La commedia sexy esplode in Italia nei primi anni settanta e raggiunge il massimo fulgore verso la metà del decennio.

È stato uno dei generi più longevi della storia del nostro cinema e, soprattutto, uno dei pochi che non sia nato dal tentativo di imitare qualche tendenza straniera ma che ha avuto, al contrario, un’origine del tutto autoctona.


Giovannona Coscialunga disonorata con onore (1973)

La commedia sexy/scollacciata nasce ufficialmente con il film di Sergio Martino “Giovannona Coscialunga disonorata con onore”, prodotto dalla Dania Film di Luciano Martino. L’idea è di unire parti comiche e situazioni sexy, le gag dei comici e le grazie esibite delle attrici. Si tratta in sostanza della stessa filosofia che stava alla base dell’avanspettacolo e del varietà portato avanti da compagnie teatrali specializzate, ormai estinte.
Nel film viene riproposta la coppia Pippo Franco ed Edwige Fenech, protagonisti nel 1972 di “Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda”. L’idea si rivela vincente, poiché il film ottiene un grande successo, consacrando definitivamente l’appeal erotico dell’attrice ma anche il suo talento per la commedia. Successo che va ascritto anche all’ottima regia di Martino, che fino a quel momento si era distinto nel western e nel thriller, e al cast di contorno particolarmente azzeccato: Vittorio Caprioli, Gigi Ballista, Riccardo Garrone e Francesca Romana Coluzzi.


La liceale (1975)

Il 1975 può essere considerato l’anno dell’affermazione della commedia sexy. Per la quantità di film che escono, per il grande successo di alcuni di essi e anche perché si costituisce una sorta di factory, quella di Luciano Martino, formata da produttori, registi, sceneggiatori e attori che si dedicano più o meno completamente a questo genere. Michele Massimo Tarantini, per esempio, è autore di pellicole di grande successo.
“La liceale” inaugura il sottogenere della commedia scollacciata ambientato nelle aule scolastiche, ed è forse il film che più di ogni altro traccia le coordinate di quelli che saranno poi gli elementi fondamentali del genere. I suoi primi piani estremi sul corpo nudo della protagonista Gloria Guida fanno scuola. Accanto alla giovane bellezza bionda, che nel ruolo della liceale dal volto angelico e dal fisico mozzafiato entra di prepotenza nei sogni dei maschi italiani, troviamo la crema dei comici nostrani dell’epoca: Alvaro Vitali, Gianfranco D’Angelo, Enzo Cannavale e Mario Carotenuto, oltre a caratteristi come Franco Diogene, Gisella Sofio e Renzo Marignano. Nel ruolo della studentessa Milena fa inoltre il suo esordio la futura pornostar Ilona Staller, che nello stesso anno è tra gli interpreti del film di Guido Leoni “La supplente”. A puro titolo di curiosità va sottolineato il fatto che il film di Tarantini è stato tra i primi a essere proiettato nel 2003 in Irak dopo la guerra, insieme a un altro titolo del regista (“Italiani a Rio”).


La poliziotta fa carriera (1976)

“La poliziotta fa carriera”, che esce sulla scia del film di Steno “La poliziotta” (1974), è interpretato da Mariangela Melato, Renato Pozzetto, Alberto Lionello, Gigi Ballista, Mario Carotenuto e Alvaro Vitali. A dimostrazione che Steno è stato uno dei padri del sexy/brillante. Il suo film contiene alcuni elementi (l’attenzione dei vari personaggi maschili per le “curve” della Melato, i personaggi di Carotenuto e Vitali) che diverranno centrali in quello di Tarantini. Il quale però sceglie la strada della comicità farsesca, dei doppi sensi neanche tanto velati (il tormentone della caccia al pappagallo, con tutto quel che ne consegue), delle botte alla Bud Spencer (era fresco il successo del poliziotto manesco Piedone, guarda caso altra creatura di Steno), degli inseguimenti, dei duetti tra il commissario Carotenuto e l’agente Tarallo e naturalmente dell’esposizione (qui comunque abbastanza limitata, si spoglia solo all’inizio e durante la festa) del corpo/feticcio di Edwige Fenech. La novità sta nel fatto che l’attrice, oltre che richiamo sessuale, assume anche una funzione attiva nella parte comica del film, proponendosi in un ruolo di funzionario di polizia integerrimo e maldestro.


La moglie vergine (1975)

“La moglie vergine”, prodotto dal grande e mai abbastanza rimpianto Edmondo Amati, è un film molto ardito di Marino Girolami, e di sicuro uno dei capolavori della commedia scollacciata. La vicenda (simile per certi versi a quella del film di Gianni Grimaldi “La prima notte del dottor Danieli, industriale, col complesso del… giocattolo”) è sviluppata in maniera davvero spiritosa e piccante. Girolami e lo sceneggiatore Carlo Veo concepiscono una commedia godibile al cento per cento, immorale e ambigua, tipica degli anni settanta, considerato anche che a curare il giovanotto ci riesce soltanto la suocera Carroll Baker. Le altre attrici estremamente disinibite del film sono Gabriella Giorgelli (ragazza del fienile in “Quel gran pezzo della Ubalda”) e soprattutto Florence Barnes, che quasi ruba la scena alla reginetta Edwige Fenech.
Un momento particolarmente riuscito (uno dei migliori della commedia sexy in generale) è lo spogliarello in cui si esibisce la Fenech per eccitare il marito, tra l’altro su un tema musicale di Armando Trovajoli, proprio come quello della Loren in “Ieri, oggi e domani”, precursore del genere scollacciato. Ma il film può contare anche su un Renzo Montagnani in gran forma, e sui dialoghi particolarmente inventivi e scurrili, i migliori in assoluto mai scritti per una commedia sexy, la cui versione milanesizzata è stata curata da Enzo Jannacci e dal compianto giornalista sportivo Beppe Viola. Frase da ricordare: «Chi mostra gode e chi guarda crepa», che riassume un po’ anche il senso di ciò che in quegli anni significava fare il cinema sexy.


L’insegnante (1975)

Come tutti i film di Nando Cicero è molto più farsesco e surreale e triviale (aggettivo da non considerarsi in senso negativo) che non scollacciato, ma anche molto curato sotto il profilo dell’immagine.
Edwige Fenech non si vede granché nuda, in compenso Alvaro Vitali viene utilizzato per la prima volta in un ruolo che anticipa il futuro Pierino. L’insegnante si rifà in maniera abbastanza evidente a “Malizia”, tanto che uno dei compagni di scuola del protagonista è Stefano Amato. Il cast è praticamente identico a quello de “La liceale” e infatti ancora una volta a produrre è Luciano Martino.


La dottoressa del distretto militare (1976)

Dopo l’insegnante, la poliziotta e la liceale, Luciano Martino propone una nuova figura della commedia sexy, quella della dottoressa, e lo fa ricostituendo il fortunato tandem di Nando Cicero ed Edwige Fenech (oltre alla ditta di sceneggiatori Francesco Milizia e Marino Onorati).
Ne “La dottoressa del distretto militare” Cicero dimostra di avere uno stile inimitabile anche quando spinge a fondo il pedale della trivialità. Così ecco pisciate in faccia, un uovo aspirato col sedere, clisteri di camomilla, urina scambiata per tè, bambini che fanno la cacca e i piedi con cinque centimetri di sporco di Alvaro Vitali. Ma anche geniali invenzioni oniriche che comprendono una delle immagini più belle dell’intera commedia sexy, quella di Vitali con gli occhiali dotati di tergicristalli per via dell’appannamento che provoca la vista della Fenech nuda. Siamo più dalle parti del surreal/pecoreccio che dello scollacciato, tuttavia il film ha un fascino per nulla banale, anche grazie alla presenza di tanti volti caratteristici del genere: Mario Carotenuto, Carlo Delle Piane, Nino Terzo, Dante Cleri (che, nei panni di un anziano paziente della clinica privata di Frustalupi, dà vita a una delle scene più divertenti), Renzo Ozzano, Jimmy il Fenomeno che fa la suora e un incontenibile Gianfranco D’Angelo.


Classe mista (1976)

Mariano Laurenti gira da par suo questa commedia sexy, ambientata a Trani, sugli ardori e le timidezze adolescenziali, in cui davvero l’epicentro è il desiderio erotico: quello della moglie trascurata (Giusi Raspano Dandolo) dal marito editore di riviste di chiesa (Mario Carotenuto) con la doppia attività di editore di fotoromanzi erotici, quello della cognatina Tecla, rimasta vedova, quello degli studenti perennemente vogliosi e finanche quello del bidello maldestro Ciccio (Gianfranco D’Angelo) invaghitosi della professoressa Zucca (Fiammetta Baralla).
La sceneggiatura è del regista, di Mercuri e Milizia, la bella fotografia di Federico Zanni, la musica, sempre all’altezza, di Gianni Ferrio. Le scene di nudo (poche: due) se le spartiscono equamente Dagmar Lassander e Femi Benussi, entrambe spiate. E sono tra i momenti migliori di un film piacevole con Carotenuto, Alvaro Vitali, D’Angelo (il più comico) e Gammino in gran forma.


La professoressa di scienze naturali (1976)

La ricerca di nuove attrici che potessero ripetere il successo della Guida e della Fenech spinse Luciano Martino a lanciare nel mondo della commedia sexy, con il film “La professoressa di scienze naturali”, Lilli Carati, eletta Miss Italia nel 1975 e nello stesso anno esordiente sul grande schermo con un piccolo ruolo nel film a episodi di Sergio Corbucci “Di che segno sei?”. Ovviamente il regista a cui Martino affidò la Carati fu Michele Massimo Tarantini, che già era riuscito a valorizzare Gloria Guida. Attorniata da uno stuolo di comici e caratteristi doc (Alvaro Vitali, Gianfranco D’Angelo, Mario Carotenuto, Ria De Simone, Michele Gammino, Gaetano Pescucci, Adriana Facchetti, Giacomo Rizzo). L’attrice divenne un nuovo sex-symbol anche perché Tarantini non si fece problemi a mostrare i nudi integrali sia della nuova stellina che di Ria De Simone, concupita dal farmacista Gianfranco D’Angelo.
Uno dei momenti più divertenti del film (scritto dal regista insieme alle menti della commedia scollacciata Marino Onorati, Franco Mercuri e soprattutto Francesco Milizia) è quello in cui gli studenti Vitali e Marco Gelardini costruiscono una sorta di periscopio per spiare la professoressa che si spoglia nell’appartamento sottostante. Nella foga, Alvaro Vitali cade di sotto e quando la Carati gli chiede cos’è successo, Vitali come se nulla fosse risponde: «E che ne so, io sono appena arrivato!». Ma non bisogna dimenticare neanche le scene della partita di calcio tra maschi e femmine, quella in cui Vitali si difende a colpi di karate da quattro aggressori che lo credono il figlio di un boss della camorra (e nella quale Tarantini usa la stesse tecniche di ripresa già utilizzate in “La poliziotta fa carriera”) e naturalmente le due scene più propriamente sexy: quella in cui Gelardini crede di far l’amore con la Carati e invece lo fa con la cameriera e quella, famosa, dell’amplesso sott’acqua, piuttosto ardita (e censurata). Particolare curioso di “La professoressa di scienze naturali” è che si tratta di una delle poche commedie sexy in cui viene esplicitamente nominata la mafia (un vago accenno c’è anche in “Classe mista”), anche se poi il messaggio finale sembra essere quello che la mafia non esiste.


La vergine, il toro e il capricorno (1977)

A dare un impulso decisivo a quella che potremmo definire la farsa scollacciata è “La vergine, il toro e il capricorno”, primo e unico film del genere diretto da Luciano Martino. Una sorta di summa (anche nelle numerose presenze attoriali) di tutto ciò che era stato il cinema sexy fino ad allora ma anche un tentativo di andare oltre con una storia più compatta e complessa, quasi da commedia degli equivoci.
La storia (scritta dallo stesso Martino insieme a Francesco Milizia e Cesare Frugoni) riesce a essere divertente e sexy in egual misura, con Edwige Fenech che ancora una volta si mostra in tutto il suo splendore con e tanti volti al posto giusto: Olga Bisera, Erna Schurer, Michele Gammino, Ria De Simone, Gianfranco Barra, Alvaro Vitali e Riccardo Garrone.


La compagna di banco (1977)

Ancora Lilli Carati è protagonista di una tra le più riuscite e divertenti commedie scollacciate mai realizzate. Laurenti conferma le sue qualità registiche già con il camera-car iniziale sulle due studentesse (Brigitte Petronio e Paola Maiolini) che vanno a scuola in motorino. Ma quasi tutte le scene di questo film sono delle perle e una addirittura un gioiello per ritmo, inquadrature, uso della musica: quella dell’appuntamento galeotto nel camerino del negozio d’abbigliamento.
Gli scherzi al liceo Magnaghi sono all’ordine del giorno: obiettivi principali sono il bidello Salvatore, invaghitosi della donna di un boss, e il professor Cacioppo, che deve vedersela con gli assalti della focosa ed energica professoressa Malimondi. Il resto del cast comprende Lino Banfi, Gianfranco D’Angelo, Gigi Ballista, Francesca Romana Coluzzi e Nikki Gentile nel ruolo della donna del boss che fa innamorare il bidello Alvaro Vitali.

 

 

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