Una nuova giappomania ha investito manga e anime: due mondi che sono sempre andati di pari passo, procedendo su binari distinti che però si sono spesso toccati.
Edicola e televisione, fumetti e cartoni, sono state diverse le “esplosioni” di questa moda in Italia, e la loro vicenda è complessa e avvincente.

In questo articolo ripercorreremo la storia italiana dei cartoni giapponesi che si intreccia inevitabilmente con le vicende della nostra televisione, dalle storiche “invasioni” fino all’attuale ritorno in auge anche presso il pubblico più giovane.

Per riscoprire la storia dei manga in Italia, cliccare QUI: gli altri link nell’articolo rimandano ad articoli specifici per approfondire i vari temi.

 

 

TUTTO INIZIÒ CON I LUNGOMETRAGGI

Il primo approccio del pubblico italiano con l’animazione giapponese avvenne non con delle serie televisive, ma con una manciata di lungometraggi trasmessi in tv, magari nel periodo natalizio.

Se la primissima opera ad apparire da noi fu Il piccolo samurai Sasuke, mostrato al festival cinematografico di Venezia nel 1960, altri film animati vennero trasmessi dai canali Rai tra gli anni sessanta e settanta.
Spesso erano rititolati in modo che sembrassero occidentali, come Saiyuki, diventuo Le 13 fatiche di Ercolino. Altre volte seguirono l’originale: Le meravigliose avventure di Simbad, La leggenda del Serpente Bianco.

La leggenda del Serpente Bianco, sulla RAI nel 1970

 

 

CALIMERO?

Se è vero che i primi anime a giungere sui nostri schermi erano co-produzioni, non si può non citare il primato di Nino e Toni Pagot, che nel 1972 si affidarono alla Toei Animation per produrre la serie animata di Calimero (noi la vedremo qualche anno più tardi sulla Rai).
Non è l’unico caso di personaggi italiani divenuti anime: nel 1988 toccherà a Topo Gigio (vedi QUI) e nel 1992 ancora a Calimero.

Calimero, anime del 1972

 

LA PRE-INVASIONE

Due co-produzioni segnano l’arrivo in Italia delle serie animate realizzate in Giappone.
Il primato spetta ai Barbapapà, giunti il 13 gennaio 1976 su Raiuno: sebbene prodotta dalla tv olandese con i giapponesi della Topcraft, è questa la prima serie anime ad arrivare da noi.

A maggio dello stesso anno, Raiuno bissa con Vicky il vichingo, serie giapponese realizzata dalla tedesca Taurus Film e dalla Nippon Animation.
Nel 1977 le televisioni locali mandano in onda Kimba, il leone bianco, primo anime televisivo a colori della storia, nonché prima serie completamente nipponica a essere trasmessa in Italia.

I Barbapapà

 

1978: HEIDI E GOLDRAKE, GLI APRIPISTA

Il 7 febbraio del 1978 Raiuno trasmette il primo episodio di Heidi: un enorme successo transgenerazionale, la cui fama perdura ancora oggi.

Heidi, un successo clamoroso

 

Se tutte le serie finora trasmesse erano comunque molto classiche, se non addirittura di origine occidentale, il vero “primo impatto” con l’animazione giapponese dalle idee moderne si ebbe con Ufo Robot Goldrake.

Era martedì 4 aprile 1978, quando sulla Seconda Rete (lattuale Raidue) il pubblico poté assistere al debutto della prima serie robotica giunta in Italia, presentata come esempio di fantascienza giapponese.
Regia, tecnica, messa in scena: era tutto diverso dai cartoni finora visti in televisione.

Ufo Robot Goldrake

 

LA PRIMA INVASIONE

Il pubblico rimase piacevolmente shockato da questo cartone, un nuovo modo di concepire le serie d’animazione. Goldrake divenne il precursore di tutta una serie di opere giapponesi che, di lì in avanti, iniziarono a invadere le nostre televisioni.

