L’annuncio dato dal governo francese nel gennaio 1839 in cui si dichiarava l’invenzione della fotografia opera di Louis Daguerre fu un evento tristissimo per Hippolyte Bayard (1801 – 1887), un funzionario del governo addetto al Ministero delle finanze.

Hippolyte Bayard: Autoritratto: 1847
Hippolyte Bayard: Autoritratto: 1847

Bayard, fin dal 1837, andava sperimentando gli effetti della luce sulla carta sensibile con un procedimento simile a quello messo a punto da William Henry Fox Talbot, sebbene non avesse mai sentito parlare del fotografo inglese. Ma quando seppe di Daguerre e della sua messa a punto del dagherrotipo, si mise a un lavoro frenetico e nello spazio di sedici giorni arrivò finalmente a produrre immagini positive direttamente su carta, che lo avrebbe reso noto ai posteri come l’inventore della stampa positiva diretta (il processo utilizza della carta immersa in cloruro d’argento, che scurisce se esposta alla luce), processo che rimanda concettualmente alla Polaroid, realizzata da Edwin Land più di cent’anni dopo. Bayard espose la sua invenzione a una mostra di beneficenza a Parigi nel giugno del 1839, cioè circa due mesi prima che Daguerre desse la spiegazione ufficiale del suo procedimento. Esposizione che passò inosservata per mancanza di pubblicità sia da parte del governo, sia della stampa, quest’ultima influenzata dall’opposizione.

Ritratto di H. Bayard
Ritratto di H. Bayard

Purtroppo Bayard pare avesse una natura timida. Quando mostrò la sua invenzione a François Arago (deputato prima e Primo Ministro in seguito, oltre che matematico, fisico e astronomo), nella speranza di ottenere un appoggio statale, costui invece, vuoi per l’amicizia che nutriva nei confronti di Daguerre o forse per la sua militanza nell’opposizione repubblicana che lo metteva di fronte a una personalità al servizio della monarchia, lo convinse a stare nel silenzio ancora per un po’, si dice persuadendolo dell’inutilità della sua invenzione. Pare però esplicativo il fatto che nel frattempo Arago aveva proposto un contributo economico per l’invenzione di Louis Daguerre: infatti il governo francese acquistò i diritti per l’utilizzo pubblico del dagherrotipo e fu assegnata a Daguerre una pensione a tempo indeterminato.
Quando Bayard rese pubblica la sua invenzione e cioè solo l’anno seguente, nel febbraio del 1840, il dagherrotipo era ormai già in uso in tutta la Francia e Daguerre era un eroe nazionale.
Per tutto il resto dell’esistenza Bayard serbò rancore nei confronti del governo.

È famoso il suo ironico autoritratto in cui inscena la propria morte nella veste di un annegato, con la didascalia che rivendica l’invenzione del suo procedimento. Fotografia di grande valore simbolico, a testimoniare il primo di tanti fotografi affogati per motivi particolaristici; per altro la prima fotografia di un nudo.

Bayard: Autoritratto “L’annegato”; 1840
H. Bayard: Autoritratto “L’annegato”; 1840

Nel testo, datato 18 ottobre 1840, Bayard scrisse quanto segue:

“Il corpo dell’uomo che vedete nell’immagine sull’altro lato è quello del signor Bayard, inventore del procedimento di cui avete appena visto, o state per vedere, il glorioso risultato. Sono a conoscenza del fatto che questo talentoso e instancabile scienziato ha lavorato per circa tre anni al fine di perfezionare le sua invenzione. L’Accademia, il Re, e tutti quelli che hanno visto questa immagine sono rimasti molto colpiti, proprio come voi, sebbene (l’artista) consideri l’immagine insoddisfacente. Gli è valsa infatti grandi onori, ma neanche un centesimo. Il governo, che tanto ha elargito al signor Daguerre, si è detto impossibilitato a fare qualcosa per il signor Bayard. Come risultato lo sfortunato uomo si è annegato. O volubilità umana! Artisti, scienziati e giornali si sono interessati a lui per un lungo periodo, ma oggi, dopo alcuni giorni trascorsi all’obitorio, ancora nessuno lo ha riconosciuto o ha reclamato le sue spoglie. Signore e signori, passiamo a un altro argomento per evitare di recare offesa ai vostri organi olfattivi, in quanto, come voi stessi avrete avuto modo di notare, il volto e le mani del gentiluomo hanno già iniziato a decomporsi”.

