Nel 1993-94, essendo direttore artistico di Rune, una rivista che conteneva giochi di ruolo, mi accorsi di due ragazzi con un avvenire come promettenti grafici. Perciò scrissi due episodi che realizzarono per prova. Non volendo smentire la mia vocazione di archeologo, feci un paio di storie di ambientazione omerica. Una specie di Ulisse combatte sul mar Tirreno contro gli Etruschi, poi si trova nella splendente reggia di Minosse a Creta.

La prima artista era Maura Molignani, milanese, che realizzò altri fumetti per la rivista Rune, ma non continuò con il disegno, e oggi è un’apprezzata insegnante di arte.

Il secondo è Daniele Mattei di Santa Margherita Ligure, ma il suo fumetto rimase inedito a causa della chiusura di Rune. Oggi Mattei è un affermato grafico che lavora a Parigi.

Il secondo episodio prende origine dal filosofo Platone, che narra nel Timeo e nel Crizia, due dei suoi libri, che anticamente esisteva un’isola situata nell’oceano Atlantico oltre le Colonne d’Ercole (lo stretto di Gibilterra). La sua esistenza era stata rivelata dai sacerdoti egizi allo statista ateniese Solone. Rimproverando  i Greci per la scarsa memoria storica, gli egiziani rammentavano che secoli prima fu combattuta una guerra tra Atene e Atlantide. Questa favolosa terra era ricchissima e molto popolosa, tanto che 9000 anni prima aveva tentato la conquista del mondo intero, ma non era riuscita a sottomettere Atene. In seguito, data la malvagità che aveva contaminato sia i regnanti che tutti gli abitanti, Atlantide venne fatta sprofondare sotto il mare dagli dei.

Per più di duemila anni questa fu ritenuta una favola, finché i geologi scoprirono le tracce di una spaventosa eruzione che aveva distrutto i due terzi dell’isola di Santorini nel mar Egeo, lontana un centinaio di chilometri da Creta, e gli archeologi trovarono le città dell’antica Creta seppellite da uno strato di ceneri vulcaniche, databile a 1626 anni prima di Cristo.

L’esplosione del vulcano di Santorini, chiamata anticamente Thera, era stata molto più violenta di quella del Vesuvio che aveva seppellito Pompei, ed essendo avvenuta in mezzo al mare doveva aver provocato un’enorme ondata di “tsunami”. La memoria della terra in mezzo al mare sprofondata dagli dei poteva restare nella memoria degli antichi egizi, unici a quei tempi dotati di una scrittura che potesse registrare gli avvenimenti e tramandarli.

La civiltà dell’antica Creta viene chiamata minoica, in riferimento al mitologico suo re Minosse. Di questo re il mito racconta che chiese al dio Poseidone di far uscire un toro dal mare, impegnandosi a sacrificarlo in suo onore, ma quando l’animale venne mandato sulla terra Minosse lo trattenne come simbolo della propria regalità e potenza. Poseidone irato fece infuriare il toro, che violentò Pasifae moglie di Minosse, e devastò tutta Creta, tanto che dovette essere chiamato Ercole per abbatterlo. Pasifae, fecondata dal toro, partorì un mostro cannibale con il corpo di uomo e la testa di toro, il Minotauro, che venne rinchiuso nel labirinto e più tardi fu ucciso dall’eroe ateniese Teseo.

Atri miti che saranno confermati dai ritrovamenti a Creta dell’archeologo inglese Evans: teste votive di toro in bronzo con le corna dorate, simboli di corna di toro in pietra, fanno capire che era un animale sacro. Il grande palazzo reale di Cnosso con centinaia di stanze poteva essere il mitico labirinto nel quale era facile perdersi. Le pitture sulle pareti dell’edificio mostrano tori in corsa affrontati da giovani maschi e femmine, vestiti con un semplice perizoma. L’abilità di questi sfidanti del toro era saltare sopra l’animale facendo leva sulle sue corna, un esercizio di agilità e pericoloso.

 

 


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