Riprendiamo il discorso sulle attività teatrali della Goliardia di Torino, sviluppato in un precedente articolo su Ovidio Borgondo Cavur e la rivista studentesca Tra gonne e colonne del 1928. Nel 1930 gli autori della rivista, tra i quali i fratelli Bobbio, si erano ritirati perché impegnati nei loro studi onde conseguire al più presto la laurea, e Norberto Bobbio, che sarà un famoso uomo di cultura e filosofo, ne prenderà due.

Riccardo Morbelli, invece, restava saldo al suo posto e aveva portato con sé un compagno, Angelo Nizza, studente di scienze politiche due anni più vecchio, magro, ossuto, nero di capelli, tutto il contrario di Riccardo che era biondo e paffuto. I due si completavano alla perfezione: dire Nizza-Morbelli diventerà ovvio come dire Stanlio e Ollio.

La nuova rivista si intitola Come me la godo. Sponsor dello spettacolo sempre il Guf (Gruppi universitari fascisti), malgrado ciò nei copioni delle riviste goliardiche non compariranno situazioni legate al regime fascista. La Goliardia usava il fascismo, ma non si faceva dominare né influenzare. A Torino non c’erano manifestazioni di aperto dissenso e insofferenza come a Padova. In compenso esisteva un nucleo di “non collaborazione” e di satira ben collaudato, diretto da una personalità più che carismatica, proprio Ovidio Borgondo “Cavur”.

I QUATTRO MOSCHETTIERI DI NIZZA E MORBELLI
Locandina di “Come me la godo!”, firmata Zar (Nizza) e Rich (Morbelli)



Questo era il motivo cantato che dà il titolo dello spettacolo.

Se per caso un bel tipino/ mi succede d’incontrar,/ me lo porto al Valentino/ per potermi sollazzar./ Mentre lei sussurra: – Caro,/ cosa tieni in tasca, un chiodo?/ Come me la godo! Come me la godo!// Quando all’ultima sessione/ un esame vo’ tentar,/ e ho la tragica impressione/ che mi vogliano bocciar;/ se per caso un diciottino/ so buscarmi anche di frodo:/ Come me la godo! Come me la godo!// Quando misero e spiantato,/ triste vo’ per la città,/ e nel mentre, inaspettato,/ giunge il vaglia di papà,/ per la gioia immantinente/ di letizia in cuore esplodo:/ Come me la godo! Come me la godo!// Rincasando a mezzanotte,/ senza soldi e triste in cuor,/ trovo alfine una cocotte/ che mi dona un po’ d’amor;/ se le brucio la pagliuzza/ e in silenzio filo ammodo,/ Come me la godo! Come me la godo!// Se alla bella mia Torino,/ Dopo un viaggio d’oltre mar/ fo’ ritorno, e al Valentino/ posso alfine passeggiar/ io, felice e contentone/ canto ed urlo ad ogni modo:/ Come me la godo! Come me la godo!// Quando vedo la rivista/ dei goliardi mattacchion,/ che fa gaia ogni alma trista/ coi suoi lazzi e le canzon,/ la gioconda giovinezza/ benedico e ognora lodo:/ Come mela godo!

Il regista degli spettacoli goliardici sarà d’ora in poi Riccardo Massucci. Costui nasceva figlio d’arte nel 1879; il padre, Filippo Massucci, era un coreografo e ballerino romano, la madre, Luigia Lelio, siciliana, era ballerina e attrice. Riccardo nacque durante una tournée a Finale Emilia, e visse l’infanzia tra i palcoscenici, iniziando a fare qualche particina all’età di cinque anni. Cresciuto, cantava e recitava nel teatro leggero e nell’operetta. Nel 1908 fu scritturato nella compagnia Maresca, che seguì fino in Sud America.

I QUATTRO MOSCHETTIERI DI NIZZA E MORBELLI
Da sinistra: Nizza, Massucci e Morbelli



A trentasette anni era direttore artistico, e portò in scena La danza delle libellule, operetta di Franz Lehar, l’autore della celeberrima Vedova allegra. Ma costui, essendo ungherese, non poteva comparire come autore in Italia, allora in guerra con l’impero Austro-Ungarico. L’operetta dovette così essere rimaneggiata e italianizzata, fu questo il primo grande successo di Massucci, che per la prima volta aveva portato in teatro una danza sui pattini, e aveva scritto le parole delle canzoni su una striscia che passava tra due rulli, in modo che il pubblico potesse cantare insieme agli attori.

Fece la vita nomade dell’uomo di spettacolo, finché non si fermò a Torino dal 1929, soprattutto per assicurare una vecchiaia tranquilla ai suoi genitori.

Venne poi a contatto con la radio, che proprio allora stava iniziando le trasmissioni quotidiane. Alla radio, Massucci organizzò la trasmissione delle musiche operettistiche, dirette dal giovane maestro Cesare Gallino. Nel Maggio del 1929 la radio italiana trasmise la prima operetta completa, Il paese dei campanelli, e per un decennio venne diffusa un’operetta alla settimana.

Nizza e Morbelli vennero in contatto con Riccardo Massucci. Forse attraverso il fratello, Gaetano Massucci, che era l’appaltatore delle luci nei teatri torinesi. La cosa ebbe un doppio sviluppo, Nizza e Morbelli furono introdotti in radio, e Massucci diventò regista delle riviste goliardiche. Prima fra tutte, proprio Come me la godo.

Nel 1933 il titolo dello spettacolo è Meglio un asino vivo, e il motivo principale segue un certo distacco dagli studi accademici:

“Con la laurea a nulla si approda/ lo studente è passato di moda/ e piuttosto che studiar/ meglio al foot-ball è giocar./ Meglio è far la cocottina biricchina// L’ingegnere ha trecento mensili/ l’avvocato ha le paghe più vili/ se non pagan negli impieghi,/ la Juventus e il Turin/ a chi gioca dà molti quattrin.

Rit.- Gioventù/ diserta è l’università/ laggiù dovrai sempre aspettar/ che mandi il vaglia di papà./ Gioventù/ se ascolti me non studi più/ alla miseria scamperai/ felice ognor sarai”.

Nizza e Morbelli si erano laureati e avevano trovato lavoro. Il primo faceva praticantato di giornalismo al quotidiano La Stampa, che aveva la redazione in Via Roma angolo Via Bertola, attaccata alla galleria San Federico. Il secondo si era impiegato alla Reale Mutua Assicurazioni, in via Corte d’Appello, davanti ai tribunali. Entrambi non guadagnavano più di 400 lire al mese.

Per fortuna Massucci li faceva lavorare per la radio, e già nel 1933 avevano scritto una serie da recitare. Si trattava del primo programma per ragazzi concepito in Italia: le avventure di Topolino, il personaggio di Walt Disney. Prima Nerbini e poi Mondadori pubblicarono il fumetto e sponsorizzarono la trasmissione, ma la cosa durò solo qualche mese dato Topolino che era troppo infantile per un vasto pubblico.

Venne allora pensata la riduzione di un classico della letteratura. La scelta cadde sui romanzi di avventura di Alessandro Dumas e sul ciclo dei moschettieri. Nizza e Morbelli pensarono la cosa in chiave goliardica, come già avevano parodiato i Promessi sposi in Meglio un asino vivo, e fecero centro.

I loro moschettieri agivano in un’epoca mista tra i personaggi seicenteschi e quelli attuali, così avevano a che fare anche con i divi del cinema di Hollywood e i letterati italiani studiati nelle scuole, come Manzoni e Carducci, oppure frequentavano le opere liriche e i casinò, arrivando a precorrere Federico Fellini e il suo Satyricon con una scena di baccanale.

Le trasmissioni de I Quattro moschettieri iniziarono alle 13,05 del 18 ottobre 1934. Non basta dire che furono un successo travolgente, bisogna spiegare. Soprattutto occorre far capire cos’era un radiodramma, perché pare che oggi non se ne facciano più. Alla parte recitata a voce bisognava abbinare i rumori attinenti, ma ai tempi la registrazione di questi effetti non era sodddisfacente attraverso i dischi in bachelite, così bisognava creare i suoni sul momento.

I QUATTRO MOSCHETTIERI DI NIZZA E MORBELLI
“I Quattro Moschettieri” con i divi di Hollywood. Il moschettiere Aramis bacia la mano di Greta Garbo



Il mago dei rumori nella radio appena nata era Massucci: certe sue trovate erano semplicissime e veramente efficaci. I duelli di spade erano ottenuti picchiando tra loro dei coltellini da frutta, lo zoccolio dei cavalli battendo insieme la parte cava di mezzi gusci di noci di cocco, il galoppo tamburellando le dita su un compensato o una masonite. Se scoppiava un temporale, il diluvio era ottenuto agitando una catena dentro un cassetto. I tuoni con una lastra metallica sbattuta. La risacca del mare erano manate di ceci secchi fatte cadere su una grancassa, i rintocchi che suonavano la mezzanotte provenivano da una forchetta d’argento percossa mentre era legata al microfono con un filo da cucire, un reggimento di soldati in marcia erano due sacchetti di tela riempiti di piombini e alternativamente alzati e abbassati su un tavolo.

Massucci, inoltre, sapeva imitare il nitrito del cavallo, il muggire della mucca, il chiocciare delle galline, il cantare del gallo la mattina, il grufolare del maiale, il ruggire del leone, lo strillare delle scimmie.

I Quattro moschettieri incontrano il dottor Faust e Mefistofele



I Quattro moschettieri sono ricordati ancora oggi per il concorso a figurine, che diventò una vera e propria mania. Fu il primo concorso a premi che si fosse mai visto. I Moschettieri piacevano ai grandi per la loro carica umoristica e ai bambini per le figurine, belle e spiritose perché disegnate da Angelo Bioletto, futuro disegnatore di Topolino. Ottenere le figurine e avere i premi però era roba da grandi, infatti le immaginette venivano date comprando la pasta e i dolciumi, e in cima alla scala dei premi c’era la Fiat 500 “Topolino”, piccola ma ambitissima macchinetta.

Le voci dei moschettieri in costume: Athos è Nunzio Filogamo, Arlecchino è Massucci



Il fatto che certe figurine come “Il feroce Saladino” e “La bella Sulamita” fossero rarissime forse era voluto dagli sponsor, perché solo completando diverse serie di cento figurine si potevano ottenere i premi. Stampare pochi esemplari di una certa figurina metteva al sicuro dal dover dare troppi premi. Ma  ecco che certi falsari, invece di stampare banconote, trovarono più redditizio riprodurre feroci Saladini. Il motivo era l’esistenza di una “borsa” delle figurine, nella quale le più rare costavano diversi biglietti da cento lire.

“Il Feroce Saladino”, una figurina introvabile



Alla fine nel 1937 intervenne Mussolini stesso. Lui voleva che gli italiani si appassionassero a cose virili e guerresche, non a futili pezzettini di carta. Emise un decreto che eliminava la pubblicità radiofonica, e quindi nessuna trasmissione poté più essere sponsorizzata commercialmente. Con rammarico degli ascoltatori, la trasmissione dei Quattro moschettieri cessò il 28 marzo 1937, e le figurine pagate piccoli capitali divennero carta straccia.

Gli scrittori famosi caricaturati da Bioletto. Dall’alto a destra: Pitigrilli, Foscolo, De Amicis, Capuana, Leopardi, Papini, Guido da Verona, Zola, Carducci, Manzoni, Giacosa, Alfieri, D’Annunzio, Pascoli, Deledda, Victor Hugo



Nizza continuerà a essere giornalista per La Stampa e La Gazzetta del Popolo, poi diventerà direttore artistico del casinò di Sanremo, dove lavorerà con Nunzio Filogamo, che nel radiodramma interpretava il raffinato moschettiere Aramis, e nel dopoguerra organizzeranno i primi festival della canzone dove vinceranno le canzoni melodiche di Nilla Pizzi.

Morbelli scriverà molti altri testi per la radio, e poi per la tv. Sarà pure paroliere di canzoni di successo come Sulla carrozzella, cantata da Odoardo Spadaro; La canzone del boscaiolo, Ba… ba… baciami piccina, cantata da Alberto Rabagliati, e tradusse in italiano Tuli tuli tulipan, il miglior successo del Trio Lescano. Con Nizza comporrà il valzerino che diventerà la sigla della pubblictà della China Martini nei caroselli.

La caricatura degli autori: da sinistra Nizza, Morbelli e Massucci (disegno di Bioletto)



Nizza e Morbelli pubblicarono insieme, nel 1948, il Dizionario enciclopedico dell’amore, che venne sequestrato e dovette sottostare a processo per oltraggio al pudore. Questo fu causato da battute come: Demi vierge – Un libro che si scorre senza tagliare le pagine. Eunuco – Mestiere per il quale bisogna essere tagliati.  Incesto – Quattro salti in famiglia, magari sul letto. Libidine – Il rompete le righe dei sensi. Vegetariani – Inventori della favola che i bambini nascono dai cavoli.

Le ultime due trasmissioni in tv saranno nel 1964, Il Corrierino della musica, condotto dal quartetto cabarettista dei Gufi, e, nel 1965-66, Il Telecruciverba. Morbelli trovò un ragazzo siciliano debuttante, adatto per interpretare le numerose scenette del programma: Pippo Baudo. Purtroppo nello stesso 1966 Morbelli morì prematuramente, mentre il compagno Nizza era scomparso nel 1961.

Massucci dirigerà gli spettacoli goliardici fino al 1939. Continuerà a essere la personalità più in vista di Radio Torino anche durante la guerra. Non riusciranno a farlo tacere nemmeno le bombe, che distruggeranno la sede della radio il 18 novembre 1942. In poche ore Massucci riuscì a mettere in funzione un nuovo studio e a trasmettere senza variare il programma stabilito.
Farà il regista di trasmissioni Rai fino al 1955. Non si ritirerà che nel 1961 a più di ottant’anni, e ancora dirigeva il notiziario regionale Bondì-cerèa.

Egidio Storaci, amico e collaboratore di Massucci, maestro di musica attivo sia nelle riviste goliardiche sia in radio nei Quattro Moschettieri, ebbe la casa distrutta quello stesso 18 novembre. Abitava in corso Duca di Genova (poi corso Stati Uniti) angolo via Gioberti. Ma tutte le sue musiche le teneva bene a mente, infatti nel 1954 si rivolgeranno a lui per una sigla da applicare al telegiornale della prima tv italiana. Storaci adattò gli “squillacci”, che erano proprio la sigla dei Quattro moschettieri di vent’anni prima e ancora si sentono all’inizio del Tg1 Rai.


Testi

– La Goliardia, Ovidio Borgondo “Cavur”, Roberto Chiaramonte editore 2004.

–  I 4 moschettieri di Nizza e Morbelli, Perugina-Buitoni 1935.

– Nizza & Morbelli, 2 Anni dopo, Perugina-Buitoni 1937.

– Cento anni dalla nascita di Riccardo Morbelli, comune di Acqui Terme 2007.




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