Alla fine degli anni trenta, Federico Fellini giunge a Roma con l’intenzione di fare il giornalista. Gli viene dato l’incarico di intervistare il famoso attore Osvaldo Valenti. Per questo motivo una mattina entra per la prima volta a Cinecittà. Si sta girando un film.
Fellini si ferma a osservare la troupe al lavoro e a un certo punto alza lo sguardo: “Lassù, a più di mille metri, su una poltrona Frau saldamente avvitata alla piattaforma della gru, con i gambali di cuoio, scintillanti, un foulard al collo di seta indiana, un elmo in testa e tre megafoni, quattro microfoni e una ventina di fischietti appesi al collo c’era un uomo: era lui, era il regista, era Blasetti” (Federico Fellini, Fare un film, Einaudi 1980).

Alessandro Blasetti per alcuni decenni è stato il regista per eccellenza del nostro cinema. Lo si deduce dal ricordo di Fellini, ma anche da ciò che disse Luchino Visconti: “Noi tutti registi italiani gli dobbiamo qualche cosa”.
La storia del cinema insegna che un regista in un determinato periodo della propria carriera può essere celebrato e ricevere premi ed elogi, per poi cadere nell’oblio. Spesso succede quando è ancora in vita, perché anziano e per la prolungata lontananza dal set.
Blasetti è un esempio, ma ce ne sono molti altri, italiani e stranieri.

Vediamo quali sono i registi che oggigiorno vengono colpevolmente poco ricordati o rischiano in futuro di essere dimenticati.

 

Una volta tutti usavano la farsa. Nel senso che buttavi fuori dalla scena un personaggio a calci, e questo cadeva sul posteriore nella scena seguente. Lo colpivi sulla testa con un’incudine, cosa che avrebbe dovuto ammazzarlo, e quello si rialzava solo rincretinito. Al posto della farsa, noi creavamo storie.

Hal Roach

https://www.youtube.com/watch?v=oMDNozAxhmE

 

Il dovere numero uno del regista di cinema è quello di attrarre il pubblico, di interessare il pubblico, di divertire il pubblico, indubbiamente questo a patto di non corromperlo, a patto di non ingannarlo. Ma anche il solo divertirlo è un eccellente scopo che il regista si può prefiggere.

Alessandro Blasetti

https://www.youtube.com/watch?v=i1h-eXnhfhE

 

Molti miei film, sebbene fatti per una grossa casa di produzione, sono stati in un certo senso film indipendenti. E la libertà è la cosa essenziale, la sola di cui nessuno possa fare a meno.

Vincente Minnelli

 

Quando faccio un film, ho la presunzione che se mi piace qualcosa, c’è abbastanza gente come me cui quella cosa piacerà, e per la quale vale la pena farla.

John Huston

 

Credo che il cinema possa essere fatto di parole. E lo penso da quando ho visto degli adattamenti riusciti di film tratti da piece teatrali, con dialoghi e attori eccellenti. Può funzionare. Basta che ci sia tensione tra i personaggi.

Satyajit Ray

https://www.youtube.com/watch?v=4wPZf5P7zB4

 

Credo profondamente in quel linguaggio essenzialmente visuale che è il cinema e arrivo a dire che un film dovrebbe essere compreso dagli spettatori anche se questi non conoscessero neppure una parola della lingua originale.

Joseph Losey

https://www.youtube.com/watch?v=ALa0MwtkdpY

 

Per fare un regista non ci vuole mica tanto: bastano le scarpe di feltro, il berretto di pelo o il cappuccio di paglia, il giaccone foderato di pelliccia per le riprese notturne, e un fischietto per far partire le comparse. Sono capaci tutti. Per pagare le tasse di un regista invece ci vogliono le simpatie dei produttori severi e intransigenti, ai quali è prudente e redditizio non obiettare niente.

Luciano Salce

 

Regista? Forse è un ottimo nome per un lavoro; offre l’idea di qualcuno in grado di orientare e comandare persone e realtà, ma il meglio che poi si possa fare alla fine è solamente un trucco.

Nicolas Roeg

 

Un regista cinematografico sa che il mezzo con cui si esprime riunisce in sé molte esperienze: da quella letteraria a quella propria delle arti figurative, a quella dello spettacolo teatrale: in uguale misura, quindi, dovrà frequentare i libri, la pittura, il teatro. Mi pare che l’unica frequentazione indispensabile a chi fa il cinema – a chi fa il teatro, la pittura, la letteratura – è quella delle idee, con tutto quello che tale frequentazione implica.

Elio Petri

 

La commedia qualche volta è vista come una nemica del dramma. Io ho sempre cercato di immettere delle situazioni drammatiche dentro la commedia e il trucco è riuscire a mantenere un equilibrio tra questi elementi.

Richard Rush

 

Quando faccio un film mi interesso più alla gente che lavora con me che al film in sé, al cinema. Per me la realizzazione di un film è qualcosa che coinvolge tutti coloro che vi partecipano. Non penso mai a me stesso come regista (infatti credo di essere uno dei peggiori registi esistenti): io non conto, non faccio nulla. Sono responsabile del film nella stessa misura in cui ne sono responsabili tutti gli altri che vi partecipano e vi vogliono esprimere se stessi e sentono questa loro partecipazione al film come essenziale.

John Cassavetes

 

Il movimento è forse ciò che caratterizza la mia regia e la mia direzione degli attori. Sono l’uomo che ha fretta, che ama la rapidità, mi piace girare velocemente. Una bicicletta deve avanzare per restare dritta. Fermarsi, significa morire, questa è la mia filosofia. La vita non esiste senza il movimento.

Philippe De Broca

 

Preferisco vedere la censura come stimolo a essere creativo, a esprimere i miei sentimenti e a protestare celatamente, e quindi forse anche nell’immaginario.

Jan Švankmajer

https://www.youtube.com/watch?v=SO57xgQWuvs

 

Nel documentario, la drammaturgia è realizzata e prodotta dalla realtà. Nel cinema di finzione hai la possibilità di alterare, modificare, trasformare la realtà in qualcos’altro, di dare a essa una forma e di plasmarla come vuoi. È un vecchio dibattito della storia dell’arte. Molte persone vogliono che l’arte sia al servizio della realtà. Penso però che alcuni artisti vogliano mostrare le cose per come le vedono attraverso i propri occhi. Io non ho mai fatto e mai farò un film che sia realistico.

Jean-Jacques Beineix

 

Per quanto riguarda i film, avere una lunga fase di preparazione non è affatto produttivo, perché lavorandoci per molto tempo, non si riesce più a cambiare nemmeno le cose che si sa che andrebbero cambiate. Il mondo intorno cambia, anche la tecnologia cambia, ma si rimane legati al progetto iniziale anche se è datato.

Mamoru Oshii

 

Il cinema è stato “un regalo” al totalitarismo, un supporto ai regimi quando arrivavano a maturazione. Il cinema fa la stessa cosa del dittatore: dice al pubblico “masticate, consumate senza pensare, pagate, e poi andatevene!”.

Aleksandr Sokurov

 

Un film non è un tunnel in cui barricarsi ritirandosi da tutto. A un certo momento deve ricongiungersi all’esperienza della vita.

Leos Carax

 

Uno dei miei registi contemporanei preferiti è Steven Spielberg. Lui dice spesso: “Lasciamo che sia lo spettatore a decidere dove guardare. Può guardare in punti diversi del quadro. Ma si può guidare il suo sguardo grazie alla composizione”. Così cerco sempre delle posizioni originali in una scena.

John Singleton

https://www.youtube.com/watch?v=WT4bGZoQ2-k

 

 

Un pensiero su “I REGISTI DIMENTICATI IN 18 SEQUENZE”
  1. Solitamente non amo “l’intera carriera” di NESSUN regista (neppuere di quelli che potrei definire i miei prediletti, che so, King Vidor, Alberto Lattuada, Pietro Germi, Roger Vadim, John Milius, Alfred Hitchcock, ecc.).

    In relazione a quelli qui citati, beh, di Vincente Minnelli raccomanderei il curioso e oggi quasi dimenticato “12 metri d’amore” (The Long Long Trailer, 1954).

    Di Luciano Salce andrebbe riscoperto soprattutto “Come imparai ad amare le donne” (1966), “Le pillole di Ercole” (1960) e il sottovalutato “Professor Kranz tedesco di Germania” (1978) [che in un primo momento avrebbe dovuto essere alquanto differente, più sexy e più lungo, ma la versione finale fu purtroppo tagliata e accorciata malamente, tanto che i nomi di alcuni attori/attrici presenti solo nella prima versione compaiono ancora nei titoli di testa o di coda della brutta edizione che oggi gira in tv!].

    Di Philippe De Broca assolutamente da recuperare “Il cavaliere di Lagardère” (Le Bossu, 1997).

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