La cosa era risaputa in una ristretta cerchia di appassionati: per creare il personaggio di Kinowa nel 1950, lo sceneggiatore Andrea Lavezzolo si era pesantemente ispirato a un romanzo di Emilio Salgari, l’autore di Sandokan e del Corsaro Nero. Il romanzo in questione è “Avventure fra le pelli-rosse”, uscito mezzo secolo prima, nel 1900.

 

Salgari

 

Il bello è che, in un gioco di “prestiti” fin troppo abituale nel mondo della letteratura, anche Emilio Salgari aveva attinto a un’opera precedente, uno dei primi romanzi western, “Nick of the Woods, or The Jibbenainosay: A Tale of Kentucky” (1837) di Robert Montgomery Bird. Salgari sforbiciò e alleggerì l’opera, eccessivamente complicata, conservandone comunque la trama di fondo che vede i fratelli Rodolfo e Mary Harringhen, privati con l’inganno dallo zio Braxley di un’eredità, decidere di andare a cercar fortuna alle sorgenti del Rio Pecos, ricche di giacimenti auriferi. Durante il viaggio i due conoscono la giovane Telie Doc, figlia di un colono fatto prigioniero anni prima dagli indiani e divenutone il capo. Ben presto al piccolo gruppo si aggiungono varie figure, fra cui Ralph Stackpole, un giovane spaccone ladro di bestiame, e il quacchero Morton, esperto scorridore accompagnato dal cane Piccolo Pietro, che gli fa da guida e lo avverte dei pericoli.

 

Salgari

 

Sulla vicenda aleggia il fantasma di Scibellok, un po’ spirito dei boschi e un po’ vendicatore, che senza mai essere veduto da alcuno uccide senza pietà qualsiasi indiano incontri, lasciandogli impresso sul petto il segno di una croce. Gli indiani provano un timore superstizioso verso questa figura, della cui esistenza tra i bianchi sono molti a dubitare. Dopo varie peripezie, gli indiani sorprendono nel sonno i visi pallidi e catturano Randolfo insieme alle due ragazze, mentre Ralph e Morton riescono a fuggire mettendosi in salvo. Randolfo è portato via da una scorta di tre pellerossa, mentre le fanciulle vengono condotte al campo dei comanche, dove si scopre che è stato proprio lo zio Braxley, ansioso di liberarsi dei nipoti per godersi liberamente l’eredità, a spingere il capo indiano Pankiskaw a scendere sul sentiero di guerra.

 

La versione a fumetti delle “Avventure fra le pellirosse” di Salgari, della casa editrice Egla di Milano, è del novembre 1949, mentre il primo numero di Kinowa esce sei mesi dopo, nel maggio del 1950: solo una coincidenza?

 

Dopo che Randolfo è stato liberato dall’avventuriero Diego Camargo, i due si riuniscono a Morton e Ralph per raggiungere il villaggio comanche. Introdottisi furtivamente nell’accampamento, scoprono che Morton è il misterioso Scibellok, deciso a vendicarsi dei pellerossa che anni prima avevano trucidato sua moglie e i cinque figli. Il “fantasma” uccide Pankiskaw, ma i bianchi vengono catturati. Quando tutto sembra perduto, da un vicino fortino “arrivano i nostri” guidati dal capitano Linthon, precedentemente avvertito da Morton. Il villaggio viene raso al suolo e Braxley ucciso insieme a quasi tutti gli indiani. I prigionieri, così liberati, possono finalmente reclamare l’eredità e “vivere felici e contenti” insieme ai nuovi amici.

 

KINOWA, FIGLIO ILLEGITTIMO DI SALGARI

 

Come si vede, la figura del “vendicatore fantasma” di Salgari è praticamente identica a quella dell’uccisore di indiani di Lavezzolo. Che, da amante del feuilleton qual era, ha aggiunto alla trama salgariana la componente narrativa del figlio-perduto ritrovato nel campo avverso, e da lettore di fumetti ha saccheggiato qualcosa anche dal Prince Valiant di Harold Foster, come ho già raccontato su Giornale Pop.

Nella narrativa, in prosa o a fumetti, una volta di più nulla (o quasi) si crea e nulla si distrugge, in un continuo rimando-reinvenzione di idee che saltano da una generazione alla successiva e da un medium all’altro.

5 pensiero su “KINOWA, FIGLIO ILLEGITTIMO DI SALGARI”
  1. Toninelli ha pienamente ragione!! Anche il grande Albertarelli aveva mangiato la foglia e in questo senso il Nostro si esprime nell’ambito di uno scambio di lettere con l’esperto salgariano Giuseppe Turcato in un anno collocabile ad occhio alla fine anni 60/ inizio 70, tenendo conto del fatto che il compianto Albertarelli morì prematuramente nel 1974.La studiosa italo Inglese Ann Lawson lukas , già lla fine del 1990 aveva espresso con dovizia di particolari probanti, la derivazione del west salgariano da fonti scritte e teatrali americane. tutto questo nel suo primo consistente saggio del fiorentino editore Olschky risalente al 2000 intitolato “Salgari”, La ricerca dell’ignoto. Si, insomma, plagiando Toninelli posso dire che nulla nasce dal nulla!!

