Finto tonto? Vero furbo?

Sua madre Antonia, quando voleva offendere qualcuno, gli diceva “sei più scemo di mio figlio”, che lei considerava un “mostro d’uomo, non finito, ma soltanto abbozzato dalla natura”.

Non meno tenera, nonna Livia nutriva per il nipote il massimo disprezzo e gli rivolgeva la parola soltanto per rimproverarlo.

Quanto al prozio, l’imperatore Augusto, si limitava a scrivere di lui: “Il poveretto però è sfortunato! Infatti nelle questioni serie, quando non sragiona, riesce abbastanza a tirar fuori la sua nobiltà di spirito”.

Questa era dunque l’opinione che i parenti prossimi avevano di Claudio, nato il 10 agosto del 10 a.C. e diventato subito, suo malgrado, il “Calimero” della Gens Claudia, casata imparentata per vincoli matrimoniali con la famiglia Giulia, cui apparteneva lo stesso Augusto.

Fratello minore di Germanico, valoroso generale, Claudio ne sembrava in realtà la brutta copia, a partire dall’aspetto fisico.

Se il primo infatti era bello, atletico e slanciato, il fratello non solo aveva un corpaccione obeso che si reggeva a stento su due gambette rachitiche, ma era anche afflitto da balbuzie e tic nervosi che gli facevano tentennare di continuo il capo.

La fama di mentecatto gli consentì però d’arrivare sino all’età di 50 anni, attraversando indenne le tragedie della famiglia Claudia in tempi in cui poteva bastare un sospetto o una parola fuori luogo per finire sventrati, avvelenati o magari spediti a morire d’inedia su un’isoletta desertica tipo Ventotene.

Dopo tutto, che fastidio poteva dare uno così, che non faceva ombra a nessuno e s’accontentava di scrivere storielle o recitare le particine di rappresentanza che i parenti più potenti e fortunati di lui gli riservavano nelle cerimonie ufficiali?

Eppure il 24 gennaio del 41 d.C. furono proprio quelle che per mezzo secolo erano state le sue debolezze a fruttargli la conquista della corona imperiale.

Dopo che i pretoriani, stufi delle sue follie, ebbero ammazzato l’imperatore Caligola, pensarono che il personaggio più adatto a succedergli fosse suo zio Claudio che, mezzo stordito com’era, sarebbe risultato un semplice burattino nelle loro mani.

Prima di trovarlo, però, ci misero del tempo perché il poveretto, terrorizzato dal trambusto, si era nascosto fra le pieghe della tenda di una stanzetta del palazzo imperiale, venendo scovato per caso da un soldato che vide i suoi piedi fuoriuscire da quel nascondiglio di fortuna.

Temendo di venire ucciso, Claudio gli si gettò ai piedi implorando pietà, mentre l’altro, in una scena che ha del tragicomico, faceva la stessa cosa con lui acclamandolo imperatore.

Il giorno seguente il novello principe, in Senato, ricevette il giuramento di fedeltà dai rappresentanti dell’esercito, con ciò dando inizio a un regno che, per certi versi, avrebbe fatto ricredere tanti sulle sue capacità.

Il succo del discorso di Claudio fu più o meno il seguente: “Lo so che mi avete sempre considerato uno scemo, ma non lo sono. Ho soltanto fatto finta di esserlo ed è per questo che ora sono qui!”.

Come prima cosa decretò l’oblio perpetuo sui fatti accaduti in quei due giorni, abolendo tutti i provvedimenti presi da Caligola, ma insistendo anche sul fatto che i responsabili del suo assassinio venissero messi a morte per sancire il principio, a scanso di equivoci, in base al quale un imperatore non si uccide impunemente.

Nei quattordici anni in cui sarebbe rimasto al potere realizzò importanti opere pubbliche, quali la costruzione dell’acquedotto dell’Acqua Claudia, il porto di Ostia e il prosciugamento del Lago del Fucino, grazie alla costruzione di un canale emissario realizzato dall’opera di 30mila sterratori.

Per dimostrare che anche lui non era da meno rispetto ai suoi illustri familiari, nel 43 volle partire alla conquista della Britannia, sebbene non avesse mai fatto il soldato.

Dopo sei mesi e quando ormai lo si dava per morto, eccolo invece tornare a casa in trionfo.

Il suo vero punto debole furono le donne, perché a 50 anni suonati si risposò per la terza volta con un’avvenente adolescente che di nome faceva Messalina, famosa per la sua lussuria.

Se Claudio poteva anche accettarne l’infedeltà, il tutto però doveva avvenire nella massima discrezione, per evitare fastidiosi mormorii. Quando però lei, approfittando di una momentanea assenza del marito, sposò Sileo, il suo amante di turno, lo scandalo fu troppo grande e Claudio ordinò l’uccisione di entrambi.

Nemmeno un anno dopo, eccolo cedere alle grazie della nipote Agrippina, che, approfittando della debolezza di quell’uomo ormai infiacchito dagli anni, divenne imperatrice “de facto” riuscendo ad imporre al marito le proprie volontà.

Ottenuta l’adozione e la conseguente nomina a erede designato di Nerone, suo figlio di prime nozze, a discapito di Britannico, che invece di Claudio era il figlio legittimo, si dice che Agrippina gli abbia servito una pietanza a base di funghi velenosi, che lo mandò all’altro mondo il 13 ottobre del 54.

IL BRUTTO CLAUDIO E LA LUSSURIOSA MESSALINA
Testa bronzea dell’imperatore Claudio, British Museum





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