Justified – L’uomo della legge è una serie trasmessa per sei stagioni, dal 2010 al 2015, sul network americano FX.
A prima vista sembra un anonimo serial poliziesco, in realtà Justified è un intrigante connubio di western e noir targato Elmore Leonard (mica cotica…).

Passata pressoché inosservata nel nostro Paese, alla stregua di un poliziesco di routine, la serie ha in realtà un pedigree non indifferente.
Innanzitutto, Justified è tratta da alcuni racconti e romanzi di Elmore Leonard, scrittore cult assai saccheggiato dal cinema: basti pensare a Quel Treno per Yuma, divenuto il classico western con Glenn Ford e Van Heflin, rifatto in anni più recenti con Russell Crowe e Christian Bale. Ma anche Get Shorty, con John travolta, Jackie Brown di Tarantino, Out of Sight con George Clooney e Jennifer Lopez.

 

Il passaggio televisivo è stato sviluppato dallo sceneggiatore Graham Yost (Speed, Nome in Codice: Broken Arrow).

 

L’attore protagonista è Timothy Olyphant, rodato al cinema in Hitman e in tv nel bello Deadwood, dove interpretava un personaggio realmente esistito, lo sceriffo Seth Bullock.

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Tra i registi spicca Jon Avnet, confezionatore di fortunati film del genere più disparato (Pomodori Verdi Fritti, Qualcosa di Personale, L’Angolo Rosso).
Tra i produttori figura Don Kurt (il primo telefilm di Flash, e il più recente White Collar)
Il direttore della fotografia è Francis Kenny (New Jack City, Scary Movie).
Infine le musiche di sottofondo sono di Steve Porcaro dei Toto.

Sebbene abbia un padre delinquente recidivo, Raylan Givens (Olyphant) è divenuto uno U.S. Marshal, che per di più ha i modi (e il cappello da cowboy) di uno sceriffo dei tempi del selvaggio West.
La storia ha inizio quando Raylan, che lavora da qualche anno a Miami, si ritrova faccia a faccia con un signore della droga che tempo prima, durante una missione in Nicaragua, aveva ucciso un uomo sotto ai suoi occhi facendogli esplodere un candelotto di dinamite in bocca.

Raylan applica quindi il classico ultimatum da Far West: “Hai 24 ore per lasciare la città, altrimenti vengo a cercarti, e io quando estraggo, sparo per uccidere”. Cosa che puntualmente avviene.

Sebbene Raylan possa dimostrare che il criminale aveva impugnato l’arma per primo e quindi si sia trattato di legittima difesa (da qui il titolo Justified, cioè “giustificato”), i suoi superiori decidono di toglierselo di torno e lo rispediscono dalle sue parti, nella piccola contea mineraria di Harlan, nel Kentucky.

Neanche il tempo di dire “Yo-ho, sono a casa” che il nostro si ritrova nella melma fino al cappello.
Gli affari interni continuano a stargli con il fiato sul collo e la sua ex-moglie Winona (Natalie Zea), stenografa del tribunale, si è risposata con un agente immobiliare inguaiato con gli strozzini.

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Ma il grosso dei problemi arriva dalla principale famiglia criminale della zona, i Crowder.

Bo Crowder (M.C. Gainey), il vecchio patriarca, leader nello spaccio di metanfetamine, prima di finire al fresco, ha affidato i suoi traffici ad Arlo Givens (Raymond J. Barry), il padre di Raylan, il quale si è lasciato mangiare la piazza dalla concorrenza. Ora Bo sta per uscire di galera, e Givens senior gli deve 50mila dollari.

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Bowman Crowder, il figlio minore, nella serie non compare mai. Infatti, poco prima del ritorno di Raylan è stato freddato con una fucilata in petto da sua moglie Ava (Joelle Carter), stanca di essere malmenata da lui.
Ava fin da piccola aveva una cotta per Raylan e non perde tempo a ricucire il rapporto, per quanto non sia opportuno che uno sceriffo federale vada a letto con un’imputata per omicidio colposo.

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Il personaggione più originale, e per certi aspetti più simpatico, è il figlio primogenito Boyd Crowder, interpretato da Walton Goggins (il detective Shane Vendrell di The Shield).

Raylan e Boyd divennero amici quando lavoravano in miniera a diciannove anni. Poi quest’ultimo è diventato un attivista per la supremazia bianca, usando i propri crimini razziali come copertura per altri meno ideologici (rapine).

Temendo che voglia vendicare il fratello e fare del male ad Ava, Raylan gli pianta una pallottola vicino al cuore. Boyd la scampa interpretando la cosa come un segno dal cielo. Fonda così, insieme ad altri galeotti, una comunità religiosa in mezzo ai boschi e arriva a far saltare in aria i laboratori di metanfetamine di suo padre a colpi di bazooka.

Raylan non crede alla conversione, ritiene piuttosto che Boyd intenda far le scarpe al suo vecchio, tuttavia tra i due permane un bizzarro rapporto di odio-amore.
E questa è solo la prima stagione.

La prima impressione che si ha vedendo Justified è quella di un Walker Texas Ranger fatto bene: con una continuity tra gli episodi, senza arti marziali tirate per le lunghe (in compenso le sparatorie sono secche e improvvise, come in un film di Friedkin o di Kitano). E senza quel moralismo da show per famiglie che stona con la violenza generalizzata.

Meno duro rispetto a telefilm che negli ultimi anni hanno osato molto in fatto di violenza con trame complesse e ambiziose, vedi i citati The Shield e Deadwood, oltre a I Soprano o Game of Thrones.

La solida scrittura di Elmore Leonard fa la differenza. I dialoghi non sono mai banali, la trama unisce il meglio del genere western (l’amicizia virile, i duelli) con il noir (gli intrighi e le lotte di potere tra delinquenti, gli amori complicati dell’eroe). Lo sceneggiatore trova anche la mano giusta per descrivere le piccole miserie dell’America di provincia, aggiungendo un pizzico di ironia invece di calcare sul trucido.

 

(Immagini trovate sul web: © degli aventi diritto).

 

 

 

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