Il dottor Henry “Hank” Pym non si può definire uno degli eroi meglio riusciti dalla premiata ditta Lee & Kirby, sebbene possa vantare il fatto di essere uno dei primissimi eroi della scuderia Marvel.
Nel corso della sua lunga vita editoriale, il personaggio ha cambiato vari alias: gli autori hanno tentato invano di rilanciarlo in chiave più interessante, ma ogni esperimento si è rivelato deludente.

Il povero Hank non ha mai conquistato il cuore dei fan, pur essendo uno dei nomi di punta dei Vendicatori, e anche oggi che gli Avengers sono il gruppo di supereroi più famoso, il nostro non risulta tra i protagonisti di questo momento d’oro che stanno vivendo i suoi compagni di squadra.

 

L’arrivo di Ant-Man

Hank Pym compare per la prima volta nel 1962 sulla serie antologica Tales to Astonish n. 27, agli albori dell’universo Marvel (iniziato ufficialmente un anno prima con l’esordio dei Fantastici Quattro).

Nell’albo che raccoglieva storie di genere fantascientifico-mystery, in sole sette pagine il biologo Henry Pym, disegnato spesso in penombra, cupo e a tratti in pose grottesche, sfida la comunità scientifica, incredula del fatto che lui possa realmente aver sviluppato un siero in grado di ridurre gli oggetti.

Come molti protagonisti di racconti del genere, Hank sperimenta il siero su se stesso, riducendosi all’altezza di pochi centimetri.

Quindi cade accidentalmente in un formicaio, finendo per vivere una terrificante avventura in lotta con le formiche per la propria sopravvivenza.

Al termine della vicenda Hank getta il siero, ritenendolo troppo pericoloso.

La storia, breve ma intensa, è scritta da Stan Lee e dal fratello Larry Lieber, e disegnata da Jack Kirby con le chine di Dick Ayers.

Siccome sembra che i lettori l’abbiano apprezzata e la Marvel cerca sempre nuovi supereroi da lanciare, alcuni mesi dopo, nel numero 35, Lee e Kirby recuperano Hank Pym addolcendone il carattere e donandogli un costume e un casco tecnologico: Ant-Man nasce così, per caso.

Utilizzando la sua formula per rimpicciolirsi e l’elmetto cibernetico per comunicare e comandare le formiche, Hank Pym decide di combattere le spie comuniste che invadono l’America nello spirito della guerra fredda.

Nel n. 44 di Tales to Astonish si accenna alla tragica perdita di Maria, moglie di Hank Pym, uccisa dei comunisti. Ai testi ci sono Stan Lee e H.E. Huntley, ai disegni Jack Kirby e Don Heck.

Nello stesso numero il minuscolo avventuriero viene affiancato da una spalla, non da un giovane adolescente come Robin, bensì da una giovane e bella ragazza, frivola e un po’ capricciosa: Janet Van Dyne, alla quale Hank Pym fornisce biochimicamente i poteri per tramutarsi in Wasp (vespa).

La loro galleria di nemici non contava criminali che potessimo definire di primo livello. Scienziati pazzi dai poteri bislacchi, spie sovietiche e alieni improbabili erano gli avversari con i quali Ant-Man e Wasp si confrontavano mese dopo mese. Gli unici degni di nota sono Turbine (all’epoca noto come Trottola), Testa d’Uovo e il primo Cavaliere Nero.

Il duo diviene anche fondatore, insieme a Thor, Iron Man e Hulk, dei Vendicatori, il super team della Marvel. A un certo punto Hank Pym e Janet Van Dyne vivono le proprie avventure solo su queste pagine: la loro serie, infatti, termina abbastanza in fretta nel numero 69.

A nulla servì il cambio di poteri di Hank, che nel n. 49 passò dal diventare piccolo come una formica (ant) al crescere fino a diventare un gigante (giant), venendo ribattezzato Giant-Man.

 

Hank Pym il gigante

Giant-Man e Wasp compaiono regolarmente sulla serie Avengers fino al fatidico numero 16 del 1965, quando la formazione originale andò in vacanza per cedere il passo al terzetto composto dagli ex “criminali” Occhio di Falco, Quicksilver e Scarlet, guidati da Capitan America.

Hank e Janet scomparvero fino a quando, nel 1966, Roy Thomas, sceneggiatore dei Vendicatori, decide di farli tornate in squadra nel numero 28 di Avengers. Per l’occasione Hank mostrò un altro cambio di costume e di alias, assumendo l’identità di Golia.

Per prima cosa, come un novello dottor Frankeinstein, costruisce una creatura che gli si rivolta contro, diventando il suo incubo: su Avengers n. 54 (testo di Roy Thomas e disegni di John Buscema) fa così la sua apparizione Ultron.

In un secondo momento, a causa di un esperimento andato a male, Hank Pym soffre di una crisi d’identità, sfoggiando l’ennesimo cambio di identità e creando l’alias di Calabrone (con il potere di tornare piccolo come l’insetto da cui prende il nome).
In questa veste Hank e Janet convolano a nozze su Avengers n. 60.

 

La crisi, la depressione e la caduta di Hank Pym

Negli anni settanta Hank Pym è una presenza fissa nei Vendicatori, ma sembra aver rinunciato a qualsiasi speranza di avere un serie da solo. L’unica eccezione è una parentesi comunque suggestiva nel 1972, come Ant-Man su Marvel Feature 4-10 (testi di Mike Friedrich e disegni di Herb Trimpe, poi sostituito da un promettente Craig Russel).


Mentre Hank Pym utilizzava l’alias di Calabrone, Occhio di Falco decide di mollare temporaneamente l’arco e le frecce per diventare il nuovo Golia (Avengers n 63, 1969).

Dopo di lui l’afroamericano Bill Foster, collega e amico di Hank, utilizza l’alias di Black Goliath nel 1975 su Luke Cage e Power Man n. 24, e nel 1976 in una serie dalla breve vita.

Nel 1979, la Marvel decide di lanciare un secondo Ant-Man, l’ingegnere elettronico Scott Lang, che in questo ruolo avrà maggior fortuna di Hank Pym.

Negli anni ottanta il terreno sotto i piedi di Hank Pym inizia a cedere, con l’arrivo ai testi degli Avengers di Jim Shooter.
L’autore di Pittsburgh firma un ciclo di storie che segnano per sempre la vita narrativa del personaggio.

A causa di un forte esaurimento, Hank Pym inizia ad avere comportamenti scorretti durante le missioni, tanto da venire messo sotto corte marziale dai Vendicatori.

Disperato e sull’orlo di una crisi di nervi, Hank cerca di escogitare un modo per apparire eroico davanti ai colleghi, ma il suo piano viene scoperto dalla moglie Janet che, cercando di farlo ragionare, viene costretta al silenzio con la violenza (Avengers n. 213, 1981).


Benché Shooter abbia dichiarato che Hank doveva colpire Janet accidentalmente e che il disegnatore Bob Hall non avesse capito le sue indicazioni, la sequenza porta il tema della violenza domestica nell’idilliaco mondo dei supereroi.

Questa macchia sull’onore di Hank Pym diventa il marchio di fabbrica del personaggio, ripreso anche nel 2009 nella realistica versione Ultimate di Mark Millar e Bryan Hitch.

Per Hank Pym sarà l’inizio della discesa all’inferno: Janet divorzia da lui (uno dei primi divorzi nel mondo del fumetto), viene espulso dai Vendicatori e, come se non bastasse, viene incastrato per furto dal suo acerrimo nemico Testa d’Uovo.
Ritenuto anche ormai insano di mente perché accusato di essere stato incastrato da Testa d’Uovo che il mondo considera morto, viene rinchiuso in prigione.

Quando a scrivere i Vendicatori arriva Roger Stern, perché Jim Shooter è troppo impegnato a dirigere la Marvel, in una delle sue prime sequenze di storie riabilita il nome di Hank Pym. Il quale, venuto a patti con i suoi demoni interiori, riesce a scagionarsi dalle false accuse e si congeda con onore dai Vendicatori facendosi perdonare da Janet.

Si tratta di un Hank Pym che ha fatto pace con se stesso quello descritto da Stern, che ha deciso di lasciarsi alle spalle il mondo dei supereroi per dedicarsi unicamente alla ricerca scientifica.
Ma nel mondo dei supereroi, mai dire mai.

 

Il dottor Hank Pym

Lo scienziato riappare nella nuova serie dei Vendicatori della Costa Ovest, scritta da Steve Englehart, un veterano della serie.

Anche Englehart, come Shooter, punta sul delicato equilibrio psichico e la mancanza di autostima di Hank che, dopo aver affrontato alcune delusioni personali, arriva addirittura a tentare il suicidio.

L’eroina ispanica Firebird lo dissuade e lo aiuta a recuperare l’amor proprio.

A questo punto Hank decide di utilizzare le “particelle Pym” sugli oggetti anziché su se stesso, rimpicciolendo strumenti di grosse dimensioni a pochi centimetri per portarli con sé in una tuta piena di tasche, dalle quali estrae in ogni occasione un arma o un mezzo di trasporto (un po’ come Doraemon fa con il proprio marsupio).

Senza utilizzare alcun alias, se non il proprio titolo accademico, questa versione di Hank Pym è la più versatile e originale. Il suo nuovo peculiare potere, utilizzato all’inizio degli anni novanta, verrà ripreso nelle pellicole dedicate ad Ant-Man dei Marvel Studios.

Quando ai testi dei Vendicatori della Costa Ovest arriva John Byrne, Hank Pym assume il ruolo di leader e si riconcilia sentimentalmente con Janet Van Dyne, dando via a una nuova relazione.
Hank è di nuovo sicuro di sé stesso, un leader capace e uno scienziato di altissimo livello, recuperando credibilità come eroe, sia narrativamente che agli occhi del lettore.


Purtroppo la sua capacità di rimpicciolire o ingrandire gli oggetti verrà fatta cadere dagli autori, che preferiscono recuperarlo come Giant-Man all’inizio degli anni novanta.

Doctor Hank Pym dei Vendicatori della Costa Ovest viene a poco a poco accantonato, e per Hank riprende il “valzer” delle identità.

 

Ritorno all’antico

Hank Pyn prende parte alla Rinascita degli Eroi insieme agli altri Vendicatori e ai Fantastici Quattro. In questo evento gli eroi vanno in un altra realtà dove rivivono le loro vite dall’inizio, un espediente narrativo per fare un breve reboot dei personaggi nel tentativo di renderli appetibili ai nuovi lettori.

Alla fine dell’arco narrativo, Pym torna a vestire i panni prima di Golia (con i quali sconfigge Ultron in uno scontro diretto, superando l’ennesima crisi emotiva, in Avengers vol. 3 n. 19/22, 1999) e poi quelli di Calabrone.

In questa veste prende parte sia a Vendicatori Divisi (evento in cui Scarlet impazzisce distruggendo i Vendicatori) sia alla Guerra Civile tra supereroi, appoggiando la fazione governativa di Iron Man.

In seguito facciamo una scoperta sconcertante: l’Hank Pym visto fino a quel momento non è lui.
Secret Invasion, il nuovo mega evento della Marvel scritto da Brian Bendis nel 2008, ci rivela che il vero Hank Pym era stato rapito dagli Skrull e sostituito da un mutaforma che ne ha assunto le sembianze dopo Vendicatori divisi.

Torna sulla Terra una volta che gli alieni vengono battuti, ma scopre con orrore che la sua Janet è rimasta (apparentemente) vittima del conflitto.
Ferito dalla perdita, decide di assumere l’alias e i poteri di Wasp per onorarne la memoria.

Con questa nuovo, l’ennesimo, cambio d’identità Hank guida una propria squadra di Vendicatori. Siamo nel boom dei Marvel Studios e le serie a fumetti con il titolo Avengers aumentano: New Avengers, Dark Avengers, Secret Avengers e appunto i Mighty Avengers, scritta da Dan Slott.
La serie non porta fortuna ad Hank, dato che chiude dopo breve tempo.

La Marvel prova a rilanciarlo in una nuova serie, Avengers A.I., dove Hank si trova alla guida di robot (intelligenze artificiali, da cui il titolo), ma anche questa ha vita breve.

Nel corso degli anni Hank Pym ha cambiato alias e costume talmente tante volte che se ne è perso il conto. Pare che gli autori non sappiamo bene cosa fare con lui. Chi lo preferisce in un modo chi in un altro senza fissare mai l’identità del personaggio.

Recentemente gli autori hanno provato a giustificare questi continui cambiamenti con un disturbo bipolare della personalità del personaggio.

Il canto del cigno per l’eroe dalla lunga vita editoriale avviene su Avengers: Rage of Ultron scritta da Rick Remender, in cui Hank per tentare di fermare definitivamente Ultron viene assimilato da esso fondendosi in un ibrido umano-macchina.

 

Hank Pym al cinema

Anche la versione cinematografica non pare portare molta fortuna ad Hank Pym.
Sebbene sia stato magistralmente interpretato dal premio Oscar Michael Douglas nelle sue pellicole dedicate ad Ant-Man, Hank Pym non è il protagonista dei film.

 

Benché nei fumetti sia stato lui a creare l’alias di Ant-Man, il film è centrato sulla figura di Scott Lang, il secondo uomo a fregiarsi del titolo. A Pym non rimane che il ruolo secondario di mentore del protagonista.

 

Fuori programma: quando Hank e Janet lo “fanno strano”…

 

 

 

 

5 pensiero su “HANK PYM, IL PIÙ SFORTUNATO EROE MARVEL”
  1. Non ho gli albi a portata di zampa, ma scommetterei la mia collezione di Peppa Pig vs Ultron and the spiders from Mars di Art Baltazar e Franco ( inedita ndr ) che il 2009 non è l’anno esatto per la versione Ultimate di Picchiato nella Zucca Pym ( e picchiato fuori da un bar da Ultimate Cap ). Direi 2003 o 2004 a spanna. Non che sia fondamentale. Meno male che ogni tanto nel parco personaggi delle Big Guns un autore può pescare una wild card come Hank Pym ( o Marc Spector/Steven Granti/Jack Lockley aka Moon Knight o Hellcat o Nighthawk o Jason Todd o Mister E o Jim Corrigan aka The Spectre ) con cui giocare confuso e felice prima di tornare da mascelloni e pin ups che non possono uscir di sesto, come direbbe il Bardo.
    Resta il fatto, a mio modesto e sindacabilissimo parere, che nella Realtà Prima difficilmente una donna di buon senso tornerebbe da un compagno violento come capita troppo spesso nei comics ( si veda anche il capolavoro Watchmen ). Noi non possiamo contare nel nostro angolino di multiverso su rapimenti alieni o altri alibi e se la Vespa fosse qui tra noi farebbe bene a mettere la maggior distanza possibile tra le sue alette e le antenne di quel tizio con lo schizzo ai freni che ha pure sposato quando aveva la giacchetta gialla ed il Circo del crimine come imbucati al party…

  2. Ho letto le prime storie di Ant man in appendice a L’uomo ragno della corno , credo.
    Storie che oggi risultano datate e politicamente “troppo” anticomuniste e patriottiche, ma non malvage.
    Ricordo il passaggio a Giant man che diede qualche cosa in più al personaggio.
    Poi confesso che l’ho perso di vista anche perchè appariva sui Vendicatori che all’epoca non compravo.
    Concordo col fatto la Marvel, o meglio i suoi autori, non hanno mai saputo cosa fare del personaggio cambiandogli troppo spesso costume alias e caratterizzazione psicologica.
    Anche se, va detto, che i cambiamenti sopra indicati sono comuni a tutti i super eroi marvel, anche i più famosi, per cercare di mantenere desto l’interesse dei lettori con innovazioni che durano spesso poco.
    La fusione con Ultron mi era del tutto sconosciuta.

  3. L’idea dell’uomo-formica non era poi così innovativa, ma ancora una volta ciò che la rese unica fu il tratto del RE! Ho da poco riletto il volume di “”Sgt Fury and his Howling Commandos, e sono ancora una volta rimasto incantato dal tratto Kirbyano (quando le storie passarono al suo inchiostratore Dick Ayers, tutta la magia sparì di colpo). Mi piacerebbe conoscere il vostro parere in merito alla magia del suo lavoro. Non era anatomicamente corretto, spesso il suo tratto era, per l’enorme mole di lavoro che svolgeva, veloce ed approssimativo (non su tutto s’intende). Le sue prospettive e il suo modo di rappresentare la realtà erano spesso più un’astrazione , che una riproduzione del reale. Anche le sue tecnologie, le sue macchine, i suoi mostri, erano quanto di più inverosimile si possa pensare. Allora perché il suo tratto era e resta così magnetico? In fondo moltissimi grandi disegnatori, di grande qualità e preparazione, sono passati e passano, apprezzati si, ma non così trasversali nello spazio-tempo come “The King”. Non mi stanco mai di rivedere le sue opere, mentre altri artisti di grande spessore una volta visti ti restano dentro ma non ti spingono a rivederli in continuazione. Il RE va visto e rivisto. Io spesso mi chiedo se questa fascinazione sia dovuta più al mio amore per il fumetto e al fatto che mi rievochi sensazioni e ricordi lontani, che al valore intrinseco dell’artista. Non so se ancora oggi è apprezzato dalle nuove generazioni di lettori oppure rimane appannaggio di noi della vecchia guardia. Mi piacerebbe conoscere questo dato e l’opinione degli addetti ai lavori in merito, ribadendo il mio amore e la mia riconoscenza per questo grande artista, che continua a farmi sognare (e dire che ne ho di annetti sulle spalle).
    Complimenti per l’articolo.

  4. Mi rendo conto, rileggendomi, che il mio non era propriamente un commento all’articolo in questione, e me ne scuso, e che avrei dovuto scriverlo, forse in modo più pertinente, come commento ad altri articoli sul RE, ma vi leggo tutti con molto piacere e l’ho fatto spinto dall’interesse.

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