Il vigilante, o giustiziere urbano, ignora la legge e il diritto dell’imputato di essere processato punendo direttamente chi si è reso colpevole di un grave crimine. Si tratta di un tipo di personaggio sviluppato dalla cinematografia degli anni settanta.

Film come L’ispettore Callaghan, interpretato da Clint Eastwood, Il giustiziere della notte di Charles Bronson e Taxi Driver di Robert De Niro hanno colpito l’immaginario collettivo facendo spesso discutere per il messaggio che trasmettevano.

La Marvel non è rimasta immune al fascino del giustiziere, e nel 1974 ha creato il Punitore, su testi di Gerry Conway. Il personaggio è un reduce della guerra del Vietnam che ha visto uccidere la propria famiglia dai mafiosi e che da allora ha dedicato la propria esistenza a fare guerra al crimine organizzato.

Sempre nel 1974, lo sceneggiatore Steve Gerber lancia per la Marvel un altro personaggio che utilizza metodi poco ortodossi nella lotta al crimine, protagonista di una serie sottovalutata ma sempre attuale per contenuti e stile: Foolkiller.

INSANICIDA, UN GIUSTIZIERE SUL BARATRO DELLA FOLLIA

In precedenza abbiamo parlato di questo personaggio qui, spiegando come l’Insanicida (così è stato ribattezzato in italiano) sia un alias utilizzato nel corso del tempo da più personaggi. In questo articolo tratteremo del terzo personaggio a portarne il nome, senza dubbio la figura più tragica e affascinante, Kurt Gerhardt.

Nella “serie limitata” di dieci numeri del 1990, scritta da Steve Gerber e disegnata da J.J. Birch, il tema è la caduta verso l’abisso di un normale uomo della classe media americana.
Kurt Gerhardt è un impiegato di banca che rimane sconvolto quando suo padre viene ucciso durante una rapina. L’uomo era stato aggredito in un vicolo e, quando i rapinatori si accorsero che disponeva di appena sei dollari, lo hanno pestato a morte lasciando sul posto il magro bottino.

A questo tragico evento nella vita del protagonista si aggiungono la perdita del lavoro e, in seguito a mesi di disoccupazione, anche il divorzio dalla moglie. Kurt si vede costretto a trasferirsi in una topaia di periferia in un quartiere degradato, e ad accettare un posto da commesso in un fast food.
Come se non bastasse, il suo nuovo luogo di lavoro viene rapinato e Kurt, in un eccesso d’ira, aggredisce i rapinatori, che lo fanno finire al pronto soccorso.

INSANICIDA, UN GIUSTIZIERE SUL BARATRO DELLA FOLLIA

Lì vede altre vittime di crimini violenti e comincia ad accorgersi quanto la società sia malata: finché viveva nei quartieri alti questo aspetto della realtà era distante da lui, ma ora nei bassifondi vede quanto sia spietata e difficile la vita di chi non ha realizzato il sogno americano.

Come i protagonisti di Un giorno di ordinaria follia, del citato Taxi Driver e del recente Joker, questo normalissimo uomo medio, colpito da una serie di drammatici eventi, vede la propria psiche iniziare a cedere.
“Basta una brutta giornata per ridurre l’uomo più assennato del pianeta in un pazzo”, ha scritto Alan Moore in The Killing Joke. Steve Gerber prende questo concetto e lo approfondisce, descrivendo la discesa di Kurt Gerhardt verso la follia.

Le cose cambiano drasticamente quando una sera assiste a un talk show televisivo in cui viene intervistato Greg Salinger, il secondo Insanicida, rinchiuso in un manicomio criminale.
Kurt rimane colpito dalle sue parole e decide di iniziare a corrispondere con lui tramite una bacheca informatica.

A Salinger comunica il proprio malessere, il dissenso verso una società incentrata sull’accumulo di denaro e dei beni materiali.
Salinger gli fa recapitare la sua attrezzatura da Insanicida: il costume, la maschera e, soprattutto, la pistola “purificatrice” in grado di incenerire un uomo.

INSANICIDA, UN GIUSTIZIERE SUL BARATRO DELLA FOLLIA

Mentre è ancora indeciso sul da farsi, Kurt vede due naziskin che usano violenza ad una donna e, in preda alla rabbia, fa fuoco uccidendoli.
Poi in un vicolo vomita in preda al disgusto per il puzzo della carne umana che brucia.

INSANICIDA, UN GIUSTIZIERE SUL BARATRO DELLA FOLLIA

Sebbene sia un fumetto Marvel e il protagonista utilizzi una tecnologica fantascientifica come una pistola laser, non stiamo leggendo una classica storia di supereroi.
La reazione di Kurt alla vista della morte è umana e realistica. Spaventato e elettrizzato da quanto ha fatto, inizia a nutrire alcuni dubbi sul suo operato.

La sera dopo assiste all’uccisione di un drogato da parte di un gangster, il boss del quartiere Backhand. Quella è la molla che lo spinge a intraprendere definitivamente la carriera di vigilante.
Indossando la maschera e utilizzando la sua pistola, diventato ormai il nuovo Insanicida/Foolkiller, Kurt gira la città uccidendo stupratori, spacciatori e rapinatori.

INSANICIDA, UN GIUSTIZIERE SUL BARATRO DELLA FOLLIA INSANICIDA, UN GIUSTIZIERE SUL BARATRO DELLA FOLLIA

Cerca di far fuori Backhand, ma fallisce ed è costretto alla fuga perché, lento e goffo, viene facilmente sopraffatto dai criminali.

Decide di dedicare tutto il proprio tempo libero ad allenare mente e corpo per la sua missione: passa intere settimane ossessionato e completamente rapito dal compito che si è prefissato.

Un costume più moderno per il nuovo Insanicida

Un giorno assiste a Central Park all’aggressione di una ciclista da parte di una baby gang, che decide di eliminare.
Va nell’edificio in cui vivono i malavitosi e compie la mattanza anche se sono minorenni.

L’opinione pubblica è divisa sul suo operato: c’è chi ritiene il nuovo Insanicida uno squilibrato che agisce al di fuori della legge e che debba essere arrestato, mentre altri apprezzano il suo operato. Le vittime dei crimini che ha sventato gli mostrano gratitudine pubblicamente.
Kurt si sente rigenerato, trae beneficio dalle uccisioni e il suo umore migliora. Riesce anche a trovare un nuovo lavoro.

Il lettore fino a qui simpatizza con questo antieroe, ma le cose iniziano a precipitare. Il giudizio dell’Insanicida è sempre più offuscato. La gente da “purificare” non è più semplicemente chi commette reati, ma anche i pacifisti (la serie è ambientata durante la prima guerra in Iraq) o i liberal che non approvano i suoi metodi. Uccide persino un venditore di bandierine che si è rifiutato di fare uno sconto a un bambino.

Insomma, il suo criterio per valutare chi merita di morire diventa sempre più ampio, arrivando a uccidere anche chi agisce con ipocrisia o semplicemente chi non gli è simpatico..
“Chi combatte con i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. E se guarderai a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà dentro di te”, recita il celebre aforisma di Friedrich Nietzsche, ed è proprio quello che succede a Kurt Gerhardt.
Queste uccisioni sempre più scriteriate ormai traumatizzano tutti e l’Insanicida inizia a perdere il consenso.

Kurt tenta una missione suicida per eliminare un magnate che sta disboscando una foresta per farne un allevamento di bovini (il quale aveva messo una taglia sulla sua testa per mettergli contro l’opinione pubblica), ma riesce comunque a sopravvivere.
Intanto la sua corrispondenza con Greg Salinger viene scoperta dalla polizia, che inizia a braccarlo.

Kurt è costretto a darsi la fuga, ma solo dopo aver assassinato alcuni dei suoi detrattori (un conduttore di talk show e un predicatore) e dopo aver tentato di eliminare Blackhand, lo spacciatore che più volte gli era sfuggito.
Si rifugia in Arizona sotto falsa identità dopo aver utilizzato l’acido per sfigurarsi parzialmente il viso per rendersi irriconoscibile e iniziare una nuova vita.

La miniserie di Steve Gerber non assomiglia a nessun altro fumetto pubblicato fino a quel momento dalla Marvel, tanto da essere forse più vicino, per stile e contenuti, alla linea Vertigo della Dc Comics.
La New York di Kurt Gerhardt non sembra la stessa dei Fantastici Quattro o dell’Uomo Ragno, non appaiono creature fantastiche o mutanti. No, le strade pullulano di marciume, prostituzione, tossicodipendenti e criminali. Trasuda realismo da ogni pagina, nonostante i disegni non proprio eccelsi di Birch, eccessivamente fotografico e scarno.

Oggi la Marvel ha deciso di riprendere l’Insanicida in tutt’altra chiave, facendolo interagire con Deadpool o apparire nella linea Max, lasciando cadere l’idea di Steve Gerber.
Un vero peccato.

 

 

2 pensiero su “L’INSANICIDA, UN GIUSTIZIERE SUL BARATRO DELLA FOLLIA”
  1. Steve Gerber credeva nella miniserie e ricordo una sua intervista in cui diceva che era tempo la Marvel la ristampasse. Se la Casa delle Idee non fosse proprietà della Disney, sarebbe interessante vedere un nuovo Foolkiller cresciuto, maturato e marcito nei gg di Capitol Hill. O che si oppone ai troppi afroamericani uccisi da poliziotti . O nevrotico analogico in un mondo in cui siamo sempre connessi. Le possibilità sono tante.
    In fondo anche la Scarlet di Bendis / Maleev ( nessuna correlazione con Wanda the Scarlet Witch ndr ) è una ragazza come tante che reagisce davanti ad un sopruso che ritiene insanabile attraverso la via della legge. Si tratta però di un paio di miniserie di fronte a tonnellate di storie che raccontano altro. In questi mesi di crisi sanitaria planetaria forse il pubblico chiede altro, magari tavole e tavole di bikers a zonzo per il deserto, sotto un sole caldo, il vento che scompiglia i capelli, il sorriso vincente di chi è in viaggio verso la prossima avventura. I fools possono aspettare…

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