JOHN WAYNE GACY È POGO, IL CLOWN KILLER

Anche se ormai non servirà a John Wayne Gacy, l’uomo legato sul lettino, sul suo braccio viene simbolicamente passato il cotone intriso di disinfettante prima di iniettargli l’anestetico. Uno dei presenti chiede a bassa voce se ha qualcosa da dire, in attesa che il torpore si impadronisca di lui e gli venga fatta la seconda iniezione, quella letale.
L’uomo riflette sulla frase da lasciare ai posteri e poi risponde: “Baciatemi il culo!”. Non ci sono dubbi su quale delle sue tante personalità abbia parlato.

John Wayne Gacy nasce a Chicago nel 1942. Il padre, John Stanley Gacy, è un ubriacone violento che gli ha dato il nome del grande attore di film western nella speranza che diventi un maschio virile come ritiene di essere lui. Invece non assomiglia affatto al divo del cinema, grassoccio e malaticcio com’è.

Per sfogarsi dalla delusione, il genitore coglie ogni pretesto per picchiarlo con la cintura sin da quando ha quattro anni. Benché il bambino desideri ardentemente che il padre sia orgoglioso di lui, l’uomo non fa altro che umiliarlo davanti alle due sorelle, dicendogli che è una femminuccia più stupida di loro.

Fuori dalle mura domestiche non è che le cose vadano meglio per John Wayne perché, a causa del suo sovrappeso, gli altri bambini lo prendono in giro. A nove anni viene molestato sessualmente da un amico di famiglia, ma lui non dice niente per paura di prenderle ancora dal padre.

Due anni dopo, sbatte violentemente la testa mentre spinge una bambina sull’altalena. A causa dell’incidente ha continue emicranie e temporanee perdite di memoria. Solo a sedici anni apprende che l’incidente gli ha procurato un grosso ematoma nella scatola cranica, che finamente viene rimosso chirurgicamente.

Il ragazzo non riesce a diplomarsi, benché cambi quattro volte le scuole superiori. Lo interessano di più le attività sociali e la politica, già a diciotto anni si candida (senza successo) alle elezioni locali per il Partito democratico. Poi tutto sembra cominciare a sistemarsi.

Nel 1964 viene assunto come impiegato in un grande magazzino di abbigliamento a Springfield, una città a sud di Chicago. È un commesso nato, praticamente riesce a vendere qualsiasi cosa a chiunque. Grazie alla sua abilità e alla frequentazione di un corso serale di business aziendale, presto viene nominato direttore del grande magazzino.

Proprio qui conosce una ragazza, Marlynn Myers, che sposa dopo alcuni mesi di fidanzamento. Un matrimonio che ha un risvolto economico interessante, perché il suocero è proprietario della catena di fast food Kentucky Fried Chicken (il cui piatto forte è rappresentato dalle cosce di pollo fritto del Kentucky). A 22 anni, John Wayne Gacy può dirsi un uomo affermato.
Sempre nel 1964, emergono aspetti della personalità che il giovane ignorava di avere. Dopo essersi ubriacato, ha con un collega la sua prima esperienza omosessuale.

Due anni dopo, il signor Myers offre al genero una grande occasione professionale, nominandolo direttore di tre fast food nella città di Waterloo, nel vicino Stato dello Iowa. Lo stipendio sarà di 15mila dollari, una cifra considerevole all’epoca, oltre alla percentuale sui profitti.

Come previsto, John Wayne Gacy se la cava più che bene come direttore e ha anche il tempo di partecipare alle attività filantropiche della moglie. In breve, diventa la figura più nota di Waterloo. La coppia ha due figli, Michael e Christine.
Nel frattempo, l’interesse sessuale di lui si dirige sempre di più verso gli uomini.

Gacy fa continui approcci sessuali ai sottoposti, e solo quando qualcuno reagisce lui minimizza fingendo di avere scherzato. Lo attraggono soprattutto i minorenni, come il 15enne Donald Voorhess, figlio di un amico, che attira in casa promettendogli di fargli vedere un filmino porno. Qui lo fa ubriacare e lo convince ad avere un rapporto con lui.

Intanto il giovane Donald, pentito di quello che ha fatto sotto l’effetto dell’alcol, racconta al padre di essere stato violentato. Parte subito la denuncia e John Wayne Gacy viene arrestato, anche per il tentativo andato a male con un sedicenne che lo ha denunciato a sua volta.
Tra l’altro, lo Iowa è uno Stato in cui le pratiche omosessuali sono ancora proibite, consenzienti o meno che siano.

Giurando sulla propria innocenza, Gacy chiede di essere sottoposto alla macchina della verità, la quale, però, smaschera le sue bugie. Allora afferma di essere perseguitato per motivi politici, essendo diventato un dirigente locale del Partito democratico. Non ci crede nessuno.

Poco prima del processo, un giovane picchia selvaggiamente Donald, il principale accusatore di Gacy. Arrestato dalla polizia, il picchiatore, il diciottenne Russel Schroeder, ammette di essere stato pagato 300 dollari da John Wayne Gacy, suo datore di lavoro, per impedire a Donald di testimoniare. Peraltro Gacy aveva avuto rapporti sessuali anche con lui.

Ormai Gacy è perduto: nel 1968 viene condananto a dieci anni per sodomia su minore.
Il giorno stesso viene lasciato dalla moglie che, oltre al divorzio, ottiene che gli sia impedito di vedere i figli per sempre.
Gacy si comporta da detenuto modello e, siccome tra gli anni sessanta e settanta in America vige una politica improntata sul recupero del detenuto, riottiene la libertà dopo solo un anno e mezzo di detenzione.

Nel 1970, l’ex uomo di successo torna in casa della madre a Chicago (il padre è appena morto di cirrosi) e nel giro di otto mesi viene nuovamente accusato di tentata violenza da un ragazzo, che però ritira la denuncia.

Ricominciando la sua vita daccapo, nel 1972 Gacy sposa Carole Hoff, una donna remissiva alla quale spiega di essere bisessuale. Entra nel settore edilizio e, dopo aver lavorato per conto di altri, apre una propria impresa di costruzioni.
Si impone sui concorrenti di Chicago offrendo prezzi stracciati, perché utilizza solo dipendenti adolescenti scarsamente qualificati e malpagati. Consenzienti o meno, alcuni di loro hanno anche rapporti con lui.

A un certo punto, la pur mite Carole si stanca della situazione e chiede il divorzio. Rimasto solo, lui si dedica sempre di più alle attività sociali, che gli riaprono la carriera politica.
Si trucca da pagliaccio e, con il soprannome di Pogo il clown, va negli ospedali di Chicago per divertire i pazienti più piccoli. Anche gli adulti lo trovano bravo e apprezzano il suo impegno

Diventato un esponente del Partito democratico di Chicago, Gacy viene nominato tesoriere cittadino e partecipa a un viaggio a Washington, dove si fa fotografare accanto alla first lady Rosalyn, moglie del presidente Jimmy Carter.

Quando tutto sembra andare per il meglio, nel dicembre del 1978 la polizia torna a interessarsi di lui perché è stato l’ultimo a essere visto in compagnia di Robert Priest, un magazziniere scomparso misteriosamente. Dati i suoi precedenti, la polizia riesce a ottenere subito un mandato di perquisizione dalla magistratura.

In casa di Gacy, comunque, non c’è nulla di particolarmente strano, salvo una montagna di materiale pornografico e il cattivo odore proveniente da un’intercapedine, dovuto probabilmente a qualche guasto al sistema fognario.

In centrale, l’esame degli oggetti sequestati offre una grossa sorpresa: tra i vari materiali, c’è l’anello con inciso il nome di un altro ragazzo scomparso l’anno precedente. Si decide di fare una nuova perqusizione, stavolta più approfondita.

Sapendo di essere stato scoperto, il sospettato si presenta in centrale per confessare tutto. Afferma che esistono ben quattro John Wayne Gacy: l’imprenditore, il politico, il clown e l’uomo malvagio.
Il primo omicidio, racconta, lo ha commesso nel 1972. Due anni dopo il secondo e poi un altro ancora… e ancora, senza fermarsi mai.

Dopo aver invitato a casa sua i giovani, quasi tutti adolescenti, si truccava da clown e, dicendo che voleva insegnare loro un gioco di prestigio, li ammanettava. Quando erano immobilizzati, li violentava e al contempo stringeva sempre di più una corda intorno al loro collo. Una volta strangolati, li seppelliva sotto l’intercapedine di casa.

Ammette di aver ucciso, in tutto, 33 ragazzi, cinque dei quali li ha poi buttati nell’Illinois, il fiume che dà il nome allo Stato.
Nel frattempo i corpi riemergono da sotto il pavimento di casa, smontato dalla polizia, e dai punti del fiume indicati dall’assassino. Tutte le vttime avevano dai 14 ai 20 anni. Molti si prostituivano nel locale gay Bonghouse square di Chicago, ma altri erano eterosessuali, come cinque impiegati dell’azienda edilizia di Gacy.

Solo un corpo al momento non viene trovato: proprio quello di Robert Priest, il giovane che con la sua scomparsa aveva fatto partire le indagini. Riemergerà solo l’anno successivo dalle acque dell’Illinois.

Mentre le indagini procedono a ritmo serrato, si fa avanti un ragazzo, Jeffrey Ringfall, il quale racconta di essere stato attirato in casa del maniaco con l’offerta di uno spinello. Gacy l’ha poi minacciato con la pistola, quindi stordito con il cloroformio, torturato, frustato e violentato.

Almeno, diversamente dagli altri, alla fine il giovane è stato lasciato andare. Jeffrey non aveva denunciato prima quello che gli era accaduto per vergogna.
Durante la sua deposizione al processo, nel 1980, scoppia a piangere e si mette a vomitare, tra l’indifferenza dell’imputato.

L’avvocato della difesa basa la propria strategia sulla richiesta di assoluzione, in quanto non si può condannare qualcuno se a commettere i delitti è stata una seconda personalità emersa dalla sua mente disturbata. Una linea difensiva che in passato aveva salvato dalla condanna parecchie persone, che poi hanno trascorso solo qualche anno in manicomio prima di essere rilasciate. Negli ultimi tempi, però, di fronte al moltiplicarsi dei reati, la legge americana è diventata più rigida.

La sentenza, quindi, non sorprende affatto: 21 condanne all’ergastolo per gli omicidi commessi prima del 21 giugno 1977, data in cui è stata reintrodotta la pena capitale nello Stato, e 12 condanne a morte per i successivi.
Gacy viene rinchiuso in una cella del Menard Correctional Center, dove riceve molte lettere di persone che dicono di ammirarlo, alle quali lui risponde mandando foto autografate nelle vesti di Pogo il clown.

Dopo 14 anni, a mezzanotte del 10 maggio 1994, il detenuto viene accompagnato nella camera della morte. All’esterno circa duemila persone, che non l’ammirano affatto, fanno il conto alla rovescia fino al momento della sua esecuzione.

Di John Wayne Gacy, detto Pogo, rimangono soltanto i numerosi quadri dipinti in carcere, i quali ritraggono tutti un clown. Da abile imprenditore qual era, durante la detenzione era riuscito a venderli per migliaia di dollari.

Si ritiene comunemente che, nel 1986, Stephen King si sia ispirato a Gacy per creare l’entità malvagia presente nel romanzo It: il clown assassino Pennywise.

 

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Di Sauro Pennacchioli

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