A seguito alla pubblicazione del saggio The seduction of the innocent scritto dal famigerato psicologo Fredric Wertham vengono banditi dai fumetti americani mostri come gli zombi, i vampiri e i licantropi, insieme a ogni forma di violenza esplicita.

Nel 1955 molte testate chiudono portando al fallimento le case editrici. Quelle poche che riescono a sopravvivere non se la passano molto bene nella seconda metà degli anni cinquanta.

I MOSTRI CHE HANNO CREATO LA MARVEL

Tra le fortunate c’è la Atlas, che, in seguito, per una serie di eventi è costretta a rivolgersi alla rivale Dc Comics per la distribuzione dei suoi albi. La Dc accetta a patto che Martin Goodman, editore della Marvel, pubblichi solo otto titoli al mese (quota che negli anni sessanta si alzerà con l’aumento delle vendite).

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Martin Goodman decide di pubblicare solo bimestrali, per portare il numero totale degli albi a sedici.
Nel 1959 gli albi pubblicati sono 4 western (Kid Colt Outlaw, Two-Gun Kid, Gunsmoke Western e Wyatt Earp), 3 commedie con ragazze protagoniste (Millie the Model, Patsy Walker, Patsy e Hedy), 2 sentimentali (My Own Romance e Love Romances), 1 bellico (Battle) e ben 6 albi di alieni e mostri assortiti: Tales of Suspense, Tales to Astonish, Strange Tales, Journey into Mistery, Strange Worlds e World of Fantasy.

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Martin Goodman si accorge che gli albi con grandi mostri in copertina vendono molto di più di quelli impostati sulla classica iconografia della fantascienza a base di tute spaziali, astronavi e piccoli alieni dalle orecchie a punta. Così chiede a Stan Lee, direttore della casa editrice, di buttarsi a corpo morto sulle storie di mostri.
Mostri d’invenzione, per non ricadere nella censura come era successo a zombie e vampiri.

Le storie appaiono soprattutto su Tales of Suspense, Tales to Astonish, Journey into Mistery e Strange Tales tra l’inizio del 1960 e i primi mesi del 1962, realizzate principalmente dalla coppia Stan Lee e Jack Kirby.

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I due iniziano a collaborare con un procedimento che non è ancora il cosiddetto “metodo Marvel”. Lee passa le idee a suo fratello Larry Lieber (il vero nome di Stan Lee è Stanley Lieber), che lo sceneggia. Infine Jack Kirby disegna la storia e, in genere,  Dick Ayers la inchiostra.

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Nonostante le storie vengano create rapidamente (Larry Lieber racconta che Kirby poteva disegnare sei pagine di questi fumetti in un solo giorno) e che siano saldamente all’interno dei vincoli del genere, molte di esse contengono un elemento di immateriale magia creativa che fa presagire l’imminente creazione dell’universo Marvel. Infatti, queste storie sono le ultime del periodo Atlas.

 

Il numero delle pagine

Le storie di mostri nascono ricalcando certi schemi della produzione degli anni cinquanta, resi famosi soprattutto dalla Ec Comics.
All’inizio sono episodi di poche pagine. Via via che il successo arride a queste storie il numero delle pagine aumenta, “Trull! The Inhuman!”, apparso su Tales to Astonish n. 21 del luglio 1961, ne ha tredici.

Con il tempo si arriva a episodi lunghi, suddivisi in capitoli che si aprono con splash page. Come “I Created the Colossus!”, Apparso su Tales of Suspense n. 14 del Febbraio 1961, che raggiunge le 18 pagine.

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Stan Lee, portato ad aumentare il numero delle pagine delle storie da una sorta di urgenza creativa, non è sicuro che la cosa sia gradita ai lettori e chiede il loro parere in un nota a termine di questo stesso fumetto: “Preferite le storie lunghe o quelle corte?”.

La risposta deve essere stata positiva, perché viene costruito lo schema che sarà quello delle prime storie dei Fantastici Quattro: una storia di una ventina di pagine suddivisa in capitoli.

 

Lo schema delle storie

Le storie di mostri della Atlas assomigliano ai pezzi blues. Sono tutte variazioni, a volte geniali, all’interno di uno schema che si ripete invariabilmente uguale a se stesso. L’ossatura dello schema ha origini antiche, risale forse ai racconti di mostri del medioevo.

