LA GRANDE IMPRESA DI FRANCIS FRITH, FOTOSTORIA 11, 1840-1860

Inglese di Chesterfield, Francis Frith (1822-1898) esordì nel mondo fotografico a partire dal 1850, quando aprì uno studio a Liverpool con il nome di Frith & Hayward Studio. Tre anni dopo fu uno dei membri fondatori della Società Fotografica di Liverpool.

Francis Frith: Autoritratto in costume estivo turco, 1857 (ma stampa del 1862)

Durante i suoi viaggi utilizzò il procedimento del collodio umido per l’esecuzione dello scatto, e per la stampa preferì l’albumina, una stampa fotografica introdotta nel 1850 da Désiré Blanquart-Evrard, che finì con il sostituire le precedenti carte salate e diventare in breve tempo il positivo fotografico più diffuso prodotto commercialmente.

Francis Frith

Figlio di mercanti quaccheri del Derbyshire, cominciò come apprendista nel commercio di posate e finì per diventare droghiere di vendita all’ingrosso, approvvigionando le navi in partenza da Liverpool. Gli affari andarono così bene che, all’età di 34 anni, poté vendere tutto e ritirarsi per dedicarsi ai suoi personali interessi, tra cui la fotografia.

Frith: Il Cairo, 1857 circa
Frith: La Grande Piramide e la Sfinge, 1858
Frith: Piramidi di Giza, viste da sud-ovest, 1858
Frith: La Seconda Piramide vista da sud-est, 1858 circa
Frith: Tombe rupestri e piramide di Belzoni a Giza
Frith: Piramide di Dahshur vista da est, 1857
Frith: Il Cairo, una via, 1858
Frith: Il Cairo, la moschea di Al Hakim, 1857 circa
Frith: Il Cairo, riva del Nilo, 1857 circa (ma stampa del 1870)
Frith (attribuita a): Alessandria d’Egitto, Obelisco di Clepatra

Negli anni precedenti al primo viaggio, espose alcune sue fotografie alla Società Fotografica di Londra, dove strinse accordi con l’azienda londinese Negretti & Zambra, una società che produceva strumentazione scientifica e ottica, oltre a essere operativa con un proprio studio fotografico. In questa occasione, la ditta londinese aveva in vendita stereografie dello stesso Frith che rappresentavano vedute del Galles (Negretti e Zambra, furono i fotografi ufficiali della Crystal Palace Company, quando il Palazzo fu riedificato nel 1854, a Sydenham: vedi Delamotte e il Palazzo di Cristallo, Fotostoria 8).

Alcune stereografie scattate durante i viaggi in Oriente.

Frith: stereoscopia 1
Frith: stereoscopia 2
Frith: stereoscopia 3
Frith: stereoscopia 4
Frith: stereoscopia 5
Frith: stereoscopia 6
Frith: stereoscopia 7
Frith: stereoscopia 8

A dispetto del nome, che forse può risultare un po’ ostico, conosciamo tutti la stereoscopia, o stereografia, per esserci divertiti in più occasioni a guardare immagini con visione binoculare. La stereoscopia, infatti, sfrutta delle tecniche che sono in grado di riprodurre la visione binoculare della vista umana, per dare l’illusione di tridimensionalità.
Questo è uno stereoscopio in bachelite Tru-Vue del 1957.

Ma non mancano versioni moderne, come il sistema stereoscopico Nintendo Virtual Boy.

Gli stessi occhiali per la visione dell’attuale cinema 3D sfruttano il principio della stereoscopia.
Questi, invece, sono stereoscopi ottocenteschi, di tipo Holmes e di tipo Brewster.

Nel 1856, Frith organizzò meticolosamente una lunga escursione fotografica per l’Egitto, la Nubia e l’Etiopia, viaggio in cui fu accompagnato da un amico, Frances Wenham. Lo sponsorizzarono Negretti & Zambra che, tra il 1857 e il 1860, avrebbero prodotto più di 500 stereografie, grazie agli scatti di Frith riportati da questo suo primo viaggio.
Per l’escursione, il fotografo si munì di tre macchine di vario formato, una standard da studio per lastre di 20×25 cm., una mammut per le grandi panoramiche per lastre di 40×50, e un apparecchio munito di due obbiettivi per fotografie stereoscopiche a immagine tridimensionale.

