L’Uomo Ragno ha fin dalle origini una vena noir. Nulla a che vedere con i nostri Diabolik o Satanik, ma anche l’eroico Arrampicamuri ha una certa predisposizione alle storie poliziesche di un certo tipo.

Già hai tempi di Stan Lee e Steve Ditko (i creatori del personaggio) l’Uomo Ragno è spesso alle prese con i gangster. Sebbene nella cerchia dei nemici più noti ci siano personaggi legati alla fantascienza, come il Dottor Octopus, Lizard, Electro o l’Uomo Sabbia, tra i suoi primi avversari spiccano anche criminali più realistici come il Granduomo, i Duri (il trio formato da tre criminali vestiti come Dillinger) e il Signore del Crimine (forse il primo grande boss della mala creato dalla Marvel).

IL PERIODO NOIR DELL'UOMO RAGNO

 

Anche Goblin, il folletto verde, la più grande nemesi del nostro eroe, sebbene indossi un costume da Halloween e utilizzi gadget fantascientifici, ha il modus operandi di un gangster, tanto da puntare al controllo della malavita di New York.
Il suo obiettivo è sconfiggere Spidey per potersi fare una reputazione tra le gang cittadine. La reale identità di Goblin è un vero giallo che accompagna il nostro eroe per molti numeri, prima della rivelazione finale.

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Lo spirito di queste storie è da attribuire a Steve Ditko. Stan Lee, sebbene non disdegni il genere, è più portato verso il fantastico, rispetto al realismo che il noir richiede.

Ditko vorrebbe che sotto la maschera del folletto verde ci sia un perfetto sconosciuto, “come accadrebbe nella vita reale”, dirà in seguito, mentre Lee esige che sia qualcuno di molto vicino a Peter.
Quando Ditko lascia il personaggio, Lee non rinuncia comunque alle storie urbane, che ora sono disegnate dal comunque molto meno dark John Romita. Gli anni a seguire vedono l’Uomo Ragno scontrarsi con nuovi famigerati boss del crimine come Kingpin (1967), Silvermane (1969) e Testa di Martello (1974).

IL PERIODO NOIR DELL'UOMO RAGNO IL PERIODO NOIR DELL'UOMO RAGNO IL PERIODO NOIR DELL'UOMO RAGNO

 

Con l’arrivo dei cinici anni ottanta, l’Uomo Ragno torna ad approfondire la sua vena noir, sottolineata anche dalla presenza del nuovo costume nero.
A metà del decennio, infatti, la Marvel rinnova il look del suo personaggio di punta, facendogli abbandonare il celebre costume rossoblu per adottare una tuta nera con un ragno bianco sul petto.
Sebbene anche questo cambiamento derivi da una storia fantascientifica (il costume nero è in realtà un simbionte alieno), il nostro eroe continua a usare per un certo tempo una versione di stoffa dello stesso colore, che simboleggia perfettamente il cambio di direzione che la sua serie sta prendendo.

Spidey è sempre di più nel mirino delle gang criminali. Il più pericoloso di tutti i nemici è il nuovo folletto venuto a tormentarlo: Hobgoblin.
Un misterioso individuo ha trovato uno dei nascondigli dell’allora creduto morto Norman Osborn, il primo Goblin, e, prendendone l’arsenale, ha iniziato la scalata al potere del vertice della malavita.
Proprio come aveva fatto il suo predecessore e, come accadde con lui, la scoperta di chi si cela sotto la maschera diventa il tormentone della serie.

Hobgoblin ha come partner un altro gangster mascherato, la Rosa, che in seguito si rivela essere Richard Fisk, il figlio di Kingpin. Il quale, come in una tragedia greca, lotta per spodestare il padre, con il quale ha un rapporto tormentato.

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Ma il vero caso poliziesco che vede impegnato l’Uomo Ragno è quello legato al Mangiapeccati, un implacabile serial killer mosso da un discutibile senso della giustizia.

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Il colpo di scena avviene nel 1985. Tra le vittime del Mangiapeccati spicca Jean Dewolff, un capitano della polizia di New York che negli ultimi tempi era divenuto uno dei comprimari delle storie ragnesche.
Jean viene trovata morta nel suo appartamento, con il petto squarciato da un colpo di fucile, in una scena che pare tratta da uno dei film dell’Ispettore Callaghan o dal Giustiziere della Notte.

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Per rintracciare l’assassino, l’Uomo Ragno malmena i criminali nei vicoli e nelle bettole, con un modus operandi che lo avvicinano alle atmosfere del Punitore. E con Devil finisce per scontrarsi fisicamente a causa di una differente visione del sistema giudiziario.

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L’Uomo Ragno è diventato furente, violento, sull’orlo di una crisi di nervi. Quasi al punto di uccidere, quando scopre che l’assassino di Jean è Stan Carter, lo stesso agente incaricato del caso con cui stava collaborando.

La storia, scritta da Peter David, si rivela un successo e segna la nuova direzione dark. Circa un anno dopo, nel 1987, arriva una delle storie più tetre dell’Arrampicamuri: “L’Ultima Caccia di Kraven”. Un dramma psicologico che vede l’Uomo Ragno scontrarsi con un Kraven mai così cupo, sprofondato in una follia agghiacciante.

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La vita di Peter Parker viene sconvolta dalla guerra tra le gang rivali, scatenata dal vuoto di potere causato dall’allontanamento di Kingpin (dopo la saga “Born Again” di Frank Miller).
Le atmosfere sono cupe, il cielo sopra New York è sempre uggioso e scuro, la luce del giorno è volutamente dimenticata dagli autori, a sottolineare l’umore del nostro eroe.

Dimenticate il Ragnetto di Lee, quello che scherza e fa battute durante i combattimenti. Questo Uomo Ragno ha l’umore nero come il suo costume, perde le staffe quando vede la violenza insensata mietere vittime innocenti. Si sente affranto nel vedere i suoi sforzi vanificati.

Una di queste storie à “Alta Marea”, un team up con Wolverine. Si tratta di una spy story cruda e spietata.

 

L’Uomo Ragno scopre un omicidio, rimanendo sconvolto e disgustato. Non c’è nulla da scherzare, non ci sono ragnatele lanciate per otturare le pistole né criminali da legare ai pali della luce, solo una scia di sangue e dei corpi senza vita.

Peter Parker deve accompagnare il reporter e vecchio amico Ned Leeds nell’allora Berlino Ovest, sul finire della guerra fredda, per indagare su un misterioso killer di agenti segreti noto come Charliemagne.
Questi in realtà è una vecchia amica di Wolverine, che sta cercando di sfuggire ai vari servizi segreti che la vogliono morta.
E mentre Parker sta indagando insieme a Wolverine, Ned Leeds viene ammazzato in modo spietato, causando l’ennesimo lutto nella sua vita.

Nel climax finale, Charliemagne chiede a Wolverine di ucciderla affinchè lei possa sfuggire a chi le dà la caccia (che sicuramente la torturerebbe). L’Uomo Ragno, per impedirlo, arriva a battersi con Wolverine. Ma la donna, muovendosi velocemente, si fa colpire dall’Uomo Ragno mentre questi sta attaccando Wolverine, suicidandosi così.
Peter Parker torna in patria con i nervi ancora più a pezzi.

La morte di Ned Leeds non si rivelerà causata dalla sua indagine su Charliemagne. Scopriremo in seguito che era stata provocata dal killer professionista lo Straniero, ingaggiato per eliminarlo in quanto si era scoperto che Ned Leeds era in realtà Hobgoblin.

 

Il periodo duro e crudo dell’Uomo Ragno può dirsi concluso con la mini di tre numeri scritta da Ann Nocenti, “Cani Impazziti”.
Qui Peter Paker finisce in un manicomio per cercare la madre di una ragazzina, internata dal boss del marito gangster, per paura che andasse a parlare con la polizia.

La storia, che vede agire molto di più Peter Parker dell’Uomo Ragno, è simile per atmosfere a Qualcuno volò sul nido del cuculo, il film di Milos Forman interpretato da Jack Nicholson. Allo stesso modo vengono evidenziati i maltrattamenti subiti dai ricoverati.

 

Con il recupero del costume rossoblu classico, avvenuto su Amazing Spider-Man n. 301 del giugno 1988, firmato da David Micheline e Todd McFarlane, si ha un ritorno alle origini anche per quanto riguarda il tono delle storie.
Benchè meriti di venire citata la saga dei Fratelli Lobo e l’esordio di Lapide (un sicario albino con cui c’è ben poco da scherzare), le atmosfere noir dell’Uomo Ragno vanno scemando.

I toni si fanno meno cupi e le storie più legate alla fantascienza, come l’acquisizione (breve) di poteri cosmici e l’esordio di nemici come Venom, la fusione tra un giornalista radiato e il famigerato simbionte alieno che albergava nel costume nero dell’Uomo Ragno. Inoltre si registra il ritorno dei colorati Sinistri Sei.

 

L’Uomo Ragno ritorna alle origini, dunque, ma non c’è da stupirsi se talvolta alcuni autori vogliano inoltrarsi negli angoli più oscuri del suo mondo. Nel 2009, per esempio, è uscita la serie Spider-Man: Noir, ripresa nel maggio 2020.
In una realtà alternativa vediamo Spidey agire negli anni trenta in storie hard boiled, con nuovo costume creato per l’occasione dal nostro Carmine Giandomenico.
Un costume tutto nero, ovviamente.

 

 

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