Nelle narrazioni a fumetti, le ambientazioni, e in particolare le città in cui si svolge l’azione, rivestono spesso una notevole importanza. Alcune città sono luoghi inventati, inesistenti sulle vere carte geografiche, ma ormai indissolubilmente legate ai personaggi che vi abitano. Città che da quei personaggi possono anche prendere il nome, o rifletterne in qualche modo il carattere.

La più classica dicotomia è quella che contrappone una città solare e apparentemente ottimistica come la Metropolis di Superman, alla cupa Gotham City di Batman, dai vicoli in preda a violenze e miserie di ogni tipo. In realtà sono i rovesci di una stessa medaglia, ovvero due diversi aspetti della tipica metropoli.

Ma se la città diventa protagonista, perché non può essere anche la protagonista assoluta? Raccontare per immagini non tanto la vita di un personaggio particolare quanto la sorte di un’intera città è una sfida non comune, che alcuni autori di fumetti hanno raccolto.



Città oscure e città luminose

Già nel 1925 l’incisore fiammingo Frans Masereel dedica al tema “La Città” un’omonima serie di xilografie che, pur non costituendo una vera e propria storia, mostrano in sequenza i vari aspetti di una tipica metropoli del suo tempo. Il fumo delle ciminiere e dei treni, le resse nel traffico e nei locali, l’onnipresenza impersonale dei palazzi, l’uniformità degli impiegati e degli operai, gli incidenti stradali e sul lavoro, la povertà dei sobborghi e lo sfarzo pubblicitario, la potenza delle macchine e le fatiche umane, le manifestazioni di protesta e le repressioni della polizia, le esibizioni formali della vita pubblica e i tanti tipi di isolamento.

Negli anni quaranta, lo statunitense Will Eisner comincia a spostare l’attenzione dall’eroe e dai comprimari protagonisti dei suoi racconti, per parlare anche di avventure della gente comune, e per poi arrivare, tra gli anni ottanta e novanta, a rendere veramente protagonista la città in cui nacque in opere come “New York, the Big City”, in cui dei flash di poche pagine, suddivisi in base ai diversi elementi architettonici e urbanistici che vi appaiono, mostrano un ampio spaccato delle farse e delle tragedie della vita cittadina. E poi “Dropsie Avenue”, che parla di quanto avviene nel corso degli anni in uno specifico quartiere newyorkese, dalle sue origini a oggi.

LE CITTÀ PROTAGONISTE DEI FUMETTI

Nel 1977, nell’ambito del ciclo di fantascienza Leggende d’Oggi, scritto dal francese Pierre Christin e disegnato da Enki Bilal, appare La Ville qui n’Existait pas” (La città che non esisteva), una storia in cui si raccontano le speranze e le delusioni del tentativo di realizzare concretamente una vera e propria società ideale separata dal resto del mondo. Una città come possibile Utopia, che di fatto è la vera protagonista del racconto.

Sul versante del fantasy, tra il 1981 e il 1982, Roy Thomas e P. Craig Russell adattano a fumetti il racconto The Dreaming City” (La città dei sogni), scritto da Michael Moorcock, con protagonista il principe negromante Elric di Melniboné.
Vi si narra la riconquista e la distruzione della città di Imrryr, capitale di Melniboné, da parte di Elric, in passato spodestato ed esiliato da suo cugino Yrkoon. Imrryr è detta la città dei sogni, oltre che per la sua bellezza splendidamente illustrata da Russell, anche per l’abitudine dei suoi signori a indulgere nell’uso di droghe. La brusca vendetta di Elric giunge appunto a interromperne i sogni per sempre.

Lo sceneggiatore francese Benoit Peeters e il disegnatore belga Francois Schuiten creano invece dal 1983 il ciclo Les Cités Obscures (Le città oscure), una serie visionaria su un universo parallelo al nostro, il Mondo Oscuro, le cui città costituiscono dei singoli stati a sé che ospitano dei passaggi di comunicazione con il nostro mondo, spesso utilizzati dai personaggi delle storie.
Le loro architetture sono variazioni delle nostre, con grattacieli, cattedrali gotiche ed elementi monumentali d’ispirazione dittatoriale, stalinista o fascista, le quali incutono maggior rispetto e, a volte, cambiano o si comportano in base a logiche inquietanti.
La serie prende il via sulla rivista belga A Suivre con “Les Murailles de Samaris” (Le mura di Samaris) e raggiunge una qualità grafica e narrativa sempre più alta nei libri successivi. Tra i migliori: “La Fièvre d’Urbicande” (La febbre d’Urbicanda), “Brusel”, “La Tour” (La torre), “L’Enfant Penchée” (La bambina inclinata), alcuni apparsi a puntate o in album anche in Italia.

LE CITTÀ PROTAGONISTE DEI FUMETTI

Negli anni novanta alcuni autori statunitensi hanno esplorato gli aspetti delle metropoli contemporanee con opere di alto livello artistico.

Eric Drooker, nel volume Flood! (Diluvio!) del 1992, passa dal rappresentare rozzamente la banale e squallida vita in una città moderna, all’evocare visioni primordiali di antiche caverne e rituali selvaggi che riaffiorano dall’inconscio durante un semplice viaggio in metropolitana. Disegna poi con stile grafico sempre più raffinato l’ora riconoscibile città di New York sotto una pioggia incessante, che si trasforma gradualmente in un vero e proprio diluvio, finché l’acqua ricopre completamente le meschine violenze che vi si annidano.

LE CITTÀ PROTAGONISTE DEI FUMETTI

David Mazzucchelli Paul Karasik, nel romanzo a fumetti City of Glass (Città di vetro) tratto nel 1994 dall’omonimo libro di Paul Auster, attraverso una raffinata sintesi grafica creano un capolavoro in cui il labirinto della città che il protagonista attraversa, cercando di “risolvere un caso”, finirà per fagocitarlo completamente annullandone il ruolo di personaggio attivo, come se la città arrivasse definitivamente ad avere il sopravvento sull’individuo.

Kurt Busiek e Brant Eric Anderson, in Astro City, una serie di comic book pubblicata dal 1995 i cui episodi sono raccolti in volumi, descrivono di volta in volta i diversi aspetti di una città abitata da un gran numero di superesseri.
Rispetto alle solite storie di supereroi, qui non sono tanto importanti le esibizioni di poteri o le battaglie in cui pure i personaggi vengono coinvolti, quanto i problemi umani e psicologici in cui si imbatterebbero delle persone normali se acquisissero realmente delle capacità sovrumane e, per motivi più o meno plausibili e non necessariamente idealistici o folli, decidessero di intraprendere la carriera di giustizieri o di criminali, o anche di rinunciarvi… Le ingenuità del mondo dei supereroi vengono insomma aggirate per mostrarci gli uomini e le donne dietro le loro maschere.

Peter Kuper, specializzato come Drooker in storie senza parole, nei tre albi di The System (Il Sistema) usciti nel 1996, descrive col suo stile espressionista un intreccio di vite che si influenzano reciprocamente nella città di New York. Con contatti diretti, passaggi ravvicinati o cambi di scena su inquadrature analoghe, l’azione si sposta di continuo da un personaggio all’altro.
Vediamo così una ragazza madre, un misterioso serial killer, un anziano poliziotto, una coppia interrazziale, uno spacciatore di colore, un agente corrotto, un affarista senza scrupoli, un malato di Aids, un tassista indiano, un vecchio senzatetto, un tipo losco con valigetta, un giovane sullo skateboard, un conducente di metropolitana e altri ancora, tutti che affrontano problemi e fanno scelte senza prevedere le ripercussioni sulle vite degli altri, mentre i titoli dei giornali, in assenza di testi, permettono al lettore di seguire meglio gli sviluppi degli eventi.



Come il nazismo vinse a Berlino

Il romanzo a fumetti più ampio e impegnativo dedicato interamente alla vera storia di una singola città è probabilmente Berlin, dell’americano Jason Lutes, un autore che si era fatto notare con Jar of Fools (Giara di stolti).
Berlin, come dice il titolo, è un’opera ambientata nella città di Berlino. Vi si narra il declino della Repubblica di Weimar, che governò la Germania negli anni Venti, descrivendo i modi reali con cui il Nazismo giunse al potere, anche se raccontati attraverso personaggi immaginari.


Attraverso montaggi cinematografici, alternati al contrappunto di narrazioni letterarie in prima persona, e mischiando eventi privati di fantasia in un contesto saldamente ancorato ai fatti storici, Lutes racconta le vite di diverse persone durante il periodo che precedette l’ascesa del nazifascismo.
I due principali sono l’aspirante studentessa d’arte Marthe Muller e il giornalista Kurt Severing, che si conoscono su un treno diretto a Berlino (le due forme di espressione di cui si occupano, il disegno e la scrittura, sono anche le componenti principali del linguaggio a fumetti). Tra i due nasce una storia d’amore.
Le altre trame principali riguardano una studentessa lesbica che si innamora di Marthe, una madre di famiglia che lascia il marito perché non ne condivide le idee naziste, un ragazzino ebreo che vende giornali ed è ossessionato dal mago Houdini, un poliziotto ligio agli ordini ma capace di vedere le cose obiettivamente.


Il lettore scopre attraverso questi personaggi la Berlino della fine degli anni venti, il mondo della scuola d’arte che Marthe frequenta, il deterioramento della società che Kurt cerca di comprendere, le tensioni politiche che dividono la popolazione, i problemi di ordine pubblico che la polizia tratta con durezza, i ricordi dei lutti e delle disillusioni del passato, le difficoltà economiche e i vari modi di tirare avanti, la solidarietà che aiuta alcuni a sopravvivere…



(Da Segreti di Pulcinella).


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *