hellraiser 2022

Il nuovo Hellraiser diretto da David Bruckner (da qui in poi Hellraiser 2022) come idea, come progetto in sé per sé, se uno ci pensa giusto un attimo è abbastanza paradossale. Viviamo in un’epoca strana fatta di sequel, remake, requel, retcon e reboot a ciclo infinito, che spesso e volentieri nessuno voleva e nessuno aveva chiesto. 

Un rifacimento è un’operazione delicata che andrebbe fatta con la dovuta accortenza, mentre il più delle volte questi progetti vengono trattati con la finezza di una gara di rutti improvvisata. Tanto più quando ormai pare siano diventati una specie di decalogo, una semplice lista di voci in agenda da spuntare, anziché film frutto di una vera e propria visione creativa.

HELLRAISER 2022, NELL' INFERNO DEI REMAKE



“Aggiornato per un pubblico moderno”. “Pensato per riflettere il mondo in cui viviamo”. “Impegno nella creazione di temi ispiratori che riflettano la ricca diversità dell’esperienza umana”. “Massima avvedutezza nel tentativo di non offendere nessuno tramite rappresentazioni errate”. Tante belle parole che di fondo non significano un caz*o, ma questi sono i nuovi dogmi a cui ogni processo creativo deve necessariamente attenersi.

Dall’altro lato c’è che trentacinque anni, dieci film e una valanga di fumetti dopo, di tutto si sentiva il bisogno tranne che di un altro Hellraiser. Cioè, l’ennesima voce in una saga andata molto oltre la sua data di scadenza. Se in trentacinque anni nessuno è stato in grado di cavarci niente di buono da questa roba, non c’è bisogno di ricorrere alla logica aristotelica: basta il semplice buon senso per arrivare a capire che sarebbe il caso di smetterla. 

Soprattutto se uno mette in conto che tutto questo è stato tirato fuori da un “romanzetto”. In secondo luogo, Hellraiser 2022 è un’esclusiva Hulu. Hulu è una piattaforma streaming di proprietà della Disney. La stessa Disney che ha sganciato il dinero per produrre e poi, attraverso i suoi canali, distribuire questo film. Chiaro che i presupposti, già deboli in partenza, diventano più fragili di un foglio di carta bagnato. Ora però, capiamoci un attimo, ok?

HELLRAISER 2022, NELL' INFERNO DEI REMAKE



Tutto parte nel 1986 con The Hellbound Heart. Un romanzo breve, appunto, ficcato in un volume della serie antologica Night Visions pubblicato dalla Dark Harvest. Praticamente parliamo di una roba che a seconda delle edizioni, font e impaginazione, a farla proprio di manica lasca, oscilla fra le centoventi-centotrenta pagine. Eppure, nonostante questo, le suggestioni a cui Clive Barker ha dato vita in quel mucchietto di pagine sono ancora incredibilmente forti.

Forti e pure in grado di suscitare ancora un grande fascino, alla faccia degli anni passati e a una pletora di film uno più brutto e acetoso dell’altro. Il fatto è che la prosa di Barker è diretta, essenzialmente gotica nel tono, con un penchant per le immagini forti e gli elementi macabri. In altre parole, la sua è una scrittura d’impatto. Tuttavia, l’apparente semplicità del suo stile nasconde una fervida immaginazione nell’esplorazione di temi piuttosto complessi. 

Il tema di Hellbound Heart è la ricerca del piacere portata alle estreme conseguenze, oltre all’oscurità che si nasconde dietro le apparenze. La storia è un’esplorazione della natura umana: le sue ossessioni, le sue inclinazioni più cupe, dove la discriminante è la percezione tradizionale che segna il confine tra piacere e dolore. Da qui, poi, viene fuori la summa maxima della creatività di Barker: i cenobiti.

HELLRAISER 2022, NELL' INFERNO DEI REMAKE



Fondamentalmente, i cenobiti, entità soprannaturali spintesi oltre i limiti delle convenzioni umane raggiungendo lo stato ultimo della comprensione della carne al di là dello spirito, simboleggiano la corruzione degli istinti umani più profondi. Una metafora dell’incomprensibile forza che spinge, attrae, verso e attraverso la promessa di un piacere estremo nonostante ciò porti letteralmente alla rovina, rappresentando il punto d’intersezione tra piacere, dolore e oscurità spirituale.

Ecco, a fronte di tutta questa tiritera, capito adesso qual è il paradosso? Hellraiser, principalmente a causa dello sfruttamento massivo, continuo e per lo più alla cazzomannaggia di questi concetti, si è trasformato fin troppo velocemente in puro affarismo. Arrivando oggi al punto di essere una saga ridotta troppo male per continuare, ma troppo affascinante (e per estensione troppo remunerativa) per lasciarla definitivamente andare. Quindi? Quindi un hard reboot. Così, di prepotenza. 

Rebootare tutto quanto è a conti fatti l’unica soluzione praticabile nel tentativo di salvare il salvabile. Perciò adesso, a trentacinque anni da Hellraiser, niente più Kirsty Cotton che tenta di salvare suo padre dalle macchinazioni di Julia. La donna con cui s’è risposato, ex amante, a sua insaputa, del fratello Frank caduto vittima dei cenobiti a causa del suo edonismo sfrenato e da cui tenta di scappare con l’aiuto di Julia, appunto, ancora innamorata di lui. 



Ora, in Hellraiser 2022 abbiamo Riley (Odessa A’zion) un’ex tossica in fase di riabilitazione. Riley vive “gentilmente ospitata” nell’appartamento che il fratello, Matt, insieme al fidanzato, Colin, dividono con un’altra ragazza, Nora. Il problema è che nessuno dei tre vede di buon occhio Trevor, il ragazzo di Riley, per il fatto che i due si sono conosciuti durante il programma di riabilitazione.

Giustamente, dicono, se uno dei due per un qualsivoglia motivo dovesse ricadere nelle vecchie “abitudini” per forza di cose si trascinerà appresso pure l’altro. Punto rimarcato soprattutto da Matt, anziché un fratello maggiore, nei modi più una mamma preoccupata che spedisce il figlio a Bel Air. Perciò, senza stereo nelle orecchie, Riley cerca il modo di sgommare da lì. L’occasione si presenta quando Trevor le parla di questo magazzino abbandonato.

Il magazzino, dice Trevor, dovrebbe essere di un qualche super super-ricco che probabilmente si sarà pure scordato di averlo. Perfetto. Infatti il posto è totalmente vuoto, fatta eccezione per il Cubo di Lemarchand che trovano in una cassaforte e… nessuno dei due ha idea di che farsene. Così, tornata a casa, Riley litiga con Matt. Si pigliano a sputi e pernacchie e poi se ne va, cuscino e coperta alla mano, a dormire al parco. 



Buttata giù qualche pasticchetta dell’allegria, Riley comincia a giocherellare con il Cubo e in qualche modo riesce a risolvere il puzzle della prima configurazione, il cui premio consiste in una lama che viene fuori a sorpresa. Riley, per fortuna più che altro, riesce a non farsi squarciare la mano. Cosa che invece non riesce a evitare quel fagiano del fratello: uscito a cercarla pieno di sensi di colpa, la trova svenuta e credendola in overdose si taglia inavvertitamente con il Cubo cercando di svegliarla.

Questa “offerta di sangue” richiama i cenobiti, che trascinano direttamente Matt nella loro dimensione. In seguito, convinta che il Cubo abbia causato la scomparsa di Matt, Riley si mette a scavare sempre più a fondo nel tentativo di capire da dove venga e cosa sia esattamente, nel tentativo di salvare il fratello. Bene, praticamente una storia completamente diversa rispetto a quella dell’originale Hellraiser

Storia diversa, personaggi diversi, dinamiche diverse e… niente, forse è pure giusto così, insomma. Nel senso che si tratta di un hard reboot, dopotutto. Non di un remake, no? Fondamentalmente, di fare questo film se ne parla dal pleistocene, cioè da quando Clive Barker nel 2006 annunciò ufficialmente che avrebbe scritto la sceneggiatura di un remake del film originale. Cosa che non aveva senso all’epoca, figuriamoci nel 2022, quasi vent’anni dopo. 



Metti che il grosso, grossissimo problema non di questo Hellraiser 2022, ma di Hellraiser in generale, alla fine sta tutto qui: i cenobiti. Come detto la prosa di Clive Barker è semplice, sì, di forte impatto, certamente, ma non c’è mai stata una particolare attenzione allo sviluppo dei personaggi o del worldbuilding. I cenobiti sono incredibilmente affascinanti a livello concettuale, ma più fragili di un foglio di carta bagnato. 

Clive Barker, per furbizia o per bravura, si è semplicemente limitato a concentrarsi sulla trama. Proprio perché quello è il succo. Perché l’importante è ciò che sta accadendo, la situazione, non l’universo in cui è ambientata. Il Cubo di Lemarchand, Leviathan, i cenobiti e compagnia cantante, sono concetti intriganti che stanno bene lì sullo sfondo, mentre in primo piano scorre una storia di lussuria, piacere e paura talmente impressionante da resistere ancora oggi.

Tutte cose che hanno funzionato nella misura della libertà lasciata ai lettori/spettatori di riempire i vuoti con la propria immaginazione. Tutte cose, passate immediatamente in secondo piano quasi subito, con Hellbound: Hellraiser II. Punto in cui diventa clamorosamente chiaro che i cenobiti sono figure troppo “ingombranti” per essere meccanismi subordinati a una trama più ampia. La grande sfida che ha dovuto affrontare David Bruckner con Hellraiser 2022 è tutta qui.



Infatti, il film non sempre funziona a causa del dover conciliare troppe cose e spesso se ne va completamente per frasche lisciando malamente il punto. Per esempio, tra i personaggi di questo Hellraiser 2022, il migliore ha il carisma di un cincillà. Tolta Riley e il suo viaggio alla ricerca di risposte, gli altri hanno semplici abbozzi di personalità predefinite e circostanziali alle situazioni. Come in Scooby-Doo, insomma.

Cosa che, come ha fatto notare il critico Simon Abrams, non sarebbe tanto grave se non ci fossero tutti quei tempi morti (il film dure la bellezza di due ore piene piene) a spezzare il ritmo, a far letteralmente arenare la trama e portare te spettatore a farti un sacco di domande non sul cosa possano essere i cenobiti, ma cosa diavolo ci fanno lì. Tolto questo, Hellraiser 2022 è un film sorprendentemente piacevole nel complesso.

Di sicuro non migliora e non aggiunge assolutamente nulla ai concetti originali di Clive Barker, tuttavia, si nota l’impegno messo nel tentativo di riportarli nel modo più fedele possibile. A partire dalla scelta – una volta tanto sensata e funzionale – dell’attrice trans Jamie Clayton come nuovo Pinhead. No, perché per quanto iconica sia l’interpretazione di Doug Bradley, il suo Pinhead era distante milioni di chilometri dalla descrizione originale del personaggio.



In realtà, l’intera riprogettazione dei cenobiti è assolutamente fantastica. In questo momento, vattelapesca chi sia o siano i character designer che hanno sviluppato i nuovi modelli: sono riusciti sia a catturare esteticamente l’essenza di ciò che dovrebbero essere questi personaggi, sia evitare di scadere nel macchiettistico con una goffa riproposizione di un design che ormai ha fatto il suo tempo e sarebbe quanto meno anacronistico.

Alla fine della fiera, Hellraiser 2022 è goffo in molti punti, ma ne mostra altrettanti centrati in pieno da Bruckner, che si riconferma, a fronte dei suoi film precedenti, uno che sa perfettamente cosa significhi fare un film dell’orrore. Ci sono parecchie trovate interessanti, addirittura originali, volendo, sangue e violenza a palate e piacevoli richiami ai momenti migliori della saga. Tutte cose che finalmente fanno sperare per il futuro di Hellraiser saga.

Bene, detto questo credo sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.




(Da Il sotterraneo del Retronauta).







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