Se non fosse stato per il fumetto underground americano, il fumetto, inteso come linguaggio, forse non avrebbe un posto così rilevante nella cultura e nella società moderna e nell’industria cinematografica.

I supereroi non sarebbero quelli che conosciamo adesso, non sarebbe nata la rivista Metal Hurlant in Francia e in Italia non avremmo letto Frigidaire, Il Male e tutto il fumetto alternativo bolognese o quello erotico di Crepax e Manara, e il fumetto non sarebbe approdato nelle librerie con graphic novel come quelle di Gipi e Zerocalcare.

Magari un po’ esageriamo, ma resta il fatto che l’età d’oro del fumetto alternativo, che possiamo collocare tra il 1968 e il 1973, fece crescere la rilevanza del fumetto nella cultura popolare, permettendo ai futuri creatori di fumetti mainstream (compresi quelli che oggi lavorano per Dc Comics e Marvel) di esplorare nuove tematiche e conflitti emotivi e psicologici sempre più complessi.

La maturazione dei contenuti nel fumetto, ha portato sul mercato nuovi prodotti culturali che verranno utilizzati dall’industria della comunicazione: sceneggiature, storie, contratti, produzioni, film, cartoni animati, merchandising.

Il fumetto, finalmente “maturo”, ha dato luogo ad un pubblico nuovo e creato una vera e propria nicchia di mercato che ha fruttato miliardi di dollari all’industria cinematografica.

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza i fumetti underground americani, che quarant’anni fa costrinsero questo media ad intraprendere nuove strade.

Prima dei fumetti underground, i personaggi erano essenzialmente supereroi di sani principi e animali parlanti. Le storie erano perlopiù piccoli sketch, commedie divertenti e avventure per famiglie.
Qualche innovazione iniziò a notarsi nei primi anni cinquanta, grazie a case ditrici come la EC Comics che introdusse nei propri albi tematiche più adatte a un pubblico adulto: crime story, storie horror, umoristiche, fantascienza e guerra.
Ma l’esperimento ebbe vita breve: In quegli anni di maccartismo e caccia alle streghe andava per la maggiore un certo dottor Fredric Wertham, uno psichiatra statunitense di origini tedesche, autore di vari testi nei quali teorizzava gli effetti che i mass media, e i fumetti in particolare, avrebbero sullo sviluppo dei bambini e sul diffondersi della delinquenza giovanile. Il suo libro più famoso, Seduction of the Innocent (1954), produsse un’interrogazione al congresso degli Stati Uniti contro i fumetti violenti e all’introduzione del Comics Code da parte degli editori, un codice di autoregolamentazione che ben presto condizionò autori e editori, impedendo di fatto l’introduzione di contenuti maturi nel fumetto americano. Il codice dell’Authority non bandiva solamente le immagini violente, ma intere parole e concetti (ad esempio “terror” e “zombies”), e prescriveva che nelle storie i criminali fossero sempre puniti. In questo modo scomparvero moltissimi titoli, prime fra tutti quelli della EC.

Qualche anno dopo i fumetti underground non poterono essere così facilmente censurati. Nel 1964 la contestazione giovanile era esplosa proprio negli Stati Uniti e il pianeta era in piena rivoluzione politica e sessuale. Con la pubblicazione di Zap Comix # 1 nel 1968, la rivoluzione giunse anche nei fumetti.

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Parlando di sesso, droghe, violenza e ribellione politica, i fumetti underground trovarono rapidamente un pubblico entusiasta che si abbeverava alle fonti della “controcultura”, giovani che volevano cambiare radicalmente lo status quo.
La popolarità dei fumetti underground crebbe per diversi anni, fino a quando una combinazione di circostanze portò ad un crollo delle vendite.
Ma il dado era ormai tratto e il fumetto era diventato un prodotto culturale complesso, per persone adulte, attraverso il quale potevano essere espresse idee politiche e raccontate storie scabrose.

La graphic novel nasce anche da quella rivoluzione culturale.

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Dal 1968 in avanti, la capacità di fumetti di veicolare la realtà della vita è cresciuta enormemente. Anche il modello del supereroe unidimensionale è quasi scomparso, l’eroe di carta tutto muscoli e zero dubbi si è evoluto in un personaggio complesso, ricco di difetti e ambiguità tutte umane (o pseudo-umane).
Si può far risalire al fumetto underground anti-establishment anche l’introduzione di caratteri anti-eroici, una tendenza che si afferma soprattutto negli anni novanta con una serie di personaggi border-line come  Wolverine e The Punisher, che oscillano tra un’onesta carriera di super-eroe e quella di criminali e/o psicotici.

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Ma i fumetti underground hanno fatto molto più che rompere i tabù e far compiere al fumetto
lo stesso percorso fatto dal romanzo nel novecento.
Autori ed editori di fumetti stabiliscono nuove regole, un tempo riservate all’editoria libraria: i diritti d’autore e le royalty sulle tirature, che consentono agli autori di raccogliere il frutto dei propri best-seller e long-seller.
Ancora più importante, gli autori acquisiscono il diritto d’autore anche su personaggi, storie e opere d’arte originali, diritti (e relativi introiti) che un tempo erano usurpati dalle case editrici.

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Nel corso degli anni, questi progressi migliorano la condizione professionale ed economica di fumettisti e scrittori. Il successo del fumetto underground permette ad autori sconosciuti di vedere i propri lavori pubblicati, sia grazie a un editore underground sia attraverso l’auto-pubblicazione. Ciò porta ad una esplosione delle piccole pubblicazioni, dagli opuscoli fotocopiati, alle fanzine deluxe, alle odierne graphic novel. Oggi il fumetto è entrato a pieno titolo nell’editoria adulta e ha il proprio posto negli scaffali di ogni libreria che si rispetti.

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Oltre 40 anni dopo la rivoluzione, l’impatto che ebbe il fumetto underground sui comics e sull’industria dei fumetti è ancora trascurato. Eppure gli attuali autori di fumetti, che non erano nemmeno nati negli anni sessanta (e alcuni dei quali, probabilmente, non hanno mai sentito parlare dei fumetti underground) non avrebbero alcuno spazio nel mercato se non fosse per autori come Robert Crumb, Gilbert Shelton, S. Clay Wilson, Victor Moscoso e Rick Griffin, che negli anni sessanta hanno aperto la strada al fumetto moderno.

Tre generazioni di autori di fumetti hanno sfruttato le libertà conquistate dagli autori dell’epoca eroica del fumetto alternativo americano: libertà di esplorare le questioni sociali e le relazioni umane, libertà di affrontare tematiche come il sesso, la politica, la follia, un tempo precluse ai fumetti.
Oggi i fumetti hanno raggiunto un pubblico nuovo e più ampio oltre a quello composto da bambini e adolescenti e sono per gli adulti una nuova forma di intrattenimento con cui sperimentare, come del romanzo, emozioni, sofferenze, fantasie, desideri non realizzati e tutte le insicurezza tipiche dell’uomo moderno.

Un fenomeno non deve durare in eterno per avere un impatto indelebile sulle generazioni future: Abramo Lincoln in quattro anni ha cambiato l’America, i Beatles in dieci anni hanno cambiato la musica, così come Muhammad Ali ha cambiato lo sport.

E i fumetti underground, nati negli Stati Uniti sul finire degli anni sessanta, hanno cambiato per sempre i fumetti.

(Articolo scritto sotto l’effetto di “One Size Fits All” di Frank Zappa).

 

Di Tuzzo

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