John Wick 3 – Parabellum è, semplicemente, la violenza fatta eleganza. Lo schiaffo che raggiunge lo stato dell’arte. La sublimazione del calcio in culo. John Wick, nella sua guisa di violenza assurdamente formale, è l’ospite d’onore al gran gala dei film di mazzate. Se non fosse sufficientemente chiaro, questo film è una sana boccata d’ossigeno. Un sollievo dall’aria stantia e viziata da film PG-13, action più falsi del sorriso di una prostituta. John Wick 3 è l’ayatollah dei film dove si menano! Devo ammettere che quando cinque anni fa uscì il primo John Wick non è che mi fece tutto ‘sto grandissimo effetto. Con il proverbiale senno di poi devo fare ammenda per aver avuto l’impressione dai trailer che fosse l’ennesimo, vacuo e insipido film d’azione tipico degli ultimi anni. Col proverbiale senno di poi devo fare ammenda: ché il primo John Wick è la giustapposizione di Mad Max nel XXI secolo. Nel primo film, John Wick (Keanu Reeves) è un uomo apparentemente banale come tanti. Quando il figlio di un mafioso russo (Alfie Allen, Theon Greyjoy di GoT) si incaponisce sulla sua auto, per fregargliela ammazza il cane a John. Un cucciolo, ultimo regalo della moglie morta pochi giorni prima. Peccato che Theon fosse l’unico a non sapere che John in realtà è Baba Yaga, “l’uomo nero”. O meglio: “John era quello che mandavi a uccidere il fottuto uomo nero” John Wick è Mad Max: un lavoro cioè, brillante, divertente e inaspettatamente intelligente, quasi geniale nella sua semplicità. Semplicità che, ci tengo a ricordare, non è sinonimo di stupidità. Non lo è mai. Un’opera che trascende qualunque impressione o aspettativa per diventare un classico istantaneo. Introducendo un personaggio tanto familiare quanto singolare, diventato subito icona del pantheon dei papagni in bocca. John Wick: Chapter 2 è Il guerriero della strada: un prodotto nato da presupposti pressoché improbabili che, anziché limitarsi a fare il semplice more of the same raccogliendo gli spicci, si lancia a testa bassa senza paura e senza vergogna. Che urla “ammiratemi!”. Un film esagerato e divertente come non se ne vedevano da anni. Dopo aver vendicato il cane, John prova a tirarsi (di nuovo) fuori dal giro. Ma qui un vecchio “amico” (Riccardo Scamarcio, sì, proprio il nostro Scamarcio) si fa avanti dicendo che è tempo di ripagare i debiti. Viene quindi fuori ‘sta storia di un sub-mondo segreto, popolato da super-assassini e governato da una loggia fatta di tradizione e regole inviolabili. E cosa fa John? Naturalmente infrange le regole ammazzando un membro della Gran Tavola sul territorio del Continental, la zona franca dove è assolutamente vietato “condurre affari”. ‘Sta genialata lo porta alla “scomunica”: diritti e privilegi gli vengono revocati e viene aperto un contratto libero su di lui, accettabile da chiunque. Base di partenza per la sua testa, quattordici milioni. Visto e considerato tutto quanto, ammetto che ci ho sperato, ma tantissimo proprio. Purtroppo, però, John Wick 3 non è Fury Road, anche se ci va vicinissimo. Per forza, ché Chad Stahelski, il regista della saga, è un ex stuntman e stunt coordinator con più di vent’anni di esperienza nel settore degli schiaffi. Durante la sua carriera si è preso ‘na valanga di colpi e botte in una marea di film. Perciò è uno che la lingua dei pugni la conosce e la parla perfettamente. Tuttavia un inseguimento resta sempre un inseguimento e un combattimento resta pur sempre un combattimento. Non è quello che fai, ma come lo fai a fare la differenza. Non è solo una questione di violenza, che qui raggiunge comunque vette incredibili: ogni fotogramma è un calcio volante per i sensi. L’estetica distintiva, un misto tra gotico hi-tech e cyber-neon, non è l’unico motivo per cui questo film, questa saga, è più della somma delle sue parti. Tra le fonti di ispirazione, Stahelski ha citato robe come The Killer di John Woo e Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone, insieme a tutta un’altra serie di film. Il cui fil rouge è quello dell’uno-contro-tutti, che si fa strada a calci e pallottole in sequenze d’azione tanto violente quanto eleganti, da ricordare i meglio grandi del genere come lo stesso John Woo, Walter Hill, John McTiernan e compagnia cantante. Tutto in una perfetta fusione tra heroic bloodshed e spaghetti western. John Wick 3 – Parabellum, che si svolge a una settimana circa dagli eventi del primo e a un’ora da quelli del secondo film, è, in sintesi, la giusta vetta di una serie che ha dato un nuovo significato a “sopra le righe”. In una parola: bello. Perché, tanto per fare un esempio scemo, come ampiamente dimostrato dagli acetosi seguiti di Terminator, è inutile abbandonare la strada maestra per fingere di essere più di ciò che si è. Mi spiego, Terminator 1 e 2 sono fondamentalmente dei lunghi inseguimenti fra buoni e cattivi che si poggiano su elementi di background tanto suggestivi quanto fragili. Prova a esplorarli, ed ecco che ti trovi ad annaspare in un mare di spiegazioni inutili su concetti che se fossero rimasti inespressi sullo sfondo sarebbero stato molto meglio. Non è la trama ciò che conta qui, ma l’azione. E lo spettacolo, piuttosto che la logica, è diventato il marchio distintivo di John Wick. Un’azione fluida e perfetta. Stilosa ed elegante. Tanto brutale da essere divertente. La gioia di giocare liberamente con i cliché del genere per ribaltarli di colpo. Esempio perfetto, la scena del coltello nell’occhio. In quanti, ma quanti film, c’è la sequenza drammatica di una lama che si avvicina pericolosamente a un occhio del cattivo o dell’eroe? In un fottìo. Sì, ma in quanti film questa cosa viene portata fino in fondo, mostrando le “reali” conseguenze? Ecco, è questo il punto. Scene di combattimento emozionanti, gratificanti, tanto belle da vedere da essere quasi divertenti. Specialmente durante le uccisioni in cui Wick è costretto a usare qualcosa di diverso da una pistola. Per questo motivo ci sono momenti di umorismo inaspettato. Prendiamo Zero, il personaggio interpretato da Mark Dacascos, tra l’altro ancora in gran forma. Zero è il capo di un clan di ninja assassini, ma anche un grande fan di John Wick. Quando si trovano sul suolo del Continental, e perciò non si possono prendere a schioppettate in bocca, si comporta come un fan che ha incontrato il suo idolo al Comicon. Anche se è particolarmente apprezzabile il tentativo di sviluppare questa sorta di lore del Wickiverse, qui purtroppo il film annaspa. Nulla di particolarmente grave, certo. Ma insomma… certe cose, tipo incontrare il capo della Gran Tavola, sono assolutamente prive di senso. Ma in fin dei conti, chissene. John Wick 3 – Parabellum alza ancor di più l’asticella rispetto ai film precedenti. Non si vergogna di ciò che è e non finge di essere qualcosa di più profondo di un pretesto per mettere in scena uccisioni sempre più fantasiose. Ad avercene, insomma. Detto questo credo che sia tutto. Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro. John Wick 3 – Parabellum Titolo originale John Wick: Chapter 3 – Parabellum Regia Chad Stahelski Produzione Basil Iwanyk, Erica Lee Sceneggiatura Derek Kolstad, Shay Hatten, Chris Collins, Marc Abrams Starring Keanu Reeves, Halle Berry, Laurence Fishburne, Mark Dacascos, Asia Kate Dillon, Lance Reddick, Anjelica Huston, Ian McShane Casa di produzione Thunder Road Pictures, 87Eleven Productions Distribuzione Summit Entertainment Data di uscita 17 maggio 2019 Navigazione articoli IL CORVO: QUANDO I DIFETTI DIVENTANO PUNTI DI FORZA FLAVIA VENTO, LA SHOWGIRL ANTI-TARANTINO IN 9 SEQUENZE
quando l’apostrofo è a inizio parola il word processor lo capovolge automaticamente considerandolo virgoletta singola di apertura; per favore correggetelo, è il nuovo “qual’è”, fa star male; grazie; segnalo anche che secondo la Crusca, in caso di aferesi con parole come “questo” (=sto), l’apostrofo può essere omesso, anche se preferisco la forma arcaica apostrofata; Rispondi