Nella religione cristiana lo Spirito Santo è definito “Paraclito”, cioè difensore e avvocato. Gesù esortava ad averne fiducia come continuatore e portatore a compimento di ciò che lui aveva iniziato sulla terra: “È meglio per voi che io parta, perché se non parto il Paraclito non verrà a voi” (Giovanni, 16,7).
E ancora: “Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non otterrà il perdono. Quando vi porteranno nelle sinagoghe davanti ai magistrati e alle autorità non preoccupatevi di quello che dovete dire per difendervi. Lo Spirito Santo vi insegnerà quello che dovrete dire per difendervi. Lo Spirito Santo vi insegnerà quello che dovrete dire in quel momento” (Luca, XII, 10-12).

Di questa ultima affermazione fecero tesoro i martiri cristiani dell’Impero romano. Questi non temevano le condanne, le torture e la morte perché sostenuti dalla fede e dalla certezza di una protezione divina.
Secondo la tradizione, diverse martiri erano vergini consacrate a Dio. Una legge dell’antica Roma proibiva l’esecuzione delle cittadine romane vergini.

Per aggirare il divieto, i giudici usarono un espediente. Alcune cristiane come Agata, Lucia, Eufrasia, Irene, Agnese e altre furono spogliate e rinchiuse tra le prostitute di un lupanare. Sempre secondo quando tramandato dalla tradizione, lo Spirito Santo le protesse: gli uomini rifutavano contatti con donne cristiane perché il dio crocifisso come un delinquente sarebbe stato creduto maledetto e le sue vergini vestali facevano paura per superstizione.
Così le martiri rinchiuse nei bordelli rimanevano intatte, ma formalmente non erano più considerate vergini e potevano essere giustiziate.

Tra queste tuttavia ci furono delle eccezioni. Ragazze troppo paurose o con una fede non molto solida temevano sopra ogni cosa la violenza carnale, così abbiamo il caso di due martiri suicide.

Pelagia di Antiochia si gettò dalla finestra e morì sfracellata, quando vide venire le guardie ad arrestarla.
Eufrasia di Nicomedia escogitò uno stratagemma per farsi uccidere. Riuscì a convincere i suoi carcerieri di possedere un unguento miracoloso che assicurava l’invulnerabilità a chi se lo spalmasse addosso, e lo offrì in cambio della salvezza della propria castità. Davanti allo scetticismo propose di farne essa stessa prova, se lo spalmò addosso e invitò un guardiano a colpirla con forza sul collo con la sua spada.

LA VERGINE SUICIDA EUFRASIA E CORTO MALTESE
Eufrasia

 

L’uomo fece questo decapitando in un sol colpo la vergine cristiana. Rabbiosi, i carcerieri si accorsero che così la ragazza li aveva ingannati scampando al processo, alle torture e ai leoni nel circo.

Di Eufrasia non si sa altro, e l’esistenza stessa di una tale santa può essere messa in dubbio, poiché il primo a scriverne in una sua Storia ecclesiastica fu un monaco greco bizantino Niceforo Callisto Xantopulos, vissuto agli inizi del XIV secolo, quindi un migliaio di anni dopo l’ipotetica vita e morte di Eufrasia.

LA VERGINE SUICIDA EUFRASIA E CORTO MALTESE
L’opera di Niceforo Callisto Xantopulos

 

La stessa storia riappare nel 1416. Un umanista veneziano, Francesco Barbaro (1390-1454), scrisse un libretto dedicato alla virtù di donne famose, De re uxoria, come regalo nell’occasione delle nozze di un suo amico.

LA VERGINE SUICIDA EUFRASIA E CORTO MALTESE
Lo scrittore Francesco Barbaro

 

Diversa però è la protagonista e l’epoca. Nel 614 Gerusalemme venne invasa dai persiani sasanidi, i quali erano seguaci di Zoroastro e non avrebbero rispettato le monache cristiane. Una di esse chiese di comparire davanti all’imperatore sasanide Cosroe II per confidargli un gran segreto: l’esistenza del prodigioso unguento, con ciò che ne segue.