Sempre del 1978 è la prima tv di Danguard, trasmesso dal dicembre di quell’anno sui canali regionali: è la prima serie robotica ad apparire sulle televisioni private.
Il 1979 vede arrivare per la Rai opere come Remì e Capitan Harlock, proseguendo sul doppio binario di drammi tratti da romanzi e opere fantascientifiche.

Remì e Capitan Harlock

 

Sono soprattutto le televisioni private ad attingere al grande calderone degli anime, grazie ai costi relativamente bassi e all’enorme successo che tali serie stavano avendo.

In quell’anno il pubblico italiano può spaziare tra robottoni come Jeeg Robot d’acciaio e Il Grande Mazinga, e storie di altri generi, tipo Ryu il ragazzo delle caverne (a proposito: conoscete il piccolo mistero della sigla?), Tekkaman, Don Chuck Castoro e Le avventure di Lupin III.

La banda di Lupin III e Jeeg Robot d’acciaio

 

ORFANELLI & ROBOT

Il 1980 porta sulla Rai un altro capitolo dei robottoni nagaiani: Mazinga Z.
L’anarchia di acquisizione e distribuzione delle varie serie fa sì che si perda la cronologia originale e i collegamenti esistenti tra questo titolo e i già visti Ufo Robot Goldrake (mutuato dall’edizione francese) e Il Grande Mazinga (arrivato sulle tv private): così uno stesso personaggio si ritrova con tre nomi diversi a seconda della serie.

Mazinga Z

 

Telemontecarlo lancia Gundam, in una edizione incompleta che per anni ha sofferto di irregolarità di tipo legale mai chiarite definitivamente.
La Doro Tv Merchandising e la Itb sono le società che più si buttano sull’animazione giapponese, portando in Italia tantissime opere.
La Olympus distribuisce un grande classico: Candy Candy.
Arrivano anche Daitarn 3, Judo Boy, Peline Story, Getter Robot e, sulla Rai, Anna dai capelli rossi.

Candy e Anna

 

Come abbiamo avuto modo di vedere ricostruendo la storia dei manga in Italia, tanti di questi titoli finiscono in forma di fumetto (originale o meno) pubblicati da riviste che avranno un certa fortuna.

Diventa forte nell’immaginario collettivo il concetto di robot e orfani, a indicare storie di vario genere che spesso hanno a che fare con tragedie melodrammatiche e battaglie fantascientifiche. Personaggi tormentati, spesso sfortunati, che lottano contro le avversità della vita e si dedicano alla causa anche al prezzo di grossi sacrifici.

L’imbattibile Daitarn III

 

Particolare successo hanno i personaggi nagaiani, tanto che nei nostri cinema arrivano film di montaggio realizzati alla buona, spesso anticipando personaggi di serie che ancora non si vedevano in tv…

Gli scontri dei robottoni e le vicende di ragazzini senza famiglia sono i due principali esempi di filone che colpisce il pubblico italiano, mentre i critici iniziano a puntare il dito contro l’eccessiva violenza presente in alcune serie. Arrivano persino a dire che i cartoni giapponesi “sono fatti al computer”, quindi impersonali, freddi e cinici.

Il 1980 è comunque un’annata molto ricca: tra gli altri arrivano L’Ape Maia e L’Ape Magà, Huckleberry Finn, La principessa Zaffiro, Astrorobot, Charlotte
Il contenitore Ciao Ciao trasmette Kyashan e Hurricane Polymar.

La principessa Zaffiro

 

CANALE 5 E NON SOLO

Il 1981 continua a riempire le nostre televisioni di cartoni giapponesi.
Se la Rai allenta gradualmente la trasmissione degli anime (si segnalano solo Capitan Futuro, Bia la sfida della magia, Shirab il ragazzo di Bagdad e Tom Story), questi trovano sempre più spazio nei canali privati.

Anche Canale 5 si interessa ad alcuni titoli, trasmettendo Pepero il piccolo guerriero, Gatchaman – La battaglia dei pianeti (titolo dalla storia editoriale travagliata, vedi QUI) e Gloizer X.

La battaglia dei pianeti

 

Le televisioni private la fanno da padrone portando titoli come La banda dei ranocchi, Daltanious, Blue Noah mare spaziale, Arrivano i Superboys!, Babil Junior, Quella magnifica dozzina (ossia Mimì), Conan il ragazzo del futuro, Starzinger, La balena Giuseppina.
Giungono anche due serie a tecnica mista, animazione e riprese dal vivo: I-Zenborg e Bornfree – Il risveglio dei dinosauri.

Conan, il ragazzo del futuro

 

ITALIA 1 E RETEQUATTRO

Il 1982 vede sorgere due realtà che diventeranno importantissime per l’animazione giapponese nel nostro Paese: Italia 1 (QUI la storia del canale) e Rete 4 (QUI).
Prima che passassero alla Fininvest, appartenevano rispettivamente a Rusconi e alla Mondadori.

Su Italia 1 trovava spazio il contenitore Bim Bum Bam, nel quale andarono tra gli altri Hello! Spank, Cyborg 009, Belle e Sebastien, Sam il ragazzo del west.
Sempre questa rete trasmise Lady Oscar, che divenne un immediato cult.

Rete 4 ospitò Bem il mostro umano, Io sono Teppei!, Cuore, Flo la piccola Robinson, L’Uomo Tigre e Rocky Joe.

L’Uomo Tigre

 

Canale 5, all’epoca concorrente, rispondeva con Golion (il vero Voltron, vedi QUI), Monciccì, Tansor 5, Laura e La Regina dei Mille Anni di Leiji Matsumoto; il quale era presente sulla RaiI con Galaxy Express 999. A cui facevano compagnia Astroboy di Osamu Tezuka, L’isola del tesoro di Dezaki e Doraemon con il primo doppiaggio.

Galaxy Express 999

 

I canali regionali proposero Angie Girl, Sampei e La macchina del tempo, primo anime della serie Time Bokan ad arrivare da noi, che come sigla utilizzava una cover di un brano all’epoca famosissimo…

 

EURO TV

È un momento di grande anarchia televisiva. Le frequenze vedono nascere canal che si associano spesso in syndacation, e circuiti come Euro Tv.
Qui veniva ospitato il contenitore di cartoons Tivulandia: nel 1982 arriva Capitan Jet.
Alcuni anime già trasmessi in passato (come Candy e i Superboys) si spostano nei circuiti principali, che ridanno visibilità a queste opere.

Rete A propone Vultus 5. Su Euro Tv, fino a metà degli anni ottanta arrivano novità come la seconda serie di Lupin III, Gigi la trottola, I predatori del tempo, Transformers, Ransie la strega, Nino il mio amico ninja.

Nino, il mio amico ninja

 

L’anarchia di syndacation e reti private portano Lamù e il mistero, ormai non più tale, sulla sua sigla (vedi QUI).
L’anime è in onda su Telecapri (associata a Euro Tv) dopo che venne estromessa dal circuito di Italia 1.

Lamù, la ragazza dello spazio

 

LA CORAZZATA FININVEST

A fine 1982 Italia 1 passa a Berlusconi, lo stesso destino tocca a Rete 4 nel 1984.
Nascono così i tre canali Fininvest immaginati per pubblico e target specifici.
Ora ad avere pieno controllo della fascia ragazzi berlusconiana è Alessandra Valeri Manera, e ciò inaugura una nuova era per l’animazione giapponese in Italia.

Spariranno gradualmente anime violenti o troppo “maschili”, sarà fatto uso di censura con tagli di sequenze se non di interi episodi. Gli adattamenti tenderanno via via a de-giapponesizzare i prodotti, ma questa era una pratica presente anche prima.

Lucy May

 

Il 1983 è ancora un periodo di transizione, dove avviene la messa in onda di titoli come Carletto principe dei mostri, L’uccellino azzurro, Lucy May. Mentre su Rete 4 arrivano Dottor Slump con il primo doppiaggio italianizzato, Il magico mondo di Gigì, Superbook.
La Rai propone Hello Sandybell e Ulysse 31.

Hello Sandybell

 

Nel 1984 inizia a delinearsi la fascia fininvestiana per come sarà conosciuta, grazie ai successi de Lo specchio magico, Pollon, Nanà Supergirl, Georgie. Ora le sigle italiane sono tutte interpretate da Cristina D’Avena.

La Rai co-produce Il fiuto di Sherlock Holmes e si affida a serie classiche come Il fedele Patrash.
Le tv regionali fuori circuito ora devono accontentarsi di repliche o di anime più vecchi, nonostante non manchino perle come Madamoiselle Anne.

C’era una volta… Pollon

 

 

LA NUOVA INVASIONE DI METÀ ANNI 80

Il 1985 pare definire la svolta: sulla Fininvest vanno i titoli più “innocui” (anime shojo, classici) o comunque opere attuali e di nuova generazione. I canali privati continuano con riproste o novità che hanno qualche anno sul groppone.

Su Italia 1 e Rete 4 arrivano Là sui monti con Annette, L’incantevole Creamy, Il grande sogno di Maya, Dolce Kati, Evelyn, Kiss me Licia e Occhi di Gatto (QUI i successi italiani)
Questi titoli  aprono a una nuova invasione, divenendo cult senza tempo e garantendo introiti grazie anche al merchandising.

Novembre 1985

 

La Rai abbandona praticamente del tutto le produzioni nipponiche (da segnalare però la messa in onda del film Nausicaä della Valle del vento, nel 1987).

Lungo tutti gli anni ottanta è Fininvest a lanciare i titoli più moderni, sebbene a fine decennio ne allenterà di molto l’importazione, concedendosi repliche e tanta animazione occidentale.

Nausicaä sulla Rai

 

Nel 1986 arrivano sui nostri teleschermi Magica Emi, Mila e Shiro, Memole, Holly e Benji, Lovely Sara. Il 1987 ci porta Pollyanna, Sandy dai mille colori e la terza serie di Lupin III. Nel 1988 esordiscono Palla al centro per Rudy, Che famiglia è questa Family!, Prendi il mondo e vai, oltre alle repliche di Candy Candy.

L’ultimo grande exploit: È quasi magia Johnny, una versione censuratissima di Orange Road che riscuote comunque un enorme successo nel 1989: QUI il suo percorso italiano.
Il Corriere dei Piccoli segue ora con attenzione i titoli di Italia 1, arrivando a pubblicare i manga di Creamy e di Mila e Shiro.

I personaggi giapponesi sul Corriere dei Piccoli

 

EDIZIONI AMERICANE

Sono anni in cui iniziano ad arrivare anche le edizioni di opere giapponesi rielaborate dagli americani, spesso riscritte ex-novo.
È il caso di Robotech e di Voltron, ma non solo: QUI la lista completa.

Robotech, della Harmony Gold

 

JUNIOR TV

Nel 1985 nasce la syndaction Junior Tv, che trasmette per lo più cartoni in una fascia quotidiana di otto ore.
Tante reti aderiscono a questo circuito, dove vengono proposte serie del passato ma anche molti nuovi cartoon (vedi QUI quelli dimenticati).

Dragon Ball, nella sua prima versione senza censure, apparve qui.
Le emittenti private proseguono in quegli anni con la proposta di anime. Tra gli altri arriva Ken il guerriero, che subito diventa un cult.

