I Am Not Okay with This è disponibile dal 26 Febbraio 2020 ed è già uno degli show più popolari di Netflix. Popolarità non vuol dire necessariamente qualità. Perché dovresti sciropparti l’ennesima serie che parla di adolescenti e superpoteri, che tanto sembra fare il verso a Stranger Things?

Soprattutto quando ci tengono pure a dirti che dietro a I Am Not Okay with This ci sono proprio le stesse persone di Stranger Things. Ecco che, in lontananza, si comincia a sentire l’eco del fondo che viene raschiato. A metterla in questo modo le premesse non sono il massimo. Invece, a buttarci un occhio, è un attimo a capire il perché stia avendo tanto successo.

I Am Not Okay with This schifo di adolescenza

 

I AM NOT OKAY WITH THIS, ADOLESCENZA E SUPERPOTERI

 

Per quanto strano possa sembrare di primo acchito, in un mondo saturo di spettacoli seriali dal minutaggio ipertrofico, spesso superfluo, penso che il primo punto di forza sia proprio nel formato di I Am Not Okay with This. Sette episodi in tutto, della durata di una ventina di minuti ciascuno.

Il che, se uno volesse farsi le lampade alle retine guardandola tutta di seguito, rende l’intera prima stagione qualcosa che può essere visto consecutivamente come un film. Tra l’altro, significativamente più breve di robe tipo Avengers: Endgame.

Sydney Novak (Sophia Lillis, attrice destinata a diventare una diva) è dalla testa ai piedi imbrattata di sangue. Sta fuggendo. La strada è deserta e in lontananza si sentono le sirene della polizia. Fuori campo, la sua voce inizia la narrazione con: “Caro diario, vai a farti fottere”. Così ti viene subito da pensare che ‘sta storia non finirà per niente bene.

I AM NOT OKAY WITH THIS, ADOLESCENZA E SUPERPOTERI

 

Sydney sta cercando di affrontare tutta una serie di cose. Si è appena trasferita in una di quelle cittadine rurali in cui non è che ci sia tutto questo gran pool genetico. Il fatto di essere “una noiosa e insignificante diciassettenne bianca” non l’aiuta. La sua unica amica è Dina (Sofia Bryant), una ragazza che, casualmente, si è trasferita lì negli stessi giorni.

Il problema è che Dina comincia a essere popolare. Tanto da fidanzarsi con “l’eroe della scuola”, il capitano della squadra di football Brad Lewis (Richard Ellis). Sidney deve anche fare i conti con una situazione economica per niente semplice e una madre emotivamente fredda, con cui è in perenne conflitto. Tutto questo a causa del suicidio del padre, impiccatosi in cantina l’anno prima.

Un evento ad alto impatto emotivo difficile da elaborare per una ragazza che ha appena scoperto di avere pure una brutta acne sulle cosce. Insomma, in I Am Not Okay with This l’allegria vola altissima. Normale poi che tutta questa frustrazione cerchi una valvola di sfogo.

I AM NOT OKAY WITH THIS, ADOLESCENZA E SUPERPOTERI

 

Invece di rasarsi a zero e riempirsi di tatuaggi e piercing, come Johnny, Sidney inizia a spostare tutto con il solo pensiero. In pratica è una esper i cui poteri telecinetici, piuttosto potenti e distruttivi, stanno cominciando a manifestarsi. Del tutto fuori controllo. Certo, una manifestazione di disagio piuttosto spettacolare.

Le cose ci mettono un attimo a passare da È quasi magia Johnny ad Akira. Nel mentre la storia avanza, Sydney deve imparare a far fronte alle problematiche tipiche dell’adolescenza, e a far quadrare i conti con poteri sempre più distruttivi. In un certo modo, I Am Not Okay with This è una specie di origin story.

Una origin story come, ormai, ti vengono buttate appresso a pochi cent la tonnellata. In cui la metafora di fondo, riguardo quegli anni di cambiamenti e confusione in cui non sappiamo cosa ci stia succedendo, viene espressa tramite la tiritera dei poteri telecinetici. La differenza sta nel fatto che in I Am Not Okay with This tutto questo è fatto bene.

