LE DIMENSIONI ALTERNATIVE DI MARVEL E DC

L’idea di altre dimensioni era già apparsa in certi racconti di viaggi onirici, come la storia “Il miraggio dello sconosciuto Kadath” scritta da Howard Phillips Lovecraft nel 1927 e pubblicata postuma nel 1948.

Ma i veri e propri universi alternativi al nostro, teorizzati poi anche nell’ambito della fisica quantistica all’interno di una logica non più soprannaturale ma pseudo-scientifica, iniziarono a essere sfruttati dalla fantascienza tra gli anni trenta e cinquanta, prima in modo episodico, come in alcuni capitoli del romanzo del 1934 “Skylark di Valeron” di Edward E. Smith, e poi in modo più ampio in romanzi come “Assurdo Universo” di Frederic Brown, uscito nel 1949, o come “La Porta sui Mondi” di Rog Phillips, pubblicato l’anno seguente.

Il romanzo di Smith racconta uno dei primi viaggi, se non il primo in assoluto, in una dimensione spaziale dalle leggi fisiche diverse dalla nostra, tanto che diventa possibile penetrare all’interno di contenitori chiusi e afferrare oggetti che si trovano all’interno.

Invece il protagonista del romanzo di Brown si ritrova su un’altra Terra simile a quella della fantascienza più popolare e ingenua, in cui vengono rivisitati con ironia alcuni luoghi comuni della space opera classica, inaugurando il genere delle realtà parallele che differiscono dalla nostra solo per alcuni elementi.

Anche nel romanzo di Phillips l’eroe giunge su un’altra Terra, detta Terra V, che però è più grande della nostra ed è ferma a uno stadio barbarico, tanto che i suoi abitanti più civili sono discendenti degli incas trasferitisi là dal Perù per sfuggire ai conquistadores.

Tra l’altro Phillips costruisce in questo romanzo una complessa e bizzarra teoria su soli e pianeti concentrici che occupano diversi piani di realtà, in quello che si può considerare uno dei primi tentativi di descrivere una sorta di multiverso, termine coniato in seguito dallo scrittore fantasy Michael Moorcock per indicare un gruppo di universi coerente.

Anche gli autori di fumetti, di pari passo con i romanzieri, hanno descritto viaggi in altre dimensioni almeno fin dagli anni trenta. Del resto il fumetto ha sempre dato molto spazio a storie fantastiche e oniriche del tutto prive di limiti.

 

Tanti Superman sono meglio di uno…?

L’idea che ciò che è fiction letteraria in un universo possa essere realtà in un altro fu adottata dai responsabili dell’editrice americana di fumetti National Periodical Publications (l’attuale Dc Comics), che dalla seconda metà degli anni cinquanta, sotto la direzione di Julius Schwartz, iniziò a varare nuove versioni dei supereroi degli anni quaranta.

Il primo eroe a essere reinventato, con nuovo costume e nuova identità, a opera di Robert Kanigher e Carmine Infantino, fu il super-velocista The Flash. Nel primo episodio della nuova serie questo secondo Flash, alias Barry Allen, legge i fumetti del primo Flash, alias Jay Garrick, che così nell’universo del nuovo personaggio è solo l’eroe di una serie di storie disegnate. Barry Allen si ispira proprio a quelle, dopo aver acquisito anche lui il dono della super-velocità, per prendere a sua volta il nome di Flash.

LE DIMENSIONI ALTERNATIVE DI MARVEL E DC

L’universo in cui si svolgono le storie del secondo Flash e delle successive nuove versioni di Lanterna Verde, Hawkman, Atom, si differenziò quindi nettamente fin dall’inizio da quello degli eroi originali pubblicati negli anni quaranta.

LE DIMENSIONI ALTERNATIVE DI MARVEL E DC

Intanto iniziò a profilarsi la possibilità di viaggiare da una dimensione all’altra. In una storia uscita nel 1959 su Flash n. 108, si vede infatti che la supervelocità permette al protagonista di cambiare universo, per inseguire dei ladri alieni provenienti da un altro continuum.

Qualcosa di simile accadde nel 1960 sul n. 2 di Lanterna Verde, in cui l’eroe raggiunge per la prima volta l’universo di antimateria di Qward. Non ci volle molto perché l’idea fosse sfruttata per fare incontrare i vari eroi con le loro versioni originali.

LE DIMENSIONI ALTERNATIVE DI MARVEL E DC

In una storia apparsa su Flash n. 123 nel 1961, “Flash dei due mondi”, i due Flash poterono quindi incontrarsi, teorizzando che, come nel romanzo “Assurdo universo”, ciò che era fiction in un universo era la realtà in un altro.

Da quel momento i viaggi da un universo all’altro si moltiplicarono, coinvolgendo ben presto tutti gli altri personaggi rinnovati e raccontando poi anche nuove storie dei vecchi eroi degli anni quaranta.

Già nel 1963, sui n. 21 e 22 della serie Justice League of America (Lega della giustizia d’America), un gruppo che raccoglie i principali eroi del nuovo universo Dc, incontrò la sua versione del precedente universo, ovvero la Justice Society of America (Società della giustizia d’America), il primo gruppo di supereroi della Storia del fumetto.

A provocare l’incontro furono i super-criminali dei due universi coalizzati per colpire a turno i due supergruppi. I due episodi, intitolati rispettivamente “Crisi su Terra-1” e “Crisi su Terra-2”, inaugurarono l’uso dei termini Terra-1, per indicare l’universo dei nuovi eroi nati tra gli anni cinquanta e sessanta, e Terra-2, per indicare quello degli eroi originali degli anni trenta e quaranta.

Allo stesso tempo avviarono la consuetudine, che da allora si sarebbe ripetuta ogni anno, di creare periodicamente delle storie in cui gli eroi dei due universi affrontavano delle minacce insieme, sempre contrassegnate dalla parola “crisi” nel titolo. Così la Dc Comics si trovò a un tratto a disporre non più di uno, ma di due universi supereroistici.

Necessariamente dovettero essere suddivise tra i due universi anche le storie dei tre supereroi più importanti della Dc, Superman, Batman e Wonder Woman, benché le loro serie non si fossero mai interrotte e avessero sempre mantenuto le stesse identità segrete.

Per convenzione si stabilì che Superman era passato nel nuovo universo nel 1958, con l’introduzione del suo rifugio artico, la Fortezza della solitudine, ispirato all’omonima sede segreta di Doc Savage, un eroe dei romanzi pulp degli anni trenta. La fortezza di Superman era piena di oggetti e animali alieni, oltre che di manufatti giganteschi che solo lui poteva maneggiare, come un’enorme chiave davanti all’ingresso.

L’anno seguente gli era stata affiancata Supergirl, una sua giovane cugina anch’essa originaria di Krypton che non aveva corrispondente nell’universo Dc degli anni quaranta.

Nel 1958 furono narrate delle nuove origini di Wonder Woman, spostandone l’ambientazione in avanti ed eliminando i riferimenti alla Seconda guerra mondiale, mentre a Batman e Robin fu conferito un nuovo look nel 1964, rendendone le storie più realistiche, quindi più vicine a indagini poliziesche serie.

Nel 1967 sarebbe apparsa nelle loro storie anche una nuova Batgirl, completamente diversa dal personaggio con lo stesso nome che era stato attivo sugli albi di Batman solo cinque o sei anni prima.

Tali modifiche apportate nello stesso periodo, tra fine anni cinquanta e metà anni sessanta, contribuirono a differenziare gli eroi del nuovo universo Dc dai loro precursori, tanto più che, essendo apparsi a vent’anni di distanza, le loro nuove versioni apparivano ancora giovani mentre quelle originali furono fatte rapidamente invecchiare.

Così negli anni settanta, mentre il Superman di Terra-1 era ancora impegnato a nascondere la propria identità segreta all’amica giornalista Lois Lane, quello più anziano di Terra-2 era già felicemente sposato con lei.

Intanto a quei due primi universi base se ne aggiunsero molti altri, anche per l’abitudine, diffusasi sempre di più a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta, di immaginare cosa sarebbe successo se, per esempio, il pianeta Krypton non fosse esploso e Superman vi fosse rimasto, o se la sua amica Lois Lane avesse sposato il suo arci-nemico Lex Luthor, o se Luthor fosse stato un eroe anziché un criminale, o se fosse riuscito a uccidere Superman, o se il razzo di Superman bambino fosse atterrato nella giungla africana, oppure in altri luoghi e epoche, invece che nel Kansas del XX secolo, e mille altre alternative del genere…

LE DIMENSIONI ALTERNATIVE DI MARVEL E DC

Ognuna di queste “storie immaginarie” non aveva effetti sull’andamento della serie principale, quindi in teoria si svolgeva in un ennesimo universo alternativo, che fatalmente andava ad aggiungersi ai due principali.

Altri universi ancora potevano essere esplorati personalmente dai personaggi “ufficiali” in storie particolari, come accade a Lanterna Verde in una storia del 1964 in cui entra in contatto telepatico con un’altra versione di sé stesso, che a differenza di lui nel suo mondo parallelo è riuscito a sposare la donna di cui è innamorato.

In almeno un paio di questi mondi alternativi si assisteva a un rovesciamento più o meno ingenuo dei valori etici. Sempre sugli albi di Lanterna Verde apparve più volte l’universo di Qward, in cui governi, eserciti e leggi sono interamente votati al male e alla rapina e gli onesti che si rifiutano di rubare sono perseguiti come fuorilegge (ma a pensarci bene non so se ciò lo renda davvero un mondo tanto diverso dal nostro…).

Invece su Justice League n. 29 del 1964, in occasione del secondo incontro tra i due principali supergruppi di Terra-1 e Terra-2, apparve per la prima volta l’universo di Terra-3, in cui vivono delle versioni malvagie dei principali supereroi riunite nel Crime Syndacate of America (Sindacato del crimine d’America) e dai nomi un po’ diversi (Ultraman invece di Superman, Owlman invece di Batman, Superwoman invece di Wonder Woman eccetera), mentre l’unico eroe di questa Terra è un Lex Luthor sposato con Lois Lane.

In seguito ci fu anche un membro della Justice Society di Terra-2, la bionda Black Canary, che finì per lasciare il proprio universo per unirsi alla Justice League di Terra-1, diventando di fatto il primo supereroe a stabilirsi in un altro universo, poi imitata da personaggi di altri editori.

Infatti, ogni volta che la Dc Comics acquisiva i diritti dei personaggi di un’altra casa editrice, a seguito del fallimento di quest’ultima, anch’essi andavano a costituire dei nuovi universi alternativi che gli eroi della Dc potevano saltuariamente visitare e in cui le storie di quei personaggi potevano eventualmente proseguire.

Il variopinto Multiverso della Dc Comics divenne sempre più vasto e, quindi, sempre più difficile da coordinare in modo coerente, finché non fu provvisoriamente azzerato nel 1985, con la miniserie in dodici albi “Crisis on Infinite Earths” (Crisi sulle Terre infinite), scritta da Marv Wolfman e disegnata da George Perez e Jerry Ordway.

LE DIMENSIONI ALTERNATIVE DI MARVEL E DC

In questa lunga storia il cattivo della situazione genera un cataclisma interdimensionale in grado di distruggere ogni Terra e ogni universo, ma grazie all’intervento di tutti gli eroi della casa editrice la fine del Multiverso Dc è scongiurata in extremis, con il salvataggio di un’unica Terra superstite, a cui si fondono anche elementi di varie altre Terre.

È significativo che nel corso di “Crisis”, oltre a vari personaggi alternativi secondari che vengono “potati” qua e là, siano fatti morire anche due famosi supereroi di Terra-1 come il secondo Flash, cioè proprio colui che aveva dato il via a quell’universo, e Supergirl, ovvero colei che in qualche modo aveva accompagnato l’ingresso in quell’universo dell’eroe più importante della casa editrice.

Essendosi verificata un’alterazione della loro realtà con la creazione di un ennesimo nuovo universo, le origini dei vari supereroi furono di nuovo rielaborate e rinarrate, in particolare dal 1986 nell’apposita collana Secret Origins (Origini segrete), e la Storia di quell’ora unica Terra immaginaria fu narrata retroattivamente dagli stessi autori di “Crisis”, in forma di racconto illustrato, nei due albi della miniserie Storia dell’universo Dc. Il tutto fu naturalmente l’occasione di un rilancio in grande stile dell’intero parco testate della casa editrice.

Ma le infinite alternative costituite da tanti universi possibili non furono del tutto eliminate. Già dal 1989, per iniziativa del supervisore Mark Waid, ripresero a essere pubblicati sotto l’etichetta Elseworlds (Altrimondi) molti episodi speciali equivalenti alle vecchie “storie immaginarie” in cui i vari supereroi sono rielaborati nei modi più disparati.

A dare di nuovo il via al filone fu Batman con la storia Gotham by Gaslight, in cui a inseguire e fermare Jack lo Squartatore è una sua versione tardo ottocentesca, disegnata da Mike Mignola su testi di Brian Augustyn.

LE DIMENSIONI ALTERNATIVE DI MARVEL E DC
È invece ambientato a inizio Ottocento lo speciale del 1994 “Castle of the Bat” (Il Castello di Batman), scritto da Jack Harris e dipinto da Bo Hampton, in cui l’alter ego di Batman, Bruce Wayne, imita il dottor Frankenstein ridando vita al cadavere di suo padre, che diventa un mostruoso uomo pipistrello.

A sua volta Superman, nello speciale “Più veloce di un Proiettile” scritto da Jean-Marc De Matteis e disegnato da Eduardo Barreto, viene allevato dai genitori di Bruce Wayne, di cui prende il nome, diventando dopo il loro omicidio una sorta di Super-Batman.

In un altro albo del 1994 intitolato “Legacy” (Eredità) e realizzato da John Byrne, Superman nasce sulla Terra anziché su Krypton, poiché stavolta è un suo antenato a essere sbarcato in Inghilterra nel Settecento, instaurandovi una dittatura.
Invece nello speciale del 1995 “Kal”, scritto da Dave Gibbons e disegnato da José Luis Garcia Lopez, Superman arriva sulla Terra nel medioevo.

Inoltre, tra il 1997 e il 1998, una serie di nove albi autoconclusivi introdusse l’universo Tangent, una realtà alternativa ideata da Dan Jurgens, in cui altrettanti supereroi Dc conservano solo i loro nomi e per il resto diventano personaggi completamente diversi.

Basti dire che il Superman versione Tangent è calvo, con la pelle nera e i baffi, indossa una lunga veste che lo rende più simile a un mago o un sacerdote antico che a un supereroe e i suoi enormi poteri non sono più basati sulla forza bruta, ma dipendono solo dalla mente del suo cervello super-evoluto.

L’esperimento degli eroi Tangent fu ripetuto anche l’anno seguente, in un altro ciclo di nove albi, mentre dieci anni dopo riapparvero nuovamente in una miniserie di dodici numeri.

Qualcosa di simile accadde nel 2001, quando uscì il primo di tredici albi speciali in cui i principali eroi Dc erano “reinventati” dai soggetti di Stan Lee e rielaborati ogni volta da un diverso disegnatore tra i più grandi del settore, cosicché ancora una volta degli eroi originali non restava che il nome.

LE DIMENSIONI ALTERNATIVE DI MARVEL E DC
Il primo a essere radicalmente rivisitato fu Batman. Stan Lee lo trasformò in un ragazzo afro-americano, figlio di un poliziotto assassinato, che finisce in galera per un crimine che non ha commesso e a cui nel frattempo muore anche la povera madre.

Una volta libero si veste da uomo-pipistrello per fare il lottatore di catch e vendica i propri genitori, il tutto in un solo albo disegnato da Joe Kubert. Ciò che rimane del Batman originale è solo la morte dei genitori come motivazione iniziale e il cognome Wayne, che qui diventa il nome del personaggio, Wayne Williams, mentre l’idea della lotta libera, per giustificare nome e costume, è ripresa pari pari dall’origine dell’Uomo Ragno.

LE DIMENSIONI ALTERNATIVE DI MARVEL E DC
A vent’anni di distanza da “Crisis” dovette subentrare un ennesimo ripensamento nei mutati vertici della casa editrice. Infatti con la miniserie di sette numeri Infinite Crisis (Crisi infinita), realizzata tra il 2005 e il 2006 da Geoff Johns, Phil Gimenez e molti altri autori, nonché collegata a diverse serie e numeri speciali, fu ricostituito di nuovo un Multiverso dei supereroi Dc, suddiviso questa volta in ben cinquantadue Terre alternative.

Nella finzione narrativa, a scatenare gli eventi che portano a questo è la ricerca di una Terra perfetta da parte di alcuni vecchi eroi insoddisfatti, tra cui una versione giovanile e una anziana di Superman, che escono dal limbo in cui erano relegati da vent’anni con intenzioni tutt’altro che pacifiche.

Oggi come oggi, in un’epoca di mutamenti repentini e rinnovamenti frenetici in ogni campo, sembra che ogni cinque anni circa anche il mondo di Superman e compagni sia destinato a essere radicalmente reinventato, a seguito di uno dei soliti megaeventi che, da eccezionali che erano, sono ormai diventati fin troppo abituali.

È come se gli autori raccontassero ciclicamente delle storie sempre degli stessi eroi, ma ambientate ora in uno, ora in un altro universo alternativo, con altri universi minori che fanno capolino ogni tanto qua e là, come quello in cui Superman bambino è atterrato in Russia anziché negli Usa, diventando un eroe comunista.

Di fatto tutto ciò è semplicemente un modo per tentare di rinnovare costantemente i personaggi.
L’aspetto negativo è che il Multiverso Dc nel suo insieme risponde naturalmente a logiche commerciali, il che fa sì che si produca una gran quantità di storie e versioni di gusto abbastanza superficiale e artisticamente inutili, in cui la modifica costante dei presupposti narrativi non è altro che una patina di leggere differenze rispetto alle versioni più classiche e famose, resa necessaria solo dalla continua ricerca della novità ad ogni costo.

L’aspetto positivo è che saltuariamente alcuni autori particolarmente originali hanno l’occasione di reinterpretare in modo creativo e molto diverso dal solito quelle che ormai sono delle vere e proprie icone fumettistiche.

E se gli eroi Marvel non fossero più gli eroi Marvel?

Mentre la Dc Comics ha sempre sfruttato molto le “storie immaginarie” e gli universi alternativi, l’editrice concorrente Marvel Comics un tempo poteva vantarsi di aver creato un unico universo fumettistico coerente e quindi molto più semplice da seguire, grazie al fatto che alla base dei supereroi Marvel ci sono stati soprattutto due autori: il supervisore e soggettista Stan Lee e lo sceneggiatore e disegnatore Jack Kirby.

Anche personaggi degli anni quaranta come Sub-Mariner e Capitan America furono reintrodotti negli anni sessanta senza tirare in ballo universi alternativi, ma spiegandone in altri modi la prolungata assenza e la longevità. Del resto fu anche per fare concorrenza alla Marvel che nel 1985 la Dc Comics riportò tutte le sue serie in un unico universo con la miniserie “Crisis”.

Ma anche alla Marvel hanno fatto capolino spesso altre dimensioni, alcune del tutto aliene come l’universo di antimateria della Zona Negativa apparsa dagli anni sessanta nelle storie dei Fantastici Quattro e di Capitan Marvel.

I viaggi interdimensionali più vasti e affascinanti apparsi in una singola serie Marvel sono senz’altro quelli compiuti abitualmente in altri universi, pieni di esseri magici, mostruosi e surreali, dal mistico Dottor Strange, creato nel 1963 da Stan Lee e Steve Ditko sulle pagine della collana Strange Tales.

Lo stregone supremo Stephen Strange può penetrare direttamente in altri mondi usando la magia in modo volontario e controllato, dato che dispone di poteri decisamente molto più vasti di quelli del suo precursore delle strisce quotidiane Mandrake.

Uno degli universi che ha visitato più spesso è la dimensione oscura dominata da un terribile e potente tiranno magico chiamato Dormammu, la cui nipote Clea è diventata per un lungo periodo l’allieva e l’amante di Strange.

Proprio a causa della sua rivalità con Strange, Dormammu progetta continuamente di estendere il proprio potere anche al nostro universo, apparendo più simile a un demone che a un semplice monarca.

Negli albi Marvel si sono viste anche delle dimensioni parallele del tutto simili alla nostra, come la Terra alternativa da cui proviene il super-gruppo chiamato lo Squadrone Supremo. Si tratta di una sorta di rielaborazione dei principali eroi della Dc, che apparvero come rivali e avversari degli eroi Marvel su varie serie nel corso degli anni settanta e a cui fu poi dedicata una miniserie di dodici numeri nel 1985.

Ma il modo principale in cui la Marvel, nelle vesti dell’autore e supervisore Roy Thomas, decise di sfruttare un po’ più a fondo le possibilità offerte dalle realtà alternative, fu di creare nel 1977 un’apposita collana di albi, con storie generalmente autoconclusive, intitolata What if…?, che si potrebbe tradurre in “E se…?”, “Cosa sarebbe successo se…?”.

L’ispirazione per l’idea e il titolo potrebbe essere stata data a Roy Thomas dal racconto di Isaac Asimov del 1952 “What If”, in cui una coppia ripercorre le scelte del passato che avrebbero potuto portarli in direzioni diverse, un’idea sfruttata anni dopo anche nel film Sliding Doors.

Le storie della collana “What If…?” della Marvel erano descritte esplicitamente come “Le realtà alternative dell’Osservatore”, ovvero degli avvenimenti svoltisi in Terre parallele narrati da un testimone alieno, già apparso nelle storie dei Fantastici Quattro, la cui caratteristica primaria era appunto quella di osservare e registrare gli eventi.

La prima serie esordì con l’episodio “E se l’Uomo Ragno si unisse ai Fantastici Quattro?”, che collegandosi a uno dei primi episodi di Spider-Man e modificando uno snodo del racconto rielaborava alcune delle prime storie sia dell’Uomo Ragno sia del primo supergruppo Marvel.

La collana proseguì con storie come “e se i vendicatori non fossero mai esistiti?”, “e se Sub-Mariner avesse sposato la Ragazza Invisibile?”, “e se Conan il Barbaro camminasse sulla terra oggi?”. E se… le origini di quel certo personaggio si fossero svolte in modo diverso?… questo o quel personaggio non fosse morto?… quel tal personaggio avesse ucciso quel talaltro personaggio?

Le esplorazioni di tante possibili varianti narrative in un certo senso permettono di entrare nei meccanismi con cui gli sceneggiatori compiono le loro scelte, ma l’interesse principale della serie sta nel fatto che le storie furono spesso realizzate da alcuni dei migliori autori delle serie originali, che potevano così esprimersi in modi slegati dalle costrizioni narrative entro cui dovevano obbligatoriamente svolgersi le avventure normali.

Un evento affine alla collana “What if…” fu lo speciale degli X-Men del 1984 Fenice: la storia mai narrata di Chris Claremont e John Byrne. Era la riproposta del n. 137 della serie regolare uscito quattro anni prima, con un finale alternativo che ne sostituiva le ultime pagine.

In realtà era il finale originale della storia, che poco prima della pubblicazione era stata modificata in extremis per far morire il personaggio della potente mutante Fenice, alias Jean Grey, colpevole di essere impazzita e di aver compiuto un genocidio planetario.

La prima versione degli autori fu recuperata come una possibilità verificatasi in un altro universo parallelo, in cui Jean Grey è stata privata dei poteri ma sopravvive per poi sposare il leader degli X-Men Scott Summers. In pratica questo generò un futuro alternativo da cui sarebbe poi giunta nel presente dell’universo Marvel principale la figlia dei due, Rachel Summers, che avendo ereditato i poteri della madre è ora la nuova Fenice.

Così anche nel mondo Marvel iniziavano a infiltrarsi elementi di universi alternativi, ma più lentamente e in sordina rispetto a quanto accaduto in precedenza alla Dc Comics. Il primo caso del genere alla Marvel era stato il supereroe Nighthawk (Nottolone, in italiano) che, venendo dall’universo dello Squadrone Supremo di cui faceva parte, negli anni settanta entrò nel gruppo dei Difensori, all’interno dell’universo Marvel ufficiale.

Da parte sua la seconda Fenice, oltre che negli X-Men, avrebbe poi militato per un certo periodo anche nel super-gruppo Excalibur, creato nel 1987 dagli inglesi Chris Claremont e Alan Davis, il cui leader, Capitan Bretagna, era stato ideato da Claremont stesso dieci anni prima per la sezione editoriale britannica della Marvel.

Anche Capitan Bretagna viaggia spesso attraverso gli universi alternativi. Con il tempo scopre addirittura di far parte di una sorta di ordine interdimensionale costituito da innumerevoli sue versioni, ognuna di un diverso universo, tra cui vari Capitan Bretagna donna e dei Capitan Bretagna nazisti.

Questi difensori della Bretagna alternativi sono stati tutti creati e coordinati, o per meglio dire manipolati, da una versione fantascientifica di mago Merlino e da sua figlia, che da una dimensione chiamata Altromondo si sono assunti il compito di mantenere segretamente l’ordine nell’Omniverso costituito da tutti gli infiniti universi paralleli, benché il dominio ufficiale su gran parte di essi sia in apparenza in mano a dei cosiddetti imperatori omniversali.

Mentre un Multiverso è un gruppo di universi alternativi come quelli inventati da un singolo autore o entro una particolare casa editrice, il termine Omniverso, coniato dallo sceneggiatore Mark Gruenwald a fine anni settanta, indica l’insieme di tutti gli universi possibili, compresa la nostra realtà e tutto ciò che sia mai stato immaginato.

Per la cronaca, la Terra dell’universo Marvel principale è contrassegnata dal numero 616, mentre la nostra, cioè quella dei lettori e in cui tutti noi viviamo, negli albi Marvel è la Terra 1218.

Ma nella Marvel ne sono state catalogate molte altre, apparse in cinquant’anni di produzione, dalla Terra-597, in cui i nazisti hanno vinto la II Guerra Mondiale alla Terra-99062 in cui tutti gli eroi Marvel sono dei bambini.

La spiccata ironia già presente nei cicli di Capitan Bretagna scritti negli anni ottanta per il mercato britannico, prima da Alan Moore e poi da Jamie Delano, fu portata alle estreme conseguenze da Claremont e Davis sulla loro successiva serie degli Excalibur.


In questo gruppo Capitan Bretagna e i suoi compagni, protagonisti di lunghi cicli di divertenti avventure semi-umoristiche, si trovano tra l’altro a viaggiare, in modo spesso esilarante, attraverso universi paralleli a bordo di una sorta di treno interdimensionale attivato da un essere semi-meccanico, mentre cercano disperatamente di trovare il modo di tornare nel proprio universo.
Naturalmente, prima di riuscire ad azzeccare l’universo giusto, gli Excalibur incontrano anche delle versioni alternative di loro stessi.

Se negli anni ottanta gli albi Marvel ambientati in mondi paralleli erano ancora episodici, in seguito le rielaborazioni di universi alternativi si sono moltiplicate fino a occupare intere serie apposite, come quelle uscite poco dopo il 1990 ma ambientate oltre cento anni dopo, in un 2099 in cui esistono versioni diverse di supereroi come Spider-Man e gli X-Men.
Le versioni contrassegnate dall’etichetta Ultimate, hanno rinarrato ampiamente le origini dei personaggi più famosi ambientandole negli anni 2000 in cui sono state pubblicate, ma che a dispetto del nome non sono certo state le ultime versioni degli eroi Marvel.

Particolarmente estrema è la miniserie di due numeri Ruins (Rovine), scritta da Warren Ellis, dipinta da Cliff e Terese Nielsen nel 1995, in pratica una versione alternativa della celebrata miniserie dipinta Marvels (Meraviglie), solo che qui il realismo di quell’opera viene spinto alle estreme conseguenze.


Gli autori immaginano cosa sarebbe successo se gli incidenti che hanno dato ai supereroi Marvel i loro poteri avessero avuto effetti tragici, come accadrebbe nella realtà a chi fosse esposto a raggi cosmici, radiazioni o esplosioni atomiche, o a chi si mettesse in testa di fare il vigilante mascherato.

Così in questa breve e provocatoria storia i Vendicatori vengono uccisi dalla guardia nazionale, i vari X-Men sono poveri e patetici mutanti deformi, Capitan Marvel è chiuso in un lager, Silver Surfer si suicida, Thor è un folle sotto l’effetto di allucinogeni che si crede posseduto da una divinità, mentre Hulk, Ghost Rider, i Fantastici Quattro e l’Uomo Ragno muoiono proprio a seguito dell’incidente che avrebbe dovuto renderli speciali…

Un’altra originale ma più ambiziosa miniserie ambientata in un universo parallelo è 1602, uscita in otto episodi tra il 2003 e il 2004 con i testi di Neil Gaiman e i disegni di Andy Kubert. Questa storia non solo non è ambientata nell’universo Marvel principale ma, come dice il titolo, si svolge ai primi del Seicento e la caratterizza il fatto che i supereroi appaiono con oltre quattrocentocinquant’anni d’anticipo.


Naturalmente in un’epoca piena di superstizioni religiose i loro poteri li fanno considerare non esseri eccezionali dalle doti spiegabili scientificamente ma entità occulte dai poteri magici, come stregoni o demoni. Solo alla fine di questa storia, in cui i principali protagonisti dell’universo Marvel sono completamente rielaborati in chiave rinascimentale, si chiarisce quale paradosso temporale abbia generato una tale realtà alternativa.

Gli autori di 1602 sono stati avvantaggiati dal fatto che alcuni eroi Marvel (come il mago Dottor Strange, il dio nordico Thor, o la strega Scarlet) hanno in effetti poteri magici o soprannaturali, mentre altri (come il Dottor Destino o Magneto) portano già costumi in stile medievale.

Alla prima serie di 1602, tra il 2005 e il 2010, ne sono seguite altre tre di autori diversi, una ambientata in America intitolata 1602 New World e le altre due dedicate alle versioni dei Fantastici Quattro e dell’Uomo Ragno di questo universo rinascimentale.

È un po’ più realistica, ma anche piena di forzature, la miniserie in cinque albi del 2007 Bullet Points (Punte di proiettile), scritta da Michael Straczynski e disegnata da Tommy Lee Edwards, in cui, nel classico stile dei What If…?, si immagina cosa sarebbe successo se lo scienziato destinato a creare Capitan America, e a morire subito dopo, fosse stato raggiunto dal proiettile un giorno prima del fatidico esperimento. In ogni numero le conseguenze di tale apparentemente piccolo evento stravolgono la vita di un diverso personaggio.

