Nell’articolo “La commedia sexy all’italiana in 10 film” abbiamo visto le pellicole più importanti dell’inizio degli anni settanta. Ora passiamo ai cult della fine del decennio, con i quali si conclude l’epoca d’oro del genere.


Taxi girl (1977)

“Taxi girl”, di Michele Massimo Tarantini, è un film particolarmente riuscito: si tratta di una specie di variazione delle situazioni viste nel ciclo “La Poliziotta”. Molti caratteri sono simili (Alvaro Vitali è la spalla di Edwige Fenech, Michele Gammino lo spasimante geloso) e la struttura sostanzialmente non cambia, con il lungo inseguimento finale che passa anche attraverso gli studi cinematografici. A questo proposito, da notare l’affettuosa ironia con cui Tarantini tratteggia la figura del regista toscano autoritario e isterico (interpretato da Gastone Pescucci) che sta girando il poliziottesco «La delinquenza imperversa, la polizia non ne può più», genere tanto in voga in quegli anni (Martino ne produsse tanti, Tarantini ne diresse due: “Poliziotti violenti” e “Napoli si ribella”). Lo strip della Fenech nel locale notturno è ironico pur non rinunciando al lato sexy, e infatti la stessa attrice affermò che in questo tipo di film le chiedevano non solo di spogliarsi ma anche di far ridere.


L’insegnante viene a casa (1978)

Nel 1978 quattro film svettano sugli altri e sono, guarda caso, prodotti da Luciano Martino e diretti da tre fra i migliori registi del genere. “L’insegnante viene a casa”, sceneggiato da Francesco Milizia, Marino Onorati, Jean Louis e Michele Massimo Tarantini (su un soggetto dello stesso Martino e di Milizia), è una coproduzione italofrancese, prova evidente che la nostra commedia sexy cominciava a piacere anche all’estero. Come la protagonista Edwige Fenech, d’altronde. Ambientato a Lucca, il film di Tarantini è una miscela di ingredienti comici, sexy e brillanti, amalgamata con cura dal regista pugliese. Velatamente e senza troppe pretese gli autori fanno anche dell’ironia sui politici, in apparenza moralisti ma in realtà tutt’altro che irreprensibili. Tutti gli attori, qui, sono al loro apice, ma vanno menzionati, in particolare, Lino Banfi, Alvaro Vitali, Gianfranco Barra, Carletto Sposito e Jimmy il Fenomeno nel ruolo, spassoso, del commendatore.

L’insegnante va in collegio (1978)

Ancora Edwige Fenech incarna (è proprio il caso di dirlo) un’insegnante, questa volta d’inglese, nell’altrettanto riuscito “L’insegnante va in collegio”, diretto da Mariano Laurenti. La sceneggiatura è del regista e di Francesco Milizia, a cui s’aggiungono Annie Albert e Franco Mercuri. A differenza del film precedente, il finale è tutto dalla parte delle donne. La storia è infatti quella di un industriale del Nord (Renzo Montagnani), che per paura dei rapimenti si trasferisce a Martina Franca. Donnaiolo impenitente, cerca di sedurre l’insegnante del figlio (Leo Colonna), ma finisce scornato. Laurenti governa la materia con un certo stile, sfruttando appieno le qualità comiche del cast, praticamente uguale a quello del film di Tarantini ma con Gianfranco D’Angelo al posto di Barra, e con Niki Gentile (nel ruolo dell’amante di Montagnani) che si spoglia con dovizia e che non sfigura affatto nel confronto con Edwige, qui peraltro semplicemente radiosa.


La liceale nella classe dei ripetenti (1978)

Scollacciato con molto brio è anche l’altro film di Mariano Laurenti, “La liceale nella classe dei ripetenti”. Godibile e divertente seppur privo di una struttura forte. Risulta evidente che la sceneggiatura è stata scritta cucendo insieme le consuete gag (l’insegnante di musica Alvaro Vitali alle prese con gli scherzi dei suoi studenti) a scene di nudo e d’amore. Siamo insomma alla quintessenza del cinema-avanspettacolo, poggiato sulle spalle di comici come Lino Banfi, Gianfranco D’Angelo (spassoso nel ruolo del nostalgico fascista) e Alvaro Vitali, e sulla bellezza statuaria e mozzafiato di Gloria Guida (ma anche Ria De Simone, corteggiata da Banfi, non scherza). Curiosa l’ironia cinica della scena sulla spiaggia, quando Guida e Bigotti vedono una coppia di fidanzati alla Peynet e si lasciano andare a commenti romantici, poi Laurenti inquadra la coppia frontalmente e scopriamo che la ragazza sta masturbando il partner.

 


La poliziotta della squadra del buoncostume (1979)

Nel 1979 si producono ancora parecchi film scollacciati, e alcuni di buona qualità. I vari cicli dedicati alle insegnanti, alle dottoresse e alle poliziotte cominciano ad esaurirsi, tuttavia Edwige Fenech torna a combattere i delinquenti in “La poliziotta della squadra del buoncostume”, sempre diretto da Michele Massimo Tarantini e scritto con Milizia e Onorati. La struttura del film è simile a quella del precedente (e di “Taxi girl”): il rapporto tra il commissario che non riesce a far funzionare nulla (interpretato da Lino Banfi che prende il posto di Mario Carotenuto) e Tarallo che gli viene in aiuto, per esempio; o l’inseguimento finale rifatto praticamente pari pari e Gianna che si infiltra nella banda del boss Joe Maccarone (un ottimo Franco Diogene spalleggiato dal bravo Giacomo Rizzo) spacciandosi per una cantante di night-club. Rispetto a “La poliziotta fa carriera” viene accentuato il lato sexy, con almeno due momenti notevoli sotto questo profilo: la scena in cui Diogene e Rizzo spiano Edwige che fa la doccia e l’esibizione dell’attrice che canta “Pornography” con un costume molto succinto. Tutto questo dimostra che registi e produttori, pur rendendosi conto che il mercato stava cambiando (e che gli stessi attori, Fenech su tutti, sentivano il bisogno di fare altro), davano ancora dei memorabili colpi di coda.


La ripetente fa l’occhietto al preside (1980)

Altrettanto buono è “La ripetente fa l’occhietto al preside”, diretto da Mariano Laurenti. Tra l’altro è l’ultimo del sottogenere d’ambientazione scolastica e, soprattutto, l’ultimo di questo tipo interpretato da Lino Banfi. Certo di scene estremamente sexy non ce ne sono molte (Annamaria Rizzoli si mostra nuda solo una volta), almeno rispetto a molti film del decennio precedente; in compenso i momenti di autentico divertimento sono frequenti e i dialoghi notevoli. Basta la scena in cui il preside racconta alla studentessa come divenne un ragazzo padre, per rendersene conto. Banfi è un concentrato di comicità e genialità, ma non si può non sottolineare ancora una volta la bravura di un’attrice mai considerata come avrebbe meritato, vale a dire Ria De Simone, sensuale e spiritosa. Nei duetti con Banfi, ma anche in quelli col professore di scienze (con l’hobby della fotografia) Alvaro Vitali e con il prete (tentato dalle sue grazie) Carletto Sposito, la De Simone fa faville.


Prestami tua moglie (1980)

Scritto dalla coppia Laura Toscano e Franco Marotta e diretto da Giuliano Carnimeo, “Prestami tua moglie” rientra più nel genere commedia degli equivoci che in quello comico-sexy. Si tratta comunque di una pellicola simpatica, divertente (soprattutto quando in scena c’è Massimo Boldi), non troppo scollacciata né triviale (almeno per le abitudini del regista), e dunque importante per capire quanto stava mutando il genere. A onor del vero va sottolineato che Daniela Poggi è sempre nuda, bilanciata da Janet Agren, poco propensa invece a spogliarsi in maniera eccessiva. In ogni caso, l’attrice svedese è talmente affascinante da valere da sola la visione del film. Notevole il breve ruolo affidato a Diego Abatantuono, come sempre spassoso nella caratterizzazione di un esattore dell’Enel.


Pierino contro tutti (1981)

“Pierino contro tutti” è il prototipo dei cosiddetti film-barzelletta e il tentativo di lanciare Alvaro Vitali come comico protagonista e solista. Il risultato è piuttosto buono, grazie all’accorta regia di Marino Girolami, e il successo sorprendente e notevole. Sintomatico, rispetto ai canoni della commedia scollacciata, il fatto che la supplente “bona” (interpretata dalla conturbante Michela Miti) sia di contorno alle gesta e agli scherzi di Pierino-Vitali, non più protagonista assoluta anche se, proprio come se si trattasse di una soubrette, ogni sua entrata in scena è accompagnata dall’indimenticabile tema musicale di Berto Pisano. Considerando che la commedia scollacciata vera e propria poneva in genere l’attrice al centro della scena, “Pierino contro tutti”, pur mantenendone alcune caratteristiche, rappresenta in maniera del tutto evidente una involuzione. Di rilievo, comunque, le partecipazioni di alcuni caratteristi come Enzo Liberti (il padre) e Riccardo Billi (il nonno).


L’onorevole con l’amante sotto il letto (1981)

Laurenti imprime alla narrazione di “L’onorevole con l’amante sotto il letto” un gran ritmo, che è uno dei pregi del film, e un cast strepitoso: Lino Banfi, Alvaro Vitali, Janet Agren, Teo Teocoli, Leo Gullotta, Marisa Merlini, Gigi Reder, Giacomo Furia e Lory Del Santo. Però anche in questo caso il genere vira verso la commedia degli equivoci e di scollacciato c’è ben poco. Janet Agren al solito si spoglia pochissimo (ma l’unica doccia del film, di fronte a Vitali, è sua) mentre Lory Del Santo appare soltanto qualche minuto. Comunque divertente e con alcuni momenti memorabili, come gli insulti tra l’onorevole e sua moglie prima di addormentarsi o gli inutili tentativi di liberarsi del prete fastidioso, i soliti giochi di parole di Banfi e un Vitali strepitoso nel ruolo di Teo, segretario dell’onorevole che si finge gay per sfuggire alle avance della Merlini. A un certo punto del film Laurenti fa addirittura del metacinema, quando vediamo la Agren che, intuendo qualcosa, apre la porta della camera d’albergo e sorprende il facchino che sta spiando dal buco della serratura. Gli dice: «Non mi spoglio subito, ripassi tra mezz’ora». E l’altro: «Senz’altro. Non mancherò». Azzeccati anche i titoli di testa, accompagnati dalla canzone (eseguita da Banfi) “C’è modo e modo”, di Gianni Ferrio.


Cornetti alla crema (1981)

Una delle più conosciute commedie sexy del 1981 è senza dubbio “Cornetti alla crema”, diretto da Sergio Martino. Sceneggiato dal regista con Romolo Guerrieri e Franco Verucci (anche autori del soggetto), è forse il film che più di ogni altro segna la fine del cinema comico-scollacciato goliardico e pieno di nudi, e il ritorno a un genere tradizionale con qualche momento sexy, ma sostanzialmente per famiglie. La struttura del film è più compatta, più classica, rispetto a quella delle commedie scollacciate degli anni settanta, e persino rispetto al precedente film di Martino, “La moglie in vacanza… l’amante in città”. A partire dal fatto che l’intera vicenda ruota intorno a un protagonista, in questo caso Lino Banfi, proprio come nel cinema comico-brillante o, se vogliamo, come nella più nobile commedia all’italiana. Ma è comunque tipico di Sergio Martino lavorare su una trama strutturata in maniera più omogenea, invece che frammentata, e in questo caso bisogna dire che il regista riesce a trarre il meglio dalla storia e dal cast: Edwige Fenech è un’aspirante cantante lirica, Milena Vukotic la moglie premurosa di Banfi, Gianni Cavina il vicino di casa perennemente assatanato. Appaiono inoltre brevemente (sono due prostitute travestite da suore) anche Michela Miti e la futura attrice di teatro Mariangela D’Abbraccio.

 

 

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