Nella seconda metà degli anni sessanta (del secolo scorso!), un voluttuoso tornado di tascabili erotici sconvolse le abitudini dei lettori italiani. Nella illustrazione qui sopra di Ferdinando Tacconi vediamo i personaggi principali della casa editrice Erregi: la nobildonna rinascimentale Lucrezia, la spadaccina seicentesca Isabella, lo scrittore settecentesco De Sade, la nazista della Seconda guerra mondiale Hessa, la vampira ottocentesca Jacula, l’imperatrice romana Messalina, la gangster degli anni trenta Bonnie, l’agente segreto americano Goldrake, la creatura infernale del medievo Lucifera e la piratessa caraibica Jolanda.

Nell’aprile del 1966 approda in edicola Isabella, l’antesignana di questa marea di eroine procaci e discinte, che divennero presto un autentico fenomeno di costume. Il fumetto, nel formato lanciato da Diabolik qualche anno prima, viene pubblicato dall’Editrice 66 di Renzo Barbieri, poi ribattezzata Erregi con l’ingresso del socio Giorgio Cavedon. Il tascabile presentava le straordinarie avventure di Isabella de Frissac, signora di Chateau Salinas, soprannominata la duchessa dei diavoli.

Nell’editoriale introduttivo, la bella duchessina viene presentata come “una donna più seducente di Angelica, più perfida di Cleopatra, più astuta di Modesty Blaise”, che vive le sue avventure di cappa e spada attraverso tutta l’Europa del primo Seicento. Creata da Renzo Barbieri e Giorgio Cavedon, disegnata da Sandro Angiolini, Isabella è ricalcata su Angelica, Marchesa degli angeli, l’eroina della serie di romanzi di Anne e Serge Golon. Anche se il suo viso è più somigliante a Brigitte Bardot che a Michele Mercier, l’interprete di Angelica nella versione cinematografica.

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Isabella vive ai tempi di Re Luigi XIII, circondata da personaggi inventati come Eric Von Nutter, Fofito, Martignan Consuelo e Jacula (la quale sarà uno dei primi casi di spin off fumettistico), ma anche da personaggi realmente esistiti come Concino Concini, il cardinale Richelieu (il nemico di D’Artagnan), Maria de’ Medici e Filippo II.

Isabella è una splendida ragazza bionda che, rimasta orfana, viene allevata da una famiglia di zingari. Audace e risoluta, presto diventa un’ottima spadaccina. Alla continua ricerca delle sue origini, apprende di essere l’unica superstite di una famiglia di nobili, i De Frissac di Chateau Salins, sterminata dal barone Von Nutter (un crudele feudatario tedesco che indossa una maschera di cuoio sopra il volto deturpato) per impadronirsi dei loro possedimenti. Isabella consacra la propria vita alla vendetta, ma anche al piacere. In un fumetto italiano mai, prima di allora, si erano viste immagini di nudi femminili e situazioni erotiche così esplicite. Per quanto Satanik di Max Bunker e Magnus, nata due anni prima, ci fosse andata vicina.

Dopo una partenza relativamente soft, con gli episodi “La duchessa dei diavoli” e “Nelle spire del Barone”, progressivamente i contenuti del tascabile diventano sempre più espliciti. Tra duelli, agguati, torture, omicidi, arti dilaniati e colpi di frusta in parti anatomiche “delicate” (di cui è specialista il bieco Esquemada, caricatura del famigerato inquisitore spagnolo Torquemada), Isabella non perde occasione per mettere in mostra il proprio corpo nudo, spesso violentato dai sui nemici. Anche se, nei primi anni, i capezzoli vengono cancellati dal seno nudo per evitare la censura. Il pelo pubico e quello che c’è sotto erano ancora più tabù.

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La Duchessa è sempre molto intraprendente, non sottilizza mai sul sesso dei propri partner. Il bel Gilbert è il suo preferito, anche perché sa accettare con disinvoltura i suoi numerosi tradimenti: Isabella passa senza batter ciglio dalle braccia di rustici amanti a quelle più morbide di peccaminose ragazzine tra le quali, per un certo periodo, assume una posizione privilegiata una giovane e conturbante cortigiana, la sedicenne Sciusciù. Che oggi, in quando minorenne (sia pure di fantasia), difficilmente apparirebbe in un fumetto erotico. La nostra eroina si batte per la liberazione della Lorena e per arrivare allo scopo non si crea troppi scrupoli, quando si tratta di torturare o uccidere gli avversari. Presto il destino la pone di nuovo di fronte il barone Enrich von Nütter, trucidatore dei suoi genitori, legato a Isabella da un rapporto di amore-odio.

Utilizzando un espediente narrativo, le storie appaiono tratte dalle memorie della duchessa di Frissac, alcuni degli aspetti più piccanti della sua vita vengono raccontati senza immagini in un testo a puntate in appendice degli albi. La presa sui lettori è statata notevole. Si sono pubblicati, in aggiunta ai fascicoli mensili, volumi delle sue “memorie”, raccolte di lettere dei fedeli lettori e anche un saggio. Soprattutto, grazie al successo di Isabella nacquero tante altre eroine ispirate a lei, anche se si muovevano in altri secoli. C’è da dire che in questi fumetti le sceneggiature erano quasi sempre deboli e i disegni spesso affrettati.

Isabella è stata anche portata sul grande schermo

 

L’albo di Isabella durò esattamente 10 anni, prima di arrendersi ai cambiamenti dei gusti dei lettori. Chiuse i battenti, appunto, nel 1976. La moda delle eroine sexy delle epoche passate stava giungendo al tramonto: anche se i tascabili vendevano più che mai, il pubblico ora preferiva le ambientazioni moderne.

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7 pensiero su “ISABELLA, LA DUCHESSA DELL’EROTISMO”
  1. Isabella non mi è mai piaciuta. L’erotismo che oggi è ritenuto ingenuo allora mi suonava ipocrita visto che al dunque non si andava mai. Ma soprattutto erano banali le sceneggiature e squallido il disegno. Bisognerebbe avere il coraggio quando si scrive un articolo di dire ogni tanto anche cose non buone e non di apprezzamento. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che il fumetto erotico italiano è stato, sotto molti punti di vista, una tappa squallida e mediocre, indirizzata ai ragazzini ignoranti e arrapati che, leggendo questi, ignoravano 2 decenni del migliore fumetto italiano. Biancaneve di Leone Frollo è l’unica che salvo perché Frollo sapeva veramente costruire un personaggio ma le storie erano anche piene di violenza e di cinismo per questo, a suo tempo, smise di leggerle dopo un pò. Non ero più un ragazzino e le donne le cercavo in carne e non in carta. Ma non è questa la questione che ho posto.

  2. Ho sempre preferito le eroine sexy “storiche”, del passato (come Isabella, Lucrezia, ecc), piuttosto che quelle successive d’ambientazione moderna. Forse perché, non avendo mai amato il porno-hard e avendo io sempre tenuto molto alla distinzione fra “erotismo” e “pornografia”, fra “soft” ed “hard”, evidentemente mi sembravano più raffinate ed eleganti.

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