Cinema e fumetto sono due media che si sono sempre influenzati a vicenda. Negli anni ottanta c’è stato in particolare un manga contaminato da diversi generi di film che è stato un successo planetario. Hokuto no Ken, conosciuto in Italia come di Ken il guerriero è uno dei manga più noti del mondo, da cui sono stati tratti anime, Oav, romanzi e serie spin-off ancora oggi amati dai fan.

Il segreto del successo di questo fumetto è di sicuramente da ricondurre, oltre che ai testi ricchi di tensione di Buronson, ai disegni esplosivi e dinamici di Tetsuo Hara, le cui muscolature ipertrofiche sono un tratto distintivo del periodo storico in cui è stato pubblicato, periodo in cui i film action con attori palestrati erano al top.

L’EPISODIO PILOTA: KENSHIRO KASUMI

Il personaggio di Kenshiro è stato utilizzato la prima volta in due episodi autoconclusivi, realizzati dal solo Hara nel 1983 per la rivista Fresh Jump.

Kenshiro Kasumi è un ragazzo adolescente appassionato di moto e membro della scuola di arti marziali Hokuto Shinken, che viene incastrato per l’omicidio della fidanzata Yumi. Tra la polizia corrotta, yakuza e i rivali di altra scuola marziale, la Taishan (veri assassini della ragazza), Kenshiro si farà giustizia da solo.
Il secondo episodio vede Ken qualche tempo dopo andare direttamente al tempio Taishan per distruggerlo, mettendo fine alla scia di violenza.

Sebbene il personaggio appaia più giovane di quello che sarà e agisca in un contesto contemporaneo, ci sono tutte le basi di quello che vedremo in seguito. Sarà lo sceneggiatore Buronson (pseudonimo di Yoshiyuki Okamura) ha fornire alla storia quegli elementi che lo renderanno un successo.

KEN IL GUERRIERO, UNA SAGA ETERNA





KEN IL GUERRIERO E MAD MAX

Hokuto no Ken di Tetsuo Hara e Buronson esordisce sulla rivista Weekly Shōnen Jump della casa editrice Shūeisha nel settembre del 1983.

Gli autori presero spunto in particolare da Mad Max di George Miller: l’ambientazione di Ken il guerriero è la medesima del film, un futuro postapocalittico in cui sono scomparse tutte le strutture sociali e l’umanità è regredita alla ”legge della giungla”, dove ci si impone con la violenza e bande di predoni assediano i villaggi dei sopravvissuti.

In questo contesto agisce Kenshiro, più brevemente Ken, un giovane che vaga in lande desolate alla ricerca della propria amata, Julia, rapita da una banda guidata da Shin, un suo vecchio amico da sempre attratto dalla ragazza, che ora, in un mondo senza regole, ha deciso di farla sua.

La peculiare caratteristica di Kenshiro è la conoscenza di una formidabile arte marziale, quella della Sacra Scuola di Hokuto, che colpendo i “punti di pressione” del corpo umano (gli tsubo) è in grado di fare letteralmente esplodere l’avversario.

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I due autori hanno preso spunto della medicina cinese e dallo shatsu, unendole alle arti marziali cinesi. Dal punto di vista grafico le movenze di Kenshiro sono prese da quelle di Bruce Lee, che nei primi anni settanta aveva spopolato con i suoi film sulle arti marziali.

Ken, proprio come Bruce Lee, spesso rimane senza maglietta, mostrando una muscolatura scolpita su cui spiccano le sette cicatrici che ricordano le stelle dell’Orsa Maggiore, simbolo della Scuola di Hokuto, inflittegli da Shin come sfregio.

Altra influenza sono i film western. Kenshiro gira di villaggio in villaggio apparentemente senza meta, facendosi coinvolgere nelle disavventure dei locali contro vari briganti, che di volta in volta sconfigge ricorrendo alle sue mortali tecniche di combattimento.

Al protagonista si uniscono da subito Burt, un ladruncolo adolescente, e Lynn, una bambina traumatizzata che Ken guarisce dal mutismo attraverso la pressione degli tsubo.

La prima parte del manga vede quindi Ken spostarsi di villaggio in villaggio aiutando i bisognosi, alla ricerca del famigerato Shin, maestro della disciplina della scuola di Nanto, speculare e rivale di Hokuto, che infigge colpi in grado di affettare come carta il corpo umano.

Alla fine Ken si prende la rivincita sul rivale, scoprendo però che l’amata Julia si è suicidata per la disperazione.

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Dopo questa amara scoperta Kenshiro riprende il suo girovagare, decidendo di fare la sua parte per “trasformare le lacrime in sorrisi” e rendere il mondo meno cupo, dando ai tiranni e ai prepotenti quello che si meritano.

Come abbiamo detto, questa parte del manga si rifà alle atmosfere di Mad Max e anche il protagonista, al di là delle movenze alla Bruce Lee, pare assomigliare nei primi capitoli a Mel Gibson.

Nella seconda parte gli autori esplorano il passato dei personaggi e la storia delle scuole di Hokuto e Nanto, rivelando legami, rivalità e rapporti tra i vari combattenti.

Sebbene la storia di Ken il guerriero sia semplice, concentrata sui combattimenti corpo da corpo con il rivale di turno, il lettore viene coinvolto dalla tragedia costante che pervade il manga: non sono poche le occasioni in cui molti innocenti rimangono vittime della violenza.

L’amicizia, la solidarietà e lo spirito di sacrificio di molti dei protagonisti colpiscono al cuore, ci si affeziona a questi personaggi ben caratterizzati che spesso finiscono per morire per una nobile causa.

È il caso di Rei, che muore in combattimento per sconfiggere chi aveva disonorato e ferito Mamiya, la donna che lui ama. Lo stesso destino tocca a Shu, il combattente cieco che si immola sacrificandosi per la salvezza di alcuni bambini presi in ostaggio. Oppure di Fudo della Montagna, che muore anch’egli salvando i suoi figli adottivi.

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Particolarmente emozionante è la storia di Toki, fratellastro di Ken, originariamente prescelto per essere lui l’erede della Scuola di Hokuto, ma rimasto gravemente ammalato a causa delle radiazioni atomiche.

Toki, il cui aspetto grafico è ispirato a Gesù, decide di trascorre i suoi ultimi anni di vita usando le tecniche di Hokuto non per combattere ma per curare ammalati e bisognosi, una vera e propria figura messianica in un mondo selvaggio e violento.

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Il villain principale è Raoul, fratello di sangue di Toki e fratello adottivo di Kenshiro, un despota assetato di dominio. Raoul è un colosso di muscoli ispirato fisicamente al Roy Batty di Blade Runner (interpretato da Rutger Hauer), ma con un fisico che ricorda quello di Arnold Schwarzenegger.
La sua ambizione lo spinge a conquistare villaggi e a uccidere chiunque gli si opponga, inclusi gli amici di Kenshiro.

Inevitabile sarà lo scontro tra i due, reso ancora più drammatico quando veniamo a sapere che Julia è in realtà viva e che dopo varie peripezie è stata rapita proprio da Raoul

Il capitolo finale vede Kenshiro trionfare e cavalcare insieme l’amata Julia verso un lieto fine.

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LA SECONDA SERIE: L’EVOLUZIONE DELLA VIOLENZA

Il grande successo ottenuto dal manga ha fatto sì che gli autori portassero avanti la storia di Ken il guerriero anche dopo la felice conclusione.

Trattandosi di un manga dove i personaggi muoiono come mosche, è stato necessario proporre nuovi villain e nuovi alleati, cosa sempre rischiosa per l’affezione del pubbico, ma che Buronson e Tetsuo Hara riescono a fare con successo.

Infatti la seconda serie di Kenshiro non risente né del cambio di personaggi e di atmosfere, né del trascorrere del tempo.

La serie si svolge circa dieci anni dopo la prima. Lo si può dedurre dalla crescita di Lynn e Burt, non più bambini ma adolescenti che guidano “l’armata di Hokuto”, un esercito di volontari che si oppone alle bande di predoni a difesa dei più deboli.

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Kenshiro torna dopo aver trascorso gli ultimi anni accanto a Julia, poi morta a causa di una malattia. Decide di unirsi ai vecchi amici per lottare insieme a loro. In questo arco narrativo Ken il guerriero viene disegnato con tratti del viso (e una maggior muscolatura) simili a quelli di Sylvester Stallone, che in quegli anni era al top e riempiva i cinema di tutto il mondo.

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Le atmosfere si allontanano da Mad Max, dove apparivano dei rimasugli della civiltà come veicoli a motore, armi da fuoco ed esplosivi. Qui il mondo pare essere tornato al medioevo: ci si sposta a cavallo, si combatte con archi e frecce, si indossano armature con emblemi delle casate di appartenenza.

