Dopo una stagione di entusiasmi e un moderato successo di vendite intorno agli anni ottanta, le riviste di fumetti e sui fumetti sono praticamente sparite dalle edicole italiane. Uniche a resistere la decana Linus, passata più volte d’editore, e l’ex fanzine Fumo di China, che ha recentemente tagliato il traguardo dei trent’anni e dei 350 numeri.  Con qualche traversia, resiste da molti anni anche Scuola di Fumetto passata da Coniglio a Comic Out, a Nicola Pesce e infine tornata di nuovo alla casa editrice di Laura Scarpa, ma abbandonando l’edicola.

In questi ultimi mesi, d’improvviso, questo formato editoriale è ricomparso nei chioschi mostrando una vivacità e una convinzione che hanno colto di sorpresa vecchi e nuovi lettori.

La prima a riaffacciarsi nelle rivendite di tutta Italia è stata Nippon Shock dell’omonimo editore che unisce in un solo contenitore le due tipologie suddette, i fumetti (nella fattispecie, i manga) e l’informazione sugli stessi, presentando anche due copertine contrapposte per l’una e per l’altra. Come ho già scritto altrove, sono un lettore decisamente sporadico di fumetti giapponesi, e dunque ho acquistato per curiosità il primo numero ma non sono andato oltre: non ho interesse per gli articoli e non amo i racconti brevi (anche se, professionalmente, ne ho scritti e disegnati alcuni), unico genere invece presente almeno nel numero d’esordio.

HEAVY METAL, TORNANO LE RIVISTE DI FUMETTI?


Ancora meno sono attratto da Anime Cult, una delle due riviste vendute in edicola a fine ottobre dall’editore Sprea, che ospita solo informazione. Di questa, come dell’altra di cui parlerò subito sotto, ho ricevuto i pdf dalla redazione che a quanto pare per i miei non rari interventi online mi reputa quasi un influencer del settore. In realtà non lo sono, e non avendo un tablet mi risulta anche abbastanza scomodo leggere i magazine sul computer, cosa che ho fatto solo per amicizia verso i responsabili. Sulla pubblicazione dedicata a “immagini, ricordi e collezioni dal Sol Levante” vi darò dunque solo un succinto sommario. Nelle 116 pagine di grande formato tutte a colori si va dal “Come eravamo: 1978-1981, arrivano i giapponesi” a un’intervista al doppiatore Fabrizio Mazzotta, da un servizio sulla Granata Press a uno su “La clinica dell’amore” per concludere con un ampio inserto dedicato a Go Nagai. In appendice, una carrellata di recensioni di anime e manga. 

HEAVY METAL, TORNANO LE RIVISTE DI FUMETTI?

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La grafica è bella e ordinata, coloratissima e ricca di illustrazioni. Per gli appassionati è sicuramente una pubblicazione da seguire, come il citato Nippon Shock.

Tornando in Occidente, veniamo a quella che si presenta come “la rivista Usa di fumetti più prestigiosa al mondo”, Heavy Metal. Anche qui un rapido elenco dei contenuti, prima di un’analisi delle scelte editoriali e di un (personalissimo) giudizio. Il magazine in realtà ospita molto più che fumetti (uno strillo in copertina ce ne segnala 8, all’interno). Tanto per cominciare c’è “Multipli”, un racconto  fantascientifico in prosa di Robert Silverberg servito dalle illustrazioni di Giuseppe Palumbo; poi  un servizio di geopolitica sulla Terza guerra mondiale, un’intervista a Tolkien, una a Tinto Brass e una ricostruzione della vita della pubblicazione originale statunitense, “figlia” della francese Metal Hurlant.


Venendo ai fumetti, si tratta anche qui di racconti brevi autoconclusivi: “Something for your M.I.N.D.” di Kennedy/Vecchio, “Confessa” di Forte/Momoko, “La casa da tè” di Lopez/Lem, “Dafina” di Lopez/Aguado, “Breve incontro” di Nizzoli, “The key” di Frezzato, “Familiaris” di Reppion/Hitchcock e “String theory” di Orlando/Bostelmann. I disegni sono molto curati e colorati efficacemente, mentre i testi sovrabbondano di didascalie di tipo narrativo che fanno sembrare quasi tutte le brevi storie più opere letterarie illustrate che veri e propri fumetti, e vi si respira un’atmosfera da anni sessanta e settanta.

HEAVY METAL, TORNANO LE RIVISTE DI FUMETTI?
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Nell’insieme, il prodotto sembra replicare tutti i difetti di tante pubblicazioni da edicola del secolo scorso. In che senso? Nel senso che, da lettore di fumetti, in un giornale che me ne promette, io mi aspetto di trovare SOLO quelli (uno dei motivi per cui i prodotti bonelliani hanno resistito mentre i vari CorrierBOY nel medio termine sono naufragati?), con al massimo un editoriale e una o due paginette di servizi correlati snelli e corredati da immagini non invadenti. Purtroppo, già dagli anni sessanta, con l’arrivo della tivù nella maggior parte delle case italiane, sentendo mordere la concorrenza del nuovo tipo di intrattenimento, anche settimanali come Intrepido e Il Monello cominciarono a dar sempre più spazio a articoli su sport e divi del cinema o della canzone, di fatto abdicando alla propria peculiarità e consegnandosi all’avversaria.

Nel caso di Heavy Metal, se voglio leggere un racconto di fantascienza mi compro un numero antologico di Urania, e se mi interessa sapere cosa pensa Tinto Brass (!) prendo un newsmagazine o un giornale di gossip. Otto raccontini a fumetti annegati in una serie di servizi e novelle di FS non giustificano, a mio parere, la spesa di quasi sette euro. Piuttosto mi compro un Lanciostory che ospita solo fumetti, magari non tutti di eccelso livello, ma alcuni di ampio respiro in più puntate, di maggior soddisfazione, e a un prezzo decisamente più basso.

A margine, aggiungo che Sprea Editori sta immettendo sul mercato anche tutta una serie di volumi, quelli sì completamente a fumetti, ai quali, ciascuno secondo il proprio gusto, vale la pena di dare un’occhiata e decidere caso per caso l’acquisto.

2 pensiero su “HEAVY METAL, TORNANO LE RIVISTE DI FUMETTI?”
  1. La mia impressione è che con Heavy Metal e Anime Cult la Sprea vogliosa strizzare l’occhio a noi ultracinquantenni, portando in edicola il nostro immaginario collettivo adolescenziale. Funzionerà? Si dice che quelli della generazione X siano rimasti dei bambinoni… Mah! Io mi fermo dopo aver leggiucchiato il primo numero delle due riviste, proprio per i “difetti” puntualizzati dal Toninelli, che magari non sarà un influencer, ma rimane sempre autorevole.

  2. Mi fa specie che un esperto di lungo corso come Marcello Toninelli, autore, lettore e cultore di comics, sembri non cogliere il quid di due riviste, interessanti e naturalmente diversissime tra loro, dedicate con grande dispendio di energie (ciascuna a suo modo) al mondo dei fumetti e non solo. Se il primo numero di Anime Cult stupisce quasi per la ponderata ricchezza di contenuti storici e documentari (anche sotto il profilo delle immagini), relativamente a uno dei fenomeni editorialmente più rilevanti dell’ultimo mezzo secolo, Heavy Metal – ed è su questa testata che ci vogliamo soffermare qui con poche righe a chiosa di quanto suddetto – è proprio e precisamente quello che vorrebbe essere nella sua prima versione internazionale, un adattamento ideato, forse in ritardo ma pur sempre con buona prova d’intelligenza e lungimiranza, da Francesco Coniglio e Daniele Brolli, due addetti ai lavori che non hanno sicuramente bisogno di presentazioni in questa sede. Ovvero, non una mera rivista di/a fumetti ma soprattutto un contenitore di idee e di riferimenti di varia natura: dall’immaginario fumettistico (sempre bene accetto), alla letteratura di fantascienza fino alla controinformazione giornalistica. Una testata che non vuole strizzare l’occhio ai bamboccioni di cinquant’anni (che pure ci sono), ma a quei cinquantenni, colti, curiosi e sempre avidi di nuove letture che ebbero a decretare, per esempio, illo tempore, il successo indiscusso di una rivista “a fumetti” come Blue. Bello sarebbe che Heavy Metal, una congrua – e ci auguriamo proficua! – operazione culturale tout court e non uno zibaldone a vignette per fumettomani voraci e indefessi, possa accattivarsi le simpatie almeno di un pubblico più giovane, magari dai trentenni in su, una generazione – ahinoi! – poco incline ed educata al piacere di letture appassionanti quanto diversificate e stimolanti innanzitutto sotto il profilo culturale nella sua più ampia accezione possibile. A parte questa nostra evidente approvazione dei contenuti proposti in ambito non esclusivamente fumettistico, inoltre, non possiamo che riconoscere a Sprea la grande capacità di coagulare sempre attorno alle redazioni dei propri magazine degli esperti dall’indubbia caratura professionale e di offrire al pubblico dei prodotti (in tempi di crisi conclamata dell’edicola!) anche dal vivace richiamo grafico.

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