COME KAREN BERGER HA FONDATO LA VERTIGO CON NEIL GAIMAN

Per arrivare a parlare di Karen Berger e della sua etichetta Vertigo occorre fare un tuffo negli anni ottanta.

Anni in cui i Jack Kirby Award sono tra i più ambiti premi fumettistici degli Stati Uniti, dedicati al Re del fumetto. Il premio è stato assegnato per la prima volta nel 1985 e dopo una serie di problemi legali, ai quali Jack Kirby è del tutto estraneo, si sdoppiarono nel 1988 con i Will Eisner Award in onore del padre di The Spirit e gli Harvey Award in onore di Harvey Kurtzman, fondatore di Mad, la nota rivista umoristica americana.

Guardando i Jack Kirby Award del 1987, troviamo capisaldi del fumetto come The Dark Knight Return n.1 di Frank Miller, premiato come miglior albo singolo. Ancora Miller, con Klaus Janson e Lynn Varley, prende il premio come il miglior “team creativo” per The Dark Knight Return. Alan Moore riceve numerosi premi: personalmente come miglior scrittore; il suo Watchmen disegnato da Dave Gibbons, come migliore miniserie; Miracleman, edito dalla Eclipse Comics nell’edizione americana, viene annoverato tra le migliori serie del momento assieme all’orrifico Swamp Thing, della Dc. Se si eccettua il premio al miglior disegnatore dato a Bill Sienkiewicz, che per Elektra: Assassin, uno spin-off su testi di Frank Miller della serie Marvel Daredevil, e quelli andati alle case indipendenti, tutte le opere premiate sono della Dc Comics, l’editrice di Superman e Batman.

COME KAREN BERGER HA FONDATO LA VERTIGO CON NEIL GAIMAN
Il successo di “Watchmen” ha reso evidente che anche in America esiste un pubblico adulto interessato ai fumetti

Perché la critica fumettistica, nella seconda metà degli anni ottanta, snobba la Marvel nonostante le eccezionali opere pubblicate dal suo direttore generale Jim Shooter? E perché premia la Dc Comics, che, nonostante il tentato rinnovamento tra gli anni sessanta e settanta, produce nel complesso albi meno innovativi della concorrente?

Il motivo è dovuto al fatto che i voti dei premi, come spesso accade in queste situazioni, vengono dati da esperti interessati soprattutto a un prodotto adulto e intellettuale. Se alla Marvel l’editor-in-chief Jim Shooter fa dei grandi prodotti popolari, alla Dc si cerca anche di intercettare seriamente il lettorato “maturo”.

In questo periodo l’editor della Dc Karen Berger, che ancora è abbastanza nell’ombra non essendo la responsabile di questi primi successi, comincia a prendere le redini della linea “autoriale” della Dc Comics che nel 1993 avrà il nome di Vertigo, rendendosi di fatto indipendente dai supereroi tradizionali della casa madre.

 

La crisi dei comic book e la rinascita

Alla fine degli anni sessanta il mercato dei comic book inizia una parabola pericolosa quando, togliendo la distribuzione delle proprie testate alla Dc, la Marvel inonda il mercato con decine di nuove serie spesso raffazzonate. La Dc è costretta a seguirla in questa strategia per non dover scomparire negli albi esposti nelle rastrelliere. Questa fase è la Dc Explosion, come viene definita dalla stessa casa editrice nelle pubblicità interne agli albi. Ma poi, tra il 1977 e il 1978, la Dc deve chiudere molti di questi albi e licenziare personale, compreso il direttore generale Carmine Infantino: siamo alla Dc Implosion.

Anche la Marvel non se la passa bene, ma le cose cambiano nel 1978, quando Jim Shooter viene promosso direttore generale: prima di lui gli sceneggiatori si alternavano per breve tempo in questa carica, senza in realtà decidere niente.
Dato che la distribuzione nelle “edicole” americane non riesce a gestire tanti albi che vendono poco, Jim Shooter punta sulla distribuzione nelle fumetterie (fino allora assolutamente marginale) anche con testate vendute soltanto lì, assume nuovi autori e fa scrivere i disegnatori in grado di farlo, come Frank Miller, John Byrne e Walt Simonson.

Di fronte alla richiesta dell’editore di tornare ad aumentare le testate, Shooter lancia etichette nuove del tutto autonome: Epic per i fumetti più aduti, New Universe per supereroi più realistici e Star per personaggi adatti ai bambini più piccoli. Le testate dei supereroi, invece, non le aumenta. La Marvel, per essere coesa, non deve espandersi troppo, altrimenti il lettore comincia a non comprare testate per l’impossibilità di seguirle tutte.
Dopo questo trattamento la Marvel risorge diventando ricca e potente come mai.

A capo della Dc viene invece messa una manager senza esperienza nei fumetti, Jenette Kahn, che si avvale soprattutto del disegnatore Dick Giordano come consulente. I due non fanno altro che seguire passo passo la trasformazione della Marvel operata da Jim Shooter, prendendone un po’ del successo. Prendono anche gli autori che lasciano la Marvel perché non possono più fare gli editor di se stessi, come Roy Thomas e Marv Wolfman.

La Epic Comics della Marvel ha prefigurato la linea Vertigo della Dc

Per quanto riguarda i fumetti per i lettori “maturi”, Jim Shooter ha fondato la linea Epic mettendovi a capo Archie Goodwin, sia perché artefice del successo delle riviste della Warren dedicate a Zio Tibia e a Vampirella, sia per gratitudine dato che lo aveva chiamato lui alla Marvel. Goodwin, però, pubblica serie dalle idee di fondo originali ma piuttosto mediocri nell’esecuzione, che scompariranno ben presto dalla memoria (in Italia sono state pubblicate parzialmente dalla corposa rivista Alien a metà anni ottanta e poi dalla Play Press).

Alla Dc, invece, il primo autore a sfondare nel mercato dei fumetti per lettori maturi è Alan Moore con la serie horror Swamp Thing, raggiungendo il trionfo con la maxiserie Watchmen. Al quale si affianca l’americano Frank Miller, lanciato nella Marvel da Shooter su Daredevil, che per la Dc realizza miniserie più complesse come Ronin, Dark Knight e Batman Year One.

 

L’occasione di Karen Berger

Uno dei direttori della Dc, Karen Berger, comincia a innamorarsi del talento degli autori inglesi che iniziano a collaborare per la sua casa editrice. Autori che diverranno sempre più numerosi, oltre al citato Alan Moore. Arriveranno nel tempo Neil Gaiman, Grant Morrison, Garth Ennis e Warren Ellis. Sceneggiatori formatisi sulle pagine del settimanale inglese 2000 AD, quello di Judge Dredd, e pubblicazioni analoghe.

In una intervista rilasciata al webmagazine Sequential Tart, la Berger racconta così i suoi inizi: «Sono stata fortunata ad aver cominciato nel 1979, quando la Dc ancora pubblicava altre cose oltre ai fumetti di supereroi. Non mi avevano mai attratto. Dal mio punto di vista, erano adatti solo a un pubblico maschile. A me piacevano i fumetti horror, mystery e fantasy. Ho avuto la possibilità di cominciare a lavorare su questo genere di albi. Sei mesi dopo essere stata assunta, sono diventata l’editor di House of Mystery. Il lavoro che ho svolto su quel titolo in un certo senso rappresenta il seme di quella che sarebbe diventata la Vertigo».


Nell’antologico The House of Mystery lavora sulla serie I…Vampire di J.M. DeMatteis e Tom Sutton, incentrata su un vampiro gentiluomo dell’età vittoriana che decide di non nutrirsi di sangue umano, ma solo di quello animale. La sua donna, Mary, vuole essere vampirizzata per poter vivere in eterno insieme all’amato, ma la trasformazione la rende malvagia e il vampiro è costretto a darle la caccia. Ci sono tutti gli elementi per una lettura originale del mito del vampiro, che può pescare tra il pubblico non necessariamente attratto dai supereroi.


Nel 1981 per la Berger è la volta di Amethyst Princess of Gemworld, serie scritta da Dan Mishkin e disegnata da Ernie Colon, un fantasy pensato soprattutto per il pubblico femminile. Protagonista è la tredicenne Amy Winston, che approda in una dimensione parallela, un regno in pericolo dove gli abitanti hanno il nome delle pietre preziose, e dove lei sarà giustappunto Amethyst, una splendida principessa che combatte i malvagi. Concept banalotto, ma che vede la Berger nel ruolo di consulente dello sceneggiatore, con il compito di scandagliare la psicologia femminile. Parliamo infatti di una ragazzina che improvvisamente, un po’ come il Captain Marvel originale (oggi chiamato Shazam), si trova nel corpo di una ventenne, per di più in un mondo fantastico. È il realismo psicologico a rendere questa serie in un certo senso matura, con intrighi e tradimenti sentimentali.


Esperienza che sarà utile alla Berger nel 1987, dopo gli eventi di Crisis on Infinite Earths, per il rilancio di Wonder Woman scritta e disegnata da George Peréz. «È stata un’altra occasione in cui il fatto che fossi una donna ha aiutato. C’era molto di me in quelle storie e sono molto legata a quel fumetto», ricorda parlando dell’Amazzone della Dc, rivelando che fu lei a suggerire a Peréz un maggiore inserimento di riferimenti alla mitologia greca, ridefinendo il ruolo di alcuni personaggi maschili basilari nella saga, come Heracles ed Hermes. Spingendo anche per l’introduzione di aspetti particolarmente realistici nella trama, come la morte per overdose dell’addetta stampa dell’eroina Myndi Mayer.
Anche se poi i testi di Amethyst e della Wonder Woman di Peréz sono a un livello tutto sommato modesto: Karen Berger, del resto, è solo una editor, non può prendere il posto degli sceneggiatori.


La nuova tendenza del fumetto adulto in America inizia nel 1983, quando l’editor Len Wein chiama Alan Moore per scrivere Swamp Thing. Sempre sotto la direzione di Wein, coadiuvato da Dick Giordano, nel 1986 Moore pubblica Watchmen.


L’occasione per Karen Berger arriva nel 1987, quando, su richiesta e la supervisione di Giordano, cura la prima miniserie di Neil Gaiman per la Dc, Black Orchid, ed è proprio grazie al legame con questo sceneggiatore che nel 1989 viene varata la serie di Sandman.


Neil Gaiman è stato profondamente influenzato dallo Swamp Thing di Alan Moore nella creazione di Sandman. Un personaggio creato nel 1939 da Gardner Fox e Bert Christman, totalmente rivisto da Joe Simon e Jack Kirby nel 1941 e rilanciato da questi autori nel 1974. Con Gaiman, Sandman torna alla sua natura di “uomo di sabbia” (in italiano “omino dei sogni”) che nel folklore anglosassone porta i sogni ai bambini. Il risultato è un personaggio nuovo di nome Morpheus (il dio greco Morfeo), la personificazione del Sogno. Il protagonista della serie non è al centro delle storie di Gaiman, ma il pretesto per parlare di altri personaggi, mostrare le loro interazioni e superare le linee narrative consuete.


Il successo di The Sandman spinge la Dc a incaricare Karen Berger del lancio, nel 1993, della linea di fumetti Vertigo, nella quale vengono pubblicate numerose nuove serie e miniserie.
Dopo l’assorbimento di diversi personaggi della linea Vertigo nel Dc Universe a seguito del discusso evento The New 52 nel 2011, la Berger resta al timone fino al 2013, venendo definita dal New York Times “mother of the weird stuff”, cioè “madre di cose bizzarre”.


In definitiva, pur avendo sfruttato autori e contenuti di fumetti presentati da altri editor della Dc, Karen Berger è riuscita a rivitalizzare il genere dell’orrore e del mistero e, soprattutto, ad ampliare il nuovo settore dedicato alle tematiche adulte.

Anche se il vero successo commerciale ha arriso a poche serie della Vertigo, come Sandman, Preacher e Fables, e le sue serie non si siano distinte per particolare varietà, la Berger ha di certo lasciato il segno sul recente fumetto americano.

 

 

Un pensiero su “KAREN BERGER HA FONDATO LA VERTIGO CON NEIL GAIMAN”
  1. Mm. Mi permetto di non essere d’accordo con alcuni degli spunti di questo articolo – tante
    teste tante sentenze – e tenterò di seguito di spiegare cosa mi perplima.
    Vertigo non è stata ( non è ? ) solo il tentativo di ripescare concetti bolliti e di lanciarli tra le manine di creativi con una sensibilità altra che apposta cerchino la moneta dove non arriva la luce del lampione come l’ubriaco della famosa freddura. Quella è stata solo la premessa. Perché lasciare a languire nel magazzino insieme alla Arca della Alleanza anche concetti interessanti come un team di freaks che non possano mimetizzarsi tra la gente comune o un alieno interdimensionale che indossa la follia quando è possibile sposarli alla sensibilità post moderna ? Vertigo nasce di fatto con la Lezione di Anatomia di Moore /Bissette e Totleben che ribalta le origini di Swamp Thing – non un uomo che si trasforma in un mostro, ma un mostro che ha sempre creduto di essere stato un uomo – e la rivoluzione copernicana dei concetti è la base di parecchia roba vertiginosa. Morfeo dorme nel secolo in cui il sogno sembrava essere stato annichilito dalle guerre mondiali. Niles Coulder testa la teoria del caos provocando incidenti. Shade The Changing Man sfida the American Scream nei panni di uomo, donna e persino pavimento. Sandman Mistery Theatre è la storia di Dian Belmont che si emancipa negli anni delle suffraggette , del jazz di Harlem e delle pessime notizie che arrivano dalla Europa del nazi-fascismo. E così via. Con perle come lo one shot del Dr Occult che indaga sulla sua sessualità ( il personaggio è maschio e femmina nello stesso corpo ) e dello Straniero Fantasma ospite prigioniero di un ospizio in cui torna come un Ulisse immemore una antica amante.
    Tutte opere interessanti anche dal punto di vista del segno e della costruzione della tavola e delle covers.
    Steve Bissette e John Totleben hanno un approccio underground. Simon Bisley ha dipinto parecchie covers di Doom Patrol e Jamie Hewlett ( oggi celeberrimo per i Gorillaz ) di Shade. Sandman è stato disegnato da Sam Kieth, Mike Dringeberg, Marc Hempel , Teddy Kristiansen, Kelley Jones.
    Vertigo è stata ( è ancora ? ) il posto in cui si può dedicare spazio ad un personaggio che sogna di dialogare con una frase come fosse un amante o in cui si può visitare una personalità multipla come fosse una rete di treno metropolitano o in cui una intera strada è un transessuale che viaggia nel mondo. Era talmente forte la pulsazione Vertigo da contaminare anche serie esterne come i cinque anni de Lo Spettro di Ostrander / Mandrake. Cerebrale, forse troppo, ma ha influenzato parecchi lavori anche fortunati di Image e Dark Horse.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *