Nella produzione seriale a fumetti, come in tanta letteratura e fiction popolare, i protagonisti delle storie sono “eroi”, termine che richiama qualità di personaggi epici ideali (1). Nei quali si tenta di rappresentare quanto di meglio c’è nell’uomo.

Anche gli “antieroi” più scanzonati e anticonformisti dei fumetti conservano spesso qualità fisiche e morali eroiche. Perfino quando il protagonista è un criminale lo si associa a doti e capacità quasi sovrumane e, benché le sue astuzie e il suo fascino siano definiti come “diabolici”, la sostanza della sua “forza, intelligenza e bellezza” non cambia.

I personaggi che devono intrattenere i lettori costantemente non possono quindi permettersi di essere deboli, stupidi o brutti. Tanto meno di ammalarsi facilmente, a meno che si tratti di parodie umoristiche come il Gruppo Tnt di Alan Ford, che comprende un paralitico e un ipocondriaco.

Al massimo debolezze e malattie si possono sfruttare come espedienti, perché il Don Diego di turno riesca a eclissarsi e trasformarsi nel suo alter ego mascherato, allo stesso modo in cui nelle fiabe il più piccolo, debole o sciocco dei fratelli si rivela alla fine come l´unico vero eroe.

Per la verità, qualche protagonista con debolezze umane e salute malferma appare nei fumetti degli anni sessanta, i famosi “eroi con superproblemi” della Marvel. Tra il malato di cuore Tony Stark/Iron Man, lo zoppicante Don Blake/Thor, il non vedente Matt Murdock/Daredevil e il disadattato Steve Rogers/Captain America ci sarebbe da mettere su una casa di cura per supereroi.

Proprio in questi termini gli eroi Marvel sono stati ferocemente parodiati dagli inglesi Pat Mills e Kevin O’Neil nella storia del 1988 “Marshall Law Takes Manhattan: Crime & Punishment” (2).

Ma questi eroi Marvel, una volta indossato il costume, insieme ai limiti umani si lasciano alle spalle preoccupazioni e handicap. Con l’eccezione di Bruce Banner/Hulk che, al contrario, si trasforma da geniale scienziato in rabbioso ritardato, benché forzuto.

Tra gli anni sessanta e settanta in alcuni ambiti le cose cambiano radicalmente, grazie alla produzione fumettistica underground statunitense e ai fumetti delle cosiddette riviste d’autore europee, rivolte a lettori più maturi e preparati, che possono essere realizzati in modo autoconclusivo, slegato da ogni logica seriale.

In Giappone le cose cambiano già una decina d´anni prima, quando dal 1957 Yoshihiro Tatsumi dà inizio ai Gekiga, fumetti drammatici per adulti contrapposti ai manga per ragazzi, con caratteristiche analoghe a certe successive storie “impegnate” occidentali (3).

Al giorno d’oggi si può spaziare dalle più stravaganti sperimentazioni al più accurato realismo e niente vieta di usare come protagonisti anche personaggi con seri problemi fisici o psicologici, malattie, handicap congeniti o disturbi di qualunque genere. Il che costituisce anche l’occasione per esprimere indirettamente certi nascosti malesseri dell´individuo e della società in cui vive.

L’eroe si distingue dagli altri per la sua eccezionalità e quindi anche per la salute fisica e mentale che, manifestandosi attraverso imprese o battaglie, lo rende un esempio ideale a cui ispirarsi, ma anche un modello difficilmente raggiungibile.

Invece il personaggio malato o “sofferente” è più vicino alle problematiche e ai limiti della condizione umana (4), ma può anche essere trattato come un diverso da chi, per pregiudizio o limitatezza di vedute, considera la propria condizione come l’unica “sana e normale”.

 

Mutazioni improvvise

Soprattutto se le condizioni di una persona sono uniche o poco diffuse, può scattare facilmente il meccanismo della discriminazione o persecuzione ai suoi danni.
Del resto, il termine mostro in origine significava “essere straordinario” (5), con un’accezione che poteva essere positiva, ma che, nell’uso comune, è diventata decisamente negativa, come negativo è spesso l’atteggiamento verso chi appare diverso: non sapendo bene cosa sia, se ne ha istintivamente paura.

Eppure ognuno di noi è diverso dall´altro, o dovrebbe cercare di esserlo se vuole affermare sé stesso, invece di uniformarsi al comune sentire. Tutti potremmo considerarci o essere considerati improvvisamente dei “mostri”, dei “malati”, qualora non volessimo più adattarci a ciò che la società ci richiede.

Nel fumetto Zil Zelub (6), realizzato da Guido Buzzelli tra il 1971 e il 1972, il protagonista, con volto e nome anagrammato dell´autore, va da un medico perché il suo corpo si è letteralmente ridotto a pezzi e non riesce più a ricomporlo.

IL FALLO ENORME DEL FOLLE DI MOEBIUS E ALTRI EROI MALATI

Non avverte altri disturbi e i suoi arti “funzionano” perfettamente anche separati dal busto, pur avendo comportamenti istintivi incontrollati. La stravagante e più unica che rara “malattia” lo rende chiaramente un mostro, che qualcuno cerca anche di sfruttare
commercialmente, ma i significati della kafkiana vicenda sono da ricercare nei meandri della psiche.

Si può dire che il corpo frammentato di Zil Zelub esprima la sua confusione, le sue indecisioni e contraddizioni interiori, mentre in modo disordinato tenta di ribellarsi a un modo di vivere la cui normalità comprende tanta ipocrisia, opportunismo e ferocia. Una ribellione automatica senza il consenso della persona, una psicosi concretizzatasi fisicamente.

Nell’albo Le Bandard Fou (Il fallico folle) (7), pubblicato da Moebius nel 1975, la mutazione riguarda le dimensioni del pene del protagonista. Un disturbo di natura poco chiara, dato l´andamento surreale della storia ambientata sul pianeta Suldai e dintorni, ma che scatena una caccia contro di lui, finché una certa madame Kowalsky lo porta in salvo, naturalmente approfittando delle sue doti.

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Qui la diversità e la “colpa” del “malato” da un lato, e il suo ricercato apprezzamento dall´altro, riguardano evidentemente due diversi atteggiamenti, di demonizzazione o di naturale godimento, che si possono avere nei confronti del sesso.

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A ogni pagina della storia si alternano disegni in cui un uomo colpito da una specie di morbo mutogeno si trasforma in un uovo che si apre. Anche quest’apparente “malattia”, che prima sfugge a ogni controllo e poi sfocia nell´incubazione di una nuova vita, volendo, potrebbe essere letta come metafora sessuale.

In un’altra storia di Moebius del 1977, Scalo su Faragonescia (8), un’esilarante malattia colpisce un soldato di un’astronave terrestre in libera uscita, che, per ignoranza, non ha avuto l’accortezza di preparare il cibo locale prima di ingerirlo.

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Le mutazioni che colpiscono il suo corpo rischiano di trasformarlo in qualcosa di completamente diverso da qualsiasi forma di vita, ma per fortuna i gestori del locale mettono in atto degli incantesimi per riportarlo alle condizioni umane.

Qui la malattia e la diversità scattano a contatto con una cultura aliena, per pura incomprensione tra gli appartenenti alle due specie, e nonostante la buona volontà dei Farago, le conseguenze sfuggiranno a ogni controllo, come spesso accade in questi casi.
Il finale si può considerare una sorta di contrappasso, per tutte le volte in cui una spedizione “civilizzata” ha esportato le proprie malattie ai danni di indigeni di questa o quella parte mondo.

È ciò che accade nel breve racconto Tell El Aqqaqir 1943 (9) di Sergio Toppi, in cui due arabi prelevano, per rivenderlo, il rame e il ferro dei carri armati sventrati che arrugginiscono nella sabbia dopo gli scontri della Seconda guerra mondiale, finché comincia ad accadere loro qualcosa di strano…

Quando il superstite torna dal padre che l’aveva ammonito di non avvicinarsi a quelle macchine sarà troppo tardi. L´uomo verrà abbandonato nel deserto, per non contagiare la tribù con la lebbra che l’ha colpito.

Il fatto che gli eventi descritti siano impossibili non sminuisce il realismo con cui l’autore rappresenta il totale rifiuto verso il diverso e tutto ciò che è estraneo alla propria cultura. Un rifiuto che in questo caso permetterebbe effettivamente di sfuggire a pericoli subdoli da parte di un mondo moderno ignoto e “misterioso”, la cui tecnologia, in questo e in altri racconti di Toppi, sembra essere usata soprattutto per portare la morte ad altri popoli.

La tipica malattia che il mondo moderno porta ai propri abitanti è invece la depressione. Nel romanzo a fumetti Tantrum (10), pubblicato da Jules Feiffer nel 1979, assistiamo alle conseguenze surreali della crisi depressiva di Leo, uomo di mezz’età sposato e con figli.

Il rifiuto della vita che ha condotto finora lo ritrasforma letteralmente in un bimbo di due anni, in modo da sfuggire a ogni responsabilità, ma anche così le cose non diventano
semplici come vorrebbe.

La moglie accetta la cosa e le sue sorelle chiamano un’ambulanza, considerando l’improvvisa diversità come una malattia. Scopre poi con disappunto che quella condizione non è unica come credeva, ma ci sono molti altri come lui che tramano segretamente.

Fuggendo da tutti, il piccolo Leo si rifugia dalla cognata, solo per scoprire che è affetta da anoressia e che è lei ad aver bisogno del suo aiuto.
Gli oltre 170 disegni schizzati a tutta pagina dal geniale autore statunitense tratteggiano un impietoso e divertentissimo ritratto dell´uomo moderno, delle sue paure, delle sue insicurezze, ma anche della sua possibilità di scegliere cosa vuole essere per raggiungere la felicità, ammonendolo a non maturare troppo, perché “la gente matura fa le stronzate peggiori”.

Il problema delle condizioni di vita in cui poter essere felici, è sviluppato in modo molto diverso nei fumetti fantasy del francese Philippe Cazaumayou, in arte Caza.
Il suo ciclo Habitants du Crépuscule (Abitanti del Crepuscolo) (11), descrive con uno stile che ricorda Moebius un mondo onirico diviso tra gli Oms, che vivono in modo anonimo, asettico e privo di sentimenti in città ipertecnologiche, e gli Altri, dei mutanti che vivono all´esterno in modo libero e incontrollato, come fantastiche creature di antiche leggende.

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Il rapporto tra i due popoli è ovviamente conflittuale. Gli Oms, temendo costantemente di essere “contaminati”, cacciano gli Altri semplicemente in quanto diversi, e linciano i propri concittadini al minimo segno di devianza, mentre gli Altri attuano ritorsioni più fantasiose.

È chiaro a chi vadano le simpatie dell’autore, ma nelle sue enigmatiche storie nessuno è del tutto condannato o assolto.
Nel racconto Mandragora (12) del 1980, un Om coglie una radice che cresce fino a prendere forma femminile e il rapporto carnale tra i due genera in entrambi una completa trasformazione, uno scambio delle rispettive caratteristiche, come se la condizione di Om o di Altro, di normale o di diverso, non fosse fissata una volta per tutte, ma potesse essere trasmessa, un po’ come accade con i virus (13).

Il contatto tra mondi diversi genera mutazioni e diversità anche nel romanzo a fumetti L’enfant Penchée (La bambina inclinata) (14), scritto da Benoit Peeters e disegnato da Francois Schuiten tra il 1995 e il 1996, con le foto di Marie-Francoise Plissart.

La protagonista, la piccola Mary, non può più stare dritta e resta in equilibrio solo in un’impossibile posizione inclinata. La fanno visitare come fosse malata e per “correggerla” la mandano in un istituto dove subisce il dileggio delle compagne e le angherie delle insegnanti, che la considerano un elemento destabilizzante.

Dopo un’esperienza da equilibrista in un circo, uno scienziato le spiega che subisce la gravità di un pianeta occulto e il tentativo di raggiungerlo porta al contatto tra due dimensioni, quella disegnata in questa e nelle altre storie del ciclo Les Cités Obscures (Le città oscure) (15) e la nostra, rappresentata da foto.

La causa di tutto sono i dipinti di un artista del nostro mondo, poiché la fantasia permette di spostarsi tra le due realtà.
La sfera su cui la ragazza, non più inclinata, e il pittore si incontrano è il solo luogo a cui i due sentono di appartenere e in cui la distanza che li separa scompare. In cui due persone di due universi diversi, considerate strane o “malate” da tutti gli altri, riescono a trovarsi scoprendosi intimamente vicine.

Tornato al nostro mondo, anche il pittore porterà un segno di diversità: la sua mano trasformatasi in disegno per il tentativo di Mary di trattenerla nell´altro universo.
Come accade per tutti questi personaggi, le malattie producono cambiamenti, più o meno rapidi e più o meno provvisori, che allontanano il soggetto dalla “normalità” della salute.

Interpretando i mutamenti come metafore, si possono vedere le trasformazioni stravaganti che avvengono in questi fumetti come manifestazioni di un senso di diversità interiore, del modo in cui viene visto chi ha idee, posizioni o sensibilità diverse o, peggio ancora, uniche.

Considerare le condizioni dell’altro come una malattia, liquidarle come anormali, diventa un modo per non confrontarsi con esse e non dover mettere in dubbio tante discutibili “verità” comuni.

 

Handicap fisici e mentali

La diversità del malato non sempre si risolve con la guarigione, a volte è definitiva o congenita. In tal caso isolarlo non ha senso (un handicap dalla nascita o per un incidente non è certo contagioso) e invece i “diversamente abili” vivono anche svantaggi sociali, oltre che fisici.

Eppure ci sono esempi di come un handicap non precluda la possibilità di carriere in vari campi: Stephen Hawking era tra i più grandi scienziati del mondo, Pierangelo Bertoli è stato un grande cantautore e Al Capp, rimasto mutilato di una gamba in gioventù, fu un grande fumettista satirico.

Nella sua storia del 1955 Al Capp by Li´l Abner (16), realizzata per il Servizio sanitario nazionale, la vita dell’autore è raccontata dal suo personaggio, dimostrando come un disabile possa condurre una vita normale e come l’handicap maggiore da combattere sia nel proprio atteggiamento mentale.

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Tra i disabili della letteratura troviamo pirati e marinai privi di un arto, come il capitano Achab del Moby Dick di Melville, adattato a fumetti da due grandi autori come Dino Battaglia (17) e Franco Caprioli (18). O il Long John Silver de L’isola del tesoro di Stevenson, protagonista anche della versione a fumetti di Hugo Pratt (19) e John il Mozzo (20) di Giancarlo Berardi e Maurizio Mantero, in cui racconta il suo passato.

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La gamba di legno è poi la caratteristica dell´omonimo nemico di Mickey Mouse, che nel suo caso fu sostituita da un arto ortopedico in una celebre storia di Floyd Gottfredson del 1941 (21), perché non si potesse più dire che l´eroe disneyano se la prendeva con un povero handicappato.

Perde una gamba anche il giovane Fabiolo, Il soldatino impiombato (22) di Magnus e Bunker, una spietata satira contro la retorica della guerra e il cinismo delle speculazioni belliche, in cui un reduce mutilato, una volta tornato a casa è messo da parte da tutti come il soldatino della fiaba di Andersen, anche da chi l’aveva spinto a partire.

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Dà un’immagine più anticonformista dell’handicap Friz Melone di Altan (23), in cui un ricco cieco, ingannato dall´immigrato che dovrebbe pulirgli la casa, vive tra sporco e disordine.
Recuperata la vista grazie a uno zingaro, Friz abbandona il suo stucchevole moralismo e si lascia andare a quelli che ritiene peccati, ma accortosi che non sono belli come credeva, di fronte ai rischi e le responsabilità che la condizione di sano comporta, si rimette gli occhiali scuri fingendosi ancora cieco.

La salutare scorrettezza politica di Altan non salva nessuno, non dimostra pietismo o commiserazione e tratta i più deboli come tutti gli altri, dissacrandone ferocemente le ipocrisie.

Certi rapporti interessati e cambiamenti di ottica legati alla propria condizione fisica si ritrovano anche nella storia Un anello speciale (24), pubblicata da Will Eisner nel 2000, in cui Reba, una bella ragazza diventata sordomuta per un trauma, è costretta a sposare lo storpio Marvin per non restare zitella, ma quando improvvisamente guarisce dal suo handicap capisce di avere ben altre possibilità e si accentuano le incompatibilità di carattere tra i due, fino a giungere alla separazione.

Le cose cambiano ancora quando Reba, colpita da una nuova infermità, ritorna ad aver bisogno del marito. L´autore ci mostra insomma come gli interessi pratici possano influenzare i sentimenti.

Richard Corben, uno degli eredi ideali di Will Eisner quanto a espressività grottesca, nella fantascientifica storia Mutant World (Mondo mutante) (25) sceneggiata da Jan Strnad, narra le disavventure del mutante Dimento (che in inglese suona come dementia, demenza).

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Un apparente ritardato mentale che si aggira tra rovine e mostri di un mondo post-atomico cercando di sopravvivere, ingannato e maltrattato da mutanti più furbi e violenti di lui, tra cui un fanatico religioso nato da un esperimento genetico malriuscito.

Tra cloni nati in provetta e umanoidi deformi, i diversi e i malati sono ormai la maggioranza, senza per questo smettere di combattersi e umiliarsi a vicenda, ma la storia si chiude su una nota di speranza per il futuro, come il sequel degli stessi autori Figli di un Mondo mutante (26).
Qui la protagonista è la figlia di Dimento, che benché si chiami Dimentia è perfettamente sana.

In un’altra storia disegnata da Richard Corben su testi di Bruce Jones, Era grande, grande, grande… (27), è invece solo una bambina, Rachele Nielson, a essere affetta dalla nascita da un’abnorme forma di gigantismo che la rende un fenomeno da baraccone e le impedisce di vivere una vita normale.

Il problema maggiore per lei e l’intero pianeta è che la sua crescita non ha intenzione di fermarsi dopo la pubertà. Qui la diversità di chi è sfruttato e umiliato in vari modi diventa letteralmente un problema troppo grosso perché possa continuare a essere ignorato da chiunque.

Un altro autore che predilige i personaggi “diversi” è il belga Didier Comès. Nel suo romanzo a fumetti del 1979 Silence (Silenzio) (28), l’omonimo protagonista è un ritardato mentale muto, sfruttato e maltrattato dal prepotente patrigno in un paesino della provincia francese.

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Tra atmosfere magiche e montaggi alla Pratt, Silenzio vive una storia d´amore con una zingara cieca, mentre i suoi pensieri sgrammaticati scandiscono una vicenda intricata, tragica e inquietante che ha fine con la morte di tutti i personaggi principali, sdrammatizzata in puro stile Pratt nell’ultima poetica pagina.

Anche la successiva storia di Didier Comès, La Donnola (29), è incentrata su un ragazzo autistico, Pietro, altrettanto silenzioso di Silenzio, coinvolto in antichi rituali precristiani legati alla dea madre, presso un paesino delle Ardenne.
La diversità del ragazzo è messa in relazione con la perseguitata diversità dell’antica religione, che preferisce il silenzio della natura alle chiacchiere retoriche di pretese verità assolute.

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In Eva (30), invece, Comès imbastisce un ambiguo triangolo in cui colei che dà il titolo alla storia è in apparenza costretta su una sedia a rotelle per un incidente, cosa che, alla faccia d’ogni patetico luogo comune sui disabili, non sembra impedirle di avere rapporti incestuosi con il gemello Yves e tentare morbosi giochi erotici con la bella Neve, fermatasi a casa loro per un guasto alla macchina.
L’ossessiva situazione ricorda certi film di Hitchcock, in cui niente è come sembra.

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Forse il più simpatico handicappato apparso in un fumetto è Cornelius Cardew, comprimario della storia Skizz (31) scritta da Alan Moore e disegnata da Jim Baikie nel 1983 per il settimanale inglese 2000 AD.

Cornelius è un grosso energumeno mentalmente ritardato, con un cuore d´oro e poche idee fisse, come quella di essere un tubista e di avere orgoglio anche se è disoccupato. Insieme all’amico Loz aiuta la giovane Roxy a salvare l´alieno Zhcchz, ammalatosi dopo essere naufragato sul nostro pianeta e poi sottoposto a spiacevoli esperimenti dalle autorità britanniche.

Proprio Cornelius ha un ruolo chiave nella salvezza finale del piccolo extraterrestre: una volta tanto, grazie alla sensibilità con cui Moore imbastisce la trama, anche un disabile diventa un eroe.

A proposito di sensibilità, è d´obbligo citare l´episodio di Dylan Dog del 1988 Ghor (32), scritto da Tiziano Sclavi e disegnato da Attilio Micheluzzi, in cui un bimbo orribilmente deforme è tenuto in catene dai genitori, che infine se ne liberano uccidendolo, ma prima di morire il piccolo incontra i “mostri” di una festa mascherata, sentendosi finalmente accettato.

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Il linguaggio sgrammaticato e incerto di Ghor ricorda i pensieri di Silenzio, con cui condivide la mancanza di risentimento verso chi gli ha fatto del male, avendo la fortuna di non saper giudicare.

Il tema dei poveri mostri, visti più come vittime che come minacce, ricorre in varie storie del personaggio di Sclavi, come Dal profondo, Dopo il grande splendore e Johnny Freak (33), in cui individui malformati dalla nascita o vittime di mutazioni e mutilazioni sono discriminati o rinchiusi, non potendo mimetizzarsi tra gli altri fingendosi sani come fanno tutti.

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Ma più che nella serie di Dylan Dog, Sclavi sviluppa questi temi nel romanzo Mostri (34), ambientato in una clinica riservata ai freak (35), in cui le attenzioni delle infermiere, che li trattano come bambini, sono le uniche piccole gioie di pazienti che non possono guarire e l’orrore di una routine senza speranze fa più paura di tante fantasie.

L’aspetto inquietante dei freak alla Tod Browning (36) si ritrova invece in Faces (Volti) di Matt Wagner (37), un episodio di Batman uscito su Legends of the Dark Knight nel 1992, in cui attorno al freak per eccellenza Due Facce si raccoglie una schiera di fenomeni da circo.

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Nella serie Lucifer, scritta da Mike Carey, iniziata proprio con la morte di un disabile (38), i freak umani hanno una controparte mitica nei Lilim. I figli mostruosi che Lilith, prima moglie di Adamo, avrebbe generato con demoni e angeli.

La loro origine viene mostrata su Lucifer n. 50: Lilith (39), uscito nel 2004 con i raffinati disegni di P. Craig Russell, in cui i Lilim sono sfruttati dagli angeli come costruttori della loro città d´argento per poi esserne scacciati, non rispondendo ai presunti canoni divini meglio noti come pregiudizi.

Eppure sono i suggerimenti della “peccatrice” Lilith e l´apporto anche violento dei suoi figli a imprimere movimento e possibilità evolutive a un cosmo primordiale altrimenti chiuso in una sterile staticità eterna.

In effetti, in natura o nella società sono le mutazioni, le diversità, i modi originali di affrontare i problemi, a favorire cambiamenti, sopravvivenza e progresso. Mentre uniformità e conformismo, pur apparendo rassicuranti, conducono prima o poi alla stasi e alla morte.

 

Malati terminali, crisi d’astinenza e alterazioni percettive

Visto che tutti dovremo, prima o poi, tornare all’assenza di vita da cui siamo sorti, in attesa di mutare in più deboli e meno presentabili moribondi, ci sforziamo di rimuoverne la consapevolezza, tenendoci il più lontano possibile da chi abita già quella zona crepuscolare in cui la malattia prelude al nostro comune destino… ma purtroppo, o per fortuna, non si può far sempre finta di niente.

Nel 1975 Philippe Druillet, innovatore del fumetto francese e uno dei fondatori della rivista Metal Hurlant, sta lavorando a una storia in cui delle bande di drogati si scontrano in un vago e immaginifico futuro, quando a sua moglie Nicole viene diagnosticato un cancro, malattia di cui muore di lì a poco.

La trama e le immagini del racconto, pubblicato nel 1976 con il titolo La Nuit (La notte) (40), sono stravolti dall’evento luttuoso che l’ha colpito. L’autore trasforma l’eposodio in un inno di dolore visionario, inserendovi anche foto della donna amata e facendo l´elegia di un mondo senza speranze, in cui a essere malata è una società insensibile che corre verso la morte, mentre le vane ribellioni di chi la abita sfociano in istinti autodistruttivi.

È autodistruttivo anche l´atteggiamento del soldato di ventura Wolfhart Baldung, in un episodio del ciclo Storie di un Altro Evo (41) realizzato da Giacinto Gaudenzi nel 1977.
Obbligato a tornare a casa dopo il litigio con un potente, il giovane non si rassegna a trovarsi una pacifica occupazione e la madre, preoccupata per la sua anima, gli propina la pozione di un alchimista, una droga che però non ha l´effetto sperato.

Wolfhart contrae un oscuro morbo e delle sensuali e perverse allucinazioni lo conducono alla morte, mentre l’autore rappresenta magnificamente l’opprimente atmosfera di corruzione e superstizione della Germania medievale ossessionata dalla peste.

L’assenza di speranze diventa un monito per il futuro nel breve romanzo a fumetti When the Wind Blows (Quando soffia il vento) (42), pubblicato dall´inglese Raymond Briggs nel 1982 e da cui fu tratto l´omonimo film d´animazione.

È la storia di una coppia di anziani che costruisce un rifugio antiatomico di fortuna, seguendo le istruzioni degli opuscoli governativi, e si crede così al sicuro da un imminente attacco nucleare. Dopo lo scoppio della bomba, pur sopravvivendo, sono comunque condannati a una lenta morte per le radiazioni.

Lo stile naif da libro d´infanzia, che l´autore usa nella prima parte della storia, rende ancor più inquietante il progressivo deteriorarsi della situazione e il consumarsi della tragedia, mentre i due pensano ancora di poter essere soccorsi dal governo. La loro malattia riflette quella di un mondo che sta accettando la possibilità di una guerra senza vincitori.

Le responsabilità politiche sono anche al centro di Battuta di Caccia (43), scritto da Pierre Christin e disegnato da Enki Bilal nel 1983. Qui il malato, non solo fisicamente, è l’alto funzionario sovietico Vassili Cevcenko, che, nonostante una paralisi facciale gli impedisca di parlare, incontra altri esponenti del Patto di Varsavia, in apparenza per una “innocente” strage di selvaggina, in realtà per prendere un´iniziativa che faccia allentare la presa sovietica sull´Europa Orientale.

Intanto si rievoca la storia di un partito che, una volta al potere, ha sacrificato i propri valori assumendo atteggiamenti “imperialisti”, ma averlo compreso non salva Cevcenko da una fine che anticipa quella del suo mondo.

Come lui, il blocco sovietico è paralizzato entro vecchi schemi e la cura arriva tardi, o forse ne accelera la fine, in un gioco di specchi tra realtà e fantasia evidenziato dagli autori in un´appendice aggiunta nel 1990.

Un altro che non può incolpare che sé stesso per la propria fine è Hsi-Men Ching, il protagonista di Le 110 Pillole di Magnus (44), un ricco libertino cinese che, grazie ad alcuni afrodisiaci, sembra godere di un’inesauribile potenza sessuale e soddisfa facilmente le sue tante mogli, ma avendo abusato delle pillole e del proprio fisico, si ammala senza speranza.

Come dice un sacerdote taoista nel romanzo cinese da cui il fumetto è tratto, “Non vi è alcuna possibilità di guarirlo. Il vino e le donne hanno disseccato, spremuto ed esaurito la sua potenza virile. I suoi intestini sono consunti dal fuoco devastatore della lussuria. Il morbo è troppo profondamente radicato nel corpo, perché l´arte umana possa farci qualcosa” (45).

Ciò si collega all’antica filosofia cinese secondo cui “lo stato di salute è la traduzione di un’armonia generale di virtù individualizzate, la malattia l´indice di una rottura di questa armonia” (46) e anche alla convinzione buddista che la castità sia una virtù, poiché procreare alimenterebbe il samsara, la catena delle esistenze a cui si vuole sfuggire.

È alla fine della vita anche il vecchio Ben, nel breve romanzo a fumetti A Family Matter (Affari di famiglia) di Will Eisner (47), quando i figli si riuniscono per deciderne il futuro in occasione del suo novantesimo compleanno.

Essendo paralizzato per un ictus, il padre è ora un peso per loro e, tra ricordi e violente discussioni, si capisce che molti sono più interessati all’eredità che al suo benessere, tanto da essere pronti a spedirlo in un ospizio.

Ma il vecchio risparmia loro la fatica e risolve tutto definitivamente con l´aiuto di un nipote con problemi psichici, che si dimostra più disinteressato e umano dei ragionamenti con cui i “sani e normali” giustificano le loro ipocrisie.

È invece disinteressata solo in apparenza la corte dei miracoli che, ne La principessa cieca (48) di Carlos Trillo e Alberto Breccia, soddisfa il desiderio di una mendicante che sta per morire dandole l’illusione di essere a un ballo, approfittando del fatto che non può vedere.

Gli stessi autori nel 1980 adattano a fumetti The Facts in the Case of Mr. Valdemar (La verità sul caso di mister Valdemar) (49) di Edgar Allan Poe, in cui un uomo in punto di morte è sottoposto a un’antiquata forma di ipnosi. Nella loro versione l’ipnotizzatore è lo stesso Poe e, fino a che non pone fine alla trance, le inquietanti conseguenze sul signor Valdemar sono di preservarne il corpo e mantenerlo in contatto coi vivi anche dopo il momento del trapasso.
Il malato diventa un diverso anche rispetto agli altri malati, se gli si impedisce a ogni costo di morire.

Più drastico e definitivo è il modo in cui Campofame, nell’omonimo racconto di Robinson Jeffers, si oppone con violenza alla Morte, venuta a portar via la sua vecchia madre malata, fino a uccidere la minacciosa creatura e farla svanire. La storia è stata trasposta a fumetti da Andrea Pazienza (50), con tecniche miste che evidenziano con grande poesia come l´assenza della morte sarebbe una tragedia maggiore della sua esistenza, anche perché non ci sarebbe fine all´agonia di chi soffre.

Ed una vera agonia a fumetti è Gli ultimi giorni di Pompeo (51), capolavoro di Pazienza in cui l’autore si racconta con coraggio e onestà attraverso il proprio personaggio, la cui malattia non è solo la tossicodipendenza, ma anche il male di vivere che l´’accompagna e non gli dà tregua fino all’ultima tragica pagina.

La libertà e profondità di queste pagine, altalenanti tra incubi densi di dolorosa concretezza e brevi sollievi dalla leggerezza quasi metafisica, autorizzerebbero a tracciare paralleli, anche sul piano biografico, tra Pazienza e grandi scrittori come Jack London (52).
Del suo Pompeo, alla fine, non si può dire se si senta diverso perché si droga, o se si droghi perché si sente diverso.

La diversità di malati che sono al tempo stesso dei drogati assume aspetti meno introspettivi e più orripilanti nel mondo del futuro di Morbus Gravis (53), in cui Paolo Eleuteri Serpieri fa esordire la sua prosperosa eroina Druuna, e nei successivi episodi dello stesso ciclo.

Qui tutti si iniettano un siero per tenere a bada un morbo che muta le persone in mostri e che, al minimo segno di contagio, ne decreta l´eliminazione da parte del misterioso governo della “città”. Il potere teme un virus che stravolge la normalità delle persone rendendole incontrollabili, il tutto rappresentato su un piano estremamente carnale: terribili e mortali esperienze sono provocate dal risveglio di irrefrenabili istinti, la cui percezione delle cose è limitata alla soddisfazione dei propri appetiti.

Assistiamo invece a un distacco dalla sfera fisica, riconducibile a filosofie orientali, nel romanzo a fumetti Dispersion (54), realizzato dal giapponese Hideji Oda dal 1992.

Il protagonista, Kacchan, è un ragazzo considerato malato perché è così indifferente a ciò che lo circonda, da estraniarsene e lasciar “disperdere” non solo la sua mente, ma tutto il suo essere, fino a svanire nel nulla.
Eppure in qualche modo continua a esistere in una dimensione da cui può vedere tutto ciò che accade, fino a quando un particolare evento non lo coinvolge abbastanza da farlo tornare solido.

Ci si sente privi di sostanza e lontani dal mondo anche quando si è affetti da stati febbrili o malattie che provochino perdita di coscienza. In Mercy (55), storia scritta da Jean-Marc De Matteis e dipinta da Paul Johnson nel 1993, un paziente in coma assiste a eventi che si svolgono in diversi luoghi del pianeta, come se i suoi sensi, privi di legami fisici, si fossero estesi oltre i limiti abituali, e percepisce un’entità che dà aiuto e sollievo a chi ne ha bisogno da lui chiamata Mercy (56).

Gli appare come una bella donna dalla pelle azzurra, con un abito rosso dai lembi simili ad ali, un misto tra le antiche dèe celesti mediterranee, di cui le madonne cristiane non sono che l’ultima versione, e certe analoghe divinità orientali (57). Un’essenza di serenità e speranza il cui contatto libererà anche lui dal timore, la rabbia e la sfiducia che gli impedivano di tornare a vivere.

 

Epidemie ineluttabili e letteratura macabra

L’odiata e temuta diversità della malattia si prende la rivincita quando si diffonde fino ad annullare ogni differenza tra gli uomini, superando le porte chiuse che tentano di dividerli, scivolando oltre le difese di chi si barrica dietro futili ricchezze e potere, costringendo chi si era illuso di restare per sempre sano e forte ad arrendersi al fato comune.

È quanto accade in Europa con il dilagare della peste che nel Trecento ne riduce la popolazione di un terzo senza distinguere tra vecchi o giovani, poveri o ricchi, plebei o nobili, come ricorda Boccaccio nel Decameron.

Da allora nell´arte europea si diffondono trionfi della Morte e danze macabre (in tedesco totentanz), affreschi o stampe con persone e scheletri alternati, accompagnati da versi che esprimono l´idea che la morte colpisce tutti indifferentemente.

Lo scheletro che danza con tutti è la perfetta rappresentazione della peste e dopo l´epidemia del 1347-1354 inizia a essere raffigurato con falce e veste nera, diventando la personificazione della Morte nell´immaginario europeo, mentre quella che solo cinquant´anni prima era chiamata Sorella Morte assume aspetti ben più terrificanti.

Certe danze macabre sembrano quasi dei fumetti ante litteram, come la serie di incisioni di Hans Holbein Les Simulachres et Histoirées Faces de La Mort (Le parvenze e gli istoriati volti della morte) (58), stampata a Lione nel 1558.

Alla fine degli anni sessanta ispirano a Dino Battaglia la storia a fumetti Totentanz (59), che ne cita e ne riassume i contenuti e si conclude riportando il testo di una danza barocca, la stessa che anni dopo è rielaborata da Angelo Branduardi nella canzone Ballo in fa diesis ninore (60).

Il racconto che più incarna lo spirito delle danze macabre, e l’archetipo letterario fondamentale per ogni storia sulla pestilenza, è The Masque of the Red Death (La maschera della morte Rossa) di Edgar Allan Poe.

Morte Rossa è una variante del nome di Morte Nera con cui la peste è tristemente nota (61) e anche i sintomi sembrano riferirsi alla peste: “Dapprima erano dolori acuti, improvvise vertigini; seguiva poi un copioso trasudare senza fine che portava al dissolvimento dell´essere. Chiazze purpuree sulla pelle, sulla pelle del volto in ispecie, rendevan le vittime così ripugnanti che venivan fuggite da tutti, lasciate senza conforto né aiuto” (62).

Ma l’immaginaria Morte Rossa è ancora più fatale e ha un decorso ancora più fulmineo: passa mezz’ora dai primi sintomi alla morte, mentre la peste, a seconda delle forme, impiega da mezza giornata a quattro giorni.

Della storia di Poe esistono varie versioni a fumetti: quella di Tom Sutton per la casa editrice Warren (63) mantiene lo scenario medievale dell´originale, ambientato nel castello del principe Prospero.

Quella di Dino Battaglia per Linus (64) sposta l´azione ai primi del Novecento, sulla nave del Barone Von Hartein.
Quella di Roy Thomas e Don Heck per la Marvel (65) si svolge negli anni settanta del Novecento, nel bunker del produttore d’armi Griswold, i cui laboratori hanno creato il virus diffusosi sulla Terra. In tutti e tre i casi un gruppo di privilegiati si isola dai loro simili per salvarsi dall’epidemia dilagante e dà un ballo mascherato mentre nel resto del mondo si muore, ma all’improvviso appare tra loro la maschera scarlatta di quel destino a cui volevano sfuggire.

La Morte Rossa è anche citata esplicitamente nel breve fumetto di Caza del 1983 Ceneri (66), in cui una città degli Oms, che speravano di evitare ogni pericolo separandosi dagli Altri, viene invasa dal sangue e dalla morte.
Il racconto di Poe ha poi sicuramente ispirato Tiziano Sclavi per l´inizio dell´episodio di Dylan Dog Attraverso lo specchio (67), disegnato da Giampiero Casertano, in cui la Morte si aggira in un ballo mascherato toccando vari invitati, che ovviamente non arriveranno vivi alla fine.

Anche le antiche danze macabre sono una fonte d´ispirazione di questa storia, in particolare della ballata che accompagna le prime scene e i momenti della morte dei personaggi, la cui strofa iniziale è quasi identica a quella di Les Simulachres… di Hans Holbein (68).

Eppure, nonostante l’incombente minaccia della morte, c’è chi si adatta a ogni situazione, come il protagonista di Pfaulz (69), una storia scritta da Steven Seagle e illustrata da Teddy Kristiansen per il n. 13 dell’albo House of Secrets della Dc Comics.

Pfaulz è un turpe figuro che, nella Germania colpita dalla prima epidemia europea di peste, con un complice travestito da medico si spaccia per inviato imperiale, estorce denaro e violenta donne, offrendo amuleti contro il contagio e minacciando di dichiarare infette le case, ma alla fine dovrà sperimentare cosa si prova a essere trattati come appestati.

Si svolge durante o poco dopo la stessa epidemia King Pest (Re Peste) di Edgar Allan Poe, in cui due marinai, fuggiti da un’osteria senza pagare, si rifugiano in un quartiere di Londra chiuso per la peste, di cui alcuni tipi bislacchi si sono autonominati regnanti.

La folle situazione permette all´autore di sbeffeggiare l’autorità dei potenti, paragonandola a una pestilenza. Conserva lo stesso tono satirico e buffonesco anche la versione a fumetti di Dino Battaglia (70), ambientata tre secoli dopo.

A quella prima epidemia ne seguono altre. La peste torna a imperversare in Europa nel Seicento: del suo apparire in Italia nel 1629 scrive Alessandro Manzoni ne I promessi sposi, mentre in Inghilterra divampa tra il 1665 e il 1666.

Da due scritti dell’epoca, l’editore underground Dennis Cunningham trae nel 1969 l’albo a fumetti Manoscritti della Peste nera (71), il primo disegnato da Richard Corben, sul n. 13 della testata Weirdom Illustrated.
Sono messe a confronto due testimonianze sul processo per stregoneria a carico di Anne Ashby, nella cittadina di Chelmesford.

L’accusatore, il cacciatore di streghe James Hopkins, attribuisce l’origine della pestilenza con ricchezza di dettagli macabri alla vendetta della presunta strega, bruciata sul rogo a seguito di testimonianze deliranti e confessioni estorte con la tortura. Ma ciò che scrive Anne Ashby nella sua cella prima di essere messa a morte, rivela che era una studiosa alla ricerca di una cura per la peste.

Data l´ignoranza dei suoi concittadini, i suoi strumenti medici furono considerati oggetti magici e i topi contagiati che teneva in gabbia per studiarli furono presi per servitori demoniaci, liberati mentre la folla le distruggeva la casa, diffondendo così la malattia.
L’ostilità verso chi appare diverso non sembra insomma il modo migliore per prevenire minacce alla propria salute.

Nel 1997 esce una miniserie dell’etichetta Vertigo in tre albi dedicati alla Peste nera, Destiny: A Chronicle of Deaths Foretold (Destino: Cronache di Morti Annunciate) (72), scritta da Alisa Kwitney e illustrata da Kent Williams.
Nella storia principale, durante una epidemia di peste immaginaria che colpisce il mondo ai primi del XXI secolo, il misterioso John Rider racconta agli ultimi superstiti tre episodi, tratti dal profetico libro di Destino e vissuti da lui stesso, ognuno ambientato durante una diversa pestilenza e visualizzato da un diverso artista.

Michael Zulli disegna una storia sulla Bisanzio nel VI secolo colpita dalla peste, con l´imperatore Giustiniano che riesce a guarire dopo esserne stato contagiato.
Scott Hampton illustra una storia ambientata a Canterbury nel 1348, prima che la peste dilaghi in Inghilterra, con la figlia più giovane di re Edoardo III che ne morirà di lì a poco.
Rebecca Guay dipinge invece l’Inghilterra puritana del 1665, dove gli abitanti del paese di Eyam, dopo i primi segni di peste, si mettono volontariamente in quarantena morendo quasi tutti.

Le tre storie si riferiscono a fatti, luoghi e persone realmente esistiti, anche se romanzati con l’aggiunta di elementi fantastici. In tutti e tre, l’unico vero diverso è John, l´immortale cavaliere senza pace che non può essere colpito dal morbo, scambiato per il portatore della pestilenza di cui cerca di avvertire gli altri e che vorrebbe poter mettere fine alla maledizione della propria innaturale longevità, mentre la condizione di malato, di condannato, di moribondo, è l’unica veramente comune a tutti gli altri… o quasi.

Altrettanto fatali furono le epidemie importate dai bianchi nelle isole Hawaii, dove “le malattie introdotte dagli occidentali produssero un calo drastico nella popolazione (…) [Si] ipotizza che, al momento del contatto con gli europei, gli hawaiani fossero all´incirca un milione, mentre nel 1823 i missionari contarono solo 134.925 persone” (73).

“Siccome noi non volevamo lavorare le enormi distese di canna da zucchero dove in passato avevano pascolato i nostri cavalli, quelli fecero venire d´oltremare gli schiavi cinesi. E con loro giunse la malattia cinese: quella di cui soffriamo e a causa della quale ci imprigionano a Molokai” (74), fa dire Jack London al protagonista del racconto Koolau the Leeper (Koolau il lebbroso). In cui un capo tenta di opporsi ai soprusi dei bianchi ma, abbandonato dal suo popolo ormai distrutto dalla lebbra, non potrà far altro che morire da uomo libero.

Nel 1979 lo spagnolo Carlos Gimenez ne disegna una fedele trasposizione a fumetti (75), in cui la disperata difesa armata di Koolau, solo contro un esercito, che rimpiange il paradiso perduto della sua giovinezza, esprime la rabbia di ogni popolo umiliato, di ogni minoranza oppressa, di ogni diverso emarginato che nonostante tutto rifiuta di arrendersi all´ingiustizia.

 

Note

1) La parola eroe ha significato di “forte”, di “nobile”, d´”intelligente”, di “bello”… (da Decio Cinti, Dizionario Mitologico, Sonzogno 1989).

2) Marshall Law Takes Manhattan è uscito in Italia come supplemento a Play Saga, Play Press 1991.

3) Di Yoshihiro Tatsumi, è uscito in Italia il volume Lampi, Coconino Press 2004, un’antologia di storie brevi di persone comuni, i cui temi anticipano di vent’anni certe atmosfere delle graphic novel di Will Eisner.

4) È interessante notare come il tipo dell’eroe sofferente, o martire, che associa la forza d´animo dell´eroe alla debolezza fisica del malato, si sia affermato in moltissime occasioni, sia in ambito religioso che politico.

5) Dal latino monstro, mostrare.

6) Le storie sperimentali di Dino Buzzelli, realizzate dalla fine degli anni sessanta, uscirono su AlterLinus e Alter Alter dalla metà degli anni settanta. Zil Zelub fu poi raccolto da Milano Libri in volume cartonato. Un´edizione recente è nell´antologia “L´Arte di Guido Buzzelli”, I Classici del Fumetto di Repubblica n,.57 del 2004.

7) Il fallico folle di Moebius uscì in Italia nella collana New Comics Now vol. 3, Comic Art 1978.

8) Scalo su Faragonescia uscì in Italia su Alter Alter verso il 1980 e su L’Eternauta n. 82 del 1990.

9) Tell El Aqqaqir 1943 è contenuto nel volume Sacsahuaman, Milano Libri 1980, un’antologia di racconti di Sergio Toppi usciti su Linus e Alter Alter. Gli originali di questa e molte altre storie si sono potuti ammirare nell’ampia mostra di Toppi tenutasi al Museo Civico Archeologico di Bologna dal 6 marzo al 12 aprile 2009.

10) Tantrum di Jules Feiffer è stato pubblicato in Italia dalla Milano Libri come volume cartonato nel 1981.

11) Il ciclo di Caza Habitants du Crépuscule è apparso in Italia tra gli anni ottanta e novanta su Totem, Pilot (II serie), Bhang e Gli Albi di Orient Express Speciale Gli abitanti del crepuscolo, L´Isola Trovata 1985.

12) Il racconto Mandragora di Caza è apparso in Italia su Totem n. 31 del 1984, su Gli Albi di Orient Express Speciale Gli abitanti del crepuscolo del 1985 e su Bhang n. 8 del 1990.

13) Una recente teoria paragona il propagarsi di certe idee a quello dei virus. Le “idee infettive”, chiamate meme (pronuncia: miim), si distinguerebbero dalle idee personali perché alterano i comportamenti ed inducono a trasmetterle ad altri. Sarebbero complessi di meme i dogmi politici e religiosi, gli stili artistici, i movimenti sociali, le tradizioni e gli stessi linguaggi umani. Dal punto di vista ideologico, che si appaia a qualcun altro come normale o diverso, dipenderebbe quindi dai rispettivi meme che dominano gli individui in questione.

14) La bambina inclinata di Peeters e Schuiten in Italia uscì per intero su L´Eternauta n. 171, Comic Art 1997.

15) Il primo album del ciclo Le città oscure di Peeters e Schuiten, “Le Mura di Samaris”, fu pubblicato in Italia sul n. 10 della Collana Umanoidi, Nuova Frontiera 1983, e ristampato in edizione cartonata dalla Lizard nel 2002; altri capitoli del ciclo sono usciti negli anni ottanta e novanta su Totem, L’Eternauta e Comic Art.

16) Al Capp by Li´l Abner in Italia è apparso a puntate sulla rivista All American Comics, dal n. 7 al n. 9 del 1990, ma con le pagine in ordine sbagliato, poiché è stata pubblicata prima la fine della storia e poi l´inizio.

17) Moby Dick di Dino Battaglia uscì per intero e per la prima volta su Sgt. Kirk n°3 del 1967.

18) Moby Dick di Franco Caprioli uscì in volume su I Quaderni del Fumetto n° 20, Edizioni Fratelli Spada 1976.

19) L’isola del tesoro di Hugo Pratt fu pubblicata sul Corriere dei Piccoli, dal n. 41 del 1965 al n. 6 del 1966, e raccolta in volume nei primi anni ottanta da Fabbri Editore, insieme ad altre storie dello stesso autore.

20) Capitolo XXXIV – John il Mozzo di Berardi e Mantero, è uscito su Comic Art n. 66 del 1990.

21) Mickey Mouse and the Mistery of the Hidden River (titolo italiano: Topolino e il boscaiolo), prima pubblicazione italiana su Topolino giornale, dal n. 565 del 1945 al n°582 del 1946; ristampata tra l´altro nell´Oscar Mondadori “Gli anni ruggenti di Topolino” del 1969 e su Il Topolino d´Oro vol. XXIX del 1973.

22) Il Soldatino Impiombato uscì su Eureka n. 107 del 1973. Fu poi ristampato negli anni novanta su Eureka II serie e sull’albo “Gli Anni d´Oro di Magnus & Bunker”, Eureka Graphic Novel n. 3, Max Bunker Press 1994.

23) Friz Melone di Altan è stato pubblicato in volume dalla Milano Libri nel 1978.

24) Un anello speciale fa parte del volume di Eisner “Piccoli Miracoli”, edizione italiana PuntoZero 2001.

25) Mondo Mutante di Strnad e Corben uscì su 1984 dal n. 1 del 1978 al n. 8 del 1979 e in album su I Grandi Protagonisti del Fumetto Mondiale n. 1, poi ridistribuito come “Lo Straordinario Mondo di Richard Corben”.

26) Figli di un Mondo mutante in Italia uscì su L’Eternauta e in album su Best Comics n. 7, Comic Art 1992.

27) Era grande, grande, grande… di Jones e Corben è uscito in Italia in appendice a I Grandi Protagonisti del Fumetto Mondiale n. 1, poi ridistribuito come “Lo Straordinario Mondo di Richard Corben”.

28) Silenzio di Comès uscì in Italia su Alter Alter nel 1981; edizioni in volume: Milano Libri 1982, Lizard 1999.

29) La Donnola di Comès uscì in Italia su Alter Alter nel 1982 e fu poi raccolto in volume dalla Milano Libri.

30) Eva di Comés è uscito in Italia a puntate su Alter Alter nel 1984.

31) Skizz di Moore e Baikie, in Italia è stato pubblicato in volume dalla Magic Press nel 2000.

32) Ghor è un episodio di Dylan Dog Special n. 2 del 1988: “Gli Orrori di Altroquando” di Sclavi e Micheluzzi, ristampato prima a colori sull´omonimo volume di Mondadori e poi nella collana Super Book.

33) Dal profondo, di Sclavi, Castelli e Roi uscì per la prima volta su Dylan Dog n. 20 del 1988; “Dopo il Grande Splendore”, di Sclavi e Pennacchioli, sul Primo Almanacco della Paura del 1991; “Johnny Freak” di Marcheselli, Sclavi e Venturi, su Dylan Dog n. 81 del 1993.

34) Il romanzo di Sclavi Mostri è stato pubblicato da Camunia nel 1994.

35) Freak in inglese significa letteralmente capriccio, bizzarria e, per estensione, scherzo di natura, mostro.

36) Il drammatico film di Tod Browning del 1932 Freaks era interpretato da autentici fenomeni da baraccone.

37) Faces di Wagner uscì in Italia su Le Leggende di Batman n. 1, Play Press 1996, con il titolo Volti ed è stato ripubblicato dalla Planeta De Agostini su Le Leggende di Batman n°4, con il titolo Facce.

38) La morte di Paul Begai, un ragazzo affetto dalla sindrome di Rett, dà il via alla storia The morningstar option di Carey e Hampton, nel n. 1 della miniserie Lucifer, edizione italiana su Il Corvo Presenta n. 44.

39) Lilith di Carey e Russell è contenuto nel volume “Lucifer: The Wolf Beneath the Tree”, che raccoglie gli albi di Lucifer n. 45 e n°50/54; edizione italiana “Lucifer: Il Lupo sotto l´Albero”, Planeta DeAgostini 2007.

40) L´album La notte di Druillet è uscito in Italia come n. 8 della Collana Umanoidi, Nuova Frontiera 1982.

41) I tre episodi di Storie di un Altro Evo, usciti su Il Mago alla fine degli anni settnata, sono stati raccolti con altre storie di Gaudenzi nel volume “Storie di un Altro Evo e di Altre Realtà”, Superba Comix n. 8, Ivaldi 1983.

42) Quando soffia il vento di Raymond Briggs, in Italia fu pubblicato in volume da L’Isola Trovata nel 1984.

43) Battuta di caccia uscì in Italia su Totem dal n. 28 del 1983 al n. 35 del 1984; edizioni in volume: Bonelli Dargaud, Alessandro Editore; l´edizione più recente è contenuta insieme a “Le Falangi dell´Ordine Nero” nel volume “XX Secolo”, I Maestri del Fumetto n. 8 allegato a Panorama e Sole 24 Ore, Mondadori 2009.

44) Le 110 Pillole uscì a puntate su Totem nel 1986 e in album su Collana Eldorado n. 20, Nuova Frontiera 1991; riassume parte del romanzo cinese del XVI secolo “Chin P´ing Mei” (Fiore di Prugno del Vaso d´Oro).

45) Da Chin P’ing Mei, Giulio Einaudi Editore 1955; un´antologia di brani tratti da questa edizione è stata ristampata nella collana economica I Grandi Classici della Letteratura Straniera, Fabbri Editori 1996.

46) Da Jacques Gernet, La Vie Quotidienne en Chine à la Veille de l’Invasion Mongole, Hachette 1959; in italiano La vita quotidiana in Cina ai tempi di Marco Polo, Rizzoli 1983, Fabbri 1998.

47) Affari di Famiglia di Eisner, in Italia è stato pubblicato in volume dalla PuntoZero nel 1998.

48) La Corte dei Miracoli: La Principessa Cieca di Trillo e Breccia uscì in Italia su Alter Alter n. 10 del 1981.

49) Il Mr. Valdemar di Trillo e Breccia uscì in Italia su Alter Alter n. 4 del 1982.

50) Campofame uscì su Comic Art dal n. 33 al n. 35 del 1987 e fu raccolto con altri racconti di Pazienza nell´album “Zanardi e Altre Storie”, pubblicato su Grandi Eroi n. 20 del 1988 e su Best Comics n. 40 del 1995.

51) Gli ultimi giorni di Pompeo di Pazienza fu pubblicato tra il 1984 e il 1987 su Alter Alter e poi in volume dagli Editori Del Grifo; tra le altre edizioni, quella delle Edizioni Di del 1997 e quella de L’Espresso del 2006.

52) Jack London, nel libro intitolato John Barleycorn confessa la propria dipendenza dall’alcol e nel romanzo autobiografico Martin Eden narra di un autore che si suicida dopo essere giunto al successo, come Pompeo; come Pazienza, anche London morì in circostanze mai chiarite, nel suo caso per una dose eccessiva di morfina.

53) Morbus Gravis uscì su L’Eternauta dal 1985; un’edizione in album è Best Comics n°12, Comic Art 1993.

54) Dispersion di Oda è stato pubblicato in Italia nel 2002, in tre volumi della Coconino Press.

55) Mercy di De Matteis e Johnson, edito negli Usa dalla Dc/Vertigo come numero unico, è inedito in Italia.

56) In inglese il nome Mercy significa letteralmente Pietà, Grazia, Misericordia.

57) La Mercy concepita da De Matteis può ricordare ad esempio la dea cinese Kuan-Yin, identificata anche con il bodhisattva buddista Avalokiteshvara, in quanto entrambi personificano la compassione.

58) Les Simulachres et Histoirées Faces de La Mort di Hans Holbein è stato pubblicato in Italia, con il titolo La danza della Morte e l´aggiunta di balloons in latino, nel libro “Il Piacere della Paura”, Mondadori 1973.

59) Totentanz di Dino Battaglia è compreso nel volume omonimo, Milano Libri 1972, un’antologia delle sue storie uscite in precedenza su Linus e dedicate per lo più ad adattamenti da Edgar Allan Poe.

60) Il brano Ballo in fa diesis minore di Branduardi fa parte dell’album “La Pulce d´Acqua”, Polydor 1977.

61) Gli appestati, nelle ultime ore di vita, assumono un colorito violaceo, da cui il nome di Morte Nera; anche il nome Morte Rossa inventato da Poe si riferisce all´eruzione cutanea rossastra sul volto delle vittime.

62) Da Edgar A. Poe, Racconti e Arabeschi, edizione italiana Biblioteca Romantica Mondadori 1937.

63) La maschera della Morte Rossa di Sutton è stato pubblicato in Italia nell´antologia “Zio Tibia Colpisce Ancora”, Oscar Mondadori 1970, contenente storie tratte dalle riviste horror statunitensi Creepy e Eery.

64) La maschera della Morte Rossa di Dino Battaglia è contenuto nel volume “Totentanz”, Milano Libri 1972.

65) Il giorno della Morte Rossa di Thomas e Heck è contenuto nel volume “30 Racconti del Terrore”, Eureka Pocket n. 8, Corno 1972, con altre storie degli albi Marvel “Tower of Shadows” e “Chamber of Darkness”.

66) Ceneri di Caza è contenuto ne Gli Albi di Orient Express Speciale “Gli Abitanti del Crepuscolo” del 1985.

67) Attraverso lo specchio di Sclavi e Casertano apparve su Dylan Dog n°10 del 1987 e, oltre alle ristampe dell´intera serie, è uscito anche sugli Oscar Mondadori e su I Classici del Fumetto di Repubblica n°5 del 2003.

68) La prima strofa di Les Simulachres… dice: “Qui est celui, tant soit grand homme,/qui puisse vivre sans mourir/et de la Mort, qui tout assomme, /puisse son ame recourir”. In Dylan Dog n. 10 troviamo praticamente una sua traduzione italiana riscritta in metrica e in rima: “Chi è colui così gagliardo e forte/che possa vivere senza poi morire/e da colei ch’è tutto, Madonna Morte/l´anima sua possa far fuggire?”, solo che “assommer”, “ammazzare”, sembra essere stato interpretato come “assommare [in sé]”, mentre l´espressione “gagliardo e forte” è presa dal testo citato da Dino Battaglia nel racconto Totentanz. Anche la ballata di cui fanno parte i versi di Tiziano Sclavi si intitola Totentanz ed è compresa nella sua raccolta “Nel Buio”, Camunia 1993.

69) Pfaulz di Seagle e Kristiansen è stato raccolto, con gli albi dal n. 11 al 16 di House of Secrets, nel volume “Il Libro della Legge”, pubblicato in Italia dalla Magic Press nel 2000, come supplemento a Il Corvo Presenta.

70) Re Peste di Dino Battaglia uscì su Linus n. 45 del 1968 e poi nel volume “Totentanz”, Milano Libri 1972.

71) Manoscritti della Peste Nera di Cunningham e Corben uscì in Italia su L´Eternauta n°85 e 86 del 1990.

72) Destino: cronache di morti annunciate in Italia è stato pubblicato dalla Magic Press nel 2001.

73) Da Cristina Notarangelo, Gli indigeni hawaiani, Xenia 2000.

74) Da Jack London, Racconti dello Yukon e dei mari del Sud, Oscar Mondadori 1989.

75) Koolau il Lebbroso di Gimenez, in Italia è uscito in album su Collana Nera n. 10, Nuova Frontiera 1983.

 

 

(Da www.segretidipulcinella.it)

 

 

 

 

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