Il piccolo grande mago dei videogames (1989) è un film, come dire, assurdo?
Il fatto è che Il piccolo grande mago dei videogames dovrebbe essere un film per ragazzi… ma cosa s’intende esattamente per “ragazzi”?

In ogni caso, facciamo che adesso andiamo a buttare l’occhio sul Il piccolo grande mago dei videogames, va’.

 

Il piccolo grande mago dei videogames

Il film inizia con un bel campo lungo che ci fa apprezzare una strada deserta nel bel mezzo del niente in tutta la sua solitaria bellezza. D’un tratto all’orizzonte inizia a delinearsi la figura di un bambino che cammina. Cammina… cammina… e cammina. Per circa tre minuti di orologio.
Tradotta in tempi cinematografici equivale a un’eternità. Per un film che si chiama Il piccolo grande mago dei videogames un inizio con il botto, eh.

A un certo punto il piccolo dall’aria stralunata viene raggiunto da un’auto della polizia. Scopriamo che si chiama Jimmy Woods, ha nove anni, è scappato di casa e l’unica cosa che riesce a dire è “California”.

Riportato a casa dalla madre, veniamo anche a sapere perché Jimmy pare Rain Man in miniatura: rimase traumatizzato quando vide annegare davanti a sé la sorella gemella. Questa cosa ha avuto conseguenze devastanti anche sulla famiglia, andata in pezzi dopo la tragedia.
Infatti, ora Jimmy vive con la madre e il patrigno, mentre il padre sta con i due fratelli maggiori Corey e Nick.

O-aspetta-n’attimo-ma-fai-sul-serio?
: credevo che il film parlasse di videogiochi, cos’è questo risvolto drammatico?

Il piccolo grande mago dei videogames

Le meraviglie non finiscono qui. Dopo aver introdotto “il piccolo mago dei videogames”, il film continua presentando gli altri personaggi. La madre tutta ansia e il patrigno “cattivo”. Nel senso che il tipo, in uno sfoggio di autentica cattiveria, ha suggerito di ricorrere a degli specialisti per curare Jimmy.
Dato che il bambino vive nel suo mondo traumatizzato, che alla prima occasione si arma di cestino e cerca di raggiungere la California a piedi, farlo ospitare in una struttura specializzata potrebbe anche essere la soluzione giusta.

Il piccolo grande mago dei videogames

Dopodiché vediamo Sam, il vero padre di Jimmy, e i due fratelli maggiori, Corey, di tredici anni, e Nick, di diciotto. Mentre sono intenti a fare, non so, colazione o forse pranzo, i tre partono in quarta a prendersi a sputi e pernacchie.
Questo succede perché Corey, invece di stare zitto e strafogarsi, tira fuori il fatto che il “malvagio” patrigno di Jimmy vuole farlo curare, e accusa suo padre di sbattersene altamente.
Allorché Sam devia il discorso prendendosela con Nick, perché il ragazzo ha preso per l’ennesima volta il furgone per andare a sbronzarsi.

O-aspetta-n’attimo-ma-fai-sul-serio?: da circa una ventina di minuti dall’inizio del film cos’ho visto? Un bambino semi-autistico traumatizzato per la morte della sorella. Una famiglia sfasciata. Padri e figli che si abbaiano contro e, dulcis in fundo, un non tanto velato accenno all’alcolismo giovanile.
Cioè, sul serio sto vedendo un film in cui la storia dovrebbe parlare di videogiochi?

Il piccolo grande mago dei videogames

A ogni modo, mentre padre e fratello stanno a sputarsi in faccia, Corey ha il lampo di genio: scappare anche lui di casa. Allora va a “rapire” Jimmy, in una sequenza che definire ridicola è poco, e insieme a lui via. Verso la California… a bordo del furgone dei gelati.

Come se il quadro non fosse completo, siccome ora i minorenni scappati di casa sono ben due, Sam e Nick si recano dallo sceriffo, dove sono presenti anche l’ex moglie con il nuovo marito e un certo Mr. Putnam.

Il piccolo grande mago dei videogames

Quest’ultimo viene ingaggiato dal patrigno di Jimmy perché di professione rintraccia persone scomparse. Prevalentemente riporta a casa bambini scappati di casa.

O-aspetta-n’attimo-ma-fai-sul-serio?: Questo Putnam ci viene introdotto e presentato come un’antagonista.
La domanda è: perché? Voglio dire, è stato assunto per riportare a casa i bambini sani e salvi. Invece per come si comportano Sam e Nick, e per come il film continua a dipingerlo, pare che li abbia rapiti lui.

Il piccolo grande mago dei videogames

Nel frattempo Jimmy e Corey arrivano alla stazione degli autobus. Solo lì Corey, per gli amici “il furbo”, si rende conto che per portare a termine transazioni di varia natura è necessario il denaro.

Mentre Corey capisce che ci vogliono i soldoni per comprare i biglietti dell’autobus, fa la conoscenza di Haley, altra ragazzina scappata di casa (e sono tre) con cui fa amicizia.

Il piccolo grande mago dei videogames

Lasciato a scimunire davanti a Double Dragon, si scopre che Jimmy è un fenomeno (non come il nostro Jimmy il fenomeno, ma quasi) in grado di realizzare un punteggio altissimo.
Dopo aver dimostrato che, notizia del secolo, il ragazzino è in grado di battere Haley (una ragazza) a Double Dragon, decidono di sfruttare questa cosa e partono tutti insieme.

Scopo del viaggio è raggiungere il luogo del “Grande torneo dei videogiochi”. Notizia appresa da un numero di Nintendo Power trovato per purissimo caso, il cui premio in palio per il vincitore è la fantastica cifra di cinquantamila dollari.
Resta il problema che si trovano a Schifoville e il torneo si svolge a Ruttoland, dall’altro lato del Paese. Per mettere insieme la somma decidono di andare di bar in bar, di sala in sala od ovunque ci sia un cabinato, per sfidare la gente a soldi.

O-aspetta-n’attimo-ma-fai-sul-serio?: Mi stai dicendo che uomini d’affari di mezza età vanno nei bar a giocare con i ragazzini? Ragazzini che, tra l’altro, hanno messo in piedi questa specie di truffa sfruttando un minore handicappato?

Nel frattempo, Sam e Nick, ancora in viaggio alla ricerca dei “bimbi sperduti”, ci mostrano, in una sequenza azzeccatissima e per nulla forzata, come la console Nintendo sia in grado di rinsaldare le famiglie e a far riaffiorare sentimenti soffocati da tempo grazie alla forza dei suoi 8-bit.

In un altro “nel frattempo”, Corey, Haley e di sponda il piccolo Rain Man tutto matto, mentre macinano soldoni vengono a sapere DEL giocatore. Uno così forte e potente da essere ammantato da un alone leggendario.

Ebbe sì, Lucas. Il campionissimo Lucas è conosciuto in lungo e in largo, e pure avanti e indietro tanto è forte. Possiede l’intero parco titoli del Nes disponibile ed è l’unico ragazzo che, non si sa come, possiede il…

Power Glove. Prototipo di periferica che, guarda caso, verrà lanciata sul mercato un paio di mesi dopo l’uscita del film.
Arriva la doccia fredda: i nostri scoprono che pure Lucas è intenzionato a partecipare al torneo.
E oltre a essere fortissimo e campionissimo, Lucas ha pure la sua cricca di leccapiedi.

Notare il giovine leccapiedi a sinistra dell’immagine, con mullet a riporto e t-shirt rosa virilità. Se non lo aveste capito, si tratta di Tobey Maguire, il futuro Spider-Man.

Sorvolando sui dettagli, alla fine i nostri piccoli eroi riescono ad arrivare al luogo del torneo. Il quale, ancora per purissima “coincidenza”, si tiene al parco degli Universal Studios da poco inaugurato.
Parte quindi l’insegui-tour per tutto il parco, tanto per farcelo guardare ben bene. Poi i personaggi si riuniscono, “climax”, pseudo lieto fine che non spoilero nel caso il film non lo ricordaste o non l’abbiate mai visto.

Dunque, arrivati a questo punto ecco “La Domanda”: com’è Il piccolo grande mago dei videogames?
Guardando le cose sotto una prospettiva strettamente logica, siamo di fronte a una perla di rara scemenza. Di un cazzotto nell’occhio.

Il peggior difetto è il non essere altro che un gigantesco, lunghissimo spot pubblicitario mascherato da film. Con pretese anche piuttosto alte, come se non bastasse.
Tutte le vicende mostrate non solo non si reggono in piedi per la ridicolaggine e l’insensatezza, ma sono solo il mero pretesto per reclamizzare i prodotti Nintendo. E del parco tematico della Universal.

Il soggetto, con il piccolo Jimmy traumatizzato per la perdita della sorellina che vede nei videogiochi una “valvola di sfogo”, su carta potrebbe, e sottolineo potrebbe, anche essere interessante. Peccato venga sviluppato malissimo.

In secondo luogo, la storia nel complesso assume un risvolto assurdamente drammatico per il target a cui dovrebbe riferirsi. Vedi anche la sottotrama di Haley, per esempio. Come se non bastasse una storia che ruota sulla morte di un figlio e una famiglia sfasciata.

Il contrasto tra tutto questo, le scenette da commedia di quart’ordine e product placement matto è allucinante.

Altro grosso problema de Il piccolo grande mago dei videogames è nel cast. Gli adulti si comportano da bambini e i bambini da adulti,: colpisce particolarmente Fred Savage. Per essere un attore-bambino ci sapeva fare, bisogna ammetterlo. Allora, qual è il punto?

In quegli anni il genere per ragazzi era in voga: partendo da E.T. fino a Home Alone (da noi Mamma ho perso l’aereo), passando per Piccoli Mostri, I Goonies, The Monster Squad (da noi Scuola di mostri), Navigator e via dicendo.
Questi film erano interpretati da ragazzi per un pubblico di ragazzi e, seppur con qualche forzatura, i personaggi risultavano credibili perché avevi proprio l’impressione di guardare dei ragazzini.
Qui, invece, Fred Savage con i suoi dialoghi, movenze ed espressioni non dà per niente l’impressione di un ragazzino di tredici anni. Pare piuttosto un uomo d’affari in miniatura. Sembra un “nano”, ecco.

In definitiva, Il piccolo grande mago dei videogames è un film brutto e stupido. Ridicolo in molti punti e assurdo in altri.
Però, in tutto questo c’è un “ma”.
Nonostante i difetti, adoro questo film. E proprio in virtù dei suoi difetti. Dal mio punto di vista l’intero film è un gigantesco “manifesto”. Manifesto di ciò che è stata la mia infanzia. Come quella di tanti altri, del resto.

Sono pochissimi i film che riescono a riassumere e racchiudere in sé un intero periodo, un’intera generazione. Inoltre, la faciloneria e la sommarietà con cui cerca di affrontare determinati argomenti “delicati” in una certa ottica risulta anche gradevole.

A un certo punto capisci che la vita è una puttana. Con gli anni uno se ne fa una ragione. Ogni tanto, però, sognare, credere che le cose brutte possano svanire o che vadano magicamente a posto, come Il piccolo mago dei videogames ci insegna, in fondo non costa nulla.

 

Ebbene detto questo, credo che sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

 

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