La Legione tebea

Secondo la leggenda, nell’anno 286 dopo Cristo una legione romana proveniente dalla città egiziana di Tebe valicò le Alpi per reprimere la ribellione dei galli detti bagaudi. Giunta nella valle del fiume Rodano, l’attuale cantone svizzero del Vallese, la Legione tebea ricevette da Massimiano, uno dei vice imperatori di Diocleziano, l’ordine di sopprimere i cristiani del luogo.

I legionari, che erano tutti cristiani, si rifiutarono, e per questo motivo la formazione militare venne in gran parte distrutta e i militari uccisi. I superstiti fuggirono nell’Italia settentrionale, dove continuarono a predicare il cristianesimo e incontrarono ciascuno a sua volta il martirio.

Il più conosciuto di questi leggendari martiri è san Maurizio, il capo della Legione tebea, che divenne patrono della dinastia dei Savoia, dell’Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, e di quello del Toson d’Oro di Spagna e Austria. Inoltre, sotto il patronato del santo sono posti i soldati, in particolare gli alpini italiani, le guardie svizzere del Vaticano e gli alpini francesi, i Chasseurs des Alpes.

In Italia le chiese in onore di san Maurizio sono situate soprattutto in Valle d’Aosta e Piemonte. All’estero in Francia, Germania e Svizzera. In quest’ultima nazione gli è stata intitolata la città di Sankt-Moritz nel cantone dei Grigioni, famoso centro di villeggiatura montana e sport invernali.

Portano il nome di Maurizio otto città inglesi, cinquantadue in Francia tra cui la più celebre è Bourg-Saint-Maurice in Savoia. In Piemonte ci sono San Maurizio Canavese in provincia di Torino, San Maurizio di Opaglio sul lago d’Orta, dove il santo e la sua legione sarebbero passati, San Maurizio di Roasio (provincia di Vercelli) e San Maurizio di Ghiffa presso Verbania. Ci sono ancora San Maurizio di Reggio Emilia, San Maurizio dei Monti presso il santuario della Madonna di Montallegro a Rapallo in Liguria, e in questa stessa regione Porto Maurizio, che fa parte della città di Imperia.

Il luogo tradizionale del martirio della Legione tebea, Saint Maurice sul fiume Rodano nel canton Vallese, per secoli fu il santuario nazionale del regno dei burgundi, i barbari germani che fondarono un regno in Francia dandogli il nome di Borgogna.

Saint Maurice anticamente era conosciuta come Agaunum. Con l’avvento di casa Savoia, che conquistò per un certo periodo il Vallese occidentale, fu al centro della devozione dei popoli governati dalla dinastia sabauda. Questo particolare legame tra San Maurizio e il nobile casato culminò nel 1434 con la fondazione, da parte del duca Amedeo VIII (che fu anche l’ultimo antipapa), di un ordine cavalleresco a lui dedicato.

Il duca Emanuele Filiberto di Savoia fece inoltre traslare da Saint-Maurice a Torino parte delle reliquie del capitano della Legione tebea, la sua spada, la croce e l’anello. Oggi queste reliquie e oggetti si trovano ancora nella cappella della Sindone al duomo di Torino.

Fino al Cinquecento, in epoca preconciliare, la teca contenente le reliquie del soldato veniva esposta alla venerazione dei fedeli ogni 15 gennaio, anniversario della traslazione. Ma secondo le regole attuali della Chiesa sulle ricorrenze e i santi, i martiri della Legione tebea sono stati declassati, insomma sono diventati poco meno che leggenda.

Da una ricerca condotta da Andrea Del Duca di Orta San Giulio, pubblicata sul sito il Lago dei misteri, la Passio Acaunensium martyrum (Passione dei martiri di Acauno) fu scritta da Eucherio vescovo di Lione (380 – 449/50). Egli racconta di aver udito questa storia da Isaac, vescovo di Ginevra, il quale a sua volta l’aveva udita da Teodoro, di Octodurum (oggi Martigny nel canton Vallese). Quest’ultimo è un personaggio noto per aver partecipato al Concilio di Aquileia nel 381 e per aver firmato una lettera al papa Silicio nel 393. Pertanto egli fu vescovo di Octodurum almeno dal 381 al 393.

Non solo Eucherio non cita altre fonti prima di Teodoro, ma asserisce che i corpi dei martiri della Legione tebea furono rinvenuti al tempo del vescovo Teodoro. Da questo si deduce che fu proprio il vescovo Teodoro a scoprire le reliquie e a diffondere la notizia del loro martirio. Ai tempi della Tetrarchia (284 -305), epoca in cui i fatti secondo la tradizione dovrebbero essersi svolti, non si ha alcuna notizia di una legione arruolata a Tebe in Egitto.

È invece possibile che la Legione tebea facesse parte, molto dopo, dell’esercito dell’imperatore cristiano Teodosio, e fosse stanziata in Italia proprio dal 388, vale a dire negli stessi anni in cui il vescovo di Octodurum diffondeva la notizia del martirio di San Maurizio e dei suoi. Quale fu allora il suo vero ruolo storico?

In Gallia, nell’anno 392 l’imperatore Valentiniano II, che regnava come collega di Teodosio, morì in circostanze oscure, forse assassinato in una congiura di palazzo. Il generale Arbogaste, che era un barbaro di etnia franca, proclamò imperatore il capo della cancelleria imperiale, Eugenio.

Nel 393 “l’usurpatore” occupò l’Italia e giunse a Roma. Qui, pur essendo cristiano, concesse nuovamente libertà di culto ai pagani, riaprendo molti templi che erano stati chiusi per ordine di Teodosio, suscitando la furibonda reazione dei vescovi cattolici, in primis il milanese Ambrogio.

La cosa interessante è che i tebei di stanza in Italia in quegli anni erano stati assegnati al comando di Valentiniano II, pertanto si trovarono sottoposti all’autorità dell’usurpatore Eugenio e nella prospettiva di dover combattere contro Teodosio.

In questa situazione la diffusione della notizia del ritrovamento delle reliquie dei santi martiri, avvenuta il 22 settembre (forse proprio dell’anno 393?) e delle circostanze della loro morte, avrebbe un chiaro significato. Un vero soldato cristiano non doveva, per nessuna ragione, compiere azioni contro i propri confratelli.

La politica filopagana di Eugenio determinò la reazione di Teodosio. Il 5 e 6 settembre del 394 si venne a battaglia sul fiume Frigido, oggi il Vipacco presso Gorizia. Teodosio e il suo esercito furono intrappolati in una gola, senza possibilità di uscirne vivi.

Inaspettatamente le truppe assedianti avanzarono una proposta: non solo avrebbero liberato l’imperatore e i suoi uomini senza combattere, ma si sarebbero schierati al suo fianco a patto di ricevere una promozione. Teodosio accettò e vinse la battaglia, Arbogaste si uccise per non cadere prigioniero, mentre Eugenio fu catturato e mandato a morte.

Il nome delle unità che passarono dalla parte di Teodosio non è stato tramandato. Dopo questi eventi i tebei furono effettivamente promossi, per non specificati meriti nei confronti dell’imperatore, al rango di truppe palatine, il che comportava un consistente aumento di status e di salario.
Per suggellare la vittoria cristiana al di là delle motivazioni politiche e opportuniste, il vescovo Teodoro diffonderà il mito della Legione tebea martire per il cristianesimo.



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