Jim Shooter è noto come l’uomo che salvò e rilanciò la Marvel durante la sua leggendaria direzione dal 1978 al 1987.
Grazie alle sue intuizioni la Casa delle Idee sfornò alcuni titoli di grande qualità e successo come la run di Chris Claremont e John Byrne sugli X-Men, lo stesso Byrne sui Fantastici Quattro, Frank Miller su Daredevil, Walt Simonson su Thor, oltre al crossover Guerre Segrete.
Ma pochi ricordano che è soprattutto grazie a lui se i ragazzini di tutto il mondo hanno potuto godere di alcune delle più famose linee di giocattoli quali G.I. Joe e Transformers, prodotte dalla Hasbro.

Negli anni sessanta la Hasbro era una piccola azienda produttrice di giocattoli del Rhode Island che doveva il suo successo principalmente al giocattolo Mr. Potato, una patata antropomorfa smontabile che i più giovani conoscono solo per averla vista nella trasposizione animata in Toy Story.
I dirigenti della Hasbro decisero di lanciare sul mercato una linea di giocattoli simile alla Barbie della Mattel, ma per i ragazzini. Cancellando innanzitutto dal loro vocabolario la parola “bambola” o “bambolotto” (i maschi non avrebbero mai giocato con una bambola), coniarono il termine action figure.
Preso un piccolo manichino con gli arti snodabili vi costruirono attorno l’immagine eroica di un soldato americano. Gli venne dato il nome dal soldato di fanteria G.I. Joe, acronimo di Government Issue. Nel 1964 la Hasbro lanciò così un pupazzo snodabile alto circa 30 cm usando come modello Ken, il fidanzato di Barbie introdotto due anni prima della Mattel. Lo equipaggiarono di uniforme, elmetto, armi e insegne di esercito, marina, aviazione e marines.
Fu un successo a cui seguirono altri modelli variant, come la versione afroamericana o femminile, nel ruolo di infermiera.

Quello di G.I. Joe fu un successo che gonfiò le tasche degli azionisti, che però dovettero presto confrontarsi con la guerra del Vietnam.
Il conflitto nel 1964 fece scoppiare la Contestazione studentesca, che arrivò in Europa quattro anni dopo. I reduci del Vietnam venivano accolti con insulti e sputi, nelle manifestazioni si bruciavano le bandiere e il pacifismo degli hippie prendeva piede.

Forse per evitare questioni politiche, la Hasbro provò a trasformare il personaggio in un avventuriero generico (anticipando in tal senso sia Action Man sia Big Jim): un sommozzatore, un agente segreto o un astronauta, togliendo gli elementi che potevano ricordare l’esercito.
La trasformazione non ebbe successo e nel 1973 la Hasbro decise di cessare la produzione del personaggio.

Nel 1981, con il presidente Ronald Reagan deciso a rilanciare la potenza militare americana per mettere l’Unione Sovietica all’angolo, il patriottismo tornò improvvisamente di moda. Gli Stati Uniti tornarono a idolatrare i suoi soldati con film come Top Gun e la serie di Rambo, dove si riabilitò un reduce trasformandolo in un eroe nazionale.
A questo punto i dirigenti della Hasbro decisero di riesumare il proprio campione. I tempi per il rilancio di G.I. Joe erano maturi, bisognava solo fare un bel restyling al personaggio e una buona campagna pubblicitaria.
Ci voleva una storia di base che permettesse al pubblico di affezionarsi ai personaggi come era successo con gli eroi di Star Wars.

Star Wars fu un successo planetario non previsto che non solo rese ricco George Lucas, ma anche la casa produttrice di giocattoli Kenner, che si aggiudicò il diritto di produrre i prodotti legati al film diventando una delle società più ricche nel campo.
Il successo di Star Wars, tra le altre cose, aiutò la Marvel a evitare la bancarotta nel 1977, quando la casa editrice prese i diritti di pubblicarne le storie a fumetti.
I dirigenti della Hasbro decisero di contattare proprio la Marvel nel 1982, alla ricerca della storia per accompagnare il lancio della loro nuova linea di giocattoli.

Lo staff della Marvel partecipò a una riunione con i manager della Hasbro: per prima cosa, il direttore Jim Shooter ebbe l’intuizione di non legare più il nome G.I. Joe a un singolo eroe. Da quel momento, G.I. Joe diventa il nome in codice di una intera squadra, una delta force composta dagli uomini e le donne più tosti del paese presi da ogni corpo militare.
L’idea piacque a quelli della Hasbro, che informarono della cosa il proprio ufficio designer. Il quale si mise al lavoro ideando alcuni protagonisti: Duke, Flint, Scarlett, Snake Eyes, ognuno caratterizzato da un equipaggiamento caratteristico.

I TRANSFORMERS E G.I. JOE

 

“Molto bene”, disse a questo punto Jim Shooter, “ma con chi li facciamo combattere?”.
La Hasbro non aveva una risposta, ma Shooter fu lapidario: in una buona storia occorre un buon cattivo.
Fu Archie Goodwin, ex direttore della Warren e storico sceneggiatore di titoli come Iron Man, Luke Cage e Spider Woman (nonché predecessore dello stesso Shooter come direttore della Marvel e curatore dei fumetti di Star Wars), a suggerire una organizzazione militar-terroristica chiamata Cobra. Forse ispirandosi all’Hydra nemica dello Shield di Nick Fury.
Alla Hasbro non erano molto convinti di produrre anche i bambolotti dei cattivi, pensando che sarebbero rimasti invenduti, ma accettarono di rischiare. Fu sempre Shooter a suggerire anche la produzione di veicoli da combattimento in cui inserire le action figure, proprio come i prodotti di Star Wars.

I TRANSFORMERS E G.I. JOE

 

Le sceneggiature dell’albo a fumetti vennero affidate a Larry Hama, scrittore che diventerà noto soprattutto per il suo ciclo di storie di Wolverine. Hama aveva trascorsi militari, per questo Shooter pensò che fosse la persona più adatta per la serie.
Larry Hama prnse seriamente l’incarico, benché, in linea con il pensiero degli autori dell’epoca (ma non di Shooter), inizialmente ritenesse “da sfigati” occuparsi di una serie ispirata ai giocattoli. Ciononostante delineò anche un profilo e una biografia per ogni personaggio per le confezioni dei giocattoli.
Fu un successo: la linea di giocattoli (ma anche la serie dei fumetti, che si sdoppiò), incassò ben oltre le più rosee previsioni, dando vita poi a un serie animata televisiva trasmessa anche da noi.

I TRANSFORMER E G.I. JOE

 

La linea relativamente “realistica” del fumetto (in cui c’erano dei morti come avviene in una vera guerra) differiva con quella della serie animata, dove in nessuna delle due fazioni c’era mai un morto o un ferito. Nei cartoni i personaggi si sparavano utilizzando strani raggi laser (blu per i buoni, rossi per i Cobra) e ogni volta che un velivolo esplodeva si apriva subito un paracadute per salvarne miracolosamente il pilota.
Nel 2009 e nel 2013 sono anche usciti due film per il cinema, senza lode e senza infamia.

Quasi contemporaneamente a questi avvenimenti, nel 1984, la dirigenza Hasbro e Jim Shooter si trovarono a discutere di un altro prodotto.
La Hasbro aveva ottenuto il permesso dalla casa di produzione giapponese Takara Tomy di riprodurre per il mercato statunitense la loro linea di giocattoli relativa ad alcuni robottoni in grado di trasformarsi in veicoli e in altri oggetti tecnologici, i Transformers.
Come nel caso di G.I. Joe, occorreva una buona storia che accompagnasse il lancio dei personaggi, ed ecco perché si erano rivolti di nuovo a Jim Shooter.

 

Fu proprio Shooter a ideare la storia di due fazioni di robot alieni in guerra tra loro, gli eroici Autobot e i malvagi Distructor, che abbandonarono il loro pianeta in via di estinzione per carenza di risorse e arrivarono sulla Terra, dove continuarono la loro lotta.
Shooter inizialmente passò l’incarico a Denny O’Neil, storico sceneggiatore di Batman e Lanterna Verde passato alla Marvel, ma questi declinò l’incarico. Sebbene pare sia stato lui a coniare il nome di Optimus Prime, il leader degli Autorobot.
Fu allora contattato il meno “prestigioso” Bob Budiansky, che si mise al lavoro e in poco tempo sfornò nomi e personalità dei vari personaggi.
La Hasbro con Transformers bissò il successo di G.I.Joe in una seconda linea di giocattoli, di fumetti e in seguito di cartoni animati che divennero ben preso celebri in tutto il mondo, fino ad arrivare alla fortunatissima serie di blockbuster al cinema diretti da Micheal Bay a partire dal 2007.

 

In Italia i fumetti dei Transformers e di G.I. Joe sono stati tra i primi comic book Marvel pubblicati dalla Play Press.
Jim Shooter dovette lasciare la Marvel nel 1987 a seguito di lotte aziendali intestine, e negli anni novanta la sua strategia di valorizzazione dei giocattoli (anche i Micronauti e Rom ebbero delle lunghe serie a fumetti) venne prima trascurata e poi dimenticata.
Ma sarebbe da ingrati non riconoscere che senza il rilancio di G.I. Joe e dei Transformers con il fondamentale contributo creativo di Shooter e degli autori della Marvel che dirigeva, la Hasbro non sarebbe mai diventata una grande compagnia.

 

 

2 pensiero su “LA MARVEL DI JIM SHOOTER LANCIÒ I TRANSFORMERS E G.I. JOE”
  1. Oltre a quelle serie, aggiungerei Power Pack (ottime Louise Simonson e Brigman), Dr. Strange (ottimo Stern), Moon Knight, Iron Man (la base dei film di oggi), Conan, Avengers (ottimo Stern), varie serie Epic, le prime graphic novel (alla europea). Molte le novità, e molta qualità, durante Shooter. Poi (http://jimshooter.com/2011/07/secret-parts-of-origin-of-gi-joe.html/) GI Joe, a me non è mai piacuto, ma evidentemente ai ragazzini usa si. Era, di gran lunga, al primo posto come abbonamenti (vedi link): gi joe 43000 copie, amazing spiderman 28000, xmen 26000, star wars 15000.

  2. Questione un po’ tangenziale rispetto ai giocattoli, ma …
    “I reduci del Vietnam venivano accolti con insulti e sputi”
    …non esiste nessun caso documentato che questo sia mai avvenuto (almeno per gli sputi). È una cosa “che tutti sanno” solo perchè la fanno vedere in diversi film degli anni 80, ma storicamente falsa (o almeno, non rimangono testimonianze dell’epoca, quindi di sicuro non era una pratica diffusa e “normale”
    In realtà, era il contrario: le organizzazioni pacifiste che organizzavano la maggior parte delle manifestazioni per la pace erano di REDUCI, non di Hippies (che intanto erano scappati in Canada o comunque con i soldi di papà non rischiavano di finire in guerra).
    Come sempre, Hollywood prende la Storia, la rovescia e si sostituisce alla Storia vera… (un po’ come tutti adesso sono convinti che Wallace si trombò una regina che all’epoca della sua morte aveva nove anni…)

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