Una delle macchine usate da F. Frith (copyright di Justin Jakobson )

La corrispondenza di Frith e il diario di Wenham forniscono dettagli sulle logistiche.
I due viaggiarono lungo il Nilo in un primitivo veicolo che serviva a Frith anche come camera oscura. Nonostante la temperatura toccasse anche i 55°C facendo bollire il collodio sulle lastre e il fastidio della sabbia onnipresente che ne mordeva la superficie, dall’Egitto riportarono molte belle foto con successo di pubblico e di resa artistica.

Frith: Egitto, quattro uomini al tavolo da pranzo
Frith: Kôm Ombo, 1863
Frith: Kôm Ombo vista da nord-est, 1857
Frith: Luxor, 1858
Frith: Luxor
Frith: Alto Egitto, Siout, mercato
Frith: Luxor, 1857 circa
Frith: Luxor, 1857
Frith: Assuan
Frith: Assuan, 1857
Frith: Il tempio di Kalabsha, vicino ad Assuan
Frith: Coccodrillo su un banco di sabbia

Tornato da questo primo viaggio nel luglio 1857, Frith ripartì quasi subito con l’intenzione di continuare il suo tour fotografico in Terra Santa.
Nel mentre l’editore James Virtue annunciava l’uscita di Egypt and Palestine Photographed and Described by Frances Frith (1858-1860), disponibile in abbonamento. I primi numeri furono pubblicati prima del ritorno di Frith e ottennero grande successo.
Ma questa non fu la prima pubblicazione che interessava le sue fotografie egiziane. Negretti & Zambra ne avevano già dato alle stampe una, particolarmente completa, di stereografie, Egypt and Nubia: Descriptive Catalogue of One Hundred Stereoscopic Views of the Pyramids, the Nile, Karnak, Thebes, Aboo-Simbel, and All the Most Interesting Objects of Egypt and Nubia (1857), che aveva ottenuto grande favore presso il pubblico.
Tornato dal secondo viaggio, espose le sue foto, inclusa una impressionante grande veduta della capitale Il Cairo, della lunghezza di 8,5 piedi (circa 79 centimetri).

Frith: Karnak, Tebe, Tempio di Amon
Frith: Karnac, entrata con le colonne, 1857 (ma stampa 1862)
Frith: Karnac
Frith: Karnac, i portali incisi, c. 1857 (stampa 1863 circa)
Frith: Karnac, obelisco rotto, 1857
Frith: Karnac, i pilastri di Osiride, 1858
Frith: Nubia, Abu Simbel, 1857
Frith: Nubia, Tempio di Wady Kardassy
Frith: Il palazzo del tempio a Medinet Habou
Frith: Dendera, Tempio di Hathor

Ispirato dal successo commerciale delle stereografie e dall’alto numero di abbonamenti a Egypt and Palestine, e forse anche dal desiderio di assicurarsi la qualità della stampa fotografica, nel 1859 Frith pensò di aprire a Reigate, nel Surrey, una tipografia fotografica in società con l’amico che lo aveva seguito nei suoi viaggi, la Francis Frith & Co., diventando così il primo editore fotografico della storia.

In un terzo e ultimo viaggio, ritornò verso la fine dello stesso anno in Egitto e in Terra Santa, a fotografare ancora Gerusalemme e altri siti di memoria biblica.
Dunque la carriera di editore fotografico non incominciò prima del 1860. Nel 1862 ottenne la proprietà esclusiva delle immagini e continuò a stampare come F. Frith and Company.
Si stima che in quel lasso di tempo, per far fronte alla grande richiesta delle vedute scattate in Medio Oriente, la società di Frith abbia stampato dai negativi non meno di 152.000 tavole fotografiche.

Frith: File, Tempio di Hypaethral, 1857
Frith: Tebe, il Ramesseum, 1857 circa
Frith: Nubia, imbarcazioni a Ibrim, 1857
Frith: Veduta delle prime cataratte, 1858 (stereografia)
Frith: Tebe, 1858
Frith: Alto Egitto, veduta di Girgeth, 1857
Frith: File, vista da sud, 1857
Frith: Tebe, Medinet Habou, c. 1856-1860
Frith: Tebe, 1857

Le fotografie del terzo viaggio servirono per una seconda pubblicazione con Virtue, Cairo, Sinai, Jerusalem, and the Pyramids of Egypt (1860–1861), anche questa in abbonamento.
Sempre nello stesso periodo, un’altra pubblicazione fu data alle stampe da William Mackenzie, Egypt, Sinai, and Jerusalem (1860), dove comparivano ben venti fotografie mammut, per una edizione dal formato in folio.
Si usa chiamare un libro in folio, quando l’altezza supera i 38 centimetri.

Frith: Donna di Betlemme
Frith: Gerusalemme vista dal Monte degli Ulivi
Frith: Giordania, Monte Hor
Frith: Sinai, Monte Horeb
Frith: Gerusalemme, Piscina di Ezechia, 1857 circa (stampa 1863 circa)
Frith: Costa settentrionale del Mar Morto, 1857
Frith: Israele, La città e il lago di Tiberiade, 1857
Frith: Gerusalemme, Il villaggio di Kidron
Frith: Sinai, Convento

In un articolo dal titolo “Egypte and Palestine”, pubblicato nel febbraio 1860 sul British Journal of Photography, Frith scriveva: “È mio desiderio, se la vita e lo permetterà, e se la mia impresa avrà successo, presentare al pubblico di volta in volta le mie impressioni su paesi stranieri, illustrate da fotografie. (…) Nulla può sostituire il vero viaggio, ma è mia ambizione offrire, a coloro ai quali non è concesso questo piacere, delle rappresentazioni fedeli delle scene delle quali sono stato testimone, e farò in modo che la veridicità della fotografia mi guidi nella scrittura. (…) Solo un fotografo sa, e sa capire, la difficoltà di trovare un punto di vista soddisfacente. In particolare, ci sono primi piani perversi; soggetti troppo lontani o troppo vicini; terreni in pendenza, la presenza di muri di mattoni o altre strutture che un artista semplicemente escluderebbe; queste e altre cose sono la regola, non l’eccezione. Cercando dove piazzare la macchina, mi è spesso venuta in mente quell’affermazione del grande meccanico dell’antichità: Datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo! Che immagini faremmo se potessimo disporre liberamente del punto di vista!”.

Da questo momento, numerose sono le pubblicazioni che lo interesseranno. A una bibbia in due edizioni dedicata alla regina, The Queen’s Bible, una relativamente economica con venti fotografie formato standard, e una lussuosa in cui compaiono formati fotografici mammut, seguì l’edizione definitiva delle fotografie scattate in tutti e tre i viaggi fatti, Egypt, Palestine, and Nubia (1862), pubblicata in quattro volumi.
Nelle sue pubblicazioni, Frith cercò di incontrare gusti e retroterra culturali diversi, offrendo materiale a effetto e popolare, magari di minor costo, più adatto a un pubblico massificato, e altri tipi di pubblicazioni riservate, invece, a un pubblico colto più ristretto.

Frith’s Indiane Series. La compagnia aveva commissionato tre serie di vedute indiane a diversi fotografi, che sarebbero state pubblicate in tempi diversi, la prima alla fine degli anni Sessanta, la seconda negli anni 1874-75, la terza apparirà solo nel 1893. L’intero archivio indiano ammonterà a circa 882 scatti.

Quello che diede alle stampe successivamente furono scatti meno esotici, presi durante viaggi in Inghilterra con l’obiettivo di fotografarne ogni angolo di qualche interesse estetico o storico, o in Europa. Al tempo i viaggi in Medio Oriente erano cosa insolita e le sue immagini offrivano anche motivo di istruzione. Ma non era insolito, per la gente del tempo, fare viaggi di piacere in patria o sul continente: esistevano già pacchetti-viaggio per l’Inghilterra, la Francia e la Germania offerti da Thomas Cooke, l’imprenditore inglese che avrebbe fondato l’agenzia di viaggi Thomas Cook & Son, e che proprio negli anni Sessanta stava prendendo piede.

Frith: Veduta alpina, c. 1860
Veduta del Monte Bianco, c. 1860
Frith: Chamonix, c. 1860
Frith: Rocca di Gibilterra, c. 1870
Frith: Atene

Progetti editoriali, quindi, come The Gossiping Photographer at Hastings (1864) o The Gossiping Photographer on the Rhine (1864), coincisero con un cambiamento del modo di “fare viaggio” della classe media.
Le fotografie di Frith in The Gossiping Photographer at Hastings, per esempio, mostrano anche hotel di recente costruzione, provocando un incremento di visitatori, le didascalie descrivono luoghi ed esperienze che il pubblico si aspettava di fare. Queste sono particolarità dell’impresa fotografica di Frith che lo renderanno una pietra miliare della fotografia su scala industriale e pubblicitaria.

In poco tempo, la Frith and Co. divenne il più grande editore fotografico del Regno Unito, con una specializzazione nella fotografia di viaggio. Frith cominciò ad acquistare negativi da diversi fotografi e fece in modo di espandere il catalogo dell’azienda assumendo collaboratori: nel 1876, l’azienda aveva in lista più di 4.000 immagini. Pubblicò anche manuali di fotografia, libri illustrati, set di stereografie.
Aprì l’azienda anche alla produzione di cartoline, settore in cui sarebbe stata tra le più famose del mondo. Fornì e pubblicò fotografie per romanzi illustrati e diari di viaggio, come l’Hyperion di Longfellow, corredato dalle fotografie che lo stesso autore aveva scattato durante il suo viaggio lungo il Reno.

Galles: Lledr
Liverpool, Castle Street
Liverpool, S. Castle
Westminster Abbey, I
Westminster Abbey, II
Cattedrale di York
Frith: Cornovaglia, 1870
Frith: Canterbury, Exter, 1870
Frith: Yorkshire, Whitby Abbey, Hack Fall, 1870

Negli anni Ottanta, Francis Frith decise di lasciare il controllo dell’azienda ai suoi fratelli. E i discendenti della famiglia Frith continuarono a dirigerla fino al 1971, quando fu venduta.
Nel 1914, l’impresa aveva in archivio 50.000 fotografie, nel 1939 ne contava oltre 70.000. Quando l’azienda fu venduta e chiusa (ormai produceva quasi solo cartoline) l’archivio constava di circa 250.000 fotografie e 60.000 negativi!, comprensivo di oltre 7.000 immagini di città e villaggi.

La storia non finisce qui perché, tempo dopo, lo storico della fotografia inglese Bill Jay, oltre a individuare l’archivio Frith & Co. come patrimonio nazionale, lo ritenne a rischio per le  condizioni di negligenza in cui versava, e convinse la società del tabacco Rothmans ad acquistarlo perché ne garantisse l’integrità. Nel 1976, John Buck, un dirigente della società di tabacchi, lo rilanciò come Francis Frith Collection, nell’ambito di un progetto che, oltre a restaurarlo e conservarlo, avrebbe reso le fotografie di Frith disponibili al grande pubblico.

Qui sono stoccate migliaia di immagini dell’antico archivio, oltre a essere forniti vari altri servizi. L’archivio ospita non solo immagini del Regno Unito, ma anche dell’Europa, del Medio Oriente, dell’America del nord.

 

Link e indicazioni bibliografiche

Douglas Nickel: Francis Frith in Egypt: A Victorian Photographer Abroad (Princeton and London, Princeton University Press; 2004)

Bill Jay: Victorian Cameraman: Francis Frith’s Views of Rural England, 1850–1898 (Newton Abbot, Devon, England; David and Charles, 1973)

Derek Wilson: Francis Frith’s Travels: A Photographic Journey Through Victorian Britain (London, J.M. Dent & Sons, 1985)

Julia Van Haaften: Egypt and the Holy Land in Historic Photographs: Seventy-seven Views by Francis Frith (New York, Dover Publications; 1980)

Victoria & Albert Museum: Francis Frith

 

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