Esiste una lettera di Bayard (Comptes rendus de l’Académie des Sciences pour 1840), datata 1840, in cui lui spiega il suo procedimento:
Nell’ultima seduta dell’Accademia, il Signor Biot ha letto una lettera del signor Talbot, nella quale il fisico parla di un mezzo, che non fa conoscere, per rendere visibile una impressione fotografica, che è invisibile quandola carta viene tolta dalla camera obscura. È da parecchio che io ho trovato tre procedimenti che conducono a questo risultato. Permettetemi, Signori, di farne conoscere uno, e, quando il tempo mi avrà consentito di ripetere gli altri due, avrò l’onore di comunicarvelo. 
Si prepara un foglio di carta con il bromuro di potassio, poi con il nitrato di argento, si espone ancora umido, per qualche minuto nel fuoco di una camera obscura. Su questa carta, ritirata ed esaminata alla luce di una candela, non si vede alcuna traccia dell’immagine che intanto è stata impressa; per renderla apparente è sufficiente esporre la carta al vapore di mercurio, come si fa per le lastre nel procedimento del Signor Daguerre. Questa si colora subito in nero ovunque la luce ha modificato il preparato. È inutile osservare che bisogna evitare il più possibile di lasciar impressionare la carta da raggi luminosi che non siano quelli della camera obscura. 
Questa descrizione e una delle prove ottenute con questo procedimento sono state inviate all’Accademia, che nella seduta dell’11 novembre 1839 ne ha volentieri accettato il deposito“. (Da: Italo Zannier: Storia e tecnica della fotografia; 1982)

Composizione di campioni; ca. 1842
H. Bayard: Composizione di campioni; ca. 1842

Di Bayard, nella storia della fotografia, si è parlato poco e in modo poco veritiero. D’altronde, una “riabilitazione” dei suoi meriti e dei suoi primati avrebbe comportato gettare del fango su troppe persone famose e influenti. Solo nel 1943 la verità cominciò a emergere, con un primo scritto di Gian Maria Lo Duca: Hippolyte Bayard, der erste Lichtbildkunstler (dove in tedesco Lichtbildkunstler significa “disegno fotogenico”, appellativo che i protofotografi davano alle prime fotografie su carta), portando prove indiscutibili di come Bayard fosse stato il primo ad avere ottenuto disegni fotogenici e, in questo senso, fosse il vero inventore della fotografia.

Gian Maria Lo Duca: “Bayard. Der Erste Lichtbildkünstler” (Parigi, 1943. Prima edizione. Frontespizio e tavola a fronte.
Gian Maria Lo Duca: “Bayard. Der Erste Lichtbildkünstler” (Parigi, 1943).
Prima edizione. La prima pagina del testo e tavola a fronte.
Gian Maria Lo Duca: “Bayard. Der Erste Lichtbildkünstler” (Parigi, 1943. Prima edizione. Una fotografia interna al libro.
Gian Maria Lo Duca: “Bayard. Der Erste Lichtbildkünstler” (Parigi, 1943).
Prima edizione. Una fotografia interna al libro.

Del resto il dagherrotipo (ricordo che il dagherrotipo non è riproducibile, in quanto con questo processo si otteneva un’unica copia positiva su supporto in argento o rame argentato sensibilizzato) di lì a pochissimo sarebbe stato soppiantato dal calotipo.

H. Bayard: Sedia in un giardino; 1842-1850
H. Bayard: Sedia in un giardino; 1842-1850

Tutto questo però non impedì a Bayard di continuare ad occuparsi di fotografia. Partecipò alla fondazione della Società francese per la fotografia.
Dopo il 1842 adottò il sistema di negativo-positivo di Talbot e fu uno dei primi in Francia a fare dei calotipi tali da rivaleggiare con quelli inglesi.
In seguito gli fu commissionata dall’Administration des Beaux Art-Commission des Monuments Historiques la documentazione fotografica dell’architettura e dei monumenti storici francesi, per la mitica Mission Héliographique del 1851 (la prima committenza pubblica che impiegò la fotografia per una campagna di documentazione delle bellezze storico-monumentali del paese, anche in vista di successivi restauri, molti eseguiti da Violet Le Duc); lavoro che Bayard portò a termine utilizzando in gran parte la calotipia, insieme ad altri quattro fotografi, di cui tre erano pittori.

H. Bayard: Il carretto; 1850
H. Bayard: Il carretto; 1850

Bayard fu uno dei pionieri di quel tipo di fotografia che riprende scene semplici ed evoca atmosfere grazie a sapienti effetti di luce e all’arte della composizione.

Nella seguente fotografia, viene ritratto uno scorcio di Montmartre:

Mulini di Montmartre; 1842
H. Bayard: Mulini di Montmartre; 1842

in origine questa collina, quando ancora era una comunità di mugnai, era disseminata di mulini a vento. Nel 1842, quando Bayard fece questa ripresa, ormai ne restavano pochi, e gli abitanti erano per lo più artisti attratti dalla zona in virtù degli affitti bassi.

Nel seguente scatto ancora un autoritratto:

H. Bayard: Autoritratto; ca. 1846
H. Bayard: Autoritratto; ca. 1846

il fotografo eseguì questo autoritratto seduto al sole sulla soglia di casa, servendosi del calotipo. Gli occhi chiusi del soggetto indicano che il tempo di posa fu molto lungo.

Nelle seguenti immagini alcuni paesaggi e composizioni o scorci architettonici:

H. Bayard: Colonnato della chiesa di Madeleine; ca. 1845
H. Bayard: Colonnato della chiesa di Madeleine; ca. 1845
H. Bayard: Abbazia di Saint-Ouen (Rouen); ca. 1851
H. Bayard: Abbazia di Saint-Ouen (Rouen); ca. 1851
H. Bayard – Notre Dame de Paris; 1847
H. Bayard – Notre Dame de Paris; 1847
H. Bayard: l Mulino di Saint-Ouen; 1845
H. Bayard: ll Mulino di Saint-Ouen; 1845
H. Bayard: Villa in costruzione; 1842-50
H. Bayard: Villa in costruzione; 1842-50
H. Bayard: Chateau de Blois. Facciata prospiciente la piazza della chiesa dei Gesuiti; 1843 (dagherrotipo)
H. Bayard: Chateau de Blois. Facciata prospiciente la piazza della chiesa dei Gesuiti; 1843 (dagherrotipo)
Insegna di un mercante di cavalli; 1842-50
H. Bayard: Insegna di un mercante di cavalli; 1842-50

E alcuni ritratti e composizioni:

H. Bayard: Muratori al lavoro, Parigi; 1845-47
H. Bayard: Muratori al lavoro, Parigi; 1845-47
H. Bayard: Due ricamatrici all'aperto; 1847.
H. Bayard: Due ricamatrici all’aperto; 1847.
Ritratto di ragazza nel giardino di Bayard; 1847
H. Bayard: Ritratto di ragazza nel giardino di Bayard; 1847
H. Bayard: Composizione di fiori; 1845-1848
H. Bayard: Composizione di fiori; 1845-1848
H. Bayard: s.t.; s.d.
H. Bayard: s.t.; s.d.
H. Bayard: Effetti di luce su rilievi; 1852
H. Bayard: Effetti di luce su rilievi; 1852
H. Bayard: Composizione con sculture di Diana e Apollo; 1855
H. Bayard: Composizione con sculture di Diana e Apollo; 1855
H. Bayard: Soffitta; 1842-50
H. Bayard: Soffitta; 1842-50
H. Bayard: Composizione statuaria; ca. 1850-55
H. Bayard: Composizione statuaria; ca. 1850-55
H. Bayard: Il pergolato; 1847
H. Bayard: Il pergolato; 1847
H. Bayard: Senza titolo, ritratto; 1855
H. Bayard: Senza titolo, ritratto all’aperto; 1855

E infine una curiosa composizione ancora in autoritratto. Monsieur Bayard non era uomo privo di ingegno e di umorismo, a quanto pare:

H. Bayard: Doppio autoritratto di profilo; 1860-66
H. Bayard: Doppio autoritratto di profilo; 1860-66

 

 

Link con riferimento a Hippolite Bayard:
Fotographia on line: HIPPOLYTE BAYARD
Art History Unstuffed: Hippolyte Bayard


Fotostoria, indice degli articoli:
ARTE MECCANICA E PRECURSORI (vai in calce all’articolo)

 

 

World ©Tea C. Blanc. All rights reserved

2 pensiero su “HIPPOLYTE BAYARD, L’ INVENTORE [FOTOSTORIA 1840-1860, 5]”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *