Negli anni ottanta, quando i dischi di Neil Young fanno polvere sul piatto, scalzati da minestrine sinto-pop a basso contenuto calorico, molti comics si adeguano al clima cercando di sfangarsela come possono. Fritz il Gatto lascia il tascapane hippy per la Borsa (ma quella Valori), facendo soldi yuppizzato peggio di American Psyco. La scream-queen Olivia sbarca nel cinema fantahorror, mentre Braccio di Ferro si atteggia a ragazzo copertina insieme a un emaciato coatto robot. Avendo messo su pancia, Corto Maltese tira i remi in barca e apre un ristorante alla moda: solo specialità di mare, ovviamente. Tintin, Little Orphan Annie e Dennis the Menace (Totò per il Corriere dei Piccoli) suonano Goth-punk, mentre la Puffetta fa il doposcuola ai Gremlins e Dick Tracy pubblicizza una linea di abbigliamento per sbirri. Infine, Li’l Abner (che con il fisico che si ritrova non ha bisogno di spalline) è diventato il cocco degli stilisti hillybillies.

Oggi nessuno di loro ci tiene a far ricordare queste scivolate edonistiche, per cui nascondono le foto degli anni ottanta, divagano e messi alle strette negano tutto. Solo Dylan Dog di quel decennio imbarazzante non rinnega nulla. I frequentatori di cimiteri come lui, gli scheletri non li nascondono mica negli armadi, anzi. Sarà una questione di look.

L’outfit griffato secondo Li’l Abner. Ed è subito Yokum
Olivia e il suo nuovo boyfiend posano tiratissimi in un provino per Ridley Scott
La morte di un piedipiatti? Vestire largo e acrilico, parola di Dick Tracy
Il furbo Fritz, broker di successo, sotto le stelle della notte patinata
Dopo la cinquantina, anche Corto Maltese lascia il catamarano per la cantina
Sarà pure lavoro, ma la Puffina ne ha piene le puffe di badare a questi gremlin del puffo
Popeye imita Querelle de Brest per darsi un tono e a Ranx girano i circuiti
Per Dylan Dog “chi non muore si rivede” non è un proverbio, è la prassi
Totò (Dennis), Tintin e l’orfanella Annie fanno i duri per il fotografo (in finta pelle)

Di Fabio Lastrucci

Iperproduttivo quanto fannullone, Fabio Lastrucci ha appeso al chiodo la matita ormai del tutto consumata, su montagne di disegni (inediti) e una manciata di fumetti avvolti dall’oblio. Reduce da anni mercenari spesi come scultore a tassametro per televisione, teatro e pubblicità, ora si gode una meritata indigenza giocando a fare l’artistoide (vedi http://morbidiapprodi.wordpress.com ). Il resto della giornata ascolta Duke Parkinson e sforna palate di saggi, romanzi e racconti a go-go, ambendo non tanto allo Strega, quanto alla provvidenziale Legge Bacchelli.

2 pensiero su “GLI EDONISTICI ANNI OTTANTA DEGLI EROI DEI FUMETTI”

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