È appurato che anche i supereroi mangiano biscotti. Almeno l’Uomo Ragno… pardon, Spider-Man.

IL MISTERO DEI BISCOTTI

E perché non dovrebbero? Se “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, come conclude l’eroe al termine della prima, drammatica avventura, è giusto che ne derivi anche il diritto a grandi colazioni, che per noi italiani sono spesso una tazza di latte e un buon numero di biscotti.

Non è stato sempre così, però. I biscotti, sebbene qualcuno li faccia risalire all’antica Roma e altri alla Persia del settimo secolo, nella forma che conosciamo oggi sono un fenomeno relativamente recente.

Nel libro Le grandi scoperte e le loro applicazioni di Francesco Reuleaux, si legge che solo di recente (l’opera è del 1889) si è sviluppata «la fabbricazione dei cosiddetti biscotti che oggi si trovano in pressoché tutte le famiglie agiate, sia in grazia delle loro proprietà estremamente nutritive, sia per loro buon gusto». L’autore ricorda che la patria di quella che sembra essere, all’epoca, una nuova invenzione, è l’Inghilterra, ma che poi l’industria si è sviluppata anche in Germania e in altri paesi del mondo.

Sul dolcissimo tema dei biscotti esistono un’infinità di articoli, documentari e libri. Volendone citare solo uno, si può prendere un testo pubblicato da Franco Maria Ricci, che i bibliofili conoscono per le raffinate edizioni d’arte e letteratura, e i lettori di fumetti per una bella intervista apparsa sul n. 239 di Eureka, gloriosa rivista della benemerita Editoriale Corno.

IL MISTERO DEI BISCOTTI

Un censimento delle storie a fumetti in cui compaiono i biscotti è pressoché impossibile per eccesso di materiale. Si può solo saltabeccare di qua e di là.

Ecco una vignetta da Pigiama Computer Biscotti, romanzo grafico di Alberto Madrigal, dedicato ai temi della paternità e del rapporto tra l’artista e la sua opera.

IL MISTERO DEI BISCOTTI

Forse sono più famosi i cookie con gocce di cioccolato che seguono Snoopy in una iconica strip dei Peanuts.

IL MISTERO DEI BISCOTTI

Il termine “cookie”, sconosciuto da noi fino a non molti anni fa, indica negli Usa un tipo di biscotto che lì è particolarmente diffuso. La sua invenzione rimane avvolta nel mistero, ma la leggenda sostiene che i primi esemplari moderni furono sfornati intorno al 1930 nei pressi di Whitman, nel Massachusetts, e pare certo che la parola derivi da un vocabolo olandese.

È interessante notare che, se noi abbiamo importato il termine da Oltreoceano, siamo anche riusciti a fare uno scambio, non del tutto alla pari, con il nostro. Così come la parola “gelato” si è diffusa all’estero affiancandosi al classico “ice cream”, così anche i “biscotti” (invariabilmente al plurale anche nell’uso singolare, come “salami” o “pepperoni”) sono finiti sulle tavole a stelle e strisce. E proprio agli irresistibili Cookies & Biscotti ha dedicato un libro la “food writer” (perdonate!) Linda Collister.

Oh! Cookies!”, esclama estasiata la piccola Alice in una versione a fumetti del capolavoro di Lewis Carroll (Walt Disney Four Color n. 331, editore Dell). Ma si tratta di un tradimento del romanzo, dove a far crescere o rimpicciolire la bambina è genericamente un piccolo dolce («very small cake»), su cui è riportata la parola “mangiami”.

Dagli esempi mostrati, come anche dalle raffinate scatole di latta riprodotte sul libro di Ricci, sembra che i biscotti vadano associati ad una idea di lusso, di relax, di dolcezza e tenerezza infantile, ma non è sempre così. Biscotti decisamente meno aggraziati e saporiti, ma molto nutrienti, integravano in passato la dieta di chi doveva operare in condizioni proibitive, come ad esempio i marinai o i soldati.
In Italia questi biscotti, decisamente inadatti per un tè delle cinque fra signore, erano per lo più definiti “gallette”; stando a un dizionario della lingua italiana del 1828, «galletta dicesi da’ marinai il biscotto di mare, tondo e schiacciato».

Questi “biscotti di mare” sono citati in tanti classici della narrativa avventurosa, inclusa L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson. Dalla edizione Adelphi, tradotta da Lodovico Terzi e con le antiche illustrazioni di N. C. Wyeth, è tratta questa immagine, in cui i sacchi delle gallette sono usati dal giovane Jim Hawkins per raccogliere le monete d’oro.

Ancora in tema marinaresco, il “Regolamento per la sicurezza delle navi mercantili e della vita umana in mare”, emanato con Regio Decreto del 10 agosto 1928, prevedeva che le imbarcazioni di salvataggio delle navi di lungo corso, dovessero avere in dotazione, tra le altre cose, «un recipiente stagno contenente biscotto in ragione di un chilogramma per persona». Qui il termine “biscotto” è usato non per indicare un singolo pezzo, come nel linguaggio contemporaneo, ma una sorta di categoria merceologica, come oggi diremmo “un chilogrammo”, al maschile, “di pane”.

Se, per rimanere in ambito legale, si cerca la parola “biscotto” nelle banche dati delle sentenze civili della Corte di Cassazione, la più alta istanza giudiziaria d’Italia, si trovano ben quattro sentenze, sia pure ormai risalenti nel tempo (1966/1969), dedicate ai Pavesini, tutte finalizzate a riaffermare che tale biscotto, ancora oggi molto diffuso, pur avendo caratteristiche dietetiche, deve essere tassato come un comune dolciume, e non con il regime di favore riservato a prodotti della prima infanzia e sanitari.

Decisamente meno leggeri dei Pavesini sono i wafer, biscotti caratterizzati da due o più cialde sovrapposte, inframezzate da strati di crema di vario gusto. In Italia c’è uno dei più stimati produttori al mondo, la Loacker, con sede in Trentino Alto Adige. Bisogna avere quasi i capelli bianchi per saperlo, ma anche una notissima squadra di eroi dei fumetti, i Fantastici Quattro, è stata arruolata in passato per pubblicizzare i biscotti in questione.

Per tornare da dove siamo partiti, e cioè dal rapporto tra biscotti & fumetti, si può osservare che molte case produttrici di ieri e di oggi hanno utilizzato personaggi dei comics non solo come testimonial pubblicitari, ma anche come vero e proprio marchio impresso su ogni singolo biscotto.

Ecco, allora, gli Uao della Saiwa con i personaggi dei Peanuts, utili per imparare l’inglese negli anni Ottanta, ma poi spariti dal mercato, insieme ai Biscotti di Nonna Papera della Buitoni.

IL MISTERO DEI BISCOTTI

Sono invece ancora oggi in commercio i biscotti dei Puffi prodotti dalla Delser, e quelli di Topolino della Colussi.

Il termine “bis-cotti” deriva dal fatto che questi prodotti, per renderli più resistenti e facili da conservare, sono cotti due volte. Facciamo allora anche noi il bis e torniamo all’immagine di partenza, questa volta in versione originale americana.

IL MISTERO DEI BISCOTTI

Non c’è dubbio che si tratta di “cookies”, lo dice il testo originale, e anche il disegno di Alex Saviuk mostra il classico biscotto americano rotondo con sopra le gocce di cioccolato.

Ma questa versione, come ben sanno i ragnofili, è una sorta di remake pubblicato nel 1989. La primissima storia di Spider-Man risale al 1962 ed era disegnata da Steve Ditko. Ecco, sempre in versione originale, la vignetta corrispondente.

IL MISTERO DEI BISCOTTI

Colpo di scena: nel testo di Stan Lee, non si tratta di cookies, ma di crackers, che anche nell’inglese americano corrispondono a ciò che il termine indica da noi: biscotti schiacciati, salati, sottili, mentre i “cookies” sono per lo più dolci, rotondi, lievitati e quindi più spessi.

Il resto del dialogo è pressoché identico, eppure i crackers sono diventati cookies. Che fossero cambiate le abitudini alimentari degli americani nei quasi trent’anni intercorsi tra la prima e la seconda versione?

Forse, nonostante guerre e disastri, il mondo evolve verso un bisogno sempre maggiore di dolcezza.

 

© Francesco Lentano 2022

 

 

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