e giornalisti investigativi.

Iniziata nel n. 491 di Thor, la saga si è conclusa circa 10 numeri dopo, quando nel 1996 l’evento Onslaught fece sparire dalla linea narrativa Vendicatori e Fantastici Quattro (che avrebbero visto le loro vita ricominciare da capo in un universo alternativo).

Thor verrà quindi ripreso da Dan Jurgens e John Romita Jr. nel 1998, che lo fanno parlare nel vecchio stile aulico, ridandogli il consueto look e lo coinvolgono in storie decisamente più classiche, ripristinandogli anche un alter ego mortale come ai tempi di Stan Lee e Jack Kirby.

DEVIL: CADUTA DAL PARADISO (1993/94)

Anche per Devil gli autori operano un cambio totale di prospettiva. Dopo che la sua identità segreta viene svelata, Matt Murdock simula la propria dipartita cercando poi di rifarsi una nuova vita con il falso nome di Jack Battlin. Con un nuovo costume nero corazzato, nei panni di Devil cerca di comportarsi in modo diverso nel tentativo di convincere anche alleati storici come l’Uomo Ragno e Capitan America di essere un’altra persona.



Le storie di Devil assumono un altro tono, l’eroe non è più alle prese con la criminalità organizzata ma con organizzazioni terroristiche come l’Hydra. Non pratica più la professione di avvocato, spariscono i comprimari storici come Karen e Foggy e con essi i risvolti sentimentali.

Anche la vita da civile è praticamente assente, il nuovo alter ego Jack Batlin appare pochissimo. In abiti civli non finge neppure di essere cieco e i suoi tentativi di costruirsi una nuova vita sono assai blandi, indossando quasi sempre il nuovo costume.

Unico legame con il passato è la presenza di Elektra, che torna a essere una presenza fissa nelle pagine di Devil dopo la sua resurrezione.

Autori di questo cambiamento sono gli autori D.G. Chichester e Scott McDaniel. Il cambio di costume e di genere narrativo dura una trentina di episodi, dal n. 320 al n. 350, quando finalmente Matt si ricongiunge a Karen, riapre lo studio legale con Foggy e torna ad indossare in consueto costume rosso.


L’UOMO RAGNO: LA SAGA DEL CLONE (1994/1996)

Sulla famigerata saga del clone abbiamo scritto un dettagliato articolo qui. Basta dire che è stata probabilmente la peggior idea mai avuta dalla Marvel, quella di rivoluzionare l’identità del proprio personaggio di punta.

Nel 1994 gli autori delle serie ragnesche (Amazing, Spectacular e Web of Spider-Man) ripresero un vecchio concetto del 1975, quando Peter Parker veniva clonato dal criminale Sciacallo.

Gli autori ci svelano che il clone è sopravvissuto e ha vissuto fuori da New York con il nome di Ben Reilly. Costui torna a New York al capezzale della zia May morente e incontra Peter Parker. I due dopo un iniziale scontro inizieranno a collaborare, con Ben che indossa un costume tutto suo facendosi chiamare il Ragno Rosso.

Un’idea accettabile, fino a quando Terry Kanavagh e Howard Mackie hanno la poco brillante idea di rivelarci che Ben Reilly era il vero Peter Parker, mentre il personaggio che abbiamo letto e amato dal 1975, che aveva sposato nel frattempo Mary Jane ed era stato protagonista di alcune delle più belle storie ragnesche, era un usurpatore per quanto involontario.

Allora Ben Reilly assunse il ruolo di Uomo Ragno protagonista, con i capelli tinti di biondo, un nuovo costume e un nuovo nome. Un Uomo Ragno completamente diverso.




Il malcontento dei lettori spinse la Marvel e tornare sui propri passi: Peter Parker tornò a essere l’Uomo Ragno, certificando di essere l’originale e togliendo ogni dubbio in merito. Il tutto si rivelava essere una menzogna di Norman Osborn, Goblin, il villain ritornato dal mondo dei morti forse per ridare ai lettori la sensazione di familiarità che il cambio d’identità aveva cancellato.

WAR MACHINE EIDOLON WARWEAR (1994/96)

Nel 1992 lo sceneggiatore Len Kaminski sulle pagine di Iron Man aveva creato per Jim Rhodes, fino a quel momento spalla di Tony Stark, l’alias di War Machine, un eroe corazzato dal modus operandi e una visione del mondo totalmente diversa da Iron Man. Un secondo eroe corazzato, ma con un modo diverso di pensare e agire.

L’idea era piaciuta, tanto che nel 1994 venne data a Kaminski l’opportunità di scrivere una serie regolare da solista per War Machine. La serie era iniziata con un certo piglio, legata alle tematiche delle guerre in Africa, ma dopo circa un anno di pubblicazione gli editor fecero cambiare completamente rotta.

Nel 1995, sul numero 18 della serie, a opera di Dan Abnet, Jim Rodhes viene a contatto con una misteriosa donna nota come Skye che gli fa dono della Eidolon Warwear, un’armatura aliena senziente che prende il posto della corazza in stile Iron Man.



Rhodes iniziava una serie di avventure del tutto differenti, con tanto di alieni e viaggi nel tempo.

Risultato? Con il numero 25 nel febbraio 1996 la serie chiude. Ben presto Jim Rhodes recupererà la sua armatura classica e della Eidolon Warwear non se ne sentirà parlare più.


RAVAGE 2099 (1992/1995)

Nel 1992 la Marvel crea la linea 2099, in cui immagina un’America futura cyberpunk in cui agiscono personaggi che richiamano eroi come l’Uomo Ragno e il Punitore.

Fu una trovata che all’inizio piacque abbastanza ai lettori, tra le nuove serie ne fu lanciata una scritta nientedimeno che da Stan Lee, soprattutto per quanto riguarda i dialoghi, su disegni di Paul Ryan: Ravage 2009.

Paul Philip Ravage era il responsabile ecologista per conto della Alchemax, che viene incastrato per omicidio dalla sua stessa azienda quando scopre alcune attività illecite compiute da essa. Divenuto un fuggiasco, Ravage si costruisce un arsenale di fortuna in una discarica trasformandosi in un guerrigliero ecologista. All’inizio questo eroe un po’ tamarro, a metà tra l’antieroe stile Mad Max e Snake Plissken, sembra avere il suo perché.



Nel numero 10 subentra lo sceneggiatore britannico Pat Mills, che cambia Ravage in qualcosa di completamente diverso. L’esposizione prolungata al materiale radioattivo lo trasforma in una sorta di bestia umanoide con tanto di zanne, corna e artigli, diventando l’ennesimo ibrido uomo-belva alla Wolverine di cui il mercato dei fumetti in quegli anni era pieno.



Il risultato è abbastanza trash, tuttavia la serie Ravage 2099 va avanti fino al 1995, quando chiude insieme a tutto l’universo 2099: il quale, con la sola eccezione dell’Uomo Ragno del futuro, alla lunga non ha scaldato il cuore dei lettori.


L’ERA DI APOCALISSE (1995/1996)

L’Era di Apocalisse non è stata un flop. Ancora oggi c’è chi l’adora e chi invece storce il naso, ma rimane comunque uno dei marchi che contraddistinguono il periodo.

L’idea si basava su un viaggio nel tempo compiuto da David Haller alias Legione, mutante folle figlio di Charles Xavier. Il suo scopo è uccidere Magneto quando questi era ancora giovane e amico di suo padre, ma qualcosa va storto e a rimetterci la vita è lo stesso Charles Xavier.

Con la sua morte si crea una linea temporale alternativa che prende il posto delle testate regolari per alcuni mesi, in cui viene descritto uno scenario distopico in cui il mutante Apocalisse ha preso il controllo del mondo.

Qui Magneto porta avanti il sogno di Xavier formando i suoi X-Men per ribellarsi alla dittatura di Apocalisse.



La peculiare caratteristica della storia è vedere i mutanti in versione alternativa, a livello di scelta grafica e di personalità, creando legami o cambiando fazioni rispetto ai personaggi classici.



Sebbene tutto venga poi riportato alla normalità, questa linea narrativa ha creato una realtà propria, definita Terra 295 nel multiverso Marvel (Terra 616 è quella primaria).

Nel 2005 la Marvel, per festeggiare il decennale, ha riproposto una miniserie dedicata a questa realtà.


PUNITORE: PURGATORIO (1998/1999)
Veniamo infine forse al peggior passo falso della Marvel dopo la Saga del clone, la trovata che ha snaturato e stravolto completamente un personaggio.

Nel 1998 la Marvel aveva deciso di far morire il Punitore sulla sedia elettrica, vuoi per le scarse vendite della serie, vuoi perché nel 1998 il Vietnam, a cui Frank Castle aveva partecipato, era un evento sempre più lontano e questo iniziava a rendere il personaggio troppo vecchio.

Lo sceneggiatore Christopher Golden ha però l’idea di recuperare il personaggio rendendolo una sorta di “agente del purgatorio”, un giustiziere sovrannaturale che combatteva i demoni per conto degli angeli, sulla falsariga di Spawn della Image.



Nonostante i disegni dell’ottimo Bernie Wrightson, il risultato fece inorridire lettori, critici e addetti ai lavori. Non furono pochi, infatti, gli ex autori che si opposero a questa trovata.

Il Punitore era sempre stato un personaggio urbano e realistico, che combatteva il sottobosco della malavita Marvel con pistole e fucili. Trasformarlo in un personaggio legato a un contesto magico e toglierlo dalla strada per fargli combattere diavoli e mostri è stato davvero snaturare il personaggio. Per fortuna la serie è durata appena 4 numeri.

Il personaggio nel 2000 è passato nelle mani di Garth Ennis, che lo ha fatto tornare il freddo soldato alle prese con la sua guerra al crimine organizzato.



In conclusione possiamo confermare che nella seconda metà degli anni novanta, la Marvel ha snaturato la propria tradizione, andando ad adattare i propri personaggi agli standard “bislacchi” della Image, che tra l’altro nel giro di breve tempo abbandonò anch’essa questo indirizzo per orientarsi verso un altro modo di fare fumetti.

La soluzione per gli eroi della Casa delle Idee fu tornare alle origini. Molte delle trovate che abbiamo elencato non vengono più menzionate, quasi come non fossero mai avvenute.





Un pensiero su “LE IDEE PEGGIORI DELLA MARVEL ANNI ’90”
  1. Partita con qualità più che discreta e soprattutto con ottime vendite, la Marvel dell’era DeFalco, dopo l’abbandono degli Image boys, precipitò davvero verso il proprio nadir. Non solo per le storie e le trame, ma anche graficamente: per rimpiazzare i transfughi chiamarono in trincea le seconde file e tutta una sfilza di carneadi, a volte azzeccando qualche nuovo talento (Madureira), più spesso costrigendo generazioni di disegnatori vecchi e nuovi a snaturarsi pur di imitare pedestremente lo stile di McFarlane, Lee, Larsen, Portacio e soprattutto dell’ipertrofico Liefeld, il più gettonato in quanto più facile da riprodurre in fretta. Con risultati mediamente pessimi.

    La versione italiana della casa delle idee, per altro, si trovò a partire proprio pubblicando tonnellate di quel materiale: che siano sopravvissuti è quasi un miracolo e, retrospettivamente, non posso che levarmi il cappello di fronte al senso del business di MML e soci.

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