Questa mia intervista a Kentaro Miura, creatore di Berserk, risale ad alcuni anni fa.
La ripropongo in questa sede a pochi mesi dalla scomparsa dell’autore.

 

 

Kentaro Miura, Berserk denota grande interesse per il medioevo europeo. Come è nato? 

Le informazioni che si hanno in Giappone sul fantasy occidentale sono un po’ strane. Trovo che i giapponesi siano senza ombra di dubbio il popolo asiatico che più di tutti ama il fantasy europeo. Questo forse è dovuto anche alla storia del dopoguerra.
La visione dei valori di questo paese, in Occidente e altrove, è stata per lungo tempo erroneamente intesa: penso che ciò venga espresso in modo del tutto rimarchevole in certi generi fantasy in cui si portano sulla carta determinate immagini e sogni.
La maggior parte dei bambini giapponesi ha più familiarità con cavalieri il cui corpo è protetto da corazze piuttosto che con i samurai e i loro chonmage (la pettinatura tipica dei samurai, con un ciuffo di capelli raccolto sulla sommità del capo – Ndr). Il fantasy corrisponde proprio alla magia della spada. Anch’io, per quanto riesca a ricordare, sono cresciuto con questa visione.
Nel disegnare manga fantasy, voglio realizzare storie che rendano partecipe il lettore. Quando mi metto a esaminare in modo approfondito le sensazioni di chi fa parte della scena, mi viene naturale ritrovarmi nel medioevo europeo.
Naturalmente non è il vero medioevo, ma un’immagine fasulla, ricreata dell’Europa dell’epoca, che riscuote molto successo oggi in un paese orientale come il Giappone.
Probabilmente, dei samurai o dei ninja disegnati da un occidentale agli occhi di noi giapponesi apparirebbero bizzarri, e forse lo stesso mondo medioevale di Berserk appare strano agli occidentali, non è così?
Sono sorpreso dell’accoglienza ricevuta da Berserk, non tanto presso il pubblico dei moderni giapponesi cui era indirizzato quanto piuttosto presso i lettori del luogo in cui si svolge la storia, ossia l’Europa e in particolare l’Italia…

 

Vedo riferimenti ad artisti inquietanti come Escher ed Hieronymus Bosch…

Apprezzo sia Bosch sia Escher, di cui ho i volumi che ne raccolgono le opere. Inoltre mi piacciono le acqueforti di Pieter “il giovane” Bruegel (1564-1637/8, autore di ossessive rappresentazioni di scene infernali – Ndr) e Gustave Doré (1832-83, scultore, illustratore e pittore francese, celebre per le sue illustrazioni de La Divina Commedia – Ndr) mentre tra gli illustratori ammiro Frank Frazetta (1928-2010, illustratore americano – Ndr).

 

In Berserk coesistono il filone storico/avventuroso e quello fantastico/horrifico: il secondo mi sembra abbia preso il sopravvento…

Berserk è prima di tutto un fantasy. Le parti storiche sono state inserite per aumentare la sensazione di realtà, per scaraventare il lettore sul luogo dell’azione. Inizialmente feci coesistere i due filoni per far sì che mi leggessero anche lettori comuni, coloro che non provano particolare interesse per il fantasy e il fantastico. Non volevo assolutamente fare un’opera solo per maniaci.

 

Il lunghissimo flashback con la storia della Squadra dei falchi fa “decollare” la serie. Kentaro Miura, lo aveva previsto sin dal principio?

I manga che prediligo sono quelli in cui i lettori riescono a “legarsi” ai personaggi, ossia provarne simpatia e compassione, immedesimarsi.
Come un poema in prosa, dunque, pensai che sarebbe stato meglio raccontare la vita del protagonista tutta d’un fiato, in modo da rafforzare l’amore dei lettori per Gatsu… Certo che, però, si è prolungata in modo inaspettato! Ma ormai quel che è fatto è fatto.
Nonostante l’inesperienza, penso di aver dato delle buone rifiniture a un’opera che riesce a creare empatia.

 

Un punto di forza durante il flashback era proprio la ricchezza di personaggi, non le è spiaciuto “sacrificare” tutta la Squadra dei falchi?

Stranamente è una cosa che ho fatto con la massima serenità. Lasciarsi prendere esageratamente da alcuni personaggi non è molto naturale per chi crea l’opera, come invece può esserlo per i lettori.
Quello che per me contava era che nel manga l’apparizione di questi personaggi avesse un senso: ci sono momenti per vivere e momenti in cui ci si confronta con la morte…
Non so se questo possa risultare strano, ma è una cosa cui tengo molto.

 

Ha seguito la lavorazione dell’anime di Berserk? E come trova il risultato finale?

Per la produzione della serie tv sono sempre stato impegnatissimo e pressato dagli impegni, ma non credo che si sia sprecato tempo o denaro.
Nelle loro possibilità, tutte le persone impegnate nell’anime hanno fatto del loro meglio. Naturalmente anch’io, quando il tempo me lo ha permesso, ho collaborato con piacere.

 

Kentaro Miura, com’è il videogame di Berserk?

L’anime è sulla Squadra dei falchi, praticamente incentrato solo sulla storia dei cavalieri neri, il gioco (per Dreamcast – Ndr) è qualcosa di diverso. Si tratta del primo mix mediatico relativo a Berserk, e forse sconvolgerà le idee di chi si era creato l’immagine di Gatsu unicamente come cavaliere nero.
Fortunatamente, rispetto all’anime, ho avuto più tempo a disposizione. Credo sia venuto abbastanza bene.

 

Berserk l’assorbe totalmente, ma pensa che in futuro tornerà al lavoro su “Japan”? 

Non ho intenzione di tornare su “Japan”, ma vorrei provare a disegnare qualcosa di fantascienza. Penso che il fascino squisito dell’essere mangaka consista proprio nella possibilità di creare “mondi” sempre differenti che non si trovano altrove.

 

 

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