Da una decina di giorni è aperta al Mast (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna, una retrospettiva del fotografo documentarista statunitense William Eugene Smith (1918-1978), reputato il più grande fotogiornalista della storia.

Takeshi Ishikawa: William Eugene Smith, autunno 1971

Da un’iniziale collaborazione con il settimanale Newsweek, Smith passò nel 1939 a una collaborazione regolare con Life, per cui fotografò i conflitti bellici dell’epoca. I suoi scatti sarebbero divenuti vere e proprie icone di una fotografia che racconta la storia.
Colpito al viso da una granata nel 1945, per un paio di anni non poté più fotografare.

W. E. Smith: Fronte del Pacifico, Battaglia di Saipan, 27 giugno 1944
W. E. Smith: Fronte del Pacifico, Battaglia di Iwo Jima, febbraio 1945
W. E. Smith: Fronte del Pacifico, Battaglia di Saipan, giugno 1944
W. E. Smith: Fronte del Pacifico, Battaglia di Okinawa, Aprile 1945

La prima fotografia che riuscì a scattare, dopo le lunghe degenze in ospedale in seguito a ripetute plastiche facciali, è simbolica della rinascita personale del fotografo: A walk to Paradise Garden. Una fotografia simbolica non solo per la sua storia personale, ma evocativa e di grande significato per il pianeta che, dopo l’orrore di una guerra mondiale, tornava a sperare.

Sono raffigurati i suoi due figli durante una passeggiata in cui pensò per la prima volta di poter tornare ancora a fotografare dopo l’annosa convalescenza.

W. E. Smith: A walk to Paradise Garden

La fotografia di W. Eugene Smith fu ricerca della verità e denuncia anche sociale.
Nel dopoguerra realizzò reportage che fecero epoca. Pubblicò su Life, partecipò a mostre, realizzò saggi fotografici, non solo negli Stati Uniti, ma anche in Giappone dove si sarebbe stabilito per quattro anni, dal 1971 al 1975, con l’obiettivo di documentare l’inquinamento industriale nella città di Minamata. Documentazione che poi sfociò nella sua personale “Minamata: Vita – sacro e profano”, portata anche a New York.

W. E. Smith: Città mineraria del Galles, 1950
W. E. Smith: Country Doctor, il dottor Ernest Guy Ceriani. Colorado, 1948
W. E. Smith: Country Doctor. Colorado, 1948
W. E. Smith: Villaggio spagnolo, Deleitosa. Spagna, 1951
W. E. Smith: Villaggio spagnolo, Deleitosa. Spagna, 1951
W. E. Smith: Il White Rose Bar visto dalla finestra del 4° piano, negli anni tra il ’57 e il ’64 circa. New York, Flower District

La purezza di intenti del fotografo gli resero invisa l’informazione edulcorata della stampa statunitense degli anni Sessanta e Settanta, dove non vedeva quella testimonianza e quella prova oggettiva che la fotografia avrebbe dovuto dare. Grazie all’amico Ansel Adams trovò modo di insegnare fotogiornalismo a New York e, proprio in quel periodo, venne nominato presidente della American Society Of Magazines Photographers. Purtroppo, le conseguenze degli incidenti che gli erano accaduti durante le sue missioni e le malattie sopravvenute lo portarono via a soli sessant’anni. La morte sarebbe arrivata anche in seguito ai pestaggi subiti da teppisti assoldati dai proprietari delle fabbriche che lui denunciava attraverso il suo reportage su Minamata.

W. E. Smith: Una madre fa il bagno al figlio, disabile per avvelenamento da mercurio. Minamata
W. E. Smith: La signora Hayashida con il marito morente. Soffrono entrambi di avvelenamento da mercurio. Minamata

Smith fu anche un grande ritrattista dell’essere umano, sconosciuto o personaggio famoso che fosse, cogliendone gli aspetti salienti e caratteristici con pennellate scolpite e indimenticabili.

W. E. Smith: Charlie Chaplin nel camerino durante la produzione del suo film “Limelight”, 1952
W. E. Smith: Country Doctor, Colorado, 1948
W. E. Smith: Gregory Peck nelle vesti di un pilota statunitense in “Twelve o’clock tonight”, film del 1949 diretto da Henry King
W. E. Smith
W. E. Smith
W. E. Smith
W. E. Smith
W. E. Smith

La retrospettiva al Mast di Bologna, “Pittsburgh, ritratto di una città industriale”, aperta dal 16 maggio al 16 settembre 2018, ha per tema le fotografie che Smith realizzò dal 1955 su Pittsburgh (Pennsylvania), forse la città industriale più famosa del primo Novecento.

L’esposizione, a cura di Urs Stahel, responsabile delle attività espositive e della collezione di fotografia industriale della Fondazione Mast, ospita 170 fotografie provenienti dalla collezione del Carnegie Museum of Art di Pittsburgh.

Il progetto fotografico, che Smith considerava la sua opera più ambiziosa, fu un momento di svolta per la sua carriera che, dopo gli anni di fotoreporter di guerra, si svincolò dai limiti imposti dall’informazione mediatica per dedicarsi a una fotografia in cui potesse esprimere in assoluto l’essenza della vita umana.
Quello che doveva essere un incarico di pochi mesi, commissionato per una pubblicazione celebrativa sul bicentenario della fondazione di Pittsburgh, divenne un lavoro di anni in cui Smith cercò di dare un saggio definitivo che della città raccontasse tutto. Obiettivo senza precedenti nella storia della fotografia: in tre anni produsse 20.000 negativi e 2000 masterprint.
Di questo immenso lavoro, il pubblico ne conobbe solo una parte, quella che fu pubblicata in 36 pagine dalla rivista Photography Annual nel 1959, l’unico periodico a cui Smith diede fiducia, rifiutando invece le offerte economiche di rilievo di Life.
Smith non ne fu comunque soddisfatto, perché il suo obiettivo sarebbe stato un intero saggio fotografico dedicato a Pittsburgh, impresa di estrema difficoltà per la complessità e i contrasti della città che lo stesso Smith riconosceva.

Di seguito alcune fotografie in esposizione, tutte in stampa ai sali d’argento (le seguenti immagini, riguardanti Pittsburgh, sono Gift of the Carnegie Library of Pittsburgh
© W. Eugene Smith / Magnum Photos).

W. Eugene Smith: Area residenziale / City Housing, 1955-1957
W. Eugene Smith: Bambini che giocano tra Colwell Street e Pride Street, Hill District / Children playing at Colwell and Pride Streets, Hill District, 1955-1957
W. Eugene Smith: Ragazza accanto a un parchimetro, Camera di commercio di Shadyside, Walnut Street / Girl leaning on a parking meter, Shadyside Chamber of Commerce carnival, Walnut Street, 1955-1957
W. Eugene Smith: Edilizia residenziale / Housing & Construction, 1955-1957
W. Eugene Smith: Operaio di un’acciaieria che prepara le bobine / Mill Man Loading Coiled Steel, 1955-1957
W. Eugene Smith: Stabilimento National Tube Company, U.S. Steel Corporation, McKeesport, e ponte ferroviario sul fiume Monongahela / National Tube Company works, U.S. Steel Corporation, McKeesport, and Union Railroad Bridge over the Monongahela River, 1955-1957
W. Eugene Smith: Acciaieria / Steel mill, 1955-1957
W. Eugene Smith: Forgiatore / Steelworker, 1955-1957
W. Eugene Smith: Deposito U.S. Steel, Rankin / U.S. Steel facility, Rankin, 1955-1957
W. Eugene Smith; Operaio in un’acciaieria / Workman in Mill, 1955-1957

 

“Sono un idealista… sono sempre combattuto tra l’atteggiamento del giornalista, che è un registratore dei fatti, e quello dell’artista, che spesso è necessariamente in contrasto con i fatti. I miei principi sono la lealtà e l’onestà, soprattutto con me stesso”

(William Eugene Smith)

 

 

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