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Il mostro nasce o si risveglia o viene costruito. La nascita ha spesso connotati mistici che pongono il mostro in una dimensione sovrumana.
Il mostro viene a contatto con il genere umano ed è un contatto quasi sempre drammatico, fatto di distruzione, terrore, rabbia primordiale, paura. (Una tradizione che, vista più da vicino, parte da Frankenstein e arriva a Godzilla passando per King Kong. Per i particolari vedi QUI – NdR).

Gli umani cercano di combattere il mostro con le armi che hanno a disposizione, come aerei, navi, cannoni, ma niente sembra poterlo fermare.
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Quando tutto sembra perduto, arriva un singolo uomo, spesso un uomo di scienza, che invece della forza utilizza l’intelligenza e inganna il mostro avendo la meglio.
È lo stesso schema che verrà utilizzato per le prime storie dei Fantastici Quattro.

 

La forma del mostro

L’aspetto del mostro deve suscitare paura. La paura delle cose o degli animali di grandi dimensioni è una delle più ataviche, ed ecco che pressoché tutti i mostri della Atlas sono giganteschi.I MOSTRI CHE HANNO CREATO LA MARVEL

Qualche volta la forma del mostro ricorda quella di un animale, come scimmie, orsi o lucertole. Più spesso è un ibrido dato dalla fusione di due o più animali, in alcuni casi è il risultato di un incrocio tra un uomo e un animale.

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Le forme più strane si hanno quando la sostanza del mostro non è neppure animale, ma è fatto di lava, fumo o elettricità.

In ogni caso, quasi sempre i mostri sono antropomorfi, anche nelle peggiori trasformazioni rimane qualcosa di umano: delle gambe, degli occhi, delle grandi mani.

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Spesso si tratta di una umanità deforme, talvolta con qualcosa in più del normale, talvolta con qualcosa in meno, quasi sempre con delle deturpazioni che ne accentuano l’aspetto mostruoso.

 

La sostanza dei mostri

Elemento di grande fascino è la sostanza di cui i mostri sono fatti. Spesso gli autori prendono spunto dai quattro elementi: terra, fuoco, aria e acqua (come gli stessi componenti dei Fantastici Quattro – NdR); e dai tre regni della natura: minerale, vegetale e animale.

Diablo (Tales of Suspense n. 9 del maggio 1960) è una specie di nuvola antropomorfa fatta di fumo, Gor-Kill (Tales of suspense n. 12 del novembre 1960) è un gigante liquido costituito da acqua, Dragoom (Strange Tales n. 76 del marzo 1960) è una massa ardente di puro fuoco. Sserpo, Two-Headed Thing, Rommbu e Monsteroso sono solo alcuni dei numerosi giganti di pietra che hanno preceduto il personaggio della Cosa dei Fantastici Quattro.

Groot (Tales to Astonish n.13 del novembre 1960) è una specie di pianta umana fatta di legno, che nel terzo millennio conoscerà un inaspettato successo al cinema come membro dei Guardiani della Galassia.
Blip (Tales to Astonish n.15 del gennaio 1961) è fatto di elettricità pura, mentre Molten Man è un mostro di lava fusa. Innumerevoli sono i mostri derivati dal mondo animale, i più terrificanti sono quelli derivati dagli insetti.

 

La nascita dei mostri

La nascita del mostro avviene con modalità codificate. Essenzialmente i mostri di questi racconti sono alieni provenienti da altri pianeti o sono generati dall’effetto delle radiazioni oppure ancora sono il risultato di esperimenti effettuati dall’uomo.

La provenienza extraterrestre di una buona quota di mostri non fa che confermare quanto la paura degli invasori spaziali fosse uno dei temi più in voga nelle storie di fantascienza, nei romanzi come nei film, degli anni cinquanta e sessanta.

Dopo Godzilla l’equazione “radioattività = mostri” si era largamente diffusa. Le radiazioni provocano negli organismi viventi delle mutazioni genetiche che portano a trasformazioni fisiche.


Nelle storie di mostri della Atlas le radiazioni responsabili della creazione di mostri provengono spesso da test nucleari segreti effettuati dai russi.
Infine l’intervento umano nella creazione di un mostro riprende la tematica introdotta da Mary Shelley con Frankenstein, ossia suona come un monito verso gli eccessi della tecnologia.

 

La fine del mostri

Lo scontro tra il mostro e il genere umano finisce sempre con la sconfitta del mostro, anche se all’inizio sembra invulnerabile. Quasi sempre il mostro viene sconfitto dall’intelligenza, facoltà umana tra le più nobili insieme al coraggio.


Diablo, il mostro di fumo, viene ingannato con un semplice accendisigari. Groot, il mostro di legno, viene divorato vivo dalle termiti. Rommbu viene convinto ad andare in un isola vulcanica dove trova la morte a causa di un’eruzione.


I mostri, invece, non sembrano mai molto intelligenti. Come Omero con Ulisse, anche Stan Lee sembra apprezzare gli individui in grado di fare uso delle facoltà intellettive allo scopo di raggiungere i propri obiettivi. Soprattutto quando devono affrontare una forza superiore.

Di li a poco i Fantastici Quattro inganneranno gli Skrull con delle semplici fotografie taroccate che mostrano una tecnologia umana superiore a quella reale (un’idea ripresa dalla tavole domenicali di Mandrake – NdR).

 

Nomi mostruosi

Sui nomi dei mostri della Atlas si potrebbe scrivere un articolo intero. Ci sarebbe veramente un sacco di cose da dire. Innanzitutto si tratta di nomi che solo qualche volta hanno un significato in relazione alle caratteristiche del mostro, come nel caso di “Elektro”, “Metallo” e “Magneto”.

Nella maggior parte dei casi è più importante il loro suono per evocare le idee di forza, brutalità, mistero e paura, come nel caso di “Goom”, “Kraa”, “Klagg” e “Bruttu”.

C’è un uso interessante delle doppie a rafforzare la mostruosità del nome come in “Googam”, “Oog”, “Groot” e “Thorr”.
Infine, non si può non notare come numerosi di questi nomi torneranno di li a poco nella costruzione della mitologia Marvel.


Nomi come Thorr (Tales to Astonish n. 16 del febbraio 1961), Diablo (Tales of Suspense n. 9 del maggio 1960), Elektro (Tales of Suspense n. 13 del gennaio 1961), Hulk (Journey into Mystery n. 62 del novembre 1960), The Thing (Strange Tales n. 79 del dicembre 1960) e Magneto (Strange Tales n. 84 del maggio 1961) non possono non ricordarci qualcosa.

 

La geografia dei mostri

Negli anni sessanta era ancora vivo il fascino delle mete esotiche, per quanto ormai facilmente raggiungibili con aerei di linea, al quale si adeguarono anche i racconti di mostri.

Da sempre l’inesplorato racchiude aspetti minacciosi che, nel nostro caso, si materializzano con la comparsa dei mostri.

Tra i luoghi dove più facilmente assistiamo all’arrivo improvviso di un mostro ci sono certamente le isole dell’Oceano Pacifico, come l’isola vulcanica di Napuka in Tales of Suspense n. 7 del gennaio 1960, la piccola isola sulle coste australiane di Tales of Suspense n. 19 del luglio 1961 e l’isola di Pasqua di Tales to Astonish n. 16 del Febbraio 1961.

Altro luogo di mostri per eccellenza sono le foreste tropicali. Come in Africa, nel territorio dei Wazubi in Tales of Suspense n. 19 del giugno 1961 e nella giungla del Borneo in Tales to Astonish n. 12 dell’ottobre 1960.

Ma qualsiasi destinazione esotica non è trascurata dai mostri, che sia un villaggio medievale, un sito archeologico azteco o una palude della non lontana Florida.

 

Lo stile di Stan Lee

Le storie di mostri, dai toni necessariamente drammatici, mettono costantemente in gioco i destini dell’umanità permettendo a Stan Lee, contrariamente al genere western e a quello rosa, di utilizzare uno stile di scrittura elevato, pseudo-epico, enfatico, teatrale, tragico, commovente, intenso ed emozionante. Uno stile che sarebbe finito per diventare la sua caratteristica nei futuri albi Marvel.

“Un potere al di là della nostra conoscenza ha dato vita al Colosso per punire i responsabili di ingiustizia, tirannia e oppressione”, dice lo scultore russo in Tales of Suspense n. 14 del febbraio 1961.

“Era ora di tornare a casa, poiché avendo resistito a Trull mi ero riscattato. Avevo ritrovato il mio coraggio e il rispetto per me stesso. Ora potevo tornare al mio mondo, Trull l’aveva fatto per me, mi aveva reso di nuovo un uomo!”. Dice un ingegnere in Tales to Astonish n. 21 del luglio 1961.

 

L’uso delle didascalie

Stan Lee innova qui il proprio stile iniziando a costruire la propria mitologia. Alcuni degli albi con i mostri includono didascalie con suoi appunti e commenti, pagine per le lettere (all’epoca poco o niente utilizzate) e sondaggi tra i lettori. Spesso gli autori firmano con i propri nomi le storie, pratica ancora scarsamente diffusa.


A volte gli episodi presentano meta-narrazioni su Stan Lee e sui suoi disegnatori, che torneranno nelle storie Marvel.

“No, questa storia non è accaduta veramente, le nazioni sono ancora ostili l’una all’altra e la guerra fredda esiste ancora, ma forse un giorno, se noi tutti ci sforziamo seriamente, forse si avvererà. Chi lo sa?”. Recita una didascalia al termine di Tales of Suspense n. 21 del settembre 1961.


Tutti questi elementi nascenti sarebbero tornati nelle pubblicazioni successive ampliati, riveduti e corretti, e sviluppati contribuendo alla costruzione del marchio Marvel.

 

Il segno di Jack Kirby

Jack Kirby arriva alla Atlas nel dicembre del 1958, dopo due anni alla Dc Comics dove, pur disegnando meglio perché pagato bene, aveva dovuto “annacquare” il proprio stile, troppo personale per i parametri della casa editrice.
Sono proprio i mostri che lo aiutano a ritrovare la sua maniera espressiva originale, anche se i disegni risultano tirati via a causa della superproduzione.


Il mostro Kraa, che appare su Tales of Suspense n. 18 del giugno 1961, è una specie di Hulk senza capelli e dalle mani sproporzionate. Il mostro Groot è una specie di albero umano che Kirby riempe di dettagli per renderlo al meglio. L’aspetto del mostro Gorgolla, che appare sul n. 74 di Strange Tales dell’aprile 1960, verrà riutilizzato per Gargoyle, il nemico di Thor.
Il mostro Dragoom (Strange Tales n. 76 del marzo 1960) è una massa fiammeggiante che ricorda l’aspetto della Torcia Umana, pur essendo questo personaggio stato creato nella versione originale da Carl Burgos nel 1939.

In tutti i casi la caratteristica che affascina di più in questi mostri è la loro tridimensionalità che li rende realistici e spaventosi.

 

I primi numeri dei Fantastici Quattro

Tutto il bagaglio di conoscenze che Stan Lee e Jack Kirby accumulano durante la breve stagione dei mostri della Atlas la riversano nei primi numeri dei Fantastici Quattro, che ne rappresentano la diretta continuazione e l’inizio dell’età Marvel.

Sulla copertina del n. 1 troviamo uno dei tanti mostri giganteschi di Kirby che esce dai sotterranei di New York.


Nella lotta contro l’Uomo Talpa, nello stesso numero, i mostri che il quartetto deve affrontare sono addirittura tre.
Nel numero due, i Fantastici Quattro affrontano gli Skrull, mostri alieni mutaforma venuti dallo spazio per conquistare il pianeta Terra.
Nel n. 3 l’Uomo dei Miracoli dà vita al “Mostro di Marte”, un gigante di cartapesta utilizzato come pubblicità.


Nel n. 4 Sub-Mariner scatena contro il quartetto Giganto, un mostro sottomarino cha assomiglia a una balena con le zampe…

Non è scorretto affermare che la saga dei Fantastici Quattro e forse dell’intero universo Marvel fu costruita per accumulazione di invenzioni che la coppia di autori aveva partorito tra il 1960 e il 1961 sulle pagine degli albi di mostri della Atlas.

 

 

 

Un pensiero su “I MOSTRI CHE HANNO CREATO LA MARVEL”
  1. Tutti quei mostri rappresentavano il terrore per l’energia nucleare che caratterizzò il periodo della guerra fredda. Assurdo vedere come anche oggi, a pensarci bene, sia rinata la contrapposizione USA/RUSSIA (non più URSS) con tutti i timori di allora ma senza l’ingenuità di quegli anni. Chissà
    a cosa avrebbero creato LEE e Kirby al giorno d’oggi.

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