  2. Ancora problemi di connessione con il sito “Giornale Pop”, non so se la risposta a Sauro sia partita!!

  3. Mah, provo a riscrivere!
    Beh, Toninelli ha già ben specificato che Andrea Lavezzolo “prendendo spunto” dal un romanzo ottocentesco non del tutto Salgariano ma risalente a più di un autore, scrittore e teatrante risalenri addirittura al 1830 o giù di li, aveva con Kinowa tirato in ballo una sorta di vendicatore pazzoide che uccideva pellerossa colpevoli di avergli ucciso la moglie e il figlio.
    Ma perchè Salgari proprio nell’anno di grazia 1899 e 1900 ricchi di successi editoriali, Salgari si era preso la briga di riscrivere non solo questo “Avventure fra le Pellirosse”, ma anche “Le miniere di Re Salomone” di Rider Hoggard, allora già noto in europa ma non ancora tradotto in Italiano? Beh, non scopro nulla di nuovo se dico che questi due romanzi, il primo tradotto non si sa come dall’iinglese -lingua sconosciuta a Salgari, e il secondo tradotto dalla versione in francese, furono pubblicati dal Nostro sotto pseudonomi da altre case editrici / non Donath quindi e nemmeno Bemporand, per guadagnare qualche soldo in più perchè allora gli editori generalmente , se potevano, pagavano poco, Salgari oberato da famiglia numerosa ( quattro figli, moglie mentalmente instabile e suocera a carico) non riusciva a sbarcare il lunario!!
    Su questo argomento sono stati versati fiumi di parole, ma gli estensori di articoli, saggi e libri sono in un certo senso dipendenti dal latori di lavoro, gli editori, quindi non possono tirarsi la zappa sui piedi permettendo una accusa nei confronti di una categoria – quella editoriale- di essere formata da strozzini!!! Gli scriventi probabilmente sarebbero licenziati o comunque perderebberoil lavoro.
    Anche oggi la situazione è quella, non solo per i grandi editori, ma pure per piccole associazioni che stampano fanzine senza guadagnarci un soldo, sostenute dalle quete di iscrizione dei soci,
    Ma se non ci sono soldi da rubare, come mai tutto questo accade? Ehhh, perché redazioni e organi direttivi di queste riviste amatoriali hanno le loro idee politiche e religiose, se io ( tanto per dire) scrivo per “Vitt & Dintorni” che la satira politica a mio parere -la legge lo permette- può prendersela anche con i Santi, non vengo pubblicato: cosa accaduta con i fatti del 2015 a Parigi e l’eccedio effettuato da fanatici assassini musulmani, nei riguardi del mensile Charlie-Ebdò e suoi collaboratori. Amen!!

  4. includo la prima parte, slittata altrove:Bravo Toninelli, mi genufletto e ti bacio i piedi!! Il debito di Salgari nei confronti del passato per quanto riguarda “Avventure fra le pellirosse” era ufficialmente noto dal 2000 perché divulgato dalla scrittrice/saggista inglese- ma che ha ricisciacqauto i panni in Arno e pure nel milanese Naviglio, Anne Lawson Lukas !!!
    Per quanto invece riguarda Lavezzolo autore dei Testi di “Kinowa”, si, certo!! fra i ragazzini e ragazzi che nel 1950 o giù di li, leggevano le avventure di Kinowa e nello stesso tempo erano degli accaniti salgaromani, c’era questo sospetto. Ricordo un amico, Bruno Franchini, collezionista di Gim Toro, esperto di Lavezzolo e Salgari: chissà dove sarà mai ora!! Comunque nel saggio del 2017 di Ann Lawson Lukas “EMILIO SALGARI
    Una mitologia modernatfa letteratura, politica e società”,, a pagina155 nell’ambito del capitolo “Gli usi svariati degli pseudonimi”, vengono svelati i meccanismi editoriali che portarono Salgari a riscrivere modificandoli romanzi altrui, fra i quali “Le miniere di Re Salomone” di Haggard, romanzo che io possiedo nell’edizione Impero del 1945. interessante fare il confronto con l’originale.
    Io purtroppo allora avevo già 13 anni ed ero un seguace di Lavezzolo scrittore di fumetti dal tempo di Gim Toro, quindi ero depositario di questo segreto ! riguardante il legame Lavezzolo/ Salgari per quanto riguarda il mondo dello “scotennato”, che spesso alzava le spalle dicendo “uff, uff”, esclamazione che ancora ricordo!!
    Ti saluto Toninelli, sei anche un bravissimo e “originale” disegnatore, cosa quest’ultima rarissima nel mondo dei fumetti!!!

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