Ken il guerriero

 

ODEON TV, SUPERSIX, ITALIA 7

Con la fine di Euro Tv, nel 1987, nascono nuove realtà similari.
Supersix, attiva ancora oggi, rilancia tantissimi anime. Ma la guerra è tutta tra Odeon e Italia 7, spinta dalla Fininvest che teme la prima e finanzia la seconda (QUI la storia di queste due reti).

Siamo nel 1990 e il titolo forte di quest’anno è I Cavalieri dello Zodiaco, che passa proprio da Odeon a Fininvest (QUI). Ora Italia 7 è il quarto canale di Berlusconi, dove trovano spazio gli anime più “maschili” che da Bim Bum Bam e Ciao Ciao erano spariti.
Anche Junior Tv entra presto sotto il controllo fininvestiano e della Giochi Preziosi.

I Cavalieri dello Zodiaco

 

RIVISTE, MANGA E VIDEOCASSETTE

Escono riviste e arrivano i manga, anche in modo illegale. Così come illegalmente giungono opere animate, per esempio, uno dei film de I Cavalieri dello Zodiaco.
L’home video legale prolifera a prescindere dalla pirateria: serie, special e film sono edite da Yamato Video (dal 1991) e dalla Dynamic Italia (dal 1995).
Arrivano anche i primi libri sull’animazione giapponese e si forma un pubblico di appassionati che, per dieci anni e più, ha seguito gli anime in televisione.

 

PRIMI ANNI NOVANTA, UN MOMENTO DI STALLO

Se da un lato si stava creando un fandom più smaliziato, dall’altro gli anime inediti vissero un periodo di magra. La Fininvest importò pochi titoli (Cantiamo insieme, Mary e il giardino dei misteri, Il mistero della Pietra Azzurra, Le voci della savana, Robin Hood, Il libro della giungla).

Si riaccese il dibattito sulla violenza dei cartoni giapponesi che facevano la fortuna delle Tv private, dove erano trasmessi incessantemente in replica o con sparute novità (magari sempre gestite dall’azienda berlusconiana), come la censuratissima serie Motori in pista.

Il mistero della Pietra Azzurra

 

Nel 1995 la Fininvest co-produsse con la Ashi la serie I segreti dell’isola misteriosa, l’anno prima la Mondo fece lo stesso con Zorro.
Si cercavano titoli innocui, dove intervenire poco con tagli e adattamenti.

I segreti dell’isola misteriosa

 

1995, SAILOR MOON

Il torpore in cui era caduta l’animazione giapponese in Italia viene scosso nel febbraio del 1995, quando in un Bim Bum Bam completamente in balia di cartoon americani, giunge Sailor Moon.
La serie segna un giro di boa, riportando gradualmente gli anime all’antico splendore (vedi QUI i successi italiani dell’opera).

Sailor Moon

 

Sailor Moon riporta prepotentemente in tv i prodotti giapponesi, moderni e all’ultima moda.
Siamo ormai nella seconda metà dei novanta, e ciò coincide con una nuova mangamania che impazza in edicola e nelle fumetterie.
Per Sailor Moon, dato il successo, viene confezionata una trasmissione apposita nella prestigiosa fascia preserale: Game Boat (QUI).

Dagli amici di Latte e Cartoni

 

Su Canale 5 e poi su Italia 1, oltre a un massiccio ritorno degli anime storici, arrivano serie nuovissime come Rayerath (scatenando polemiche sull’adattamento: ma come stavano le cose? Lo racconto QUI), Spicchi di cielo, Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo, Lisa e Seya, Un fiocco per sognare, Terry e Maggie e Piccoli problemi di cuore (un’edizione riscritta in Italia, QUI).

Un fiocco per sognare

 

LA FINE DEGLI ANNI NOVANTA

È questo il periodo in cui Mediaset spinge tanto sulle riedizioni di alcuni anime storici. Ridoppiaggi e nuove sigle cercano di fornire un’edizione più consona agli standard dell’azienda, nel momento massimo dell’attività censoria: QUI tutte le serie ridoppiate.

La censura, in questo momento storico, è fortissima: niente sangue, nessuna ambientazione giapponese, via ogni riferimento a qualunque argomento “pericoloso”.
Le mestruazioni sono fatte passare come influenza o come sogni premonitori (si veda il caso di Temi d’amore tra banchi di scuola).

Un ritaglio dell’epoca

 

Ma è anche il periodo dove la stessa Mediaset acquisiva titoli a go go, spesso per toglierli alla concorrenza. Alcuni li si vedrà solo anni dopo, magari su canali appositi, altri restano nella lista degli anime preparati per la tv e mai trasmessi (li trovate QUI).

H2, doppiato e mai trasmesso

 

Telemontecarlo recupera un po’ di titoli del passato e li rilancia con nuove (e spesso brutte) sigle. Ci sono anche delle prime tv, come B’t X – Cavalieri Alati e Ranma 1/2.
La rete gemella TMC2 prova delle piccole maratone serali, con General Daimos e Blue Noah.

B’t X

 

Italia 7 (poi Europa 7 e 7 Gold) porta al successo City Hunter, che era previsto anni prima sulle reti Fininvest (QUI tutta la vicenda).
Assieme a lui, gli inossidabili Ken il guerriero, L’Uomo Tigre, Sampei.

La giappomania, in questo periodo, esce dalla nicchia.
Ma non mancano le polemiche, come Ken il guerriero accusato di istigare alla violenza e al lancio dei sassi dal cavalcavia (!) e Sailor Moon accusata di deviare sessualmente i bambini (vedi QUI).

City Hunter

 

DRAGON BALL

Mediaset ridoppia Dragon Ball e ne testa una tranche di episodi su Junior TV, accoppiandolo a Street Fighter II V e a Virtua Fighter.
Circa tre anni dopo, dal giugno del 1999, Dragon Ball arriva nel lunch time di Italia 1: è l’inizio di un’altra rivoluzione.

Dragon Ball

 

LA NUOVA INVASIONE

Il successo di Goku apre a tante novità: gli anime sono ormai una moda, la passione è alle stelle.
L’animazione giapponese si prende slot impensabili fino ad allora (come la prima serata, proprio con i film di Dragon Ball) e torna anche nel preserale.

L’azienda milanese sembra fare marcia indietro sui pesanti adattamenti di qualche tempo prima e manda in onda Pesca la tua carta Sakura (che non nasconde più l’ambientazione giapponese né cambia i nomi dei protagonisti, nonostante restino semplificazioni e dialoghi alterati).

Card Captor Sakura

 

Le novità sono grandiose, specie per il clamore commerciale che comportano: nel gennaio del 2000 arrivano i Pokémon. Nel 1999 e nel 2000 addirittura Mediaset pensa a delle “notti manga” dove trasmettere qualche episodio di Occhi di Gatto e Il mistero della Pietra Azzurra.
Non solo: nell’agosto del 2000, con delle maratone notturne, è trasmesso Wedding Peach in prima visione assoluta (costituendo un piccolo mistero…).

Pokémon

 

È un momento storico impressionante, l’onda lunga di una seconda invasione molto più consapevole grazie ai manga e ai magazine specializzati che escono in contemporanea.
Le tv rispolverano quanti più titoli possibile (tornano Ulysse 31, Teppei, Fantaman, La spada di luce…), Mediaset alterna i suoi classici alle nuove serie.
Il pubblico ha solo l’imbarazzo della scelta.

Non è ancora finita: il 13 dicembre 2000 Mtv manda in onda Robothon, grazie a un accordo con la Dynamic: sette ore di anime robotici vecchi e nuovissimi, come Zambot 3, Neon Genesis Evangelion, Brain Powerd, Mazinga, Nadesico, Daitarn III, Gasaraki, Shin Getter Robot, Neoranga, Escaflowne e Giant Robot.

Una prova per lanciare, di fatto, quell’isola felice che era Mtv Anime Night: uno slot settimanale che puntava a un pubblico più smaliziato, con opere come Evangelion, Excel Saga, Golden Boy e tante altre.
La stessa rete guardava anche alla trasmissione giornaliera con titoli come Slam Dunk.

Neon Genesis Evangelion

 

Lo stesso Bim Bum Bam doveva diventare Bim Bum Manga (QUI tutta la storia), lasciando poi invece il nome di sempre. I contenitori furono riempiti di titoli vecchi e nuovi (come Rossana, dal 2000).

La Rai non sta a guardare e, visto il successo di Pokémon, acquista i diritti di Digimon e rilancia il suo pomeriggio animato.
Si rivolge anche a Dragon Ball Z, che sulle reti concorrenti stava facendo faville (vedi QUI), e inizia a trasmettere i film e gli special adattati dalla Dynamic Italia (che in un secondo momento saranno acquisiti e ridoppiati da Mediaset).

I film di Dragon Ball Z

 

Proliferano riviste e, soprattutto, siti di informazione: Animeclick (Veronaclick!), Wangazine, Manga.it, Mangaitalia e tanti altri diventano punto d’incontro per migliaia di appassionati, che riempiono chat e forum.

Nel 2001 dalle ceneri di Tmc nasce La7, che dedica una fascia agli anime (vedi QUI). Nel novembre dello stesso anno avviene l’impensabile: un anime per adulti, mandato in onda su Italia 1 in terza serata senza censure.
Si tratta di Berserk (QUI tutta la vicenda, con spot e sigle), che accompagna il pubblico fino alla tarda primavera del 2002.
L’esperimento, nonostante tutto, non riesce completamente e la fascia notturna viene abbandonata.

 

ANNI 2000, NUOVO FERMENTO

Italia 1, in diversi momenti dell’anno, ha ben quattro fasce dedicate all’animazione: i cartoni della mattina, il prestigioso slot del lunch time, il pomeriggio e il preserale.

Al mattino trovavano spazio soprattutto i classici. A pranzo arrivavano le serie più cool e action, negli anni: One Piece, Gundam Wing, Hunter x Hunter, Una miss scacciafantasmi, Detective Conan, Naruto. Al pomeriggio storie “per tutti”, come Fancy Lala, Magica Doremì, Keroro, Mew Mew, Mirmo. Nel preserale Dragon Ball, vera gallina dalle uova d’oro.

Lungo tutti gli anni 2000 sono tantissimi gli anime trasmessi da Mediaset, molti dei quali oggi “dimenticati”: puoi riscoprirli QUI e QUI.

I pirati di One Piece

 

Nei primi anni 2000 gli anime erano ovunque, e anche i canali satellitari si riempirono di serie animate giapponesi: I Cavalieri dello Zodiaco tornarono sia su Canal Jimmy che su Gay.tv (assieme a tanti altri titoli QUI), Fox Kids trasmette soprattutto anime riadattati dagli americani (QUI).

L’arrivo di Sky porta, grazie a Mediaset, il canale che per anni era stato il sogno di tanti appassionati: nel 2004 nasce Italia Teen Television, dove sono mandate in onda serie vecchie e nuove, recuperi d’annata e titoli innovativi (vedi QUI).

Mila e Shiro su It!

 

Finalmente anche al grande pubblico è chiaro che gli anime non sono solo “cartoni per bambini”, ma una forma d’arte e d’intrattenimento pensata per diversi target.
Torna anche un classico, con l’attiva collaborazione del Giappone, in edizione riveduta e ridoppiata: Mobile Suit Gundam.
Mediaset e Dynit sono scelte per riportare tutta la saga del robottone sui nostri schermi e in home video.

Anche Gxt trasmette diversi anime destinati a un pubblico adolescente, tra cui la prima tv di X-1999.
Nel 2007 arriva Cultoon a riproporre serie storiche e “girellare” (vedi QUI).

Uno spot di Cultoon

 

L’ULTIMO EXPLOIT

Giunti alla fine degli anni 2000, gli anime iniziano ad accusare momenti di stanca. Mediaset si fa portavoce del grande rilancio internazionale di Sailor Moon, che accoppia al pomeriggio coi nuovi episodi di One Piece, ma c’è poco altro.

Le risorse sono spostate su Hiro, canale pay del digitale terrestre acceso nel 2008, dove appaiono serie storiche e in prima visione.
A fine 2009 arriva Anime Gold (gestito da 7 Gold), ma solo in alcune zone d’Italia.
Il canale, in collaborazione con Yamato Video, ha chiuso tre anni dopo.

 

Sempre la Yamato aveva lanciato un altro canale su Sky: dal 2010 al 2020 i telespettatori hanno potuto godersi Man-ga, destinata a un pubblico sia di adolescenti che di adulti.
Dal 2021 è un contenitore di serie disponibili su Sky.

 

La Dynit fonda Ka-Boom, oggi trasmessa in syndacation su Supersix, contenitore di anime storici o inediti.

 

Boing dedicò una fascia all’animazione giapponese anni ottanta. Rai 4 lanciò Fairy Tail e le prime stagioni de L’Attacco dei giganti.
Nel 2014 la piattaforma gratuita VVVVID manda in onda Tokyo Ghoul in italiano, e tanti altri anime sottotitolati.
Su Rai 2 erano in onda le Pretty Cure, mentre dal 2016 Rai Gulp ha proposto Sailor Moon Crystal.

Una stagione delle Pretty Cure

 

Mediaset ha preferito dirottare gran parte dell’animazione giapponese su Italia 2, che negli anni ha ospitato anche prime visioni. Italia 1 si è concessa l’anteprima mondiale di Lupin III – L’avventura italiana, ha continuato a trasmettere in prima e seconda serata i film del ladro gentiluomo (anche quelli in coppia con Detective Conan) e di notte (senza censure) la serie Una donna di nome Fujiko Mine.

Da diversi anni, la notte di Italia 1 è dedicata ad ampie maratone di cartoni, tra gli altri: Yu-Gi-Oh!, Dragon Ball, Rayearth, City Hunter, Cyber Formula, Shugo Chara.
Pur se sempre presenti nei palinsesti, in questo momento sembrava che gli anime fossero tornati a essere un prodotto di nicchia, lontani dalle televisioni principali e dirottati su piattaforme e nuovi metodi di fruizione.
Dal 2015 è reso disponibile anche per l’Italia il servizio streaming Crunchyroll, di Sony.

Lupin III – L’avventura italiana

 

 

IL BOOM ODIERNO

Da pochissimi anni, anche grazie alla presenza su Netflix e Amazon Prime, gli anime si sono fatti nuovamente strada presso un nuovo pubblico.
Oggi le piattaforme propongono titoli modernissimi (Demon Slayer, i remake di Shaman King e Hunter X Hunter, Bleach), affiancandoli ai cult del passato.
Gli spettatori apprezzano, e timidamente qualche opera inedita si vede anche sulle reti storiche (My Hero Academia, Fire Force).

Demon Slayer

 

Anche gli ascolti della mattina premiano la scelta di inserire l’animazione giapponese nella programmazione, a testimonianza di un rinnovato spirito che va in tandem con il boom dei manga, ma non è ancora tutto “avvolgente” e in sinergia come nel passato.
Intanto, è innegabilmente scoppiata una nuova anime-mania.

Dagli anni settanta a oggi appare chiaro come l’Italia sia la nazione che, più di ogni altra dopo il Giappone, ha visto il maggior numero di anime.

 

Fonti consultate: L’invasione manga (Davide Castellazzi, Scuola di manga);
https://anni607080edintorni.wordpress.com/
Tutte le immagini, tranne dove diversamente indicato, sono prese dal web.

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *