Il doppio nei fumetti

Quello del “doppio” è un tema antichissimo nella narrativa. Già Omero, nell’Iliade, lo usa in abbondanza come mezzo per far comunicare dei e umani, con i primi che assumono le sembianze di saggi anziani o parenti di guerrieri e mogli per suggerire in modo più convincente comportamenti da tenere e “guidare” così le sorti della battaglia in corso.

Per venire a tempi più recenti, basti pensare al romanzo dumasiano “La maschera di ferro” o a “Il principe e il povero” di Mark Twain, per trovare altri e diversi utilizzi di questo topos letterario. Neanche i fumetti ci hanno rinunciato, utilizzandolo ripetutamente. Ne segnalo solo qualcuno, chiedendo a chi mi legge di aiutarmi ricordandone altri che magari mi sono sfuggiti o al momento non mi vengono in mente.

Non posso cominciare che da Jacovitti, che ha fatto incontrare il proprio doppio a tutti i suoi principali personaggi. Il primo è stato forse il nerovestito Zagar. Nel cineromanzo “Zagar contro Zagar” pubblicato per la prima volta a puntate da Il Vittorioso (dal n. 52 del 1955 al numero 9 dell’anno successivo), il criminale avversario dell’arcipoliziotto Cip deve vedersela con i “colleghi” Cucco e Bacucco che, per poter spacciare le loro farfalle false, hanno deciso di fare la pelle (una volta di gatto, una volta di calabrone: questa storia è una delle più surreali e folli dell’autore termolese, che si scatena in giochi di parole a non finire e situazioni nonsense come l’orecchio che Zagar si strappa e incolla letteralmente alla parete per ascoltare cosa si dice dietro di quella, per non parlare dei personaggini infilati a corredo delle didascalie verticali, come la Suocera a Stantuffo o il Gonghista Mignolato) a tutti i farfallieri (cioè negozianti che vendono farfalle) della città.

Uno dei due malviventi, per sviare le indagini, decide di travestirsi da Zagar, incorrendo nelle ire di quest’ultimo e scatenando una inevitabile sarabanda di equivoci e situazioni esilaranti. “Lisca di pesce” ha replicato l’espediente narrativo qualche anno più tardi su Il Giorno dei Ragazzi, con “Cocco Bill contro Cocco Bill” (1960-61).


E infine su Il Corriere dei Piccoli con “Zorry contro Zorry” (1969). Nell’avventura del bevitore di camomilla, Jacovitti si diverte a giocare con il meccanismo del “protagonista allo specchio” costruendo una lunghissima gag dove questo avviene davvero.

Più originale l’uso del “doppio” nel Kinowa di Andrea Lavezzolo disegnato dal trio EsseGEsse. Lo sceneggiatore fa infatti indossare la maschera dell’uccisore di indiani dalle fattezze demoniache all’amico Long Rifle per tirare lo Scotennato fuori dai guai quando uno stregone, morente, ne svela al resto della tribù la doppia identità: l’apparizione del falso Kinowa lo smentisce e permette a Sam Boyle di salvaguardare il proprio segreto.

Per cambiare genere, anche in Diabolik non sono mancate le occasioni in cui qualcuno ha cercato di far cadere la colpa dei propri crimini sul Re del Terrore indossandone il costume, come per esempio nell’episodio “Duello fra criminali”.

Né difettano in casa Bonelli i casi di protagonisti che incontrano il proprio doppione. Di uno di questi mi sono occupato anche personalmente, facendo tornare nell’avventura di “Zagor contro Zagor” Olaf Botegosky, sosia dello Spirito con la Scure che Sergio Bonelli/Guido Nolitta aveva creato nei primissimi numeri della testata.

Anche su Tex, per opera del mago dei travestimenti Proteus, i pard devono vedersela con lo storico avversario.

Non ricordo casi di personaggi che incontrano il proprio doppio in avventure di supereroi (ma sicuramente ci sono stati) o nei relativamente pochi manga che ho letto, mentre nella BéDé, per esempio, una versione decisamente inedita la si trova in un episodio di Blake e Mortimer, “Le tre formule del professor Sato”, dove lo scienziato creato da Edgar P. Jacobs incontra se stesso in versione… robotica.


Manca all’appello (ma finché c’era Goscinny a scriverne le storie, non gli mancavano le idee per divertire i lettori senza ricorrere a questo usato espediente narrativo) un “Asterix contro Asterix”. Chissà che i nuovi autori non ce lo regalino in uno dei prossimi anni.

6 pensiero su “IL DOPPIO IN JACOVITTI, DIABOLIK, TEX E ZAGOR”
  1. Per i supereroi basta ricordare la lunghissima saga del clone che vede Spider-Man alle prese appunto con i suoi cloni creati dal nemico Miles Warren – Sciacallo. Ricordo anche che Cocco Bill incontra se stesso almeno tre volte, l’ultima si tratta davvero di un’altra versione del cowboy proveniente da una vecchia tavola in bianco e nero! Infine, Topolino affronta il suo doppio malvagio in una celebre storia di Gottfredson.

  2. Bell’articolo Marcello! Anche se, a dire il vero, non ho mai inteso il modo di manifestare le divinità in Omero nel senso del “doppio” come da te elencato negli esempi successivi.
    Gli esempi nel mondo dei fumetti, manga e videogiochi sono numerosissimi: Spiderman ha proprio il suo letterare e multibraccia Doppelganger, anche se mi è sempre piaciuto vedere Venom come il vero “doppio” di Spiderman anche se esteticamente diverso. I puffi hanno avuto il loro doppio, sia in una puntata in cui uno appariva da uno specchio, sia nell’episodio dei “puffi neri” contagiati. Gli X-men hanno avuto tutti il loro doppio. Ken il Guerrirero ha avuto Jagger che si spacciava per lui con tanto di sette stelle sul petto. Goku ha avuto Turles e Goku Black. Ryu di Street Fighter ha Evil Ryu. Star Trek ha il suo Mirror Universe fatto di controparti malvagie dei personaggi della serie regolare, Saint Seiya ha tutte le controparti “nere” dei cavalieri di bronzo etc.
    Qui tutta una serie di esempi e varianti in cui il topos si declina da tvtropes https://tvtropes.org/pmwiki/pmwiki.php/Main/Doppelganger

  3. Anche Bob Rock in “Alan Ford” ha avuto i suoi doppi, i suoi tre fratelli, un torero fifone, il mafioso Charlie Mozzarella, poi in una storia più recente …

  4. Il “doppio” camuffato esiste anche oer i saggi su Jacovitti, basta leggere i contenuti con attenzione!! Ma si può duplicare quanto già scritto da altri in saggi cartacei???Denari e Ezechiel sono seduti al Bistrot “ Chez lupo in fabula” , qui in place “Contrescarpe” ospiti della linea letteraria inaugurata nel saggio commemorativo di”100 anni con Jacovitti”, già bestseller in Cappadocia nel monastero dei frati sordomuti che hanno fatto anche il voto di non esprimere mai un parere al di fuori dei fioretti di San. Francesco, all’interno di una storia straordinaria di Franco Caprioli quale è “Rose fra le torri” risalente al 1944!!!La storia da riassumere sarebbe piuttosto lunga, quindi mi limiterò a fare una premessa di tipo cronologico partendo dalla lontana,, per spiegare la fuga in Irlanda, braccati ( io, Luca Boschi, Leonardo Gori e Denari legato e imbavagliato dentro ad un voluminoso portmantou accompagnato dal suo mentore in fatto di avvenimenti di genere poliziesco, mister Sherlock Holmes, “retired” da decenni, dedito all’allevamento di api nel suo eremo ubicato in una landa quasi irraggiungibile del Sussex e tornato in attività per supportare una strana indagine dell’alter – ego di Gori, un certo Arcieri……che spesso si può contattare nei panni di maitre cuoco a Parigi in rue Guisarde nel ristorante situato al n°13, Chez Fernand.
    “Roland, ehi, Roland!!” Scuoto l’amico che dorme beatamente sul divano di velluto rosso pompeiano, proprio sotto alla grande finestra che completamente aperta lascia entrare il rumore continuo del traffico che sfreccia sul boulevard sottostante, a due passi da porte Saint Cloud. Roland Topor apre gli occhi e guardandomi sorpreso sbadiglia e chiede:” ma che ore sono?”. Io indico il grande orologio a pendolo che sulla parete di fronte segna le 16,18. Ride sommessamente l’amico Roland e stirandosi un poco si mette a sedere sul divano, io subito prevengo le sue domande e dico in fretta:” ascolta bene questa storia che narrerò al presente, non in corsivo e in prima persona! Ecco si va ad incominciare! Mi schiarisco la gola e attacco: Denari è stato rapito e portato in Irlanda alla ricerca della tomba del Poeta Yeats”. Al sentire tali parole di speranza, Hugo Pratt si toglie la pipa di bocca, la osserva un poco e poi la batte per farne uscire la cenere ancora fumante. Guarda con aria quasi corrucciata Luca Boschi e Leonardo Gori che leggono alcune pagine del prima citato saggio di “ Cento anni con Jacovitti” e stanno contemporaneamente sorseggiando il famoso caffè irlandese che il Nostro ha imparato a fare con l’aiuto del fido maggiordomo O’ Gally compagno di studi di Denari,, reclutato nella contea di Clare dopo il famoso caso dei delitti delle scogliere di Moher, dove un centinaio di turisti finirono al cimitero per aver bevuto tazze di caffè alla panna con stricnina al posto del liquore; non si alza dalla comoda poltrona e si avvicina alla grande portafinestra, scosta la tenda di pizzo e guardando fuori sospira dicendo:” Tomaso mio carissimo, qui al n°42 de Lancry, un posto tranquillo di questo quartiere parigino a due passi dal famoso canale di San Martin, mi trovo bene, sento un’aura positiva che mi circonda, che mi rimanda alla mente ricordi di posti lontani da me visitati innumerevoli volte. Uno di questi è sicuramente l’Irlanda.
    Naturalmente potrebbe continuare… ma sento puzza di guai, meglio riaddormentarsi e cancellare dalla memorio il mio strano sogno!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *