HENRIETTE CAILLAUX UCCIDE IL DIRETTORE DI LE FIGARO

La signora Henriette Caillaux si fa portare dall’autista alla sede di Le Figaro, il più autorevole quotidiano francese. Appena vede il direttore, Gaston Calmette, la donna estrae una pistola dalla borsetta e gli spara un colpo. Il direttore, incolume, cerca riparo dietro la scrivania. Subito dopo, partono altri quattro colpi. È il 16 marzo 1914 e la storia inizia quaranta anni prima.

Henriette nasce nei pressi di Parigi, nel 1874. Il padre Henri Rainouard, un ricco architetto, le impartisce una educazione rigida. La compostezza da “signorina per bene” acquisita nel tempo da Henriette contrasta con il suo aspetto che, secondo i criteri dell’epoca, è quello tipico della ragazza provocante: forme del corpo sinuose, biondi capelli a boccoli e bocca carnosa.

Quando compie 18 anni, i genitori le presentano Léo Claretie, uno scrittore bello e famoso. Obbedendo ai genitori come sempre, lei lo sposa nel giro di un anno, anche se non lo ama e per questo motivo non gli darà mai un segno d’affetto.

Neppure con le due figlie riesce ad esprimere alcun sentimento: Henriette è sempre impettita, fredda e distante. Il marito non si lamenta perché gli uomini della Belle Epoque hanno rapporti piuttosto formali con le consorti, preferendo perdere la testa per le ballerine dei locali notturni.

Nel 1904, a una festa, la trentenne Henriette incontra Joseph Caillaux, il ministro delle Finanze famoso perché per la prima volta vuole tassare i redditi dei ricchi. È un uomo di undici anni più grande di lei, dalle maniere galanti e dalla voce profonda.

Tornata a casa, per la prima volta Henriette percepisce le sensazioni della donna innamorata: le sembra di camminare su una nuvola, sente le farfalle nella pancia. Cerca informazioni su Caillaux che, peraltro, essendo un repubblicano di sinistra, è molto distante dalle idee clericali e monarchiche che le sono state inculcate fin da bambina.

Il giorno dopo, il ministro le invia un breve messaggio: “Vorrei rivederla”. Si incontrano in una sala da tè e ben presto si lasciano trascinare dalla passione. Lei ottiene il divorzio e l’affidamento delle due figlie, intenzionata a sposare il primo uomo che ha veramente amato. Joseph, poco convinto, cerca di prendere tempo.

A complicare ulteriormente le cose c’è la sua bella moglie, Berthe Gueydan, che intercetta un bigliettino di Henriette. Il marito le dice che si tratta di un’avventura già finita, ma Berthe, forzando un cassetto, trova le lettere dense di passione che si sono scambiati i due amanti. Di fronte all’evidenza, chiede il divorzio.

Siamo nel 1910, l’anno delle elezioni: Joseph, per evitare uno scandalo in quel momento delicato, supplica la moglie di perdonarlo, promettendo di darle tutto quello che desidera. Berthe aspetta che il marito venga trionfalmente rieletto, prima di bruciare le lettere in cambio di una somma enorme da versarle come alimenti.

A questo punto, Joseph sposa Henriette e se la porta a casa insieme alla figlia (l’altra è appena morta per malattia). In breve, Joseph Caillaux raggiunge l’apice della carriera diventando Capo del governo. Tre anni dopo, a seguito di un rovescio politico, deve cedere l’importante incarico, tornando a ricoprire quello pur sempre prestigioso di ministro delle Finanze.

Tutto sembra andare bene, finché il quotidiano Le Figaro inizia una violenta campagna contro Caillaux. Il direttore Gaston Calmette, un tipo passionale e impulsivo, non perdona al ministro di avere costretto alle dimissioni un suo carissimo amico politico.

In numerosi articoli, accusa Caillaux di avere tramato con l’odiata Germania quando era Primo ministro e di avere ottenuto, in cambio, una fortuna investendo nella borsa di Berlino. Il ministro risponde pacatamente che aveva fatto alcune concessioni ai tedeschi solo per preservare la pace, e di non averci guadagnato niente.

Mentre Joseph, da politico consumato quale è, non se la prende troppo per queste accuse, Henriette le considera dei gravi affronti alla famiglia. La figlia adolescente la prende anche peggio: non esce più di casa, temendo che qualcuno possa insultarla per strada. Joseph taglia corto, dicendo alle due che non devono badare a queste sciocchezze perché lui è onesto e non ha niente di cui vergognarsi.

Come se non bastasse, nella vicenda si inserisce Berthe, la vendicativa ex moglie. Prima di bruciare le lettere compromettenti in cambio di alimenti stratosferici, le aveva fotografate e ora le passa al direttore di Le Figaro, che inizia a pubblicare le meno compromettenti riservandosi di rendere note quelle passionali in un secondo momento.

In casa Caillaux ormai è il caos. Pure la figliastra considera Joseph un disonesto, come dicono i giornali, e minaccia di andarsene. La moglie lo supplica di fare finire questo stillicidio che sta mettendo a dura prova i suoi nervi. Ma è un’altra notizia a farglieli cedere definitivamente.

Il 14 marzo, legge su una rivista di gossip che il chiacchierato ministro ha un’amante molto attraente, Henriette Ballot, moglie di un giornalista di Le Figaro (ancora quel giornale!). Adesso toccherebbe a lei recitare la parte della donna gelosa, invece non dice niente. Ormai passa il tempo a sfogliare i giornali: ogni santo giorno quel dannato direttore di Le Figaro pubblica nuove offese alla sua famiglia.

La mattina del 16 marzo, Henriette legge che tra poco verranno pubblicate le lettere più focose che aveva indirizzato al ministro quando era ancora sposato con l’altra: poi come potrà ancora guardare in faccia la figlia? La donna chiede consiglio a un giudice, il quale le risponde che, purtroppo, in Francia non esistono ancora leggi che tutelino dalle diffamazioni della stampa.

A questo punto, Henriette entra in un’armeria per comprare una pistola Browning. Deve fare finire quegli attacchi a ogni costo, anche per mostrare al marito fino a che punto arriva il suo amore. Dopo, magari, lui non andrà più alla ricerca di altre donne.

La sera stessa, svuota il caricatore sparando su Gaston Calmette. Raggiunto da quattro colpi, il direttore stramazza a terra. «Non mi toccate, sono una signora! La moglie del ministro delle Finanze! Ho fatto giustizia!», grida la donna mentre viene bloccata dagli usceri.

Portata al carcere di Saint-Lazare, la folla si accalca intorno minacciosa gridando: «Assassina!». Il direttore del carcere è molto più comprensivo nei confronti della moglie del potente ministro, fa arredare come un appartamento di lusso la cella più spaziosa e ordina che i pasti le vengano preparati da un rinomato ristorante. Il giorno dopo, un quotidiano titola: “La puttana sanguinaria”.

Il marito, quando va a trovarla, non l’abbraccia come aveva sperato Henriette. Le dice, invece, che si è comportata da sciocca e a causa sua ha dovuto dimettersi da ministro. Anche se, aggiunge, farà di tutto per tirarla fuori di lì. Il migliore avvocato di Parigi, Fernand Labori, mette in bocca a Henriette le risposte “giuste” da dare al processo. Le spiega come vestirsi e come comportarsi davanti ai giurati, quando sorridere e quando piangere.

Nelle stesse settimane, Joseph Caillaux riesce a farsi eleggere di nuovo alle elezioni, suscitando la compassione del pubblico. Al processo, l’avvocato Labori parla accoratamente: «Henriette ha sparato perché la pubblicazione di quelle lettere intime avrebbe rovinato per sempre la vita di sua figlia. Peraltro non voleva uccidere il direttore, solo spaventarlo. Infatti il primo colpo lo ha mancato, mentre gli altri quattro sono partiti da soli, perché la Browning è una pistola automatica. La vittima è stata portata all’ospedale con l’automobile della donna, ed era stata proprio lei a suggerirlo: strano comportamento, se avesse voluto davvero uccidere. La colpa della morte di Calmette è dei medici, che avrebbero potuto salvarlo, ma hanno perso troppo tempo prima dell’operazione».

Uno psichiatra giura solennemente che, mentre sparava, la donna aveva avuto uno sdoppiamento della personalità. Insomma, non era veramente lei a premere il grilletto. Alla fine, la giuria dichiara Henriette non colpevole e il giudice ordina la sua immediata scarcerazione. Probabilmente ha contato anche il fatto di essere sposata con un ex ministro. Finalmente, Joseph abbraccia forte la moglie.

Quattro anni dopo, Joseph Caillaux viene arrestato con l’accusa di spionaggio, per avere cercato di favorire l’invasione tedesca. Se la moglie aveva rischiato la ghigliottina, ora lui potrebbe essere fucilato alla schiena per alto tradimento. Ma al processo cade l’accusa principale e viene condannato a soli tre anni di prigione e dieci di confino, che neppure sconta perché amnistiato. A denunciarlo, senza prove, erano stati i soliti avversari politici.

Tornato in politica nel 1925, Joseph Caillaux vi rimane con ruoli di rilievo fino al 1940, quando la Germania invade davvero la Francia. Muore nel novembre del 1944, due anni dopo la moglie, deceduta per disturbi cerebrali. La figlia se ne era andata di casa durante il processo per tornare dal padre, e le due non erano più riuscite a ricucire il rapporto.


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Di Sauro Pennacchioli

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