Se  Highander 2 falliva perché osava troppo rispetto al capostipite, Highlander 3 ha il problema opposto: è un sequel-fotocopia con qualche guizzo tra musica e fotografia.

HIGHLANDER 3

Highlander 2 era stato linciato da fan e critica. Tuttavia, misteriosamente, aveva incassato bene ai botteghini. Ciò permise la creazione di un nuovo capitolo. Ma, dato che i produttori si erano scottati le dita distaccandosi troppo dal capostipite, stavolta la parola d’ordine sarebbe stata: tornare ai temi e alle atmosfere nei quali la saga era nata. Ed è proprio questa eccessiva aderenza al primo film il problema di Highlander 3.

HIGHLANDER 3

Uscito in originale come Highlander 3: The Sorcerer o Highlander 3: The Final Dimension, fu scritto dal produttore William Panzer e da Brad Mirman (quello di Body of Evidence con Madonna e Willem Dafoe) e uscì nelle sale Usa nel gennaio del 1995.

Torniamo nel Cinquecento. Dopo la morte di Ramirez e di Heather, Connor MacLeod (Christopher Lambert, stavolta doppiato da Tonino “Homer”Accolla anziché Sergio “Dr. House” Di Stefano) inizia a vagare per il mondo, finché non trova un nuovo mentore nel saggio mago Nakano, che vive in una grotta in Giappone. Lo interpreta Mako Iwamatsu, visto nei due Conan con Schwarzy e in mille altri film e telefilm americani.

HIGHLANDER 3
“Negli anni compresi tra la scomparsa di Atlantide negli oceani e la nascita dei figli di Ario”… ah no, scusate, era un altro film

 

Un giorno sopraggiunge, in cerca di reminiscenza, l’immortale Kane (Mario Van Peebles), una sorta di Gengis Khan con l’anello al naso ex-allievo di Nakano. Quest’ultimo si sacrifica per permettere a MacLeod di mettersi in salvo. Kane decapita il mago, ma l’esplosione di reminiscenza (cioè tutto il potere, la conoscenza e l’abilità acquisiti nella sua lunga vita) che ne deriva fa crollare la grotta intrappolando il marrano.

HIGHLANDER 3

Arriviamo ai giorni nostri. Sono passati otto anni dalla fine del primo film. Da un dialogo piazzato a metà film, scopriremo che Brenda, nuovo amore di Connor, è morta: non fritta dal buco nell’ozono come narrato in Highlander 2, bensì per un più banale incidente stradale.

Ora il nostro eroe vive a Marrakesh, fa la vita del beduino e ha adottato John (Gabriel Kakon), un ragazzino del luogo.

HIGHLANDER 3

Non appena Kane riesce a uscire dalla caverna grazie agli scavi archeologici, Connor avverte un’interferenza nella Forz… reminiscenza, e torna quindi in fretta e furia a New York (luogo profetizzato per la Grande Adunanza).

Qui viene raggiunto da Alex (Deborah Unger, vista anche in Crash di Cronenberg e Silent Hill), la bella archeologa degli scavi in Giappone, risalita fino a lui partendo da dei frammenti di spada scozzese rinvenuti nella grotta. MacLeod rimane subito colpito da Alex, poiché gli ricorda una sua vecchia fiamma (sempre la Unger) conosciuta ai tempi della Rivoluzione francese.

Ma anche Kane è sulle tracce del nostro eroe e, avendo conquistato la magia di Nakano, è ora in grado di creare illusioni e assumere le sembianze di chiunque.

C’è poco da dire. La voglia di riconquistare i fan ricreando le atmosfere del primo film fa sì che questo terzo capitolo ne sia una specie di fotocopia in tono minore. Non solo temi e atmosfere, ma anche personaggi e situazioni lo ricalcano pedissequamente.

Connor perde il primo round con il cattivo. Quindi si trova un vecchio mentore. Il mentore si sacrifica affrontando il cattivo. Connor ai giorni nostri scopre che il cattivo è ancora in circolazione. Quindi conosce una studiosa che è risalita fino a lui tramite la sua spada, e che finisce per intuire il suo segreto.
La studiosa fa colpo sul nostro eroe, che rammenta un suo vecchio amore (i flashback stavolta sono piuttosto inutili). Il cattivo rapisce una persona a cui Connor tiene (e viene nuovamente mostrata una scriteriata e catastrofica corsa in macchina).
Duello finale in un luogo abbandonato e conseguente lieto fine.

Da proiettare nelle scuole guida

 

L’unica vera novità è che stavolta dietro la macchina da presa non c’è Russel Mulcahy bensì un altro mago dei videoclip, Andy Morahan (Wake Me Up Before You Go-Go dei Wham!, Belfast Child dei Simple Minds, November Rain di Guns N’Roses).

Al suo esordio nel cinema, Morahan tenta di ricreare le inquadrature ricercate e i sorprendenti movimenti di macchina che Mulcahy aveva impresso ai primi capitoli, riuscendoci solo in parte. Le scene di duello hanno un montaggio un po’ confuso, forse perché Morahan era appunto ancora acerbo.

Mario Van Peebles aveva dimostrato di essere un buon attore, e soprattutto un buon regista, esordendo con l’ottimo New Jack City (con Wesley Snipes e Ice-T, una sorta di rilettura black di Scarface), ma qui non fa altro che scopiazzare le smorfie da cattivo esagerato e sopra le righe del Kurgan di Clancy Brown. E la sua magia, unica cosa che lo contraddistingue dal predecessore, viene sfruttata solo per sfoggiare superflui effetti speciali nella media di quel periodo.

Personalmente l’unica parte che ricordo piacevolmente è il “training montage” alla Rocky, quando MacLeod si allena tra i paesaggi della natia Scozia. Riprese aeree, bei colori autunnali, e la splendida Bonny Portmore di Loreena McKennitt (dall’album The Visit) a non fare sentire troppo la mancanza di Who Wants To Live Forever dei Queen.

Highlander 3 fu un flop commerciale: costò 26 milioni di dollari e ne incassò poco più della metà. Tuttavia è talmente simile al primo capitolo che difficilmente un fan duro e puro ve ne parlerà del tutto negativamente. Più che un film brutto, un film superfluo.

Già da un paio d’anni, la serie tv stava sviscerando le mille potenzialità narrative del soggetto di Highlander senza bisogno di ripetere le stesse situazioni. Ma di questo parleremo la prossima volta…

 

Trivia su Highlander 3

Nello script originale i flashback si svolgevano nella Londra Vittoriana, e scoprivamo che i delitti di Jack lo Squartatore erano di colpo cessati poiché questo era un immortale decapitato da MacLeod.

Rachel, l’orfanella “adottata” da Connor durante la Seconda guerra mondiale, e divenuta sua segretaria al negozio d’antiquariato, sarebbe dovuta tornare in questo capitolo. Ma la sua parte fu tagliata tra una riscrittura e l’altra della sceneggiatura.

Nel film è presente la traccia audio di un’altra canzone della McKennitt, The Two Trees, contenuta nell’album The Mask and Mirror. Nel duello finale tra Macleod e Kane si distingue chiaramente una versione rock-strumentale di Dr. Feelgood dei Motley Crue.

 

(Immagini trovate nel Web: © degli aventi diritto).

 

 

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