I AM NOT OKAY WITH THIS, ADOLESCENZA E SUPERPOTERI

Dopo The End of the F***ing World, questo è il secondo adattamento di un’opera di Charles Forsman. Sicuramente, uno degli autori più interessanti nell’attuale panorama del mondo dei fumetti. Non so di preciso dove finisca uno e cominci l’altro. Però si vede che Jonathan Entwistle, già produttore e regista di The End of the F***ing World, qui pure in veste di sceneggiatore, ha preso malamente la mano.

I AM NOT OKAY WITH THIS, ADOLESCENZA E SUPERPOTERI
La graphic novel “I Am Not Okay With This” di Charles Forsman è pubblicata in Italia da 001 edizioni: 176 pagine in bianco e nero, 16 euro

 

Capiamoci: la serie non offre qualcosa di veramente nuovo. Alcuni colpi di scena tendono a essere prevedibili, cosi come la soluzione di determinate dinamiche. La stessa Sidney, come personaggio, somiglia a Undici di Stranger Things. I riferimenti visivi e le influenze di film come The Breakfast Club e Sixteen Candles sono chiari. Sì, sono tutte cose che hai già visto prima. La differenza sta nel modo in cui questi riferimenti evolvono.
Nel modo in cui si fondono, in modo coerente e funzionale, ad altri del tutto diversi. Nella storia, ma specialmente in Sydney. Perciò, si può notare il Dna di Daria Morgendorffer, Buffy Summers, Samantha “Sam” Baker e persino Carrie White. Soprattutto, Entwistle ha il buon senso di scrivere la storia in modo che la questione dei poteri rimanga un elemento contestuale. Anziché ciò che definisce il personaggio.

 

I Am Not Okay with This funziona proprio grazie alla scrittura: brillante, veloce, efficace e intelligente. Una storia che scorre facile, attraverso la voce fuori campo della protagonista in stile hard boiled e la narrazione in media res. Che parte, e viene inframmezzata, da quelle che sono le sequenze dell’episodio finale. Tutta roba che ti porta a voler seguire, ad appassionarti e a sapere come andrà a finire.

Sicuramente tutti fanno un gran lavoro. I personaggi sono ben caratterizzati e divertenti. Specialmente quel gran faccia di Stan di Wyatt Oleff. Oggi Stanley Barber, l’inquietante vicino innamoratissimo di Sydney. Ieri, Stanley Uris nella prima parte di It di Muschietti. Insomma, un uomo nato per essere Stan.

A ogni modo, la maggior parte dei momenti comici che lo riguardano si basano sul cringe più assoluto. Fatto che lo rende veramente divertente e, al tempo stesso, triste. Ma il vero punto di forza, che manda avanti tutto il teatrino, è Sophia Lillis. Al di là del fatto che, semplicemente, è adorabile. Tanto, che se qualcuno venisse a dirmi che in realtà è la figlia di Wendy e Peter Pan, ci crederei sicuro.

 

La sua performance è semplicemente fantastica. Vorresti abbracciarla, poi prenderla a schiaffi quando fa la stronza inacidita. Subito dopo confortarla, mandarla a fare in culo e difenderla. È incredibile come riesca a rappresentare tutta una vasta gamma di emozioni. Dalla tristezza alla gioia, dallo stupore alla frustrazione, poi alla paura e così via.

Come Millie Bobby Brown, Sophia Lillis dà vita e spessore a un personaggio che forse senza di lei non avrebbe funzionato. Riuscendo, al tempo stesso, a far risaltare la scrittura di Entwistle in ogni punto. I Am Not Okay with This è una gran serie anche grazie a lei.

La scimmia sulla schiena urla impazzita per una seconda stagione. Pure senza tener conto dell’assurdo cliffhanger con cui si conclude e imposta, magnificamente, un seguito.

Ebbene, detto questo credo sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

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