Tratto dal romanzo omonimo di Lee Child, Jack Reacher – Punto di non ritorno (Jack Reacher: Never Go Back) esce a quattro anni di distanza dal film di Christopher McQuarrie Jack Reacher – La prova decisiva. Se l’attore principale resta Tom Cruise, che è anche produttore, cambia invece il regista. Dietro la macchina da presa troviamo un veterano come Edward Zwick, il cui primo film risale all’ormai lontano 1986 (A proposito della notte scorsa…) e che diresse il protagonista di Top Gun nel 2003 in L’ultimo samurai.

Rispetto a McQuarrie (entrato ormai nell’orbita di Cruise perchè dopo Mission: Impossible – Rogue Nation dirigerà anche Mission: Impossible 6), Zwick lavora su uno script che amplia la parte intimista rispetto a quella d’azione. Pur non essendo Michael Mann, riesce a dar vita a un paio d’ore di buon impatto emotivo e spettacolare.

L’ex ufficiale della Polizia Militare Reacher questa volta si trova a dover aiutare il maggiore Susan Turner, arrestata con l’accusa di essere responsabile della morte di due militari in Afghanistan. Il suo tentativo di liberarla va a buon fine ma, accusato di un omicidio che non ha commesso, insieme alla Turner comincia a indagare per cercare di scoprire chi sta tentando di incastrarli.

Tom Cruise (center) is Reacher in JACK REACHER, from Paramount Pictures and Skydance Productions. OS-09738

Con la collaborazione dell’ottimo Oliver Wood, direttore della fotografia inglese attivo da quasi quarant’anni e che viene, guarda caso, dai film su Jason Bourne con Matt Damon ai quali Cruise, è evidente, vuol fare concorrenza, Zwick confeziona un film interessante e che tende a umanizzare un personaggio come Reacher.

Dotato di grande cultura cinema cinematografica (tra i suoi autori preferiti figurano Hawks, Ford, Fellini e Truffaut), il regista di Blood Diamond pur nei limiti di un film che necessita di un ritmo sostenuto cerca di immettere la sua idea di cinema e di creare una figura di eroe a tutto tondo.

In un’intervista a proposito di Defiance – I giorni del coraggio uscito nel 2008, si riferì a colui che può sembrare un grande eroe ma che è pieno di dubbi su se stesso e che ha anche compiuto gesta che così eroiche non erano. Ritratto che potrebbe essere usato per lo stesso Reacher.

Zwick non rinuncia a qualche parentesi sentimentale e persino umoristica, caratterizza bene i personaggi di contorno (lo spietato killer che insegue Reacher e Susan funziona meglio che nel primo film) e dirige un paio di scene action che restano impresse. In particolare quella finale sui tetti di New Orleans durante la festa di Halloween, di bondiana memoria.

Unica pecca: alcuni flash-back, visivamente contrastanti con la coerenza fotografica della pellicola.

Un pensiero su “JACK REACHER – PUNTO DI NON RITORNO”
  1. Bello, convincente, impianto preciso e stesura efficace: mi dici cose per cui voglio vedere il film. Bravissimo, mi è piaciuto molto

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