Così in Bullet Points non esiste Capitan America ma un mingherlino Steve Rogers che, determinato ad aiutare comunque il suo paese, indossa il prototipo dell’armatura di Iron Man vent’anni prima di Tony Stark.

Nelle puntate successive l’accumularsi degli eventi crea altre differenze rispetto all’universo Marvel originale. Uno scapestrato Peter Parker non diventa l’Uomo Ragno ma Hulk, Reed Richards non fonda i Fantastici Quattro, che muoiono tutti anzitempo tranne lui, ma diventa capo al posto di Nick Fury del servizio segreto governativo Shield, per cui lavora un Bruce Banner che anziché mutarsi in Hulk diventa l’Uomo Ragno.

Dal 2000, insomma, anche la Marvel investe sempre di più su versioni alternative dei suoi supereroi, fino alla miniserie del 2015 Secret Wars (Guerre Segrete), scritta da Jonathan Hickman e disegnata da Esad Ribic, in cui l’intero Multiverso dei supereroi Marvel viene definitivamente distrutto e sostituito provvisoriamente con una Terra composita, denominata Battleworld, formata da frammenti di diverse Terre parallele e dominata dal Dottor Destino.

In questa miniserie e nelle altre ad essa collegate, si può quindi trovare più di una versione di Iron Man o di Thor, un Wolverine anziano, una Capitan Bretagna musulmana e così via…

L’intera operazione ricorda ciò che aveva fatto la Dc trent’anni prima con “Crisis” e non a caso è stato scelto come titolo Guerre Segrete, lo stesso di una miniserie uscita all’epoca proprio in contemporanea a “Crisis” per farle concorrenza.

Anche lo scopo che la Marvel vorrebbe raggiungere con questa nuova Secret Wars è lo stesso che aveva avuto la Dc con la vecchia “Crisis”, generare un nuovo universo narrativo con versioni radicalmente rinnovate di tutti i suoi vecchi supereroi, per tentare di scongiurarne il lento declino. Vengono così spazzati via in un colpo solo i due principali universi della Marvel, quello di Terra-616 che durava da oltre cinquant’anni e l’universo Ultimate di Terra-1610 che andava avanti da quindici.

Una delle novità più evidenti del nuovo universo Marvel, è che alcuni personaggi maschili sono sostituiti per un certo periodo da versioni femminili, come nel caso di Wolverine o Thor. Infatti, per qualche tempo, l’incarnazione principale di quest’ultimo è stata la dottoressa Jane Foster, che nel vecchio universo era stata una semplice infermiera fidanzata con Thor.


Hanno poi generato polemiche le ultime versioni di Capitan America. Nell’era Obama era stato sostituito dal suo vecchio partner afro-americano Sam Wilson, ma poi è apparsa anche una nuova incarnazione del biondo Steve Rogers, che a sorpresa avrebbe rivelato legami con l’organizzazione filo-nazista Hydra.

La Marvel sembra ormai voler soprattutto stupire a ogni costo i lettori. Le nuove versioni dei suoi eroi hanno il vantaggio che non si devono conoscere cinquant’anni di fumetti per comprenderne le storie, ma non sappiamo se questa “Nuovissima Marvel” riuscirà a durare almeno una ventina d’anni, come l’universo Dc post-Crisis, o se alle prime flessioni nelle vendite sarà rimpiazzata a sua volta da ulteriori revisioni.

Ciò che dimostra per ora tutto questo riferirsi di continuo ai modelli preesistenti, rimaneggiati in infinite versioni, è soprattutto la perenne difficoltà e lo scarso coraggio dei più grossi editori statunitensi, ormai quasi del tutto incapaci di proporre dei personaggi interessanti che siano veramente inediti.

Gli autori più validi alle loro dipendenze sono chiamati ogni volta a salvare capra e cavoli, cioè a coniugare le esigenze della qualità con l’imperativo editoriale di restare comunque ancorati ai soliti supereroi…

 

(Da Segreti di Pulcinella).

 

 

Un pensiero su “LE DIMENSIONI ALTERNATIVE DI MARVEL E DC”
  1. Interessante excursus nei due colossi americani. Per me è stato un buon ripasso degli universi alternativi Marvel e DC

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *