JEAN-CLAUDE ROMAND, MEDICO IMMAGINARIO

Jean-Claude Romand, 35 anni, abita a Prévessin, una piccola località francese al confine con la Svizzera. La mattina del 9 gennaio 1993, senza apparente motivo, uccide la moglie Florence, colpendola ripetutamente in testa con un mattarello. Nasconde il cadavere in cantina e, quando rincasano i suoi due figli, Antoine di cinque anni e Caroline di sette, li abbraccia più forte del solito. Di sera i bambini vanno a dormire, ignari di quello che è accaduto, perché Jean-Claude ha detto loro che la mamma è partita per un breve viaggio. La mattina dopo, i due piccoli vengono uccisi dal genitore con un fucile calibro 22. Lo stesso giorno, Jean-Claude Romand va a trovare i genitori, Aimé e Anne-Marie, che abitano in un’altra città, e finisce anche loro a colpi di fucile.

Getta via l’arma scarica e va a prendere Chantal Paris, la sua amante. Aveva promesso di portarla a una finanziaria, che avrebbe dovuto restituirle i soldi che Romand aveva investito per lei. Invece, l’uomo ferma l’auto in un luogo isolato e tenta di strangolare la donna con una grossa corda. Lei, divincolandosi con tutte le forze, riesce a liberarsi dalla stretta.

Jean-Claude, rendendosi conto di non poterla uccidere a mani nude, si scusa tra le lacrime. Le dice che è stato spinto da un raptus causato da stress per eccessivo lavoro. I soldi che le deve glieli restituirà, questo è certo, ma un’altra volta. Incredibilmente, l’amante si lascia convincere.

Tornato a casa, Romand cancella le cassette nelle quali aveva registrato alcuni momenti di intimità con la moglie e, quando scende la notte, versa benzina in tutta la casa. Mentre le fiamme divampano intorno a lui, l’uomo ingurgita una gande quantità di barbiturici e si sdraia sul letto aspettando la morte.

Non ha fatto i conti con l’efficienza dei vigili del fuoco locali, che si precipitano sul posto e spengono l’incendio in breve tempo. Oltre ai cadaveri della moglie e dei figli, i pompieri trovano Romand privo di sensi. Il fuoco l’ha solo lambito, procurandogli qualche ustione, ma il suo corpo è freddo, sembra avere ancora pochi istanti di vita. Invece, portato all’ospedale vicino, l’uomo riemerge dal coma.

Tutta Prévessin tira un sospiro di sollievo: Jean-Calude è conosciuto come uno dei medici più influenti dell’Oms, l’Organizzazione modiale della sanità, per la quale ha svolto fondamentali ricerche sulla prevenzione dell’arteriosclerosi.

Al magistrato venuto a trovarlo in ospedale, l’illustre sopravvissuto racconta che un uomo vestito di nero era penetrato in casa sua forzando la porta, per poi uccidere i suoi familiari.
Mentre riflette ancora su questa strana testimonianza, in ufficio il magistrato apprende che alla sede dell’Oms di Ginevra nessuno ha mai sentito parlare di un medico domiciliato a Prévessin…

Jean-Claude Romand nasce a Lons-le-Saunier, cittadina francese incastonata tra le colline, l’11 febbraio 1954. Figlio unico, viene coccolato dai genitori, che lo educano alla sincerità: un Romand non dice mai bugie. Al liceo, Jean-Claude si sente isolato dai coetanei e forse per questo, malgrado gli insegnamenti familiari, racconta di frequentare una ragazza, benché non sia vero. Per rendersi interessante, una volta s’inventa di essere stato aggredito da uno sconosciuto. Forse non a caso, la tesina che prepara per l’esame di maturità si intitola: “La verità esiste?”.

Al momento di scegliere la facoltà universitaria sorprende i genitori, che vorrebbero studiasse Agrotecnica per lavorare nei frutteti di famiglia, iscrivendosi a Medicina. Gli alberi e la campagna lo hanno sempre interessato, spiega, ma diventare medico gli consentirebbe quell’ascesa sociale cui aspira da sempre.

In realtà, dopo il primo anno all’università di Lione, capisce che stare in mezzo agli ammalati non fa per lui. Così, quando deve sostenere l’esame per accedere al secondo anno, non si presenta neppure, anche se ai genitori dice che è andato tutto benissimo. Continuando a mentire, trascorre gli anni settanta mantenuto da mamma e papà, che lo credono sempre immerso negli studi.

Persino i suoi pochi amici della facoltà di Medicina sono convinti che segua i corsi, perché il giovane compra tutti i libri che servono per i vari esami e finge di studiare insieme a loro. Un giorno, Jean-Claude annuncia trionfante alla famiglia di essersi laureato.

Negli anni seguneti inventa, nell’ordine, di avere sostenuto la specializzazione, di aver vinto un concorso per diventare medico ospedaliero a Parigi, di essere stato promosso ricercatore universitario a Lione e, infine, di essere stato nominato responsabile di una sezione dell’Oms a Ginevra. Chissà perché, con i suoi amici, Jean-Claude inventa pure di essere affetto da un linfoma tumorale a sviluppo lento, che non gli darà scampo.

Intanto si è sposato ed è andato ad abitare a Prévissin, a cinque chilometri da Ginevra (sede del suo prestigioso lavoro immaginario). Far credere alla propria famiglia di avere un’occupazione stabile non è facile. Ogni giorno, Romand porta a scuola i bambini, dimostrandosi un padre premuroso con le maestre, e poi va a Ginevra. Dove trascorre il mattino leggendo i giornali in un bar sempre diverso e ascoltando la radio in auto. A pranzo mangia un panino e il pomeriggio lo passa facendo lunghe passeggiate in solitudine tra i boschi, che ama perché gli ricordano quelli intorno alla casa della sua infanzia.

A volte racconta alla moglie Florenze di dover partecipare a un convegno internazionale, e le telefona da una pensione accanto all’aeroporto dicendole di essere a New York o a Tokyo. Ogni tanto si reca davvero alla sede del’Oms, ma si ferma solo nella hall per prendere un dépliant da abbandonare, come per sbaglio, sul divano di casa.

A sua moglie, che lavora come farmacista, spiega che non porta mai a cena i colleghi perché desidera separare il lavoro dalla famiglia. Lei ci scherza su, dicendo agli amici che un giorno scoprirà che suo marito è una spia straniera.

Il problema principale per Jean-Cladude Romand è, ovviamente, guadagnare uno stipendio senza lavorare. All’inizio aveva tirato avanti con il ricavato della vendita di un appartamento ereditato dai nonni. In seguito, sfrutta l’immagine di medico famoso che si è costruita nel tempo per raccogliere denaro dagli abitanti di Prévessin e dai suoi parenti, con la scusa di investirli.

Spiega che, attraverso relazioni privilegiate con i banchieri svizzeri ottenute grazie al suo importante ruolo all’Oms, può garantire interessi annui del 18%. La persona che mette nelle sue mani la cifra più cospicua è Chantal Paris, una donna che, attratta dal fascino del “celebre medico”, diventa la sua amante. In questo modo Romand riesce a rastrellare due milioni di franchi. Il denaro gli permette di affittare una bella casa, comprare una Bmw e pagare la retta delle scuole private dei figli.

Una vita vissuta nella menzogna, che si protrae per 18 anni, sfibra inesorabilmente i nervi del “dottor Romand”, che con il tempo appare sempre più spossato. Spesso gli capita di addormentarsi in auto, di avere mal di testa e di avvertire un continuo ronzio alle orecchie. Sa che prima o poi tutta l’impalcatura delle sue finzioni crollerà rovinosamente.

Quel giorno arriva alla fine del 1992, quando Chantal Paris, l’amante, chiede di riavere indietro i 900mila franchi che gli aveva consegnato per investirli. Soldi che lui ha speso fino all’ultimo centesimo, ma che assicura di poterle restituire entro poche settimane, per la precisione il 9 gennaio 1993.

Subito dopo, Jean-Claude Romand va in biblioteca a consultare i libri che trattano di suicidio per scegliere il metodo meno doloroso. Ormai completamente stravolto, arriva alla conclusione che sarebbe opportuno farla finita alla grande, con un massacro, per portarsi dietro tutte le persone che gli stanno intorno. Alla fine del suo piano, però, invece di andare al cimitero con tutti gli altri, si ritrova all’ospedale ancora vivo…

Davanti al giudice, Jean-Claude Romand ammette fino in fondo le proprie responsabilità. Si dice pentito per quello che ha fatto anche se, secondo gli psichiatri del tribnale, possiede una personalità narcisistica che gli impedisce di provare sentimenti e affetti autentici.

Il 6 luglio 1996, il falso medico viene condannato all’ergastolo, con i primi 22 anni da passare in cella d’isolamento. Sconta la pena nel carcere di Chateauroux, dove lavora come bibliotecario e si comporta da detenuto modello.
Nel 2019 esce dal carcere ottenendo la libertà vigilata.



(Immagine in apertura dell’articolo tratta dal film del 2002 L’avversario di Nicole Garcia, tratto dall’omonimo romanzo di Emmanuel Carrère ispirato al caso di Jean-Claude Romand)

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Di Sauro Pennacchioli

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