Chi è un nerd? Secondo il dizionario la parola nerd indica una persona con scarsa propensione alla socializzazione e alle discipline sportive, di presenza insignificante e patita di tecnologia.
Secondo l’immaginario collettivo un nerd è il secchione vestito fuori moda, occhialuto e brufoloso, che parla di cose comprensibili solo ai suoi simili. Ma la lingua e la società cambiano.

Il nerd in gilet e mocassini, occhiali spessi, capello antiquato è un’immagine relegata agli ultimi anni dello scorso millennio. Oggigiorno quella nerd è una subcultura che affiora di prepotenza sostenuta da fumetti, cartoon, giochi, giocattoli, videogames… un calderone che possiamo anche chiamare cultura geek.

Tenterò di fare un quadro generale del percorso nerdistico italiano, quindi i passi che hanno portato i nerd dall’essere sfigati all’essere di moda.

LA GENESI

Ci troviamo in un periodo tra gli anni ottanta e i novanta.
Cartoon e fumetti sono ancora considerati roba per bambini. Anche se la Disney sforna capolavori come “La Sirenetta”, “La Bella e la Bestia”, “Aladdin” eccetera, e anche se in tv ci sono opere del calibro di Batman: The Animated Series, Animaniacs, Il mistero della Pietra Azzurra.
Se li guardi sei uno sfigato o, se ti va bene, sei semplicemente immaturo.
Ci sono rare eccezioni: la Disney che fa il colpaccio con “Il Re Leone” (applaudito per la trama e l’uso della cgi) e i videogiochi, sempre più tollerati. Perché avevano calcio e Formula 1, da poter intermezzare con un platform: bastava semplicemente avere interessi da grandi, all’età in cui si cresce e bisogna pensare ad altro.

LA PLAYSTATION

Proprio i videogame ci traghettano verso il prossimo passo.
L’arrivo della Playstation Sony segna lo sdoganamento dei videogiochi. Si organizzano tornei di Pro Evolution Soccer, ci sono quindicenni odierne che si chiamano Lara per le tette di Lara Croft su cui all’epoca si segavano i futuri genitori.
Le sale giochi chiusero via via, ma il genere ludico rimase nelle case, tra amici e cd masterizzati.

Lara Croft del videogioco Tomb Raider

I MANGA

L’evoluzione italiana del culto del fumetto giapponese meriterebbe un discorso a parte.
Diciamo che, se nella prima metà degli anni novanta i manga iniziarono a diventare una moda, il tutto era visto ancora come una stravaganza.
Pian piano si intuì che c’erano, tra quelle giapponesi, opere maggiormente rivolte a un pubblico adulto diverso da quello dei comics americani (considerati retaggio dei nerd più sfigati).
Spesso però “genere adulto” sembrava dover per forza significare sesso e violenza.
In tv c’era l’esempio di Ken il Guerriero, che fin dal suo arrivo alla fine degli anni ottanta stravolse tutto.

L’anime horror Ninja Scroll

DRAGON BALL

Passato prima su Junior Tv in edizione priva di censure, Dragon Ball venne ridoppiato da Mediaset che ne intuì il potenziale.
Su Junior Tv, Dragon Ball era affiancato da Street Fighter II V e Virtua Fighter per infarcire l’ondata nippo-modaiola, quando arrivò su Italia 1 divenne un caso nazionale. Il che ci traghetta negli anni 2000, con il clamoroso successo su tutte le fasce d’età, anche quelle più mature.

Dragon Ball, il personaggio più multimediale di Akira Toriyama

I SIMPSON E I LORO SIMILI

Il grosso pubblico iniziò a comprendere che non necessariamente i cartoni animati erano robette da bambini, e gli onnivori che non si lasciavano sfuggire nulla recuperavano i titoli cult nella fascia pensata per una platea di ragazzi grandi: Lupin III era tra questi. Ma lo stesso slot prepomeridiano portava anche il segno dei cartoon “scorretti” made in Usa, come i Simpson, Futurama e i Griffin.
Timidamente anche chi voleva fare il cresciuto a tutti i costi poteva dire pubblicamente di vedere qualche serie animata senza passare per una mammoletta. Un grande passo avanti, dato che prima chi guardava cartoons non lo poteva ammettere.

Homer Simpson e la sua gente

IL SIGNORE DEGLI ANELLI

Peter Jackson trasforma i tre libri di Tolkien in altrettanti film, e il fantasy (che fino ad allora era l’esempio massimo del mondo per minorati) diventa improvvisamente cult.
Frotte di persone acquistano i gadget del Signore degli Anelli, tra cui l’anello con le incisioni elfiche, mentre si inizia a sdoganare il fenomeno del cosplay: una carnevalata made in jap che vuole i fan vestiti dei loro beniamini.

La Compagnia dell’Anello

I COSPLAYER

Se prima si rischiava di passare per deficienti a vestirsi da Sailor Moon o City Hunter, agli inizi del 2000 il cosplay è già una moda. Sui treni per il Lucca Comics ci si poteva imbattere in qualcuno vestito come il vostro eroe d’infanzia, e presto il fenomeno esce dal confine manga/anime/videogame per abbracciare anche serialità e cinema dall’America.

 

I GDR(V)

Sorte parallela tocca ai giochi di ruolo dal vivo, evoluzione di un feticcio che era ancora confinato a sparuti circoli di amici da maltrattare: il gioco di ruolo vero e proprio.
Quello dal vivo mixa storie e avventure con il cosplay e non è raro iniziare a vedere nelle città italiane persone vestirsi da vampiro à la Lestat o da guerriero ispirato alla saga di Tolkien.

 

IL CASO KILL BILL

Gli anni 2003 e 2004 segnano un altro grande cortocircuito: Quentin Tarantino, il re della rinascita hollywoodiana e di un riscoperto cinema bis, utilizza una sequenza animata nel suo nuovo film Kill Bill.
Nel frattempo anche l’animazione giapponese compie ulteriori passi avanti, anche se c’è sempre chi confonde anime con manga. Ma fa lo stesso: è moda.

Il cartone animato all’interno di Kill Bill

LE DARKETTONE E BURTON

Tra i registi presi a modello-nerd c’è Tim Burton, che diventa subito appannaggio degli emo, darkettoni imbellettati, e delle gothic lolita in cerca di mondi oscuri. Anche qui gadget a gogo (borse, spille…) e cosplay o vestiti ispirati a questi mondi, da miscelare con le ennesime nuove influenze jap.

 

ONE PIECE E NARUTO

Le fiere tematiche sono ormai uno show consolidato che non attirano più morbose (o peggio, canzonatorie) curiosità da parte degli altri. Si tratta ormai di una sorta di Gay Pride del fumetto.
Titoli come One Piece e Naruto diventano svaghi di una nuova generazione, che li legge in edicola e li guarda in tv, e che cresce con l’idea di normalità per queste passioni.

Naruto dal manga all’anime

THE BIG BANG THEORY

Mentre torna anche in auge la cultura dei comics americani, anche e soprattutto grazie al cinema, la figura nerd/geek viene del tutto normalizzata con il processo di autoironia messo in atto dalla serie televisiva The Big Bang Theory. I nerd sono moda e normalità: gli sfigati iniziano a essere, ormai, coloro che non conoscono nulla di questi universi.

Sheldon e i suoi amici di Big Bang Theory

GENERAZIONE NOSTALGICA

Recuperare il passato, sconosciuto per i nuovi o snobbato scioccamente anni prima dai vecchi, è uno dei passi che porta all’attuale retronostalgia.
Un calderone pop dove vive qualunque cosa, dove tutto è citazione: lo certifica Steven Spielberg con il recente film citazionista Ready Player One.

COSA SARÀ DEI NERD?

E quindi si può ancora parlare di nerd? Un nerd è e deve continuare a essere lo sfigato da sfottere, oppure la sua figura è effettivamente mutata nel tempo, così come cambia l’intera società?
La gente che fa culti religiosi di prodotti pop come The Walking Dead, Game Of Thrones e videogame vari è nerd o solo modaiola?
Ho visto indossare maglie con vignette di Diabolik da chi Diabolik non sa manco chi sia.
Ci si chiedeva se questa fosse una rivincita per chi ha da sempre amato certe opere.
Ci si chiedeva se un nerd è colui che è disposto a essere emarginato per le sue passioni.
Quale sarà la prossima tappa, quando questa moda finirà? L’indifferente normalità dell’essere nerd e del loro mondo?

 

 

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