Era alto un metro e novanta, magro, allampanato e dal naso grifagno, ma con un foglio da disegno e una penna sapeva diventare il più elegante illustratore della sua epoca. Il suo nome era Eugenio Colmo. Nasce a Torino il 29 ottobre 1885, diventa allievo del liceo Cavour in via Piave, dove ha come suo grande amico il poeta e scrittore crepuscolare Guido Gozzano.

GOLIA, ELEGANTE CARICATURISTA DEL NOVECENTO

Frequenta poi la facoltà di Giurisprudenza, ma un professore severo, il futuro presidente della repubblica Luigi Einaudi, gli fa passare la voglia di studiare. Dell’Università gli resterà il suo soprannome di artista: Golia, che è abbreviazione di goliardo e sinonimo di gigante.

Eugenio impara da solo a disegnare, sceglie lo stile della “linea chiara” iniziata dal grafico inglese Aubrey Beardsley negli ultimi anni dell’Ottocento, ma costui è decadentista e sottilmente crudele nei suoi soggetti, mentre Golia evita ogni ridondanza dello stile Liberty allora in voga.

Il nostro artista inizia a pubblicare le sue vignette nel 1904 sui fogli umoristici torinesi come il Pasquino, fondato da Casimiro Teja nel 1856, ma trova lavoro anche illustrando canzoni, poesie, fiabe, cartelloni per spettacoli e pubblicità per le ditte che agli inizi del Novecento iniziano a comprenderne l’importanza nell’espansione del commercio e dei consumi. In un precedente articolo è stata pubblicata la copertina di una canzone scritta da Nino Oxilia nel 1909: Il Commiato. La musica di questo diventerà l’inno fascista Giovinezza. Nel disegno di copertina Golia ritrae Oxilia, altro suo grande amico di gioventù.

Nel 1905 Torino vede l’uscita di Donna, il primo e forse prematuro settimanale femminile. Golia ne sarà il copertinista, ruolo importantissimo poiché non è ancora possibile stampare fotografie che tengano tutta la prima pagina. Sono quindi necessarie grandi e particolareggiate tavole a tutta pagina sotto l’intestazione della rivista, come quelle di Beltrame sulla Domenica del Corriere.

Nel 1914 Golia e altri umoristi torinesi fondano un periodico satirico nuovo e un po’ futurista, infatti si chiama Numero e viene fatto iniziare con il 2, stuzzicando volutamente la curiosità dei lettori, che chiederanno come arretrato il Numero 1, in realtà mai esistito. Il foglio prende subito posizione per l’intervento dell’Italia nella Prima guerra mondiale con la triplice Alleanza composta da Francia, Inghilterra e Russia. I personaggi più caricaturati da Golia saranno quindi gli imperatori di Germania e di Austria-Ungheria: Guglielmo II e l’anziano Francesco Giuseppe. Una satira nazionalista, a senso unico, ma il pennino di Colmo non la rende mai violenta, truce o idiota come succede in questi casi. Golia non dimentica mai l’umanità di colui che viene ritratto. Anche Gabriele D’Annunzio, che nella guerra si atteggia a eroe e superuomo, è raffigurato come un ometto dall’espressione dolce e quasi patetica.

GOLIA, ELEGANTE CARICATURISTA DEL NOVECENTO


Dopo la fine della guerra e la chiusura di Numero, Colmo diminuirà le vignette di soggetto politico per dedicarsi alla grafica pubblicitaria. Alcuni suoi disegni dureranno fino a epoche recenti, come il cinesino con gli occhiali che sorrideva in via Roma sul negozio di ottica Berry.

GOLIA, ELEGANTE CARICATURISTA DEL NOVECENTO


Il miglior continuatore di Golia in questo campo sarà Armando Testa, fondatore dei celebri studios torinesi di pubblicità e realizzatore di popolarissimi spot e caroselli. Contemporaneamente la firma di Golia appare su realizzazioni artistiche diversissime tra loro, il figurino di moda per esempio. Colmo sa disegnare esseri femminili che emanano un eros penetrante, non mostrando forme e neppure il viso, seminascosto da enormi cappelli.

GOLIA, ELEGANTE CARICATURISTA DEL NOVECENTO


Donne nude ne disegnerà soltanto nel 1949 in un opuscolo goliardico che mette in burla una sfilata di alta moda.


Una ditta veneziana di vetrerie e ceramiche si stabilisce a Torino e Golia, molto interessato, vuole collaborare. I pezzi prodotti diventano rarità da collezionista e sono oggi molto quotati. Stesso discorso per la fabbrica di bambole e pupazzi in feltro, iniziata negli anni venti dalla signora Konig Scavini detta Lenci. Le bambole, realizzate in maniera semi artigianale e vestite con i modelli di Golia, toccano oggi valutazioni notevoli.

Dopo la seconda guerra mondiale Colmo diventa insegnante di arte, non all’accademia di belle arti ma in popolari corsi Enalc. Centinaia di allievi avranno la fortuna di vedere all’opera un simile maestro, poiché Golia insegnerà senza interruzioni fino al 1965, all’età di ottant’anni.

Molte più potrebbero essere le opere tramandate dal singolare artista, ma un bombardamento del 1942 distrugge la sua casa e migliaia di originali. Alla sua scomparsa, il 15 settembre 1967, la seconda moglie “Giò” Alda Besso conserva e riordina quanto rimasto. Venendo a mancare anche la solerte “Giò”, non si sa più attualmente dove sia conservata l’opera originale di Colmo.

La cultura e l’arte italiana devono molto a Golia, ma finora è stato fatto certamente troppo poco per ricordarlo e rivalutarlo degnamente.



Un pensiero su “GOLIA, ELEGANTE CARICATURISTA DEL NOVECENTO”
  1. Una precisazione, in merito all’intervento dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale.
    La Triplice Alleanza, era composta dall’Impero Germanico, dall’Impero ‘Austro-Ungarico, e dal Regno d’Italia.
    Il patto stipulato tra Francia, Regno Unito e Russia, era invece la Triplice Intesa.

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