Il villain principale è Jako, un uomo viscido e vigliacco che, tenendo prigioniero l’imperatore, obbliga i discendenti della Sublime Scuola di Gento a obbedirgli. Questa è una arte marziale che fa uso dell’energia spirituale all’interno del corpo sprigionando una luce che agisce sulla materia, dando ai suoi adepti veri e propri superpoteri.

Leader di questa fazione è il generale Falco, che assomiglia a Dolph Ludgren alias Ivan Drago, avversario russo in Rocky IV.

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Falco sarà il riluttante avversario di Kenshiro di questa prima parte di storia, nella quale scopriamo che il citato imperatore è in realtà una donna, la gemella di Lynn, che Jako aveva tenuto segregata per anni e che viene liberata all’ultimo momento da Burt.
Con “l’imperatore” finalmente libero anche Falco lo è: termina la sua rivalità con Ken e uccide il perfido Jako.

Non c’è tempo di gioire, dato che Lynn viene rapita da uno dei sottoposti di Jako e portata aldilà del mare nella Terra dei Demoni (chiamata in alcune ristampe Paese degli Shura, che in giapponese significa appunto “demoni”).

Questa è una nazione insulare in cui la violenza e la legge del più forte sono a livelli estremi, in cui i maschi vengono addestrati al combattimento fin dalla nascita e chi sopravvive diventa un combattente spietato.

Ken e Falco arrivano separatamente per liberare Lynn. Falco perirà appena sbarcato, mentre per Ken inizia un viaggio in un luogo dove la civiltà del XX secolo è stata completamente dimenticata.

La Terra dei Demoni è dominata da tre temibili generali: Han, Hyo e Kaiou.


Nella sua ricerca Ken il guerriero deve inesorabilmente combattere con questi tre avversari, facendo la sconcertante scoperta che due di loro sono legati a lui.

Apprendiamo che Kenshiro e i fratelli adottivi Toki e Raoul sono originari di questa terra, mandati in barca oltremare quando Ken era appena nato: Hyo è fratello biologico di Kenshiro, mentre Kaiou di Raoul.

Gli autori forniscono al lettore questa sconcertante rivelazione commettendo però un errore di continuty: nei primi capitoli di Hokuto no Ken vediamo Ken agire in un contesto postapocalittico, dove il conflitto atomico che ha sconvolto il mondo è accaduto da poco, mentre è evidente, da questi nuovi ricordi, che il nostro protagonista era un infante in un momento storico che parrebbe essere già di tipo barbarico.

Sia come sia, il progredire della storia coinvolge comunque il lettore, essendo sempre ricca di morti epiche ed eroi che si sacrificano.

Ken scoprirà che anche la propria arte marziale è originaria di quella terra: le due scuole si sono divise nella Divina scuola di Hokuto, il ramo principale portato avanti da Ken, e l’Arcana arte di Hokuto, disciplina parallela utilizzata dai generali delle tenebre.

Nel proseguo della storia, Ken riesce a riappacificarsi con il fratello Hyo, che scopriremo essere stato manipolato fin dall’infanzia del perfido Kaiou, il rivale finale di Kenshiro.

Inutile dirlo, Ken sconfigge Kaiou, non prima che questi colpisca uno tsubo a Lynn, a causa del quale amerà incondizionatamente il primo uomo su cui poserà gli occhi al suo risveglio.


Ken lascia Lynn alle cure di Burt, conscio che per lei è più sicuro stare insieme all’amico di sempre che a lui, continuamente in viaggio verso luoghi di violenza.

Così si conclude l’anime, mentre il manga avrà un capitolo conclusivo dai risvolti più romantici.

Burt, infatti, sapendo come la donna ami in realtà Kenshiro, le cancella la memoria e la lascia alle cure del vecchio amico. Anche il maestro di Hokuto, però, è inaspettatamente affetto da una forma di amnesia.

Burt lascia che tra i due sorga l’amore, allontanandosi spontaneamente. Viene a sapere che Borge, un vecchio avversario che Ken ha reso cieco, è alla sua ricerca per vendicarsi. Burt decide di sacrificarsi per dare la possibilità ai due amici di fare una vita felice. Si autoinfligge le sette cicatrici dell’Orsa Maggiore sul petto per fare in modo che, una volta sconfitto, Borge si convinca tastandole di aver eliminato Kenshiro.


Borge però prima di ucciderlo vuole torturarlo: crocefigge Burt e comincia a martoriare il suo corpo.


Kenshiro però recupera la memoria e va in soccorso dell’amico. Uccide lo spietato rivale vendicando Burt per le sevizie subite. Riconoscendo negli occhi del ragazzo colui che fin dall’infanzia l’aveva sempre curata e difesa, anche Lynn recupera la memoria.

Burt apparentemente muore tra le braccia della donna amata e del suo migliore amico.

Quando Lynn decide di seppelirne il corpo, però, scoprirà con gioia che Kenshiro gli ha salvato la vita, premendo alcuni tsubo: il cuore di Burt infatti batte ancora.


Kenshiro lascia gli amici di sempre, decidendo di condurre una vita solitaria nel suo viaggio senza meta per portare aiuto ai più deboli e uccidendo chi li opprime.



UNA MANGA ISPIRATORE

Hokuto no Ken è stato un successo in molti paesi del mondo. La fisicità del protagonista, il suo look, le caratteristiche tecniche di combattimento e lo strappare gli abiti in preda alla furia sono diventati noti ovunque.

Per l’eccesso di violenza il manga ha generato in Giappone e in Europa alcune polemiche tra i genitori, che lo hanno ritenuto diseducativo.

In Italia molti parlarono della sua presunta cattiva influenza sui giovani quando, nel 1996, si scoprì che alcuni dei ragazzi colti nell’assurda e pericolosa “moda” di lanciare sassi dai cavalcavia erano fan di Ken il guerriero, sebbene né il fumetto né l’anime facevano riferimento a quella insana pratica.

Semmai, Ken il guerriero mostrava un mondo ostile dove il protagonista usa la violenza per porre fine ai prepotenti, non certo spingendo i lettori a esserlo a loro volta.

Nonostante le polemiche Kenshiro è divenuto un cult, ispirando molti altri mangaka e creatori di videogame. Innumerevoli sono gli omaggi al personaggio apparsi in altre serie, ma alcune sono davvero debitrici verso il maestro della Divina Scuola di Hokuto.

Tra i più noti c’è sicuramente Hirohiko Araki con Le Bizzarre Avventure di Jojo, che nelle prime due stagioni è palesemente ispirato a Ken il guerriero.

In particolare i tre protagonisti dei primi capitolo (Jonathan Joestrar, Joseph Joestar e Jotaro Kujo) presentando numerose somiglianze con Kenshiro dal punto di vista fisico, delle tecniche di lotta e, nel caso di Jotaro, anche caratteriali.

Kentaro Miura, compianto autore del celebre Berserk, non ha mai negato l’influenza di Hokuto no Ken. Sebbene sia ambientato in un mondo fantasy, Berserk presenta alcune somiglianze con il mondo violento e oscuro di Ken e Gatsu, il suo protagonista, ha diverse somiglianze con Kenshiro.


Nella serie di videogame Tekken non sono pochi i personaggi che assomigliano ai protagonisti di Ken il guerriero. Tra i quali citiamo in particolare Kazuma Mishima, protagonista dei primi capitoli, che per lo sguardo truce, la muscolatura e certe tecniche di lotta ricorda molto Ken.


Anche un altro celebre picchiaduro, Mortal Kombat, ha alcuni rimandi a Kenshiro: sebbene le influenze di base siano i film di arti marziali, il videogioco portava la novità delle Fatality, ossia una sequenza di movimenti e pulsanti che consentivano di infliggere all’avversario un colpo di grazia dagli esiti devastanti, esplosioni di arti o amputazioni violente che ricordano i colpi inferti da Kenshiro ai sui nemici.

Tornando al nostro eroe, nel 2001 è uscito il prequel Ken il guerriero: le origini del mito. Scritto stavolta da Nobuhiko Horie e sempre disegnato da Tesuo Hara, con la supervisione di Buronson, tratta le avventure dello zio omonimo di Ken nella Shangai degli anni trenta. La serie ha avuto un buon successo, sebbene non paragonabile a quello dell’opera originale.


Sebbene i contesti storici siano totalmente differenti, nei capitoli finali della storia ci sono alcuni rimandi alla saga originale di Ken, mettendo tutto in continuity.

Ancora oggi il mito di Kenshiro non accenna a tramontare…






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