I DUE VERI NATURAL BORN KILLERS

Si definisce “alienazione giovanile” una situazione di forte confusione mentale che colpisce alcuni adolescenti. Questa patologia sta alla base di una catena di omicidi eseguiti da un ragazzo e dalla sua giovanissima amica nell’America degli anni cinquanta. Fatti tragici che hanno ispirato diversi film, come La rabbia giovane del 1973, con Martin Sheen e Sissy Spacek, e Assassini nati del 1994, di Oliver Stone. L’attualità di quei lontani avvenimenti è stata cantata da Bruce Springsteen nei brani Badlands e Nebraska.

Charles Starkweather nasce il 24 novembre 1938, terzo di sette figli di una famiglia di Lincoln, nel sonnolento e agricolo stato americano del Nebraska. Il padre, Guy, è un uomo tranquillo, ma dalla salute cagionevole. Un falegname che, per la maggior parte del tempo, non può lavorare a causa di un’artrite reumatoide alle mani. Durante i suoi periodi di disoccupazione la moglie Helen si dà da fare come cameriera. In un modo o nell’altro, i genitori riescono a non fare mancare nulla ai figli e a farli studiare fino alle scuole superiori. Rosso di capelli e piccolo di corporatura, Charles ha gambe curve, una forte miopia e una leggera balbuzie, per la quale viene preso in giro dai compagni di classe. A scuola non riesce a imparare alla velocità degli altri, eccelle solo in ginnastica e, proprio attraverso l’esercizio fisico, sfoga la rabbia contro il bullismo di cui è vittima.

Ora che ha i muscoli ben sviluppati, picchia i ragazzi più belli o meglio vestiti, gridando che odia il mondo. Il bullo più pericoloso del quartiere, ormai, è lui. Dopo aver visto Gioventù bruciata, Charles comincia a imitare il protagonista ribelle del film interpretato da James Dean: blue jeans, stivali, capelli spettinati, sguardo vacuo, camminata spavalda, gomma da masticare e, contemporaneamente, sigaretta penzolante in bocca.

Nel 1956, a diciotto anni, Charles abbandona la scuola poco prima del diploma per andare a lavorare in un magazzino come scaricatore. Lo ha fatto dopo aver conosciuto Caril Ann Fugate, una tredicenne che di anni ne dimostra di più. La ragazza vive con la madre e il patrigno vicino al magazzino, così può vederla spesso. Il datore di lavoro si lamenta spesso di Charles: «Bisogna ripetergli ogni cosa due o tre volte. Tra tutti i miei dipendenti, è sicuramente il più stupido».

Ma il ragazzo pensa solo a Caril, alla quale insegna a guidare l’auto quando ha appena compiuto 14 anni. La ragazzina finisce per urtare un veicolo e Guy, padre di Charles, deve pagare i danni. Stufo dei comportamenti irresponsabili del figlio, gli ordina di non farsi più vedere a casa (anche se poi, sbollita la rabbia, lo perdona). Mandato via anche dal magazzino. Starkweather si fa assumere come netturbino al minimo della paga. Il giovane si sente un fallito e la sua rabbia verso il mondo cresce ancora. Poche settimane dopo perde pure quel lavoro.

Il 30 novembre 1957, Charles litiga con Robert Covert, un benzinaio di 21 anni che rifiuta di vendergli a rate un pupazzetto. Charles non ha un centesimo in tasca, ma vorrebbe tanto fare un regalino alla fidanzata. Torna nella stazione di servizio con il suo fucile da caccia, lo punta su Covert e, oltre al pupazzetto, si fa dare i 108 dollari che tiene in cassa. Poi lo conduce in una zona isolata e gli spara in testa.

Dopo quel primo omicidio si sente meglio: gli è passato l’incessante mal di testa che lo tormentava fin da bambino, quando gli era caduta addosso una pesante asse di legno nella bottega del padre. Corre subito a raccontare quello che ha appena fatto a Caril, la quale, per nulla turbata, decide di rimanere al suo fianco.

II 21 gennaio dell’anno dopo, Charles torna, come tante altre volte, in casa della fidanzata quattordicenne, ma non la trova. Ci sono solo la madre, Velda Fugate, 36 anni, e il patrigno, Marion Bartlett, 57. I due dicono al ragazzo che d’ora in poi dovrà starsene lontano. Non vogliono che frequenti più Caril perché lo considerano un cattivo esempio per lei, dato che gira sempre come un patetico cowboy con il fucile da caccia in spalla e una pistola a tamburo in tasca. Per tutta risposta, Charles impugna il fucile e uccide entrambi. Poi accoltella a morte anche la loro figlia di due anni, Betty Jean, che era scoppiata a piangere.

Quando arriva Caril, le spiega la situazione e lei, per nulla turbata dalla morte dei familiari, lo aiuta a nascondere i corpi dietro casa. Questa, almeno, è la ricostruzione basata sulle dichiarazioni che Charles farà in seguito, forse minimizzando il ruolo avuto dalla ragazza. Non è improbabile, infatti, che anche lei abbia partecipato alla strage (in particolare, la si sospetterà di aver pugnalato la sorellina).

La permanenza nella casa si rivela complicata, perché la nonna di Caril torna sempre a bussare alla porta chiedendo della figlia e del genero, nonostante i due ragazzi le raccontino che sono a letto con una grave forma influenzale. Lo scrivono anche su un grande cartello che attaccano a una finestra, nell’ingenuo tentativo di tenere alla larga i curiosi.

Quando il 27 gennaio arriva la polizia allertata dalla nonna, i due se la sono ormai svignata. Appena vengono trovati i tre cadaveri, i fuggitivi finiscono sulla lista dei ricercati dello Stato. I ragazzi si sono rifugiati poco lontano, nella fattoria di August Meyer, un amico di famiglia di 70 anni. Quando l’anziano, venuto a conoscenza della loro fuga, minaccia di denunciarli, Charles lo uccide insieme al suo cane che gli si era avventato contro.

La fuga riprende, ma presto i due innamorati devono abbandonare l’auto impantanata nel fango. Una coppia di studenti, Robert Jensen (17 anni) e Carol King (16), si ferma per dar loro un passaggio. Come ringraziamento, Charles sottrae loro quello che hanno in tasca, 4 dollari appena, poi ammazza Robert e strappa di dosso i vestiti alla terrorizzata Carol. Non riesce a violentarla a causa di Caril, che si sente tradita: stavolta è lei a uccidere, per poi sfogare la gelosia sul cadavere della ragazza mutilandone i genitali con il coltello.

La coppia assassina torna nella città di Lincoln per introdursi nella grande villa dell’industriale dell’acciaio Lauer Ward, 47 anni, che uccidono insieme alla moglie Clara (46) e alla cameriera Lillian Fencl (51). Ancora una volta, Caril si accanisce sui cadaveri delle due donne, sferrando coltellate ormai inutili. Dopo aver cenato nel salone della villa e passato una comoda nottata nella camera matrimoniale, i due rubano i gioielli di famiglia e fuggono a bordo della Packard nera che trovano in garage.

L’eccidio della rispettata famiglia Ward provoca il putiferio. La polizia chiama oltre 1200 agenti per rastrellare la contea casa per casa e, siccome non sembra sufficiente, il governatore attiva la Guardia Nazionale, cioè l’esercito, affinché rivolti come un guanto l’intero Nebraska. Ma ormai Charles e Caril sono usciti dai confini dello Stato e stanno percorrendo le strade del Wyoming. Sognano di lasciarsi alle spalle la noiosa provincia per raggiungere New York, anche se stanno viaggiando nella direzione opposta. Devono abbandonare quanto prima la Packard perché si tratta di un’auto lussuosa facilmente riconoscibile. I capelli rossi di Charles, nel frattempo, sono diventati neri grazie al lucido da scarpe.

La sera del 29 gennaio, nei dintorni della città di Douglas, capita l’occasione che i due ragazzi cercano. Accanto alla carreggiata vedono una Buick ferma, all’interno della quale sta dormendo Merle Collison, 37 anni, commesso viaggiatore di una fabbrica di scarpe. Sarà l’undicesima e ultima vittima. Charles gli spara, ferendolo solamente, poi il fucile si inceppa. A dargli il colpo di grazia è Caril. Quando i due cercano di partire con la Buick, l’auto sussulta e si blocca. Il veicolo è uno dei primi modelli a essere dotato di freno a mano, del tutto sconosciuto a Charles, che cerca di riavviare il motore.

Un automobilista di passaggio si ferma per dare una mano, ma per tutta risposta Charles gli punta il fucile. Con uno scatto, lo sconosciuto gli strappa l’arma. Allora il ragazzo si volta verso la compagna chiedendole di aiutarlo, ma proprio in quel momento sopraggiunge l’auto di un vicesceriffo. L’automobilista di passaggio approfitta della sorpresa per togliersi di torno portandosi dietro il fucile mentre, inaspettatamente, Caril Fugate si lancia fuori dalla Buick per correre verso il vicesceriffo gridando: «Aiuto! Starkweather vuole uccidermi, mi teneva in ostaggio!». Forse è stato proprio il suo ragazzo a dirle di farlo, per cercare di metterla in salvo.

Comunque sia, alla fine Charles capisce che deve abbassare il freno a mano e parte sgommando a 160 km all’ora. Non va lontano, perché il vicesceriffo dà l’allarme via radio. Charles sfonda lo sbarramento della polizia di Douglas, ma un agente riesce a sparare un colpo che distrugge il lunotto posteriore della Buick. Charles viene ferito leggermente all’orecchio da una scheggia di vetro e, spaventato dal sangue che scende copiosamente, finisce in mezzo ai campi. Quando lo vanno a prendere, il diciannovenne si arrende senza opporre resistenza. Dice soltanto: «Caril non c’entra niente, l’avevo rapita». Però le tracce lasciate sulle scene dei delitti, già analizzate dalla scientifica, inchiodano anche la fidanzata.

Sette mesi dopo, al processo, la difesa gioca tutte le sue carte puntando sui problemi psichici di Starkweather e sul suo basso quoziente intellettivo. Il giovane, punto nell’orgoglio, schizza in piedi gridando di essere perfettamente sano di mente. Nel novembre 1958, l’imputato viene condannato a morte e la complice solo all’ergastolo, probabilmente per la giovane età (ha appena 15 anni).

La mattina del 25 giugno 1959, quando non ha ancora compiuto 21 anni, Charles Starkweather viene legato alla sedia elettrica. Spaccone fino all’ultimo, dice ai suoi carnefici: «Stringete bene le cinghie, che mi sembrano allentate».

 

Caril Fugate viene rilasciata diciassette anni dopo, nel giugno 1976, per buona condotta. La donna cambia nome e si trasferisce in Michigan, dove lavora come custode nell’ospedale della città di Lansing. Si sposa tardi, nel 2007, continuando a fare vita ritirata e proclamando sempre la propria innocenza. Nel 2013 ha un incidente d’auto nella quale rimane gravemente ferita, mentre il marito alla guida del veicolo muore sul colpo.

 

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Di Sauro Pennacchioli

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