Il trattatello di Barbaro ebbe una certa risonanza durante il Rinascimento, tanto che Ludovico Ariosto (1474-1533) riadattò lo stratagemma della vergine cristiana nel suo poema dell’Orlando Furioso.

Al canto XXIX il fortissimo saraceno Rodomonte affronta e uccide il cavaliere cristiano Zerbino. Si impadronisce della di lui donzella Isabella, e la vuole far sua con la forza. Isabella allora baratta la propria libertà con il segreto del filtro dell’invulnerabilità, tallonata dal guerriero infedele raccoglie le erbe e ne fa un decotto, che poi beve e invita il saraceno a provarne l’efficacia.

Rodomonte e Isabella in una illustrazione di Paolo Barbieri

 

Rodomonte, beffato, costruirà allora un mausoleo a Zerbino e Isabella presso un ponte, e ne resterà come guardiano, sfidando qualsiasi guerriero, cristiano o musulmano, che tenti di attraversarlo.

Passati quattrocento anni, non si sa da quale fonte, l’Ariosto o altri, lo scrittore americano Jack London (1876-1910) riprende e cambia ancora. La sua raccolta di novelle avventurose intitolata Lost Face (1910) ebbe un buon successo con diverse edizioni.

La storia che presta il titolo alla raccolta è ambientata in Alaska, quando questa è ancora un possedimento dell’impero di Russia, quindi l’epoca è anteriore al 1867 quando venne venduta agli Stati Uniti.

Un mercante russo di pellicce, Subienkov, ha sottomesso e schiavizzato una tribù indiana, sfruttandola per il commercio delle pelli. Alla fine gli indiani si ribellano e prendono prigioniero il russo.
Sapendo che per vendetta i pellerossa lo vorrebbero torturare e scotennare, Subienkov convince il capotribù di possedere una “grande medicina” e il resto è immaginabile.

Ultima riedizione, nel 1970, Hugo Pratt (1927-1995) in una delle avventure del suo celebre personaggio Corto Maltese, Teste e funghi, immagina che, in una ricerca di tesori nella foresta amazzonica, un ex galeotto francese fuggito dal bagno penale della Caienna, Pierre La Reine, venga catturato dagli indios jivaro, i famosi cacciatori di teste.

L’ex galeotto si sottrae alle torture degli jivaro mangiando “funghi sacri” e convincendo il guerriero Aparia a sferrargli un colpo di machete.

Il trucco della martire in un fumetto di Corto Maltese

 

In realtà è tutto un sogno, ma Corto Maltese troverà nel negozio del mercante Levi Colombia la testa di Pierre La Reine rimpicciolita e mummificata secondo la pratica jivaro.

Forse le leggende sacre non rispecchiano una precisa realtà, ma sono comunque espressioni di una morale, e sanno vivere molto a lungo. Anche cambiando luogo e significato, pur mantenendo il fascino originario.

 

 

 

6 pensiero su “LA VERGINE SUICIDA EUFRASIA E CORTO MALTESE”
  1. E’ proprio vero che se uno vuole leggere qualcosa di impegnativo, deve leggersi Corto Maltese, come disse Umberto Eco.

  2. Mi stupisce che non abbiate citato la storia di ERNIE PIKE di Oesterheld che usa lo stesso espediente e che è verosimilmente la versione che Pratt ricordava di più, avendola disegnata egli stesso.

  3. Esatto bgh. La vicenda ispirata al trucco della vergine stavolta si svolge durante la seconda guerra mondiale su un’isola dell’oceano Pacifico. Un giapponese arruolato con gli americani fa credere di essere invulnerabile ai suoi compatrioti che combattono per l’imperatore, e questi ci cascano, decapitandolo con la katana, la tipica spada dei samurai nipponici.
    Questo fumetto venne stampato nel volume su Ernie Pike edito a Genova da Ivaldi nel 1974, e poi ripreso in successive edizioni

  4. ……magico Pratt,! Guarda quanto ancora fanno sognare, riflettere e discutere le tue opere. Sei un vero mago! (e non per sbaglio ho usato il tempo presente).

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